
Descrizione dell'opera
«La parola di Dio ci raggiunge attraverso la mediazione umana e non allo stato puro, cioè nell’esperienza e nella testimonianza umana limitata. La Bibbia è, al tempo stesso, di Dio e dell’Uomo, perché è il risultato del loro incontro» (dall’Introduzione). Nel concreto questo significa che il carattere eterogeneo della Scrittura – negli autori, nelle epoche, nei generi letterari, negli stili, nei linguaggi e nelle immagini – costringe alla fatica dell’ermeneutica chiunque si accosti alle sue pagine.
L’opera tenta di rispondere alle difficoltà del lettore contemporaneo di fronte alle diverse interpretazioni dei testi biblici. Presenta quindi i principali modelli di interpretazione biblica: il modello della tradizione (la proclamazione ecclesiale), quello storico-critico (la ricerca dell’autore e del testo nel suo contesto), quello strutturale/semiotico (il testo come si presenta), narrativo (il processo di comunicazione tra testo e lettori), esperienziale (limitatamente all’ermeneutica femminista). Ogni capitolo studia un modello d’interpretazione e i suoi metodi, e fa il punto anche sull’attuale dibattito tra gli specialisti della materia.
Sono infine proposte alcune opzioni di lettura che consentono ai lettori di scoprire la Bibbia come Scrittura viva.
Sommario
Avvertenza al lettore. Introduzione. 1. L’invito al viaggio. Tra testo e lettori. 2. Il modello kerygmatico. Il Cristo coricato nelle fasce. 3. Il modello storico. Il testo come frutto della storia. 4. Il modello strutturale/semiotico. Il testo come spazio di relazioni. 5. Il modello narrativo. Il testo come storie. 6. Il modello esperienziale. L’interprete come chiave di lettura. Conclusione: Per una lettura che non rinuncia né alla fede né alla ragione. Postludio: A guisa di eredità, un tesoro e un campo. Bibliografia.
Note sull'autrice
Elisabeth Parmentier è docente di teologia pratica alla Facoltà di Teologia protestante di Strasburgo. Ha pubblicato Les Filles prodigues. Défis des théologies féministes, Labor et Fides, Ginevra 1998.
La tradizione ebraica presenta la storia di Abramo come una serie di dieci prove divine che gli consentono di apprendere l'obbedienza e di diventare un uomo di fede. Questo disegno, che non emerge direttamente dal testo della Genesi, ma prende forma nel midrash, indica un elemento fondamentale della narrazione biblica: la presenza di YHWH in tutto il percorso del patriarca, da quando lascia la sua terra fino all'incontro sulla montagna del sacrificio.L'esegesi classica non avrebbe mai colto questa costante dal momento che affida gli elementi unificanti della storia di Abramo al filo rosso delle due grandi promesse divine che riguardano la discendenza e la terra. In realtà, ciò che unisce profondamente gli episodi a volte diversi di questa storia è il rapporto che YHWH intesse pazientemente con Abramo; è al cuore di questa relazione che il patriarca acquisisce gradualmente la sua consistenza umana e spirituale apprendendo il significato della spoliazione.
