
Discutere di Gaudium et spes, a cinquant’anni dalla sua promulgazione, significa riconoscere che la Costituzione conciliare è un paradigma pastorale di metodo per un dialogo tra la chiesa e il mondo che resta sempre “da fare”. Il paradigma offre l’indice di questo dialogo, ma il suo valore non sta nella ripetizione dei contenuti che, assunti a mo’ di affermazioni dottrinali, vanno ripetuti sempre e dovunque (altrimenti, da questo punto di vista Gaudium et spes è inevitabilmente datata), bensì nell’apertura a un lavoro che resta sempre da fare nelle differenti epoche storiche che la chiesa è chiamata a vivere.
Sullo sfondo delle crociate, nella gloria trionfante della cavalleria, si stagliano le figure di tre eroi dello spirito, cavalieri di Dio, che diedero via a uno dei movimenti più fecondi conosciuti nella storia della Chiesa: il monachesimo cistercense. San Roberto, fedele e ribelle; sant’Alberico, umile e radicale; santo Stefano Harding, razionalista e inflessibilmente leale. La loro intensa esperienza spirituale rivive in queste pagine dove la biografia si sposa al romanzo. In uno stile inconfondibile, Fr. Raymond offre la possibilità di conoscere le radici di questo fenomeno e di scoprire il senso e la missione dei monaci «silenziosi» che, a più di un millennio di distanza, fanno rivivere sotto i nostri occhi l’entusiasmo e l’impegno dei loro fondatori.
«Un libro speciale. M. Raymond è riuscito a scrivere una storia coinvolgente degli uomini che hanno fondato l’ordine monastico cistercense. Il libro consente di gettare uno sguardo all’interno di quel mondo, in particolare nei secoli XI e XII» (www.amazon.com).
Il romanzo è stato riproposto molte volte negli ultimi 40 anni ed ha sempre riscosso un enorme successo di pubblico .
L’autore, monaco trappista, ha scritto numerosi testi di spiritualità monastica e, per San Paolo, il suo secondo romanzo, L’uomo che si vendicò di Dio, giunto nel 2000 alla 16a edizione.
Nel 1111 uno strano corteo di circa trenta persone si dirige verso il monastero di Cîteaux.Tra di loro vi è Bernardo, il giovane entusiasta che ha convinto fratelli e amici a seguirlo in questa avventura. Li accoglie l'abate Stefano Harding, che non nasconde la sua preoccupazione: "Dove ospiterò così tanti aspiranti monaci?". In questo seguito ideale di "Tre frati ribelli", M. Raymond ricostruisce la vicenda umana e spirituale del santo e dei membri della sua famiglia che lo seguirono lungo il cammino della vita religiosa. Un libro scritto con passione che traccia la stupefacente storia di una famiglia innamorata di Dio.
Russia, Grecia, Turchia, Siria, Egitto, Etiopia: un lungo viaggio tra i volti, i paesaggi, le cerimonie e le chiese cristiane d'Oriente; con le loro composite architetture e le suggestive decorazioni. Da sempre protagonista della storia dell'umanità, la fede si rivela un'originale chiave di lettura dei rapporti tra uomini e territori nei Paesi d'Oriente e Occidente. È grande l'emozione che si prova quando, viaggiando in Russia, Grecia, nei paesi baltici, in Etiopia, in Georgia, in Armenia o in alcune nazioni arabe, si passa oltre il nartece, l'atrio che separa la piazza dalla sacralità del tempio, e si entra nella penombra punteggiata di ceri di una chiesa ortodossa. Questa esperienza, che colpisce anche il visitatore più superficiale, ha alle radici una storia e un pensiero tutt'altro che semplici. Parole comuni e apparentemente univoche come "cristianesimo", "oriente", "ortodossia" rivelano infinite sfumature, mostrando significati e aspetti inattesi. Questo volume permette di risalire a quell' "era bizantina" che poi si è ramificata e perpetuata nei secoli, divenendo simile a un caleidoscopio policromo. I testi sono affidati a Lorenzo Perrone, tra i massimi studiosi italiani del cristianesimo orientale e che espone con chiarezza le caratteristiche spirituali e le loro aree di diffusione. Gianfranco Ravasi introduce alla mistica e alle radici di una fede così vicina. Il viaggio fotografico si deve alle immagini di Andrea Pistolesi. Presentazione di Roberto Ruozi.
