
Chi sono i "lefebvriani"? Chi sono questi sacerdoti che, nel terzo millennio, portano la veste talare, parlano di Tradizione con la "T" maiuscola e celebrano la Messa in latino? Sono i pericolosi estremisti dipinti nelle polemiche giornalistiche o sono una nuova e fedele risorsa al servizio della Chiesa? Domande divenute di stretta attualità dopo che la Santa Sede ha revocato il decreto con cui, nel 1988, furono scomunicati monsignor Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, quattro vescovi da lui consacrati e monsignor Antonio De Castro Mayer. Domande a cui rispondono Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro con una lunga intervista a monsignor Bernard Fellay, attuale Superiore Generale della Fraternità San Pio X e successore di monsignor Lefebvre. Da queste sorprendenti pagine, emerge un vescovo della Chiesa cattolica, fedele al Magistero e al Papato, capace di parlare con efficacia agli uomini di oggi mostrando la perenne attualità del messaggio cristiano. Un vero e proprio catechismo per l’uomo del terzo millennio.
La storia della Compagnia di Gesù è puntellata da continui scontri: papi che intervennero nel tentativo di modificarne l’Istituto, ordini religiosi pronti a denunciarne la sua natura ereticale, poteri laici ostili pronti ad accusarla di trame eversive contro lo Stato. Tutti aspetti che andarono ad alimentare uno specifico antigesuitismo di matrice cattolica e contribuirono a costruire una immagine dell’ordine gesuitico come corpo compatto e braccio armato del papato romano: una rappresentazione, non priva di elementi oggettivi, ma che appare in larga misura frutto della propaganda storiografica, e contrasta con le vicende interne dell’ordine gesuitico.
Sul finire del Cinquecento la Compagnia di Gesù fu segnata da un composito movimento di contestazione interna al quale parteciparono gesuiti di diversa formazione e nazionalità, ma tutti legati dall’intento, ritenuto ormai irrinunciabile, di ricondurre l’ordine gesuitico al genuino e originario spirito del fondatore, sant’Ignazio di Loyola. La seconda generazione di gesuiti manifestò incomprensioni e ostilità verso la storia del proprio ordine religioso, e attraverso una intensa attività di denuncia e di polemiche, con memoriali inviati al papa e all’Inquisizione in cui si mescolarono questioni di politica interna e aspetti disciplinari, giunse a mettere in discussione i pilastri più rilevanti dell’organizzazione gesuitica, quelli che la rendevano unica nel panorama degli ordini religiosi, come la figura del generale eletto a vita o il sistema interno di professione religiosa. Tra le diverse anime da sempre presenti nella Compagnia si accese un’aspra lotta che mise a rischio la sopravvivenza stessa dell’ordine, e la battaglia che allora si scatenò intorno al profilo e all’eredità del Loyola lascia emergere i conflitti e le fratture attraverso cui si compì la ridefinizione dell’identità gesuitica, e i mezzi e le forme mediante cui si strutturò il suo rapporto con la Controriforma cattolica.  
La cura degli infermi è stata una costante nella tradizione dei Cappuccini. Le opere di carità e l'apostolato da loro esercitati lungo 480 anni di storia non hanno mai trascurato l'attenzione alla persona sofferente.
Alla luce di tale ricchezza del passato e insieme in dialogo con la cultura odierna, il saggio si propone di far emergere prospettive per una pastorale sanitaria rivisitata, capace di guardare al futuro.
Il percorso parte dalla ricerca storica, ripercorre i dati teologici a cui i Cappuccini si sono riferiti per esercitare nei secoli questo apostolato, per arrivare a elaborare gli obiettivi ideali pastoralmente perseguibili e individuare i percorsi strategici necessari in vista di un sano rinnovamento.
L’idea bizantina delle sinfonia dei poteri trova  applicazione solamente in periodi assai brevi, lasciando spa- 
zio a una costante subordinazione della Chiesa allo Stato. Le tappe fondamentali della storia russa, deli- 
neate in questo volume, non possono essere comprese senza tenere presente il fattore religioso: dall’idea di 
Mosca Terza Romaall’assolutismo teocratico di Ivan il Terribile, dallo scisma dei Vecchi credenti a Pietro 
il Grande. Imponendo con la violenza un modello estraneo alla cultura e alla tradizione russa, Pietro crea 
le basi per la grande frattura che contrapporrà nel XIX secolo slavofili e occidentalisti; questa frattura, che 
sopravvive anche nel periodo comunista, è tuttora presente nella cultura russa e nella mentalità popolare. 
Una particolare attenzione viene dedicata alla storia della Chiesa del periodo bolscevico e dei giorni nostri, 
che vede l’ortodossia riproporre un modello di rapporto con lo Stato che richiama alla memoria quello esi- 
stente nell’era zarista. Il lavoro esamina diffusamente anche i problemi attuali della Chiesa ortodossa russa 
e le sue relazioni con le altre Chiese e confessioni cristiane e con le altre religioni. 
