
Questo strumento vuole essere un tentativo di risposta al desiderio di preghiera e di interiorità espresso da molti in un mondo frammentato e caotico. Nasce dall’esperienza fatta in questi anni in cui assistiamo ad un crescente desiderio di riscoperta di una fede che non sia una vaga appartenenza culturale.
Dopo uno sguardo sulla fenomenologia dell'istante mortale e l'elaborazione di una fenomenologia della morte dell'altro in generale, osservata o utilizzata, l'analisi si sofferma sull'esperienza della morte dell'altro che, in quanto amato, è presenza che ci costituisce. La sua morte non è solo perdita di possibilità, ma perdita del "noi", ci coinvolge e trasforma estraniandoci, in quanto si configura come perdita di sé e del mondo. Il nulla del rapporto ci precipita nell'isolamento e nello spaesamento. Prima di passare a considerare successivamente le esperienze anticipatrici e quindi la fenomenologia del "come se", la prefigurazione della propria morte, l'indagine si interrompe perché l'autore si trova inaspettatamente ad esperire nell'intimo quanto si era preteso, con giovane spavalderia, di indagare da fuori. Avvicinandosi al cuore del problema il testo non poteva non farsi silenzio e preparazione a questa unica esperienza veramente nostra, nel bisogno di ricapitolare tutto l'essere sul palmo della mano con l'intento di trovarsi pronti al dono nell'attimo supremo. Che senso avrebbe possedersi senza donarsi?
Il dono della fedeltà e la gioia della perseveranza. Manete in dilectione mea.
L' intento di questo nuovo documento è di «elaborare e proporre alcune indicazioni o linee di intervento preventivo e di accompagnamento» (n. 3). Contestualmente, di fornire agli interessati le normative codiciali e della prassi dicasteriale in ordine alle regole da rispettare in tali frangenti.
Su un tema così delicato come la decisione di uscire dalla vita consacrata sono necessari sia uno sguardo attento come un ascolto sincero. Il discernimento dell’interessato, dell’accompagnatore e delle comunità diventa l’invito più insistito. «Prospettare il momento dell’uscita come percorso di accompagnamento vocazionale vuol dire lavorare assieme per un discernimento che continua ad avere senso anche e soprattutto nei momenti più delicati e importanti della vita, in una prospettiva di inclusione, nel rispetto delle diversità delle scelte del fratello e della sorella» (n. 46).
Liberamente si è entrati e liberamente si può uscire, ma la serietà e coerenza vale nell’un senso come nell’altro, vale per il singolo e per la famiglia religiosa. E le regole, come la giusta pretesa del popolo di Dio, ce lo ricordano. Non si può accettare acriticamente l’assenso «del tutto empatico e comprensivo (del nostro contesto sociale) nei confronti di persone che rompono legami di vita assunti in forma irrevocabile» (n. 57).
«Oggi di fronte al venir meno della perseveranza di tanti fratelli e sorelle che con generosità avevano intrapreso la via della sequela, possiamo diventare giudici severi, mettendo in rilievo difetti e fragilità che non sono stati affrontati nella maniera giusta, per cause personali, istituzionali o di responsabilità collettive. Chi abbandona deve porsi serie domande sul perché sia venuta meno la propria scelta vocazionale, e chi resta, sulla coerenza del suo rimanere e su eventuali implicazioni nelle cause di allontanamento e raffreddamento della perseveranza di chi se n’è andato. Siamo tutti reciprocamente responsabili e custodi dei nostri fratelli e sorelle, specie di quelli più deboli, perché siano “radunati in Cristo come una sola peculiare famiglia” e i legami di fraternità devono essere coltivati con lealtà in modo da creare per tutti un aiuto reciproco nel realizzare la vocazione propria di ciascuno» (n. 99).
Pandemia! Rischio contagi, quarantena, limitazioni nella circola- zione... e improvvisamente tutto cambia! Ci ritroviamo a vive- re in uno stesso luogo, spesso ristretto, con le stesse persone e senza poter “cambiare aria”.
Nessuno aveva mai provato un’esperienza simile... o forse qualcuno l’ha già provata e potrebbe dare suggerimenti utili.
I monaci da oltre 1500 anni sanno come vivere con positività in spazi delimitati.
Parte da qui, Anselm Grün per far emergere quelle indicazio- ni concrete che possono aiutare davvero tutti: famiglie, single, coinquilini, conviventi... Ma aiutare a fare cosa? A superare con- flitti, evitare discussioni, usare bene il tempo, creare spazi di libertà e scoprire comuni obiettivi e riti. Quello che Anselm Grün propone è un libro importante non solo per questo tem- po di “isolamento forzato” e quarantena, ma per ogni situazione di crisi.
Il libro ripercorre il Pontificato di Giovanni Paolo II attraverso le foto e le frasi più belle e rappresentative del suo Magistero petrino.
Il desiderio di essere umile! Ecco che cosa tormenta Benoît Standaert fin da quando era giovanissimo: un'autentica passione, se così si può dire, per l'umiltà. A partire dall'agosto 2007 questo monaco benedettino, divenuto eremita, ha raccolto le sue esperienze e le sue riflessioni nelle pagine di un quaderno per approfondire la sua ricerca interiore. Sulle orme dei padri del deserto e di mistici fiamminghi come Ruysbroeck, ma anche al seguito del trappista belga André Louf, questo monaco di oggi ricorda che il segreto della fede, della gioia cristiana, ha solo un nome: l'umiltà. È con l'umiltà che si diventa poveri di cuore, ed è con l'umiltà che il vangelo vincerà tutte le resistenze, a cominciare dalle nostre!
