
Prendiamo atto che il mondo è velocemente cangiante. Non dobbiamo adattarci, ma distinguere tra stravolgimento ed evoluzione e dobbiamo trovare metodi, linguaggi, pluralità di forme. L'attenzione al cambiamento non è per adeguarsi a sopravvivere ma è per comunicare e per dare un contributo all'evoluzione stessa, che la salvi da derive stravolgenti e mortificanti. Queste pagine, scritte da un pastore di anime, vogliono aiutare i cristiani, molte volte oberati dalle preoccupazioni, schiacciati dagli impegni e distratti dalla fretta, a ritrovare il senso della propria fede, la forza della carità fraterna, la gioia della festa nella comunità. L'incontro con il Cristo è l'incontro decisivo, il punto di non ritorno, il significato dell'intera esistenza; l'urgenza della missione non si misura sull'attesa dell'accoglienza, ma sul tempo dell'urgenza del bisogno del fratello.
Il libro offre poesie di un autore che ha già pubblicato parecchie opere di poesia, racconti e romanzi.
"Per parlare della misericordia, Gesù ricorre spesso a parabole. Ma ognuno di noi potrebbe essere un parabolista, perché dalla nostra esperienza umana possiamo ricavare un senso profondo che ci rimanda a Dio. Se fossimo solo lettori passivi le parabole sarebbero semplicemente da leggere o ascoltare. Mentre se esse diventano un metodo per interpretare la vita, la nostra realtà diventa parabola che va raccontata." (dall'Introduzione)
Questi «brevi» commenti hanno l'intento di dimostrare in modo semplice, adatto a tutti, che la forza del messaggio del Vangelo non sta nelle spiegazioni degli «addetti ai lavori», ma nel far «ardere il cuore» (Lc 24,32) dei discepoli di ieri e di oggi. Il Vangelo secondo Luca, che ci viene proposto in questo nuovo anno liturgico, ha come caratteristica di essere portatore di un messaggio di salvezza universale, rivolto anzitutto agli ultimi, agli esclusi dalla società e ai lontani da Dio. In un contesto culturale postmoderno, in cui viene messo in crisi il naturale riferimento alle istituzioni, comprese quelle ecclesiali, il messaggio dell'evangelista Luca, diventa quanto mai attuale per cercare di ristabilire una riconciliazione tra Dio, Padre misericordioso, e l'uomo, smarrito nelle tante offerte di presunta felicità.
Il Giubileo secondo i Padri ci conduce per mano in un viaggio attraverso i secoli, esplorando le profonde riflessioni teologiche dei Padri della Chiesa, da Clemente Romano a Beda il Venerabile, passando per iscrizioni funerarie e il viaggio di una giovane donna. Attraverso una lettura selezionata di alcuni passi, l'autore ci mostra come concetti fondamentali quali la speranza, la preghiera per i defunti o il viaggio a Roma siano stati elaborati nei primi secoli del cristianesimo, influenzando profondamente la celebrazione giubilare come la conosciamo oggi.
Un esplicito riferimento a David Bowie nel titolo del nuovo libro che Massimo Granieri – il «prete deejay radiofonico», come lo chiama Andrea Monda, direttore dell’“Osservatore Romano” – dedica alla rispettosa ricerca del divino nella musica contemporanea analizzando i testi di artisti «dubbiosi e con poche speranze per l’aldilà» come Ry Cooder, David Sylvian, Lucio Battisti, Giovanni Lindo Ferretti, i Depeche Mode…
Integrano il volume le interviste a Patti Smith, Luca Madonia e Bugo.
Avete presente un rabdomante? È questa la prima immagine che mi viene in mente se penso a Massimo Granieri, il prete deejay radiofonico. Ma cosa cerca in quel campo sconfinato che è la musica il rabdomante Max Granieri? Forse padre Max cerca non qualcosa ma Qualcuno. Lo fa con discrezione, acutezza, profondo senso del rispetto per le opere che studia, ma questo fa: cerca Dio. E lo trova. Si muove in aree apparentemente deserte ma incede sicuro perché conosce la “segnaletica” che il Dio cristiano, il Dio incarnato, ha sparso nel variega-to mondo dell’arte umana. Nei suoi attraversa-menti coraggiosi, Granieri mostra un passo calmo ed elegante, come fosse animato da una profonda gioia, che trasmette grazie a uno stile pacato e aperto al confronto verso l’altro, curioso e desideroso di conoscere qualcosa di diverso e ma-gari distante da lui.