Sterco del diavolo o dono di Dio? Per la Chiesa, fin dall'epoca delle Sacre Scritture, il denaro ha sempre rappresentato una questione scottante. Una questione di interesse, potremmo aggiungere. Non si tratta solo di un gioco di parole: di fronte a un tema delicato come quello del prestito a interesse, e prima ancora dell'usura, il clero ha manifestato reazioni spesso contraddittorie. Come conciliare le problematiche economiche con la questione della fede e della coscienza morale? Attingendo agli archivi dell'inquisizione romana rimasti inaccessibili per secoli, il libro ricostruisce gli sviluppi e le dinamiche di questo fenomeno controverso nel periodo di nascita dell'economia moderna, tra Cinque e Settecento, proponendo, attraverso una lettura inedita del passato, alcune chiavi di riflessione sulla società di oggi.
La Chiesa cattolica attinge abbondantemente alle risorse pubbliche dello Stato italiano: ogni anno milioni di euro vengono dirottati dal governo centrale e dagli enti locali, che si sono fatti di recente ancor più solerti. Questo tuttavia non impedisce al Vaticano pesanti incursioni nella vita pubblica del nostro paese: è pressoché impossibile che un provvedimento legislativo venga approvato senza il suo benestare; e quando accade, le resistenze della Chiesa cercano di impedirne l'applicazione. È una situazione abnorme, che trova il suo fondamento nel Concordato siglato l'11 febbraio 1929 da Pio IX con Benito Mussolini, che lo stesso pontefice aveva definito "l'uomo della Provvidenza". Quel patto venne accolto dalla Costituzione repubblicana attraverso l'articolo 7. Infine nel 1984 il Concordato fu rinnovato dall'accordo tra Craxi e Giovanni Paolo II. Oggi il trattamento privilegiato di cui gode il Vaticano non ha più alcun fondamento giuridico, argomenta Michele Ainis: l'articolo 7 era una norma provvisoria, e oggi è un farmaco scaduto. Oltretutto quelle dei vertici della Chiesa si configurano come vere e proprie ingerenze di uno stato straniero nei nostri affari interni. Infine, in una società sempre più complessa, i privilegi concordatari creano inevitabilmente una disparità di trattamento rispetto a cittadini italiani che seguono altre fedi (e soprattutto a quelli che non si sentono affiliati ad alcuna chiesa).
In sette capitoli e un Excursus, a scansione cronologica, viene delineato un profilo della storia della Chiesa Ortodossa Russa. Il taglio narrativo, tutto incentrato sui fatti e sui personaggi, rende la lettura facile e coinvolgente; le riflessioni storiche e teologiche, disseminate lungo la narrazione, aprono continue finestre di comprensione su un cristianesimo che si è nutrito di fonti e di contesti del tutto diversi da quelli dell'Occidente.
Di fondamentale importanza il capitolo dedicato al concilio che la Chiesa Ortodossa Russa ha celebrato nel bel mezzo della rivoluzione d'ottobre: solo attingendo alla maturità teologica e spirituale di quell'avvenimento, la Chiesa ha potuto attraversare il deserto del marxismo-leninismo applicato e conservare la fede per il popolo credente.
I saggi accolti in questo volume riguardano intellettuali cristiani del Novecento (teologi, letterati, storici) e la casa editrice Morcelliana di Brescia. Tessuto connettivo è il rapporto tra religione e cultura, che si esprime nella ricerca di una «fede pensata» e nell’aspirazione a una religione colta, in cui la religione deve essere illuminata dalla cultura e la cultura animata dalla religione.
Gian Battista Montini, Mario Bendiscioli, Giuseppe De Luca, Carlo Manziana, Igino Righetti, Nello Vian, Giuseppe Tovini, Giulio Bevilacqua, Carlo Colombo, Emilio Guano, Cesare Angelini: una costellazione di figure nelle quali si è declinata la ricchezza – spirituale e culturale – del cattolicesimo italiano contemporaneo.
La Chiesa cattolica, le sue origini e i suoi diversi riti, la Chiesa ortodossa bizantina e le Chiese ortodosse orientali, le Chiese e le confessioni cristiane nate nel solco della Riforma protestante. In poche pagine le Chiese cristiane nelle loro ricchezze e diversità riscoperte attraverso una storia di peccato e di grazia in cammino verso la pienezza della comunione nell’unica Chiesa di Cristo.
AUTORE
Giovanni Cereti, presbitero genovese, dottore in giurisprudenza (Università di Genove in teologia (Pontificia Università Gregoriana), è docente di Teologia Ecumenia Venezia presso l’Istituto di Studi Ecumenicie a Roma presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum e l’ISSR Mater Ecclesiae dell’Angelicum, ed è Rettore della chiesa di San Giovanni Battista dei Genovesi in Trastevere. Nel 1976 ha fondato la “Fraternità degli Anawim” e nel 1980 la sezione italiana della World Conference of Religions for Peace. 
Il volume, attraverso un'armonia a più voci e una serie di documenti inediti, presenta quei percorsi della memoria che ci avvicinano ad una ricca esperienza culturale e religiosa di storia francescana.
 
 
 
 
 
  
