
Un fratello chiese a un anziano:
“Dimmi una parola!”.
Quello rispose:
“Perché mi costringi a parlare inutilmente?
Ecco, quello che vedi, fallo!”.
Della vita semplice e austera dei primi eremiti del deserto egiziano è rimasto il ricordo nei loro discepoli che hanno raccolto e tramandato parole ed eventi della loro vita: gli apoftegmi. Queste brevi composizioni riportano tesori spirituali scaturiti dall’esistenza quotidiana che si conduceva nel deserto, trasmettono le reazioni di fronte a situazioni umanissime, sono risposte sapienti di un abba al discepolo che lo interroga. I detti dei padri sono parole di vita, parole vissute ancor prima di essere pronunciate, parole che sgorgano dalla parola dell’evangelo e da un’attenzione profonda all’umanità. In quest’opera postuma l’autore ci offre un commento spiritualmente intenso delle parole di questi uomini del deserto, presentandoci le figure più rappresentative tra i monaci del iv secolo. La trasmissione della loro sapienza umana e spirituale può alimentare e arricchire la vita interiore di ogni cristiano.
Lucien Regnault, monaco di Solesmes, ha dedicato la sua intera esistenza monastica allo studio, alla traduzione e alla divulgazione dell’immenso patrimonio spirituale dei padri del deserto.
Più che una riflessione sulla preghiera, queste pagine sono un invito alla preghiera. Nascono dalla convinzione che la preghiera è il primo desiderio del cuore e il primo impegno del cristiano. Il respiro della preghiera permette di portare frutti di vita nuova per mezzo dello Spirito, animando l'impegno di evangelizzazione della comunità cristiana. L'arte della preghiera è un'opera propria del cuore umano abitato dallo Spirito, un'arte che rende vivo ogni cristiano in Cristo. Vogliamo offrire queste pagine come un sentiero da percorrere, accompagnati dalla testimonianza dei Padri e dei Santi, per apprendere l'arte della preghiera attraverso cui poter vivere pienamente la vita in Cristo. La preghiera diventa così il respiro della fede, col cuore che ama Cristo e desidera sempre più vivere in lui e per lui.
Per vivere momenti di dialogo in famiglia sulla verità dell'amore, proponiamo queste schede di spiritualità familiare, pensate come un cammino di meditazione, secondo un ritmo di cui ogni famiglia può stabilire tempi e modalità, che diventi esperienza di ascolto e dialogo reciproco sulla parola di Gesù e della Chiesa. Lettura, meditazione, lavoro di coppia e preghiera. L'ascolto disponibile e il confronto libero e sincero potranno diventare sorgente di comunione e di pace, nell'impegno ad accogliere e vivere ogni parola che Gesù desidera donare alle nostre famiglie. Una raccolta di schede di spiritualità familiare sulle orme delle coppie bibliche. Tanti argomenti: rapporto con i figli, fedeltà, perdono, sessualità, dialogo...
«La morte ha una pessima reputazione. Perché mai dovremmo gioire di dover morire, anziché fuggire dai nostri limiti e dalla nostra finitudine?
Propongo qui una risposta umanista a questa domanda. Risvegliando due sentimenti: il senso di angoscia e il senso del tragico. L’erosione di questi due sentimenti segna la disumanizzazione, crea la soglia del post-umano». (Robert Redeker)
Descrizione
Il nostro non è forse il tempo dell’eclissi della morte? Tra sogni d’immortalità, culto della giovinezza e paura del cadavere, la morte non deve più fare parte della vita. Viene nascosta, snaturata, eclissata. Ed è un’eclissi sia nel linguaggio (dove per esempio “lasciare” ha sostituito “morire”) sia nell’ambito sociale (per cui la morte è stata evacuata dalla città). E il transumanesimo porta oggi a compimento tale eclissi, decretando che la vita è ormai senza morte e la morte senza vita.
È allora questa la difficoltà che viene affrontata da Redeker: quella di una vita che non è più ordinata verso una fine, verso la morte che le conferiva profondità e significato. Analizzando ciò che l’eclissi della morte dice del nostro tempo, il filosofo francese evoca i temi della cremazione, dell’eutanasia, del posto del corpo. E pone questa domanda scandalosa per la società contemporanea: perché mai dovremmo gioire di dover morire?
Commento
Un testo inusuale, provocatorio e salutare, in cui l’eclissi della morte è denunciata come perdita di umanità per tutti noi.
«Raccontare, in prima e in terza persona, da protagonista e testimone. Storie di fede conquistata, difesa, di santità laica, di vite salvate, di morti dignitose. Storie di persone che davanti al pros-simo - simile o altro da loro - si sono fermate, hanno sintonizzato i battiti del proprio cuore sul suo, gli hanno fatto dimora nel loro. Queste persone sono testimoni, anche se non lo sanno, di resurrezione. “Siamo passati dalla morte alla vita, perchè amiamo i fratelli” (1Gv 3,14). Ho conosciuto le loro storie, sento il dovere di raccontarle. Diventare testimoni vuol dire pren-dersi la responsabilità di raccontare. Dare una voce alle storie, chiamarle per nome. Anche quando non sono neanche storie, sono appena gesti. Al-lora occorre disegnarli, sospesi, un at-timo prima che accadano. Come da-vanti a un bivio dell'anima. Ci si china, si mette a fuoco un dettaglio. Una par-te, anche piccola, per il tutto. Quasi una sineddoche. Un nome. Con tutto quello che vuol dire». (dalla Prefazione)
«Ci sono in queste pagine invenzioni delicatissime e sfuggenti. C'è la considerazione di attimi ed epifanie che possono cambiare di segno a una vita. Ci sono moti della memoria che scoprono tesori. Ci sono punture sulla pelle che richiamano pensieri profondi, e vaghezze della mente. Non si tratta di racconti che cercano lo scorcio bizzarro, la figura "estremamente" eccezionale. Redaelli preferisce, da studioso di fisica, l'understatement della curiosità dei fenomeni, dello studio del loro legame, delle reciproche influenze». (Dalla Postfazione di Davide Rondoni).
