
Lasciarsi muovere verso l'abbraccio è la condizione necessaria per sentire l'amore. Dio è amore. Egli abbraccia continuamente l'umanità attraverso l'amore di Gesù, il Figlio amato, che ama con tutto se stesso, donandoci il suo corpo, mostrando all'umanità intera la potenza dell'Amore vero, appassionato, totale, ferito. Questo libro si sviluppa a partire dalla contemplazione del corpo di Gesù, ci porta a sentire una sempre più forte comunione con Lui, a costruire la comunione e la pace tra noi, a essere segno della sua tenerezza e della sua bellezza nel mondo. È dalla relazione umana tra noi e il corpo di Cristo che ci possiamo aprire alla comunione d'amore con l'Unico Dio.
«Ora et labora»: collegando ascetismo e vita attiva, il monachesimo benedettino fondato a Montecassino nel VI secolo ha avuto un impatto duraturo sulla società, l'economia, la politica e la concezione stessa dell'uomo nella civiltà cristiana occidentale. Il volume racconta la storia dei benedettini dal loro leggendario fondatore Benedetto da Norcia e dalla Regola con cui definì la vita religiosa dell'ordine, alle più importanti forme della vita benedettina: dai ricchi monasteri dell'età carolingia al movimento di riforma di Cluny e dei cistercensi, dall'impegno nell'istruzione e nelle missioni alle moderne comunità di preghiera. Con uno sguardo che abbraccia l'intera storia dell'ordine, da Benedetto all'età presente, il volume mette in luce come, pur affrontando ripetutamente nuove sfide, esso sia riuscito a rimanere fedele alle proprie origini.
Imparare a nascere significa attraversare i propri abissi interiori e fare esperienza di una dimensione terapeutica, sorgiva, illuminante, da cui tutto l'operato esistenziale possa riprendere vigore. Significa essere in Dio e lasciare spazio a Dio in noi. È una vera e propria gestazione interiore che coinvolge tutti gli aspetti della vita, una sorta di nuovo inizio della propria storia. Il percorso proposto in queste pagine affronta tematiche differenti, espressione delle diverse tonalità dell'unità: da riflessioni filosofiche all'ascolto delle proprie emozioni, dalla sintesi delle ultime ricerche psicologiche alla mistica orientale, dall'analisi della realtà contemporanea a lampi poetici che sgorgano dal contatto con la fonte dell'essere. Prefazione di Marco Guzzi
Di fronte alle sofferenze coesistono pensieri e sentimenti contrastanti: paura, dolore, la ricerca affannata di soluzioni, la frustrazione di essere interrotti nei propri progetti, il dover fare i conti con il perdono, forse con il distacco. E poi la provvidenza, l'amore inaspettato, la riconciliazione. In ogni circostanza si può scoprire che c'è Qualcuno che ci ama sempre... l'amore non si pone limiti.
"Ciò che Dio riserva per la fine della storia, lo rende possibile nella storia. Tale è la sua opera di amore: ciò che mi riserva in pienezza per la fine della mia vita, la comunione con lui, egli lo rende possibile nella mia vita oggi. Questo è il fondamento della speranza ... Di conseguenza, ciò che attendo mi è già offerto oggi, e ciò che vivo fin da oggi, io lo attendo". L'autore, con uno sguardo che abbraccia tutte le dimensioni dell'essere umano, introduce il lettore a un cammino che lo porta a gustare la gioiosa fierezza della speranza, grazie alla quale egli scorge il mondo nuovo inaugurato da Cristo, che si forma misteriosamente già ora attraverso un'infanzia più forte di qualsiasi invecchiamento umano. Il futuro sarà una sorpresa e una bella sorpresa, perché è dato da Dio.