Atti dell'incontro - Firenze 23-27 Febbraio 2022
Il volume affronta la cerimonialità pontificia nel delicato passaggio dall'Antico Regime al mondo restaurato, occupandosi dei pontificati di Pio VI, Pio VII e Leone XII. Si tratta di una fase storica in cui le tradizioni delle cerimonie papali furono sottoposte alla dura prova del fenomeno rivoluzionario e napoleonico, che condusse alla forzata mancanza da Roma dei papi Braschi e Chiaramonti. A cavallo tra XVIII e XIX secolo, lo svolgimento dei conclavi in tre luoghi diversi (Vaticano-Venezia-Quirinale) imporrà ai cerimonieri pontifici e al Collegio dei cardinali tutta una serie di riflessioni sulla permanenza e sull'adattabilità degli elementi tradizionali del cerimoniale e delle consuetudini pontificie. Quelle molteplici cerimonie che descrivono la relazione del papa con i sovrani, i principi e i loro rappresentanti costituiscono un terreno di dialogo e di confronto acceso, dove emergono compromessi, cessioni, riduzioni e una rielaborazione dell'immagine del pontefice più marcatamente spirituale. Indagando la mens cerimoniale romana, affiorano le preoccupazioni ma anche le possibilità per la rappresentazione del Papato in una delle epoche più travagliate della sua storia.
I monaci medievali - in particolare i monaci cistercensi e certosini riuscirono a permeare di sé, dei propri valori e della propria presenza campagne e città, raggiungendo tra XII e XIII secolo risultati quantitativamente e qualitativamente straordinari. Il libro prende in esame i meccanismi che spiegano il "successo" anche materiale di queste comunità, che manifestarono una notevole capacità organizzativa in tutti gli aspetti della vita comune. Anna Maria Ripetti insegna antichità e istituzioni medievali presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.
Giuseppe Rapelli può essere annoverato tra i protagonisti della vita sindacale, associazionistica e politica nell'Italia del '900. Dopo la militanza nello scenario torinese del primo dopoguerra, al sorgere del fascismo si trovò giovanissimo alla guida dell'organizzazione sindacale cristiana torinese e nello stesso periodo condivise, sul terreno politico, la breve stagione del Partito Popolare. Nel secondo dopoguerra seppe affiancare la presenza sul piano locale alle nuove funzioni esercitate in ambito nazionale, sia in campo politico come membro dell'Assemblea costituente e successivamente come parlamentare democristiano, sia in campo sindacale dapprima come segretario della CGL unitaria per la corrente cristiana e come promotore, poi, di un tentativo di rinascita del sindacalismo cattolico.In questo volume il figlio di Giuseppe Rapelli ricostruisce le tappe dell'impegno giovanile del padre, riservando particolare attenzione alle esperienze sindacali e alle emblematiche vicende legate alla rivista «Il Lavoratore». Pubblicata dal gennaio al settembre 1926, in essa si ritrovano infatti vari temi al centro del vivo dibattito dell'epoca, nel quale associazioni e movimenti, partiti e istituzioni si confrontarono con la progressiva chiusura di ogni spazio democratico da parte del regime fascista.«Nella Torino di Gramsci e Gobetti, Rapelli rappresenta una delle espressioni della cultura sociale e politica di matrice cattolica che sostiene l'esigenza di un aperto e coraggioso confronto, che vuole condurre su un terreno comune rivendicazioni, diritti, aspirazioni e progetti del movimento operaio. [...] Il personaggio appare indubbiamente scomodo (nel sindacato, nel partito, nelle organizzazioni cattoliche) e tale rimarrà anche successivamente, spesso al centro di contrasti e polemiche. Accanto ad una figura non sempre compresa e spesso isolata, emerge nel contempo e con altrettanta evidenza il personaggio coerente, il militante disinteressato, il convinto assertore dei propri ideali perseguiti con tenacia, diffidente verso i facili compromessi e le scorciatoie accomodanti.» (Dalla Prefazione di Walter E. Crivellin)