˛ˇ I l l i b r o
C o n q u e s t o v o l u m e i n i z i a i l c o m m e n t a r i o a i l i b r i d i G i o s u Ë , G i u d i c i , S a m u e l e e R e c h e g l i e b r e i c o n o s c o n o c o m e P r o f e t i a n t e r i o r i e c h e l a s c i e n z a b i b l i c a m o d e r n a Ë s o l i t a d e s i g n a r e c o m e S t o r i a d e u t e r o n o m i s t a , a m o t i v o d e l l o r o s t r e t t o r a p p o r t o c o n i p r i n c i p i t e o l o g i c i d e l D e u t e r o n o m i o . I l l i b r o d i G i o s u Ë h a u n g r a n d e i n t e r e s s e t e o l o g i c o ; i n e s s o s i r e a l i z z a l a p r o m e s s a f a t t a a i p a t r i a r c h i d i u n a t e r r a p e r i l o r o d i s c e n d e n t i , m a s i p r e v e d e a n c h e l a p e r d i t a d i q u e s t a t e r r a b u o n a c o m e c a s t i g o p e r l i d o l a t r i a . D i c o n s e g u e n z a Ë c o m e l a p i e t r a a n g o l a r e d e l g r a n d e a r c o c h e s i s t e n d e d a l l a G e n e s i f i n o a l s e c o n d o l i b r o d e i R e . D a l p u n t o d i v i s t a l e t t e r a r i o o f f r e a l c u n i d e i r a c c o n t i p i ˘ f a m o s i d e l l a s t o r i a b i b l i c a : l i n v i o d e l l e s p i e a G e r i c o , i l p a s s a g g i o d e l f i u m e G i o r d a n o , l a c a d u t a m i r a c o l o s a d e l l e m u r a d i G e r i c o , l a s s e m b l e a d i S i c h e m n e l l a q u a l e i l p o p o l o s i i m p e g n a a s e r v i r e Y a h v È . A n c h e a l t r e s t o r i e m e n o c o n o s c i u t e h a n n o u n g r a n d e i n t e r e s s e : i l s a c r i l e g i o d i A c a n e l a c o s t r u z i o n e d i u n a l t a r e s u l l e s p o n d e d e l G i o r d a n o s o n o a l c u n e d i q u e s t e . I n o l t r e i l l i b r o d ‡ u n a g r a n d e i m p o r t a n z a a l l a g e o g r a f i a c o n m o l t e i n f o r m a z i o n i s u i t e r r i t o r i d e l l e v a r i e t r i b ˘ , i l o r o c o n f i n i g e o g r a f i c i e l e p r i n c i p a l i l o c a l i t ‡ . T u t t o c i Ú r e n d e i l l i b r o d i G i o s u Ë u n o p e r a m o l t o c o m p l e s s a c h e e s i g e d a p a r t e d i c h i l a c o m m e n t a u n a s e n s i b i l i t ‡ l e t t e r a r i a e t e o l o g i c a u n i t a m e n t e a u n a g r a n d e p r e o c c u p a z i o n e p e r i l d e t t a g l i o c o n c r e t o . J O S … L U I S S I C R E ( C a d i c e 1 9 4 0 ) , g e s u i t a , Ë d o t t o r e i n S a c r a S c r i t t u r a ( P o n t i f i c i o I s t i t u t o B i b l i c o d i R o m a ) . E p r o f e s s o r e o r d i n a r i o n e l l a F a c o l t ‡ d i T e o l o g i a d i G r a n a d a d o v e i n s e g n a L i b r i S t o r i c i e L i b r i P r o f e t i c i . E p r o f e s s o r e i n v i t a t o a l P o n t i f i c i o I s t i t u t o B i b l i c o d i R o m a d o v e h a t e n u t o c o r s i d i t e o l o g i a d e l l A n t i c o T e s t a m e n t o e d i e s e g e s i e a l l a F a c o l t ‡ d i T e o l o g i a d i S a n M i g u e l a B u e n o s A i r e s ; h a i n s e g n a t o a n c h e i n E l S a l v a d o r e i n B r a s i l e . D a l 1 9 9 8 Ë d i r e t t o r e d e l l A s s o c i a z i o n e B i b l i c a S p a g n o l a . L e E d i z i o n i B o r l a h a n n o p u b b l i c a t o : I p r o f e t i d I s r a e l e e i l l o r o m e s s a g g i o , 1 9 8 9 ; P r o f e t i s m o i n I s r a e l e , 1 9 9 5 ; i n c o l l a b o r a z i o n e c o n L . A l o n s o S c h ˆ k e l : I P r o f e t i , 1 9 9 6 ≥ ; G i o b b e , 1 9 8 5 .
«Comprendiamo a che cosa serviva questo testo nella comunità o nelle comunità che l'hanno visto nascere? Possiamo determinare il modo in cui questo testo giocava esattamente e funzionava nei riguardi dei primi ascoltatori?» (dalla Prefazione). Sono queste le grandi domande che p. Standaert pone a proposito del Vangelo di Marco, in un commentario che è frutto di quindici anni di lavoro.
