
Come possiamo oggi fare delle esperienze simili a quelle dell’Apostolo delle genti e che cosa ha ancora da dirci la sua teologia? Può Paolo aiutarci a vivere da cristiani nel mondo d’oggi? In quali esperienze vorrebbe introdurci? E qual è per lui l’essenza del cristianesimo? Un approccio “esperienziale”, nello stile concreto e affascinante di Anselm Grün.
Dalla quarta di copertina:
«Non essendo io un esegeta, non sono nelle condizioni di chiarire le discussioni specialistiche su Paolo o di esporre in maniera completa la sua teologia. In questo libro mi limiterò a descrivere le esperienze che stanno alle spalle della sua teologia. E mi domanderò di continuo come oggi possiamo fare delle esperienze simili alle sue e che cosa oggi la sua teologia ha da dirci. Ci aiuta oggi a vivere da cristiani? In quali esperienze Paolo vorrebbe introdurci? E qual è per lui l’essenza del cristianesimo? Egli entrò allora in un mondo ricco di svariate concezioni religiose. Anche oggi noi viviamo in una società multireligiosa. Guardando a Paolo, come possiamo rendere comprensibili le realtà centrali della nostra fede? E, come cristiani, che cosa distingue l’esperienza della nostra fede dall’esperienza religiosa di altri?» (dall’Introduzione).
Recensioni:
Il noto teologo benedettino Anselm Grün ci regala, con questo testo su San Paolo, una ricostruzione dell'esperienza religiosa del grande apostolo che ripercorre e chiarisce in modo esauriente i momenti e i temi fondamentali del suggestivo e potente cammino di fede da lui compiuto. Il proposito di Grün è non solo quello di descrivere le esperienze che stanno alla base della teologia paolina, ma anche di indicare ai credenti i modi attraverso i quali porsi nel solco da essi tracciato per comprendere quale sia l'essenza del cristianesimo. [...] Da queste pagine il lettore potrà ricavare elementi di grande interesse e di forte suggestività per approfondire il proprio cammino di fede.
Maurizio Schoepflin, in Avvenire 28 maggio 2008
Problemi inediti e scottanti di bioetica, fenomeni migratori di massa, crisi ecologica planetaria... Per reagire a questi temi di pressante attualità, la Bibbia può risultare una fonte di ispirazione? Può essere così lungimirante da sollecitare uno stile di azione per i cristiani coinvolti nei dibattiti in corso? A quali condizioni il loro impegno può essere credibile ed efficace?
Anne-Marie Pelletier risponde a queste e altre domande senza giri di parole, basandosi sulla sua profonda conoscenza della Parola rivelata nelle Scritture e sulla sua convinzione che essa sia capace di illuminare potentemente la “crisi dell’uomo” attraversata dalla nostra civiltà, anzitutto ispirando fiducia e inoltre suscitando uno sforzo di intelligenza e discernimento.
In tal modo – e dato che la sapienza biblica vuole essere universale, non riservata a questa o quella osservanza religiosa – la nota biblista d’Oltralpe mostra che la difesa della vita e dell’umanità è una lotta in cui la voce dei cristiani può raggiungere i nostri contemporanei di buona volontà.
Un episodio strano, misterioso, narrato nel Vangelo di Giovanni, funge da filo rosso di questo libro: un personaggio pressoché ignoto, Natanaele, si mostra piuttosto scettico su Gesù, che gli viene presentato come il messia; eppure, non appena questi gli confida: «Ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (Gv 1,48), Natanaele inizia a credere in lui. Perché? Cos’è avvenuto? Chi era davvero la persona seduta sotto il fico? Risponde Candiard: quella persona sei tu, sono io, è ciascuna e ciascuno di noi che sogniamo di vivere finalmente la nostra vita in pienezza.
La nostra vita sociale, intellettuale, amorosa, è sempre e soltanto la ricerca e il perseguimento della vita vera. Fino alla luminosa evidenza che la vita che desideriamo e la vita che Dio vuole per noi sono una cosa sola.
In queste pagine Candiard, esplorando la routine grigia e opaca della quotidianità anonima, ne svela lo sfavillio segreto che è barlume di eternità. Grande lezione – al tempo stesso umile e sapiente, semplice e alta – di spiritualità, sulla scia dei grandi maestri di sempre.
Scegliere di leggere il Libro di Giobbe significa scegliere la via del dolore e della protesta. In questo libro biblico sembra che sia stato proprio Dio a indicare la fecondità di questa via così difficile e sofferta. Giobbe si ribella, protesta, si interroga e interroga Dio riguardo al suo operato fino ad accusarlo di ingiustizia. Egli si dichiara innocente e non comprende perciò la logica del comportamento di Dio. Giobbe parla e parla; Dio tace fino alla fine. Ma è il silenzio di Dio a spianare la strada alla fede che genera la speranza. Meditazione dopo meditazione, il lettore può immergersi nel travaglio del discorso degli uomini sul dolore e sul male e così sperimentare la presenza silenziosa e liberatrice di Dio.
