
La quasi totalità degli interventi delle Congregazioni pontificie che nel Seicento si occuparono del governo effettivo della Chiesa universale riguardò l’Italia, e soprattutto l’Italia meridionale.
Perché si verificava questo? Perché il resto del mondo cattolico per tante, rilevanti istanze non faceva riferimento all’istituzione papale? Nel tentativo di rispondere a tali domande, si vengono a delineare i contorni di una Chiesa cattolica che appare essenzialmente una federazione, una sorta di Commonwealth di Chiese nazionali, tutt’altro che compatte attorno al papa e agli organismi curiali.
Quello che emerge è un quadro complesso e per tanti aspetti sorprendente, che svela un mondo composto da ecclesiastici zelanti ma anche, e soprattutto nel Sud, da chierici di vario tipo («coniugati», «selvatici», ecc.), senza vocazione, indisciplinati, se non addirittura inclini al crimine, garantiti per di più da un foro assai benevolo nei loro confronti. Di contro i laici, intenti a premere, sovente senza risultati, sulle autorità ecclesiastiche, perché intervenissero a normalizzare la situazione, magari applicando i canoni tridentini. Anche in questo il libro si addentra, sulla scorta di una ricca documentazione d’archivio, che consente di tracciare un’immagine sostanzialmente inedita dell’Italia religiosa in età moderna.
Nonostante le dimensioni condivise, quali quella giuridica ed economica, il bene comune differisce dal bene pubblico, ossia quello il cui consumo non è esclusivo, come le strade, i monumenti e i giardini pubblici nonché la difesa e la giustizia. In sostanza, infatti, il concetto di bene comune è un criterio di valutazione: "si persegue, o si ottiene, il bene comune quando si persegue, o si ottiene, una "buona" situazione per la società nel suo complesso. Conta quindi il benessere economico, ma anche la sua distribuzione sufficientemente egualitaria, e contano elementi quali la sicurezza personale, un ambiente sano, le libertà politiche, la diffusione della cultura, la solidarietà sociale e tanti altri elementi che contribuiscono a una vita gradevole".
Il volume ricostruisce, attraverso l'analisi della vicenda intellettuale del gesuita Giacomo Masò (l626-1674), la genesi di un prezioso codice manoscritto di architettura militare. Lo studio dell'opera di Masò ci permette di collocare l'architettura nell'ordo scientiarum della Compagnia di Gesù e di descrivere il ruolo degli architetti dell'Ordine. Un discorso a parte merita l'architettura militare che molto spesso fu osteggiata dalle gerarchie della Compagnia perché contraria ai precetti del cristianesimo. Non sempre questi divieti fecero desistere i padri dal professare un pubblico interesse per queste tematiche creando non poche frizioni all'interno dell'Ordine, come fu nel caso di Masò. L'unicità dell'opera di Masò risiede, dunque, sia nella sua provenienza gesuitica sia nel suo essere stata elaborata in occasione di un corso di lezioni per i Cavalieri di Malta che il gesuita tenne nell'isola a metà degli anni Cinquanta del XVII secolo. Masò dimostra non solo di conoscere il modo di fortificare alla 'moderna', ma è consapevole di quanto la tradizione italiana ed europea aveva elaborato fino ad allora per far fronte alla novità delle armi da fuoco.
«Se la storia è di qualità, allora ci fa ripensare alla definizione di cose che pensavamo di avere capito bene, poiché ci fa entrare in contatto non solo con il familiare, ma anche con quanto appare strano. Essa riconosce che "il passato è una terra straniera", oltre ad essere il nostro passato».
Il vecchio adagio secondo cui saremmo condannati a ripetere una storia che non conosciamo si applica tanto alla storia della chiesa quanto a ogni altra impresa storiografica. Tuttavia il problema è: come va affrontata la storia della chiesa? Molto di ciò che è stato ritenuto tale è in larga misura propaganda; e molti libri di qualità sono oggigiorno scritti in modo brillante ma apparentemente lontano dai bisogni attuali della chiesa. Nello sviscerare questo dilemma, Rowan Williams propone alcune riflessioni su come pensiamo il passato in generale e fa emergere come la storia della chiesa sia stata usata dai teologi non solo per provare dei punti di vista ma anche per chiarire che cosa siamo in quanto esseri umani. Il frutto della sua esplorazione è un senso dell'importanza della storia come un qualcosa che aiuta ad approfondire il nostro pensiero e che ci obbliga a ricorrere alle più svariate e originali analogie per definire chi siamo e in quale mondo viviamo.