Andrea Monda
Il titolo e la storia del libro trovano ispirazione nel 34° capitolo delle Avventure di Pinocchio: mangiato dal pescecane, Pinocchio ritrova il babbo Geppetto nel ventre del mostro marino. Lo porterà fuori da quel buio, salvandolo. Così l'autore scoprirà sé stesso come figlio, rigenerando il legame con il papà, diventando padre di suo padre in uno scambio di ruoli che salverà entrambi. Il ritrovamento del padre obbligherà il sacerdote a scelte ardite che cambieranno inesorabilmente il suo destino. La scrittura del racconto è autobiografica: il libro narra fatti realmente accaduti, declinati con leggerezza grazie ai continui riferimenti musicali e letterari. Da Pinocchio a Miguel Manara, dalla Divina Commedia ai Promessi Sposi fino alla narrativa contemporanea italiana e angloamericana, il rapporto padre-figlio si rivela in un racconto di grande intensità. È la storia di un cuore di pietra cambiato in un cuore di carne, la vicenda di un prete infecondo che in età adulta diventa padre di suo padre e di figli insperati.
Quante volte sorgono in ciascuno dei propositi di cambiamento, che poi si infrangono riprendendo contatto con la vita quotidiana, con la forza di inerzia delle abitudini, con il disincanto generato da altri precedenti tentativi andati male? Cosa significa "cambiare", specialmente da adulti? È Nicodemo, nel Vangelo di Giovanni, a farsi portavoce di questi interrogativi: «Come può un uomo rinascere quando è vecchio?». Da questa domanda nasce un percorso, che si intreccia con la vicenda di Gesù di Nàzaret, e segna idealmente le tappe di un cammino di conversione: per vivere altrimenti occorre iniziare a leggere altrimenti la propria storia, imparando così a scorgere il Regno di Dio lì dove mai avremmo sospettato che fosse.
Molti indicatori segnalano che la società liberale occidentale è attraversata da una crisi della partecipazione che in Italia si fa sempre più evidente: il progressivo calo dell'affluenza alle urne esprime il disinteresse di molti cittadini per la politica e desta preoccupazioni sulle sorti della stessa democrazia. Servendosi dei concetti più classici del pensiero sociale cristia­no, Giovanni mette a fuoco la specificità dell'amicizia sociale e i motivi della sua crisi attuale. Alla luce delle esperien­ze di applicazione delle soluzioni metodologiche di supporto al "discernimento in comunità" prosegue quindi l'esplorazione del problema, traendo dall'intreccio tra "teoria" e "clinica" osserva­zioni originali e utili, per comprendere perché e in che modo la cultura della sinodalità rappresenti, anche in termini laici, una risorsa per la democrazia.
La parola amica è una parola di novità; è una parola rivelatrice, una parola saggia, che indica non un bene generico ma il meglio realmente fattibile nelle situazioni; una parola di soccorso, che infonde quel tanto di forza che da soli non sapremmo darci.
Il lettore potrà immediatamente percepire la novità della proposta, così come la freschezza degli approcci e la bellezza del loro scrivere. Infatti, gli autori hanno voluto offrire una spiegazione di cosa accada nella famiglia quando essa apre la porta della propria casa a Gesù. Inizia così un magnifico intreccio narrativo, poiché Gesù vuole interagire con la famiglia e dare pienezza alla rete di rapporti che la compone. Ma lo fa con grande delicatezza, proprio perché con il Suo Spirito Egli offre un amore nuovo che si innesta in quelli già presenti nella famiglia portandoli a compimento.Dalla Prefazione di don Paolo GentiliVuoi metterti a scrivere la tua parte in questo gran teatro del mondo? Apri le porte della tua Betania all'amicizia con Gesù.
Attraverso una ripresa ragionata delle dieci lettere pastorali (2004-2013) offerte al popolo cristiano del Canton Ticino, vengono ripercorsi i temi maggiori del magistero e della spiritualità del vescovo di Lugano Pier Giacomo Grampa, che celebra quest'anno il XX anniversario di ordinazione episcopale. L'icona dei discepoli di Emmaus che incontrano sulla via il Signore Risorto (Luca 24, 15) è l'immagine scelta dal vescovo per rilegare sinteticamente le fila delle sue dieci Lettere pastorali (oltre un migliaio di pagine) scritte per la diocesi di Lugano. Un concentrato teologico-pastorale che, facendo memoria del cammino compiuto, si apre sugli orizzonti dell'oggi ecclesiale e civile. Per ciascun capitolo, che condensa il contenuto di ciascuna Lettera, vengono messe in luce la proposta teologica, alcune sottolineature di carattere praticopastorale e un "post scriptum" che punta ad attualizzare il messaggio, aprendosi alle nuove sfide del nostro tempo.