Si può scrivere una storia di Gesù? Gli studiosi di solito dicono di no per il carattere particolare delle fonti su cui la ricerca dovrebbe basarsi (i vangeli), che è insieme teologico nello scopo e frammentario nella narrazione. Ma non si rischia in tal modo di fare di Gesù un personaggio mitico e del cristianesimo un fenomeno inspiegabile? Con uno stile chiaro e accattivante, accessibile a una vasta cerchia di lettori, il libro cerca di trovare un filo conduttore che spieghi nella maniera più convincente lo sviluppo della vicenda di Gesù in Galilea e leghi questa vicenda con la sua condanna a morte a Gerusalemme.
La fonte dei detti di Gesù, chiamata dagli studiosi "documento Q", è uno degli scritti più antichi del cristianesimo. Pur essendo un testo di natura ipotetica che non ha valore canonico, il documento Q ha un grande interesse per la ricerca biblica, non solo perché aiuta a conoscere meglio la formazione dei Vangeli, ma anche perché permette l'accesso alla pratica di vita e alle credenze di uno dei primi gruppi di discepoli di Gesù.
"Non dirlo" è l'ordine che Gesù fa seguire a ogni miracolo che compie, la chiave del segreto di personalità che costituisce la trama della sua avventura terrena. Il Vangelo di Marco è il Vangelo d'azione, il primo, il più breve, il più imperscrutabile. Sandro Veronesi spreme fino all'ultima stilla il succo di questo testo e lo propone nella sua scintillante modernità. Scritto a Roma per i romani, il Vangelo di Marco è, nel racconto di Veronesi, una raffinata macchina da conversione, sintonizzata sull'immaginario dei suoi destinatari e per questo più simile ai film di Tarantino che ai testi con i quali gli altri evangelisti raccontano la stessa storia. È una miniera di scoperte sorprendenti, che riportano il Cristianesimo alla sua primitiva potenza componendo il ritratto di un enigmatico eroe solitario, il cui sacrificio ancora oggi rappresenta uno sconvolgente paradosso: che ci sia bisogno della morte di un innocente per potersi liberare del proprio nulla. Sandro Veronesi ha tratto da "Non dirlo" un monologo teatrale: proprio come il Vangelo stesso la sua destinazione è la comunicazione orale, "da bocca a orecchio, con la fondamentale messa in gioco del corpo e del contatto visivo tra autore e uditore".
In questo libro, essenziale ed esauriente, l’autore, autorevole esperto di Sacre Scritture, spiega innanzi tutto cosa sono i Salmi, la loro struttura poetica, le immagini e i simboli in essi contenuti. Successivamente precisa gli atteggiamenti che i salmi propongono all’uomo per arrivare all’incontro con Dio e i tratti fondamentali, per certi aspetti non sempre di immediata comprensione, con i quali Dio si rivela a noi nei salmi. Infine il libro conclude il suo percorso dando suggerimenti per una lettura cristiana dei salmi, recepiti pienamente come preghiera della Chiesa nella Messa e nella “Liturgia delle Ore”, utilizzata come forma di preghiera comunitaria o singola non solo da preti e consacrati, ma anche da un numero sempre crescente di laici.
Questo testo, apparso per la prima volta nel 1999 con il titolo “Il grembo di Dio”, resta un classico sul tema della Misericordia, tema centrale di tutta la rivelazione biblica. L’autore sviluppa questo argomento con rara sensibilità, riuscendo a coniugare sia la sua scienza di esperto biblista sia l’esperienza di pastore. Il libro descrive i segni della misericordia di Dio così come emergono dai passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, per poi esporre ciò che la Bibbia dice a proposito della misericordia che l’uomo deve nutrire verso il suo prossimo.
Paolo VI nel 1971 li aveva esclusi dalla recita del breviario, insieme ad alcuni versetti altrettanto “imbarazzanti”: sono i salmi 58, 83, e 109, i cosiddetti “salmi imprecatori” che innalzano a Dio invocazioni di vendetta e rivalsa contro i nemici. L’autore, autorevole biblista, ripropone il delicato problema della presunta “incongruenza cristiana” di questi salmi e più in generale del rapporto tra la spinta violenta dell’uomo e l’invocazione a Dio. Se, perché, come (e quando) recitare questi salmi è il tema sviluppato dall’autore, tenendo sullo sfondo il contesto storico-biblico e di questi testi e l’enorme attuale risonanza rispetto al problema della violenza.
Il testo si presenta come un "commento spirituale" ai capitoli 5-7 del Vangelo di Matteo: la spiegazione del brano evangelico al centro della meditazione (che si appoggia a testi "scientifici" senza entrare in tecnicismi) è poi seguita da spunti di attualizzazione.
Un libro per introdurre i laici alla lettura e alla preghiera dei salmi, spesso ritenuto compito esclusivo di preti e consacrati. E' l'occasione per l'autore di rivalutare così anche il ruolo dei credenti laici, normalmente presenti con le incombenze di tutti nella vita quotidiana e proprio per questo più adatti a "riscoprire nella Parola le parole per il mondo e spiegare a tutta la Chiesa come si possa parlare di Dio nel pieno centro del villaggio" .