La Curia romana dell'epoca napoleonica e della Restaurazione fu sottoposta ad una continua pressione causata dall'incalzare degli eventi di quella fase turbolenta della storia. La politica, la cultura religiosa diffusa e le diverse correnti d'idee entrarono in crisi: dall'ancien régime si passò all'ordine napoleonico, fino a trovare un nuovo equilibrio con la Restaurazione. La Chiesa visse lo stesso complesso assestamento con un papa, Pio VI, morto prigioniero in esilio, e il suo successore, Pio VII, deportato per non pochi anni. In quei tempi di cambiamento la Curia romana dovette aiutare il papa a posizionarsi di fronte alle novità sociopolitiche e la vita di Francesco Luigi Fontana può essere considerata come un caso esemplare di questa opera di ricollocamento. Religioso barnabita, qualificato consultore della Santa Sede e solo infine cardinale, Fontana fece coincidere le proprie sorti con quelle del Papato, divenendone in qualche modo un simbolo (nei travagli, nelle difficoltà e nelle tensioni cui andarono incontro i collaboratori di Pio VII). Portatore dell'ormai superata erudizione settecentesca, riuscì ad aprirsi alla nuova cultura postnapoleonica, divenendone un esponente nella Roma papale sotto una particolare declinazione: l'intransigenza. È proprio quest'ultima categoria interpretativa a permettere di indagare le posizioni intellettuali, teologico-politiche ed ecclesiologiche di buona parte degli uomini della Curia romana del tempo. Fontana, infatti, può essere annoverato tra i primi curiali ad incarnare la sensibilità intransigente che nel corso dell'Ottocento si diffonderà ampiamente, fino a diventare uno degli elementi caratterizzanti la storia del Cattolicesimo contemporaneo.
«Il libro che avete tra le mani in questo momento non è quello che pensate. Se credete di leggere l'ennesima biografia di Jorge Mario Bergoglio resterete delusi. Questo non è un testo agiografico teso ad esaltare la figura o la personalità di Papa Francesco. Non si propone come un'analisi del suo pontificato, e certamente non pretende di offrire né interpretazioni della sua teologia, né considerazioni sul suo Magistero. Questo volume intende offrire al lettore una chiave di lettura della comunicazione del Papa innovativa e coraggiosa. Ci rivela delle sfaccettature insolite, sia dell'uomo Bergoglio come persona sia di Papa Francesco come personalità. A partire dai gesti. I gesti sono un linguaggio universale. Sono un richiamo a tutto ciò che ci unisce come esseri umani, in modo atavico, antico e antropologico. I gesti sgorgano dal più profondo della nostra memoria collettiva, scatenati da ciò che è più vero, più spontaneo e più intimo. I gesti sono autenticità. L'autore ha approfondito i temi della gestualità e dell'autenticità in occasione del corso di Paralinguismo della Pontificia Università Gregoriana di Roma, da me tenuto alcuni anni fa [...]». (Seàn-Patrick Lovett)
Nella storia del Giappone il numero dei cristiani non ha mai superato l'1% della popolazione. Eppure, quella del Cristianesimo in Giappone è certamente una storia affascinante. Dal 1868, con la caduta dell'ultimo shogun e con la modernizzazione del Paese, la fede cristiana fu libera di tornare nell'Arcipelago. Dopo secoli di persecuzioni, se non divenne mai una religione largamente diffusa fra la popolazione, fu in grado tuttavia di conquistare i più alti scranni della società. Con la graduale formazione di uno Stato autoritario e con la proclamazione di un "nuovo ordine" in Asia, il Paese si avviava verso la sua tragica avventura bellica. Nonostante ciò il Cristianesimo non scomparve mai dalla scena pubblica e contribuì in maniera sostanziale allo sviluppo sociale e politico, e, in ultima analisi, alla ricerca della pace. Il testo analizza circa due decenni di storia giapponese quelli del periodo autoritario - attraverso gli occhi dei suoi cristiani.