«Ho rievocato l'incanto del primo amore e il freddo delle stagioni austere. Ho enumerato quanto ho saputo scommettere e quanto ho ricevuto in cambio. La vita è una scelta. Sei contento della tua? Mi sono chiesto. Chiedendolo a me, l'ho chiesto anche a voi. Cercando di rispondermi vi ho costretto a pensarei». Tutti siamo chiamati a scegliere la nostra strada, una volta per tutte e giorno per giorno; le vie possono essere diverse, ma l'esperienza della "vocazione", pur singolare e unica, ei accomuna nella ricerca di senso, del "perché" e del "come" del nostro stare nel mondo. In queste pagine, l'autore ne ripercorre il filo attraverso il racconto della sua personale vocazione, narrandola con lo stupore e la poesia di chi giorno per giorno scrive il diario della sua "chiamata".
In questo volume sono raccolti i messaggi che Ines ha ricevuto dal Cielo negli ultimi cinque anni. Sono messaggi di grande attualità, dai quali emerge una ferma condanna del male, ma anche e soprattuttto l'Amore profondo e incondizionato di Dio, che non ci abbandona mai. Da tutto questo viene un'indicazione: impariamo a discernere i "segni dei tempi", a partire dal nostro vissuto quotidiano, lasciandoci interrogare dalla Parola di Dio.
Ispirate dall’amore che Dio riversa in tutto ciò che ci circonda, le parole contenute in queste pagine sono un invito a scoprire la bellezza del creato e la forza della vita. L’autrice ce le dona, così come le ha ricevute, affinché siano di incoraggiamento, conforto e arricchimento per tutti.
“Se solo ci sentissimo dipinti sulla terra dal pensiero di nostro Signore, saremmo già grandi”.
Siamo tutti in cammino, ciascuno sulla sua strada, e io vorrei renderti partecipe del mio percorso. Il Vangelo continua a cambiarmi la vita nel quotidiano. In mezzo a tanti best seller dove vengono proposte formule per il successo, la felicità, la motivazione, la crescita personale e le relazioni, sono profondamente convinto che "la buona notizia" rimanga la lettura più attuale che tratti questi temi. Questo libro è anche per te che sei lontano dalla Chiesa perché sei stato ferito, perché ti definisci non credente, perché non ti interessa o perché, semplicemente, professi un'altra religione. Questo libro è anche per te perché, al di là di tutto, tu cerchi la mia stessa Felicità, quella con la F maiuscola. Quella Felicità piena che ti fa smettere di rincorrere o di affannarti, perché non dipenderà da«quando raggiungerò, quando otterrò, quando finirò, se non mi avesse detto, se non mi avesse trattato così, se non fosse successo. Cogli la meraviglia in tutto ciò? Anche tu cerchi la Felicità, quella con la F maiuscola, quella che non dipende da come ti vanno le cose? Questo libro ti offre una strada semplice, senza darti delle risposte, ma facendoti delle domande. Partiamo?
La vita dell'uomo sarebbe insopportabile senza la speranza. C'è però il rischio che essa venga alimentata da realtà effimere e inconsistenti che possono mettere in crisi l'intera esistenza provocando lo smarrimento del senso e dell'orizzonte.
Il libro coglie nella speranza un messaggio pedagogico che disegna l'idea di un cammino personale finalizzato a dare senso e fecondità all'agire umano. «In queste pagine - scrive il cardinale Georges Cottier presentando il testo - abbiamo l'equivalente, in uno stile scorrevole e gradevole, di un trattato sulla speranza capace di aiutare la vita spirituale e di rispondere alle questioni che si pongono nel progredire della vita di fede».
Sommario
Prefazione (G. Cottier). Introduzione. I. Sperare in tempi difficili. II. Speranza e pseudosperanze. III. Gioiosi servitori della speranza. IV. Coltivare la speranza. V. A sperare si impara. VI. Un testimone tra noi. Epilogo.
Note sull'autore
JOSÉ MARÍA RECONDO è sacerdote diocesano e dottore in Teologia spirituale. È stato parroco e rettore del Seminario della diocesi di Morón (1989-2003), presidente dell'Organizzazione dei Seminari dell'Argentina (2000-2003) e vicepresidente dell'Organizzazione dei Seminari latinoamericani (2000 al 2003). È stato inoltre rettore del Collegio sacerdotale argentino e della Chiesa argentina a Roma dal 2005 al 2011. Ha pubblicato diverse opere di spiritualità e di formazione sacerdotale.