A suo modo di vedere, sul piano letterario il testo contiene tutti i segni distintivi che ne fanno un discorso convenzionale e un'azione drammatica, la quale richiede di essere proclamata in una sola volta, d'un fiato. L'ipotesi guida della sua lettura è la seguente: Marco veniva letto durante la notte pasquale cristiana, nella veglia fra il sabato e la domenica. I suoi destinatari erano una comunità mista, a maggioranza di gentili. Per alcuni nuovi membri della comunità tale notte era il punto d'approdo della propria iniziazione: al termine della lettura integrale del racconto evangelico venivano battezzati e partecipavano per la prima volta al banchetto eucaristico.
La prima parte del commentario affronta la sezione che va dall'inizio fino a 6,13, in cui Marco propone una specie di dossier su Gesù.
Prefazione. Introduzione. Alcuni presupposti per la lettura. Il Prologo. Marco 1,1-13. LA NARRATIO: MC 1,14-6,13. Primo dittico: Mc 1,14-15.16-20. La prima grande sezione della narratio: Marco 1,21-3,6. Cinque controversie. Marco 2,1-3,6. Secondo dittico. Gesù e l'istituzione dei Dodici. Mc 3,7-12.13-19. La seconda grande sezione della narratio: Marco 3,20-5,43. Il discorso parabolico: Marco 4,1-34. Fine della seconda sezione della narratio. Marco 5,1-43. Terzo dittico e conclusione della narratio: Mc 6,1-13.
BENOÎT STANDAERT osb, monaco benedettino di St. André di Bruges, è attualmente uno dei massimi esegeti del Nuovo Testamento. Unisce grande acume spirituale a una profonda conoscenza delle lingue e degli ambienti biblici.
Descrizione dell'opera
Tra le lettere paoline, la Seconda ai Corinzi è ritenuta quella più personale per l’appassionato coinvolgimento dell’Apostolo che si coglie tra le righe. Vi si percepisce infatti lo zelo per l’annuncio del vangelo, il desiderio di scrivere nei cuori dei destinatari parole di salvezza, affinché essi siano resi partecipi con la grazia dello Spirito Santo della novità dell’amore trinitario di cui Paolo si sente ambasciatore e servo.
Come per le altre lettere, è tuttavia difficile cogliere il contesto storico e socio-culturale in cui il testo è maturato. Il volume tenta di ricrearlo per poter decifrare il messaggio dell’Apostolo: i rapporti tra Paolo e la comunità di Corinto segnano infatti ogni riga dello scritto. La teologia della lettera è stata individuata dal commentatore in tre grandi temi: il contesto trinitario, il ministero apostolico, il servizio nella comunità della nuova alleanza.
Sommario
Introduzione. 1. Corinto. 2. Paolo a Corinto. 3. La Seconda lettera ai Corinzi. Commento. Il saluto e la benedizione (1,1-11). Prima parte (1,12-7,16): l’identità dell’apostolo. 1. Il vanto di Paolo e i rapporti con i Corinzi (1,12-2,13). 2. L’autenticità del ministero di Paolo (2,14-7,13). 3. Il clima di fiducia e comunione tra Paolo e i Corinzi (7,4-16). Seconda parte (8,1-9,15): la colletta da inviare a Gerusalemme. 1. Appello alla comunità di Corinto per la colletta (8,1-24). 2. Lo scopo della missione e il significato teologico della colletta (9,1-15). Terza parte (10,1-13,10): Paolo e gli avversari. 1. Le accuse (10,1-18). 2. Il confronto con i super-apostoli (11,1-21). 3. La debolezza dell’apostolo (11,22-12,10). 4. Il comportamento di Paolo e di Tito (12,11-18). 4. Il prossimo viaggio pastorale (12,19-13,10). La conclusione epistolare (13,11-13). Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Giacomo Lorusso (Gravina in Puglia - BA 1959), presbitero della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle fonti, insegna esegesi biblica presso la Facoltà Teologica Pugliese. Ha pubblicato il volume Il ministero pasquale in 2Cor 1-7 (Roma, 2001) e articoli a carattere esegetico su varie riviste. È membro del comitato di redazione della Rivista di Scienze Religiose.
