
In queste pagine l’autore racconta la propria esperienza di vita itinerante con i Rom, sia tra quelli di Nicastro (Catanzaro) sia tra quelli del Montenegro. Vincenzo De Florio si serve della narrazione di episodi singolari e coinvolgenti per squarciare il velo di diffidenza che spesso «copre» agli occhi dei più
il mondo dei Rom, apparentemente tanto diverso da quello di chi nomade non è.
Attraverso le domande e i commenti dei quattro «nipoti adottivi» di don Vincenzo – Remì, Josevania e Giovanni e Matteo –, i lettori (soprattutto i giovani, ma anche gli adulti) potranno conoscere forme di solidarietà semplici e credibili, e aprirsi all’accoglienza di un mondo capace di una grande fede e di valori condivisibili.
Destinatari
I giovani delle scuole e degli oratori, opera- tori pastorali ed educatori.
Chi pratica volontariato e chi, a vario titolo, si occupa di missioni.
Autore
Vincenzo De Florio (Palagiano, 1928) è sacerdote della diocesi di Castellaneta dal 1952. Già direttore spirituale in Seminario, ha ricoperto diversi incarichi in Curia. Da sempre sensibile alla presenza dei Rom nel territorio della sua parrocchia, dopo un decennio di condivisione di vita nomade tra i Rom khorakhané del Montenegro, avverte l’urgenza di una maggiore presenza di Chiesa tra i Rom cristiani calabresi nella baraccopoli di Lamezia Terme. Nel 1989, richiamato in diocesi come vicario generale, fonda una Comunità per l’accoglienza di tossicodipendenti e di vite precarie. Il gemellaggio della diocesi di Castellaneta con quella di Propriá (Brasile) riaccende in lui la scintilla missionaria e nel 1996 raggiunge Santana do São Francisco, tra i Sem Terra sfruttati e oppressi del Nordest brasiliano, avviando la nascita e la crescita della città come parrocchia. Dal 2011 è richiamato in Italia per una presenza missionaria nella sua Chiesa.
Una magistrale autobiografia di un quasi centenario che riassume e capovolge quanto ha scritto il prete "cercatore di perle" tra i più "piccoli" e gli "ultimi". Noto finora per avere vissuto l'esodo (exodos) come uscita permanente da ogni sistema, ecclesiastico e laico, desideroso solo di andare incontro ai "fuori sistema" e vivere con loro, dopo anni di rilettura della propria storia personale e comunitaria alla luce della Parola di Dio, il prete degli Zingari ci consegna il suo esodo (eisodos) come entrata, come continua ricerca e immersione nel mistero di Dio. È Lui la "perla" preziosa.
La figura di fratel Charles de Foucauld (1858-1916) esercita da sempre su molte persone un grande fascino. Diverse associazioni di fedeli, comunità religiose e istituti secolari si richiamano alla sua testimonianza e spiritualità. Il suo messaggio spirituale nasce dall’imitazione radicale di Cristo, povero e obbediente alla volontà del Padre; il centro della sua spiritualità è il culto all’Eucaristia e al Sacro Cuore di Gesù.
Vengono proposti in questo volume ventiquattro brevi commenti di Charles de Foucauld sulla Passione del Signore per intraprendere un cammino di crescita spirituale e di meditazione in vista della Pasqua. Come appendice il lettore troverà il racconto della Passione di Gesù secondo l’evangelista Marco.
Molte delle meditazioni contenute in questo libro sono state scritte da fratel Carlo per proprio uso. Perciò chi è alla ricerca di uno scrittore spirituale rimarrà deluso, ma saranno soddisfatti quanti cercano un uomo di fede, che ha fatto una forte esperienza di Dio. Vi troveranno un uomo la cui vita è stata un atto d'amore: "Appena credetti che c'era un Dio, capii di non poter fare altro che vivere solo per lui". Egli nutrì per il suo "beneamato Fratello e Signore Gesù" una tenerezza appassionata. E poiché vedeva Gesù in ciascuno dei suoi fratelli, soprattutto nei più poveri e abbandonati, ebbe per essi un amore traboccante di umiltà, rispetto e dedizione totale. "Tutte le sue parole, tutte le sue azioni ci gridano di sperare".