Dopo l’esperienza del suo primo libro, “Lassù c’è qualcuno che ci ama”, l’autrice torna a dare testimonianza dei segni soprannaturali che Gesù e la Madonna hanno voluto elargirle nel corso della vita, affinché siano di aiuto a chi cerca Dio con cuore sincero per ritrovare serenità, pace e gioia e poterle condividere con il prossimo.
Il talento è un dono prezioso. Una dote innata di cui non abbiamo merito. È ciò che ne facciamo che determina il nostro valore. Va scoperto, va fatto fruttare. Nessuno può rubare il tuo talento, ma a causa del tuo talento gli altri possono ostacolarti per invidia e gelosia. Talvolta per ignoranza o per paura. Il talento è un dono così grande che può intimorire chi lo possiede e chi lo ammira in te. Gli invidiosi possono ingannarti al punto da farti credere di non averlo e che il talento sia una dote rara riservata a pochi eletti. Cos’è la fortuna? Perché alcune persone appaiono più fortunate di altre? È un fatto di mentalità oppure frutto del caso? Esiste un rapporto tra talento e fortuna? Qual è la spiritualità del talento e della fortuna? Qual è la visione delle grandi tradizioni religiose a proposito? Esiste una strategia del talento e della fortuna? È possibile diventare fortunati? Come mettere a frutto un nostro talento nascosto?
Note sull'autore
Giorgio Nadali è nato a Milano nel 1962. Giornalista iscritto all’Ordine dei Giornalisti, ha conseguito il Magistero in Scienze Religiose. Formatore e coach, è docente dei corsi di “Comunicazione e Successo” e “Religioni e Società” presso l’Università UniTre di Milano. È autore di altri 13 libri pubblicati con sette editori, due dei quali sono presenti all’Università di Harvard, USA. Ha pubblicato recentemente “Buoni & Vincenti. Etica e spiritualità del successo e del denaro” (Edizioni Segno, Udine, 2017) e “Chi non si accontenta gode. Accontentarsi della mediocrità è un ‘crimine’. Scopri le tue capacità per avere ed essere di più” (Lampi di Stampa, Milano, 2018). Contatti: www.giorgionadali.com, info@giorgionadali.com.
Molti nomi illustri hanno già scritto ampiamente delle apparizioni di Lourdes, evidenziando tutte le ragioni che conducono alla verità delle apparizioni mariane. Sebbene possa sembrare che su Lourdes sia già stato detto tutto ciò che è necessario sapere, resta però ancora lo spazio per una testimonianza di chi l’ha conosciuta in prima persona. È dunque con questo intento di testimonianza cristiana che l’autore ha deciso di raccontare in questo libro la sua esperienza, vissuta in trent’anni di pellegrinaggi nella Città di Maria. “Una sorpresa per quello che dice e per come lo dice!” scrive mons. Ignazio Zambito nella sua presentazione. “Il prof. Scalisi ricorda come se vedesse, narra coinvolgendo, scrive con la capacità di non lasciare traccia di sé, dando spazio solo alla ‘sua’ Lourdes, alla ‘sua’ Madonna, alla ‘sua’ Bernadette”.
Note sull'autore
Antonio Scalisi è stato professore ordinario di diritto civile all’Università di Messina fino al 2010, anno in cui è stato nominato Consigliere di Cassazione e assegnato alla seconda sezione civile della Suprema Corte. Ha pubblicato numerosi scritti specialistici, tra cui tre monografie, quattro ampi saggi e diversi articoli per riviste nazionali.
Il terzo volume della collana "Adoriamo il Santissimo Sacramento" - dedicata alle preghiere per l'adorazione eucaristica - raccoglie proposte di preghiera per il periodo pasquale. I diversi schemi permettono di meditare, davanti al Santissimo Sacramento, sulla gioia grande della risurrezione di Gesù e consentono, inoltre, di "seguire" i vari "appuntamenti di festa" che la Chiesa propone nel periodo pasquale: uno schema è dedicato alla Divina Misericordia; uno alla solennità dell'Ascensione; uno alla Pentecoste... perché il cuore canti davanti al Signore queste parole di vita: «È risorto! È veramente risorto!». Questo libro ti offre l'occasione di vivere appieno la festa della Pasqua e la grande novità di vita che porta con sé!
La penna del cardinale Angelo Comastri ci regala un libro di meditazione sull'importanza vitale della preghiera per l'anima. In ogni pagina risuona forte e chiaro un messaggio sempre attuale: la preghiera è vita; senza preghiera si muore... E non è mai troppo tardi per scoprire la forza e la bellezza della preghiera. Con lo stile che lo contraddistingue il Cardinale tratteggia testimonianze, storie e figure di chi ha amato e praticato la preghiera: san Francesco, uomo impastato di preghiera; santa Teresa di Calcutta, che dice di sé stessa, «sono soltanto una povera suora che prega» e tanti altri... Propone poi una riflessione sulle realtà ultime e offre una raccolta di sue preghiere (a Gesù, alla beata Vergine Maria, ai santi; preghiere da recitare in famiglia), perché si possa da subito sperimentare la grande novità di vita che la preghiera porta con sé.