Il pudore non può consistere nella mania di velare il corpo della "donna tentatrice". Si tratta invece di accettare che nessuno sia interamente visibile nella sua nudità: qualcosa sfugge sempre, l'altro non ha mai finito di "s-velarsi". Paradossalmente è proprio il discorso religioso, quando si basa su una lettura acritica del testo delle Scritture, a rischiare di essere quello più impudico. Perché il problema è l'uso che si fa di ciò che gli si è fatto dire, e nulla è più impudico che spogliare un testo dei significati che potrebbe ancora avere alla luce di nuovi contesti. Un invito a rivisitare la propria tradizione, indagandone le fenditure e ascoltandone le voci sovversive.
Nella notte in cui fu tradito Gesù regalò agli apostoli l'Eucaristia. Per comprendere il profondo significato di questo dono, afferma il Card. Comastri nel presente volume, dobbiamo spiritualmente entrare nel Cenacolo e scrutare tutti i gesti che Gesù ha compiuto nell'ultima sera trascorsa su questa terra. Ed ecco la sorpresa: entrando nel Cenacolo, subito avvertiamo un clima drammatico, un clima di tradimento. In questo clima noi tutti avremmo rovesciato la tavola dell'amicizia tradita e avremmo gridato senza mezzi termini: «Andate via, ingrati! Via da me, non meritate niente!». Ma Dio non agisce così. Dio sfida il male con il bene. Dio sfida la nostra cattiveria con la Sua bontà. Dio affronta l'immensa potenza del peccato con l'onnipotenza dell'Amore. Ecco perché Gesù dona l'Eucaristia: essa è un dono immeritato, un dono di puro amore, un dono che nessuno potrà mai meritare. Noi spesso siamo tentati di difenderci dall'Eucaristia, invece dovremmo aprirci al suo dinamismo e lasciarla operare pienamente in noi. Solo così diventeremo roveti ardenti nel buio e nel freddo del mondo.
In questo volume vengono raccolti per la prima volta gli articoli che Balducci pubblicò per l’allora Giornale del Mattino negli anni 1961- 1965. La collaborazione tra padre Ernesto e il quotidiano fiorentino era cominciata agli inizi degli anni Cinquanta, quando ne era ancora direttore Ettore Bernabei (che a breve sarebbe stato a capo della Rai), proseguendo poi per quasi un ventennio.
Ciò che caratterizza i testi scelti per questa edizione e li rende una testimonianza unica è la contemporaneità con due momenti decisivi della storia ecclesiale e nazionale: il Concilio Vaticano II e il boom economico italiano. Proprio in questa contingenza, le pagine di padre Balducci assumono per l’oggi un significato particolarissimo di profezia che riguarda il presente e il futuro della Chiesa e del mondo, poiché queste due cose, insieme, importavano a Balducci, che non a caso affermava di scrivere soprattutto per chi amava come lui «una conversazione interiore dove non si distingue più la passione per l’uomo e la passione per la Chiesa».
Il libro di don Guido e suor Tosca vuole introdurre alla somma arte della preghiera partendo dalle basi e senza sofisticate complicazioni. Un testo per tutti, dunque, strutturato con gradualità e cadenzato sulla progressione dell’intimità col mistero della Trinità e della comunione dei santi. Per leggerlo con profitto basta farsi portare passo passo nel luogo ove quest’arte si apprende, sostando sui singoli capitoli e tappe almeno qualche giorno, senza la cupidigia che vuol fare consumare tutto d’un fiato. Gli Autori ci fanno entrare in punta di piedi – ospiti desiderati e non intrusi – nella “bottega” dell’orazione ove c’è un solo Maestro, lo Spirito Santo, e molti compagni più avanzati che ci aiutano a progredire. Tra questi si è scelto di far conoscere al lettore il Beato Giacomo Alberione, un credente del XX secolo che ha fatto dell’orazione quotidiana la priorità esistenziale e temporale della vita apostolica: le sue preghiere – che uniscono mirabilmente il contenuto della retta fede a un affetto profondo e senza pietismi – forniscono lo spartito di base per personalizzare il proprio intimo e personale colloquio con Dio. Insegnare a pregare equivale a insegnare a stare al mondo. Significa aiutare a comprendere e amare in profondità questa nostra vita terrena; è pertanto un atto di carità smisurato.