La corrispondenza di Charles de Foucauld con la sorella Marie, che chiama affettuosamente Mimì, è impregnata di speranza, di fede e di gratitudine verso Dio per le grazie che Egli sa diffondere in coloro che lo cercano e si affidano alla sua bontà. In questi testi è evidente il desiderio di Charles di far sì che la sua esperienza spirituale elevi lo spirito della sorella, plasmi le scelte della sua famiglia e la renda desiderosa di condividere l'amore di Dio con altri fratelli e sorelle, secondo lo spirito della fraternità universale, inaugurato da Frère Charles come una promettente e luminosa speranza.
L'abbandono della fede ha questo tratto caratteristico: è il suo inizio più semplice, ma anche il suo più arduo compimento. Nella figura di Charles de Foucauld, "fratello universale", c'è veramente uno spazio ospitale per chiunque, all'interno di quei due estremi. Nell'abbandono della fede - ma potremmo dire anche: nell'abbandono che la fede è - si forma una reale fraternità di uguali, per quanto diversi. La fede che ci unisce non può essere meno di questo. Ma neppure più di questo.
Nella storia della spiritualità cattolica si è, finora, parlato di una'"scuola spagnola" e di una "scuola francese». Il libro individua una "scuola italiana", tra Ottocento e Novecento, e ne ricostruisce la storia, che parte dalla figura di Antonio Rosmini, passa atttraverso la tradizione filippina di Alfonso Capecelatro e Giulio Bevilacqua, e culmina in Giovanni Battista Montini (Paolo VI). Aspetti caratterizzanti di tale "scuola" sono» da una parte, l'idea di una riforma della Chiesa dall'interno e, dall'altra, l'opposizione ad ogni religione politica.
Non voleva, a sua volta, forzare la sorte, e pensava ch'era peccato cercare di opporsi ai voleri della Provvidenza. Bisogna abbandonarsi a lei, come il seme al vento. Dio sa quello che si fa. In questo convincimento di Efix, l'anziano e fedele servo delle dame Pintor in Canne al vento, si fondono il fatalismo e il profondo senso cristiano della vita che i personaggi di Grazia Deledda attingono dalle radici della cultura sarda, caratterizzata da un forte sincretismo pagano-religioso: immerse in un mondo in cui superstizione, magia e mito impregnano la quotidianità, le figure deleddiane incarnano una concezione della vita che non separa la dimensione terrena da quella ultraterrena. Così la protezione dei poderi può essere affidata a un rituale in cui il segno di croce assume la connotazione di gesto scaramantico; così i preti riescono, con la potenza nascosta nei loro libri sacri, a "disperdere le cavallette, i bruchi, gli insetti e tutte le pestilenze naturali e soprannaturali". Neria De Giovanni vive ad Alghero, ove dirige il periodico di cultura Salpare. Editor della rivista di letteratura comparata Inter-Context, professore a contratto presso la Facoltà di lettere dell'Università di Sassari, è vicepresidente dell'Associazione Internazionale dei Critici Letterari con sede a Parigi.
Questo trattato è «il più sudato e meditato, il più fragile e trepido» dei numerosi scritti di Luis de Granada, il celebre domenicano spagnolo (1504-1588) autore della Guida dei peccatori (pp. 344).
Padre Robert De Grandis, sacerdote della Congregazione di S. Giuseppe, ha prestato la sua opera in una comunità di colore degli Stati Uniti, per diversi anni. Dal 1969 fa parte del Rinnovamento Carismatico Cattolico e, da allora, dirige gruppi di preghiera e animazione nonché ministeri di guarigione che richiamano migliaia di sacerdoti e fedeli negli USA, America del Sud, Indie Orientali, Australia, Europa. Egli è membro dell'Associazione del Terapeuti Cristiani.
In questo libro, P. De Grandis, ci ricorda che Gesù guariva indistintamente tutti coloro che andavano a Lui, e pertanto la Chiesa dovrebbe fare altrettanto. Gesù stesso ha dato il mandato: "Imporranno le mani ai malati e questi guariranno" (Mc 16.18). Questo libro è una valida guida alla preghiera di guarigione secondo l'insegnamento di Gesù.