Un piccolo libro di grande portata per chiunque intraprenda lo studio della storia della chiesa, sia per motivi ministeriali o professionali, sia per il semplice desiderio di approfondire le radici storiche della propria fede e della propria tradizione.
Con Grande Scisma d'Occidente s'intende la crisi dell'autorità papale che per quasi quarant'anni, dal 1378 al 1417, lacerò la Chiesa occidentale sulla scia dello scontro fra papi e antipapi. Un periodo segnato, oltre che dall'ambizione di quasi tutti i protagonisti, da rivalità dottrinali, da fazioni in lotta fra loro, da doppie elezioni e dall'incertezza - almeno in alcuni periodi - della legislazione canonica sulla elezione dei papi, ma, soprattutto, dalla dispotica e spesso armata ingerenza di basileus bizantini, di re francesi e inglesi, di imperatori tedeschi, di conti e duchi, di nobili e signorotti dell'Urbe e dintorni e infine, dal partito avignonese.
Nei primi trent’anni dell’Italia repubblicana, la costruzione di chiese è un fenomeno che s’intreccia con processi storici diversi: la ricostruzione, il boom economico, la conflittualità politica, la crescita delle città e delle periferie, ma soprattutto il rinnovamento ecclesiale che trova un nodo di svolta nel Concilio Vaticano II e nella sua prima recezione.
In tale contesto, l’architettura delle chiese può essere considerata una fonte preziosa per lo studio delle comunità cristiane e della società civile: la storiografia si è però finora limitata a sottolineare il valore delle opere dei più noti “maestri” dell’architettura italiana.
Il volume, che raccoglie due saggi di Carlo Tosco e Andrea Longhi, si propone d’indagare l’architettura di alcune chiese italiane nel proprio contesto, tentando di restituirne la densità del vissuto liturgico, comunitario e sociale. L’opera di alcuni progettisti chiave del dopoguerra (Quaroni, Michelucci, Muratori, Figini e Pollini, Gabetti e Isola, i fratelli Castiglioni) e gli interventi edilizi più rilevanti promossi dalla Chiesa italiana e dalle associazioni cattoliche vengono letti alla luce del pensiero di alcuni protagonisti della vita ecclesiale (da don Milani e don Mazzolari a Luigi Gedda e Carlo Carretto) e del magistero pontificio (da Pio XII a Paolo VI). Un’attenzione particolare ai percorsi di committenza e di realizzazione consente di mettere in luce aspetti poco indagati del rapporto tra Chiesa italiana e cultura architettonica, tra vita liturgica ed autocomprensione ecclesiologica delle comunità.
Carlo Tosco e Andrea Longhi insegnano Storia dell’architettura al Politecnico di Torino. Fanno parte della Sezione arte e beni culturali della Commissione liturgica dell'Arcidiocesi di Torino e sono soci fondatori dell’Associazione Guarino Guarini. Per l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana hanno coordinato progetti di ricerca interdisciplinari sul rapporto tra architettura e liturgia; sono stati relatori ai convegni liturgici internazionali del monastero di Bose.
Tosco, laureato in Teologia oltre che in Architettura, ha indagato nella propria attività di ricerca i rapporti tra vita ecclesiale, paesaggi costruiti e società. Tra le pubblicazioni più recenti: Il castello, la casa, la chiesa. Architettura e società nel Medioevo (Einaudi 2003); Le rotonde del Santo Sepolcro: un itinerario europeo (Edipuglia 2005, curatela con P. Pierotti e C. Zannella); Il paesaggio come storia (Il Mulino 2007); Il paesaggio storico. Le fonti e i metodi di ricerca (Laterza 2009). Sul tema degli spazi liturgici, Longhi ha pubblicato: L'architettura del battistero. Storia e progetto (Skira 2003, curatela); Luoghi di culto. Architetture 1997-2007 (MottaArchitettura 2008); I beni culturali della Chiesa. Metodi ed esperienze di valorizzazione pastorale (Effatà 2009).
Il presente volume raccoglie i più importanti interventi di vescovi e teologi croati nel Concilio Vaticano II che spaziano: dalla teologia, agli studi mariologici, alle scienze sociali e alla diffusione della Parola di Dio.