L'icona di Giuseppe, padre affidatario di Gesù, si presta ad accompagnare ognuno di noi in questo cammino, che vede uomini e donne a cavallo di due millenni, come Giuseppe. Giuseppe che trasforma una nobiltà di stirpe in nobiltà di spirito. Che feconda il proprio essere giusto con l'apertura all'amore. Che tace perché ascolta la Parola incarnata in un fragile bambino. Che si innamora ed è traumatizzato dalle sue umane aspettative, che è turbato e preso dal dubbio, che domanda, che dorme, sogna, ascolta e interpreta. Che prende con sé. Che contempla e medita. Che ama senza possedere. Che obbedisce, si alza, parte e va in terra straniera. Che ritorna e trova la giusta dimora. Che lavora, istruisce, attende in una trasfigurata quotidianità. Giuseppe siamo noi, il suo cammino è il nostro cammino, il suo sogno è il nostro sogno.
"Dio non gode di buona salute nella società attuale. Eppure da tempo c'è una forte rinascita della spiritualità: ricerca di silenzio, di meditazione, di senso, di nuovo rapporto con il creato, con il tempo, con l'universo... La Chiesa è ancora capace di nutrire la sete di spiritualità degli uomini e delle donne di oggi? Solo se ricorda loro che Dio non sta in chiesa (soltanto). Dio sta nel mondo, nel "suo" mondo. Che non è un luogo neutro, ma opera sua. Luogo dove abita il Risorto. Per vederlo non dobbiamo "scappare in chiesa", ma aguzzare lo sguardo. Dio parla nel pane e negli spaghetti che mangio, parla nella neve e nel sole, parla in ufficio e in fabbrica. Dio parla in panetteria e dalla parrucchiera. Perché Lui è lì. Ecco ciò che provo a fare in questo libro: provo a mangiare "da credente", provo a guardare la tavola alla luce della mia fede. A poco a poco il sale, le patate, la pizza, le polpette, le sedie... iniziano a parlare. Spero succeda anche a te. Buon cammino." (Derio) "La vita spirituale non è forse null'altro che la vita materiale compiuta con cura, calma e pienezza: quando il panettiere svolge alla perfezione il suo lavoro di panettiere, Dio è nella panetteria. Il cielo, con Cristo, scende sulla terra un po' più di quanto non faccia d'abitudine, e qui e là, grazie al lavoro dei cuori, trova il suo posto in un angolo, come se gli fosse stata preparata una nicchia nelle reti dei pescatori, o nelle anfore di vino o nelle ceste di pane. La terra, i mestieri e il piacere di parlare non sono mai stati tanto glorificati come nel Vangelo. Qui cielo e terra sono faccia a faccia per la prima e forse ultima volta nella Storia." (Christian Bobin)
Tutto ciò che si può dire della croce da un punto di vista umano è negativo: come ha potuto diventare un segno positivo? È stato possibile grazie al modo in cui Gesù ha vissuto quella sofferenza ingiusta, grazie al suo legame d'affetto col Padre. La croce non è un semplice simbolo, perché rappresenta la persona stessa di Gesù e richiama la vicenda da lui vissuta, un dramma di morte e di risurrezione. Nei secoli quell'oggetto si è caricato di riferimenti teologici e artistici, fino a diventare gioiello prezioso che orna corone e scettri, segno da porre sui campanili e sulle montagne, simbolo religioso per le scuole e le case. Percorriamo dunque le vie dell'arte e della storia seguendo la croce, per soffermarci su questo mistero capace di sconvolgere, affascinare e ispirare i cristiani di ogni epoca, che vi riconoscono il segno glorioso dell'amore di Dio per l'umanità.