
Una sete inestinguibile di felicità perfetta e di vita senza limiti arde in ogni persona umana. Ma tutti i beni della terra non sono in grado di placarla e la morte toglie inesorabilmente quel poco di vita e di felicità di cui si gode. È proprio il senso e la potenza della fede in Gesù ad aprirci la porta alla pienezza della vita e della felicità senza tramonto. Gesù dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
P. Klemens Stock, S.I., professore emerito di esegesi del Nuovo Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma, segretario della Pontificia Commissione Biblica, è autore di molte pubblicazioni bibliche presso l’AdP e altre case editrici.
Lo scrittore e pastore Mike Cosper fornisce ai cristiani una guida per vivere in una cultura secolarizzata. In modo onesto e provocatorio l'autore descrive i forti paralleli tra il nostro mondo e quello della storia che troviamo nel libro biblico di Ester. Una cultura feroce, piena di idoli, che esclude Dio dal vivere quotidiano e ci spinge al conformismo. Questo libro è una chiamata al risveglio spirituale in un'epoca di malessere e apatia, sapendo che in tempi bui Dio può sembrare nascosto, ma non è mai assente dalla nostra vita.
vengono presentate le verita delle fede, tratte dal catechismo della chiesa cattolica, attraverso il diletto della figura". L arte, la grande arte, che e`illuminazione dell animo viene dunque associata alla preghiera e alla meditazione. " sintesi delle verita della fede corredata di immagini: non semplici illustrazioni, ma messaggi spirituali. Seguendo il catechismo della chiesa cattolica propone: - la fede h: il credo; - la fede da: i sacramenti; - la fede chiede: i comandamenti; - la fede prega: la preg hiera. Presenta poi formule di preghiera, in italiano e in latino; formule di verita di fede e norme di vita cristiana; canti in italiano e in latino; il rito della messa, in italiano e in latino.
Della vita di Isacco della Stella si sa talmente poco che il teologo Louis Bouyer lo definì «il grande mistero tra i cistercensi». Inglese di nascita, studiò probabilmente in Francia, dove divenne monaco, prima presso l'abbazia di Cîteaux, in Borgogna, e poi all'abbazia dell'Étoile, nei pressi di Poitiers, della quale nel 1147 fu nominato abate. Alcuni anni prima della sua morte fondò, assieme ad altri monaci, una nuova abbazia sull'isola di Ré, al largo di La Rochelle. Figura rimasta all'ombra dei grandi autori cistercensi della prima generazione, oggi sta lentamente riguadagnando il posto che merita, grazie all'attenzione di diversi studiosi e alla comparsa di numerose traduzioni dei suoi scritti. Autore di cinquantacinque sermoni e di alcuni trattati in forma di lettera, fra i quali il più famoso è senza dubbio il De Anima, Isacco fu capace di fondere in modo mirabile nella sua spiritualità le due prospettive della ragione e del sentimento, che compongono insieme la sostanza e il linguaggio della fede, in una sintesi di grande modernità. Domenico Pezzini ne propone in questo volume una lettura «linguistica», concentrando l'analisi su alcuni sermoni. Una prospettiva che permette di apprezzare la grande versatilità con cui sono affrontati gli argomenti di volta in volta prescelti: dallo scavo di singole parole-chiave raggruppate attorno a un tema, alla profondità condensata in brevi paragrafi, a discorsi più articolati organizzati in due o più sermoni, che nell'insieme formano veri e propri trattati in miniatura di antropologia teologica, teologia della vita comunitaria, mariologia e preghiera. Prefazione di Elias Dietz.
In questo libro sono pubblicati gli atti di un convegno su mons. Luigi Negri che è stato un uomo innamorato di Cristo e della Chiesa e perciò profondamente attento alle esigenze del cuore umano. Queste passioni le ha coltivate fin da giovane seguendo quel grande maestro che è stato per lui don Luigi Giussani, con cui ha condiviso per molti anni la responsabilità di educare e accompagnare tantissimi giovani e adulti nell'esperienza cristiana. Le ha coltivate anche con la profondità di un impegno intellettuale che si è in particolare concentrato sull'approfondimento dei temi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa, di cui è stato un instancabile divulgatore. Le ha coltivate infine come vescovo, sapendo autorevolmente coniugare nel suo compito di pastore i tratti del padre e quelli del maestro, nella fedeltà tenace al magistero.
«È impossibile sintetizzare in poche frasi la vita avventurosa e talvolta drammatica di colui che si definì, umilmente ma sagacemente, “il facchino di Dio” – ha osservato Giovanni Paolo II nell’omelia di beatificazione
di Don Luigi Orione –. Però possiamo dire che egli fu certamente una delle personalità eminenti del secolo XX per la sua fede cristiana apertamente professata e per la sua carità eroicamente vissuta».
Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria) il 23 giugno 1872. Dopo una breve esperienza con Don Bosco, ancora chierico, nel 1892 fondò il primo oratorio e nel 1893 il primo collegio a Tortona. Ordinato sacerdote il 13 aprile 1895, spese tutta la
sua vita nelle opere di carità per la gioventù da educare, per i poveri da servire, per le anime da salvare, con l’unico fine di «unire al Papa e alla Chiesa per instaurare omnia in Christo». Fondò i Figli della Divina Provvidenza, le Piccole Suore Missionarie della Carità, coinvolse i laici nello spirito e nel progetto della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Morì a Sanremo (Imperia) nel 1940. È stato canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2004.
In queste meditazioni Divo Barsotti tratta delle virtù teologali in rapporto con le cosiddette virtù negative: l'umiltà e l'obbedienza. Il dono delle virtù teologali, per realizzare il suo fine - la partecipazione alla vita divina da parte dell'uomo - comporta necessariamente l'esercizio delle virtù negative. Sono queste, infatti, che aiutano l'anima a collocarsi da creatura davanti a Dio, nella verità di un autentico rapporto con Dio. Sta qui il fondamento della vita contemplativa: "Attraverso l'esercizio delle virtù teologali noi ci trasformiamo in Dio... Nella misura in cui tu fai posto a Dio nella fede, nella speranza e nella carità, tu divieni Dio stesso perché Dio vive in te".
«I pagani conoscevano il mito delle "tre Grazie"; noi cristiani conosciamo le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Tre Grazie non mitiche ma reali». Padre Raniero Cantalamessa accompagna i lettori in un percorso di comprensione delle virtù, forte della certezza che non c'è alcun contenuto della fede, per quanto elevato, che non possa essere reso comprensibile a ogni intelligenza aperta alla verità. Le Grazie di Botticelli, rappresentate in copertina, invitano con le loro mani a guardare in alto il cielo. Al pari di esse, anche le tre virtù teologali si tengono per mano perché sono inseparabili. Forte del detto evangelico sulla necessità di tenere insieme "le cose nuove e le cose antiche", questo libro cala le virtù in un presente concreto, fatto di grandi e piccole cose, affinché oltre a conoscerle le si possa esercitare nella quotidianità.
Un autore originale, dal linguaggio ricco, dalla capacità evocativa profonda, dalla ricchezza di contenuti non banale: quello che Carlo Pizzocaro ci offre in questo suo primo libro è una sosta, meditata, presso le soglie della fedeltà, che il Vangelo (ma anche la nostra stessa esistenza, che a esso si intreccia e da esso si lascia guidare) ci presenta: sono le soglie della vita che nasce, della vocazione quando sorge, dell'attesa, del bisogno che bussa, della morte che si apre alla risurrezione. Tutti siamo davanti a queste porte, a questi ingressi che si aprono e si chiudono, come mendicanti di luce. «Se intorno a te caleranno le tenebre dei dubbi e delle paure, rimarrai fedele alla porta?» chiede l'autore: «Se di fronte a te rimarrà un mistero inesauribile, una domanda di salto senza alcuna assicurazione, rimarrai fedele alla porta? Se non potrai più decidere tu i tempi dell'abitare e del viaggiare, se avrai l'impressione di perdere tutto ciò che è tuo, rimarrai fedele alla porta? Quando il Giudice aprirà, quando il Figlio dell'uomo arriverà alla soglia, ti troverà ancora fedele alla porta? Sì, perché solo la fedeltà apre la porta e spalanca l'Incontro».
La fedeltà, la fede, la fiducia rimandano innanzitutto a Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa. Non a caso questo libretto si apre con pagine in cui papa Francesco celebra l'icona mariana come vero e proprio contraltare della società moderna, in cui la fiducia in Dio sembra piuttosto scomparire sempre più, nascosta sotto i luccichii effimeri del potere, del denaro, dello sfruttamento dei deboli. Maria rovescia questa prospettiva poiché parte dall'accoglienza semplice di una richiesta che è, invece, enorme, quella di essere donna che accoglie Dio nel proprio grembo. Nella predicazione del pontefice, il tema della fedeltà alla chiamata trova molti riferimenti e punti di riflessione: su tutti, spiccano due figure del credere, quella di Pietro e quella di Abramo; due uomini che, in modi diversi, si trovano di fronte a una scelta radicale, continuare ad affidarsi a Dio contro ogni evidenza, persino contro ogni speranza. La forza della loro fede viene, come per Maria, dalla consapevolezza di non essere soli, ma radicati nell'unica fede che non viene mai meno: la fede di Dio nell'uomo, nonostante tutto.