Storico, intellettuale, politico, Pietro Scoppola (1926-2007) è stato una delle massime figure del cattolicesimo democratico italiano. Alcuni suoi libri, come "La proposta politica di De Gasperi" e "La repubblica dei partiti", hanno costituito pietre miliari nella storiografìa sull'Italia repubblicana. Agostino Giovagnoli compie la prima analisi complessiva dell'opera di Scoppola, di cui è stato allievo. Ripercorrendo la sua formazione intellettuale e spirituale, rileggendo i suoi interventi pubblici e la sua ricerca storica, Giovagnoli individua l'asse della riflessione scoppoliana nel tema della convivenza di Stato e Chiesa dopo la grande frattura fra società civile e religiosa rappresentata dalla Rivoluzione francese e sottolinea come sia nel suo lavoro di storico del movimento cattolico, sia nel suo impegno civile e politico il punto cruciale per Scoppola sia stato il rapporto fra Chiesa e democrazia.
Nuovo volumo della collana Monumenta Studia Instrumenta Liturgica (vol. 61).
Con la sistematica penetrazione in Europa, il 29 maggio 1453 i turchi ottomani conquistarono Costantinopoli, mutando il massimo tempio della cristianità orientale di S. Sofia in moschea musulmana. Svaniva così il mito della capitale cristiana fondata da Costantino, mettendo a maggiore repentaglio le chiese d’Oriente e aprendo immediate conseguenze per quelle d’Occidente, per Roma in primo luogo: questo era infatti l’obiettivo del giovane sultano Maometto II, che apriva spazi nuovi in Europa per il suo impero in progressiva estensione. Senza dimenticare l’influsso esercitato da spose e concubine cristiane nella Porta, l’abilità politica dei sultani volle che i patriarchi ortodossi rimanessero in sede pagando onerose tasse per ottenere il berat di investitura, che li investiva di potestà civile sui cristiani dell’impero al punto da porre il solo patriarca di Costantinopoli al di sopra degli altri patriarchi d’Oriente. Sul fronte orientale, nel frattempo, con la fine della seconda Roma, a Mosca cresceva l’interesse per avere un proprio patriarcato indipendente da quello costantinopolitano, come avvenne alla fine del Cinquecento. La ricostruzione analitica delle vicende di quelle chiese ci fa cogliere la tenacia e la capacità di convivenza del cristianesimo ortodosso e delle sue varie chiese pur sotto un impero di religione islamica. Ad un tempo ci permette di comprendere le peculiarità che il cristianesimo russo andava assumendo, in questo caso in intesa col potere.
Cammino non facile quello percorso dall’Azione cattolica vicentina dalla caduta del fascismo al rinnovamento conciliare. Il «coraggio» delle scelte che i soci furono chiamati a operare in questo lasso di tempo è il filo conduttore di tutto il volume: «scelta militante» di molti soci che si impegnarono attivamente nella Resistenza; «scelta politica» che favorì la vittoria della Democrazia cristiana; «scelta religiosa» in quanto desiderio di una maggiore autonomia laicale. Una ricca documentazione permette di cogliere chiaramente l’intreccio solido tra la formazione religiosa e gli ideali civici per la costruzione di una nuova Italia, che venivano coltivati all’interno del mondo cattolico.
PIERANTONIO GIOS, docente di Storia della chiesa presso la Facoltà teologica del Triveneto. Autore di numerosi saggi di storia religiosa e civile, è direttore dell'Archivio della Curia vescovile e della Biblioteca Capitolare di Padova, nonché membro dell’Accademia Galileiana di Padova e dell’Accademia Olimpica di Vicenza. ERMENEGILDO REATO, docente emerito di Storia della chiesa presso l’Istituto teologico del Seminario vescovile di Vicenza, membro dell’Accademia Olimpica , nonché dell’Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa di Vicenza e della Deputazione di Storia Patria per le Venezie. Autore di vasti studi sulla società veneta e in particolare sul movimento cattolico vicentino, è il depositario dell’Archivio della Fondazione Rumor. RICCARDO PAOLETTO, docente di Lettere presso l’Istituto comprensivo di Fara vicentino. LUIGI DAL LAGO, caporedattore della rivista «Credere Oggi» presso le Edizioni Messaggero di Padova.