Il quarto Vangelo, comunemente attribuito a Giovanni, costituisce fin dalle origini un riferimento fondamentale per il discorso cristiano, ma basandosi solo su di esso può risultare difficile riuscire a dialogare con ebrei, musulmani, buddhisti o agnostici. Per questo, Benoît Standaert pone al testo tre domande: la prima è di natura letteraria e riguarda l'organizzazione del quarto Vangelo, la sua composizione e la sua finalità; la seconda ruota attorno alla sua storicità e all'affidabilità del suo autore; la terza cerca di indagare la possibilità di un dialogo con chi non è cristiano. Questo studio analizza dunque da vicino la forza e la debolezza, la bellezza ma anche i limiti del Vangelo di Giovanni proprio sul piano della relazione con chiunque pensi diversamente da esso o dalla tradizione che ha voluto trasmettere. La conclusione dovrebbe condurci a una maggiore ammirazione per ciò che l'editore giovanneo ha prodotto come opera letteraria e teologica, ma anche a una maggiore vigilanza riguardo ai rischi che può portare una lettura non critica del testo.
La Bibbia è un libro che ha segnato e segna la vita collettiva e personale di una parte immensa dell’umanità: suscita rispetto e ammirazione, provoca curiosità appassionata, comunque non lascia indifferenti coloro che desiderano avvicinarla. Da oltre 25 secoli la Bibbia illumina l’orizzonte dell’umanità mantenendo sempre intatta la sua attualità. Questo libro, sempre vivo e attuale, appartiene a un’epoca storica lontana, a una visione del mondo circoscritta e datata, a un orizzonte culturale ea lingue diverse dalle nostre.
Con questo volume si intende aiutare a riscoprire la preghiera dei Salmi come preghiera insostituibile per ogni cristiano. Cristo stesso, sappiamo, pregava i Salmi e li conosceva perfettamente. Perfino sulla croce si congedò dal mondo con le parole del Sal 22.
Viene qui proposta la lettura integrale del libro dei Salmi, anche di quelle parti oggi espunte ma che rimangono pur sempre parola di Dio. Il commento vuole aiutare il lettore a penetrare il significato del libro, a comprenderne le modalità espressive, per noi a volte distanti, perché l’espressività semitica è molto differente da quella greco-latina.
La divisione del testo per argomenti (o generi letterari) e la sintesi aiutano a comprendere non solo il linguaggio ma anche le modalità della preghiera salmodica: ora di supplica, di ringraziamento, di lode. Con il salmista apprendiamo che cosa e come chiedere e quali le istanze spirituali ed esistenziali indispensabili per qualsiasi credente, non solo per il cristiano.
L’attualità del libro sta nella modalità di presentazione del commento. Seguendo le indicazioni della Dei Verbum, per ogni salmo viene fornita al lettore la possibilità di comprendere espressioni semitiche e frasi idiomatiche attraverso note esplicative con spiegazione in glossa o commentate.
La seconda parte del commento guida invece il lettore alla comprensione di tutte le singole parti della composizione e del pensiero centrale che il salmo intende trasmettere.
Il salterio è come il libro dell’anima, perciò oggetto continuo di «verifica» se lo si fa proprio.
Destinatari
Per tutti i cristiani. L’apparato critico in appendice è indirizzato non solo agli addetti ai lavori ma anche chi conosce un po’ di ebraico. La resa dell’emendamento in retroversione mette in chiara evidenza la proposta di vocalizzazione.
Autore
Benedetto Piacentini.
Fedeli allo stile di Cesario, le 19 Omelie del Commento all’Apocalisse fondono contributi e suggestioni che il vescovo di Arles trasse da Padri diversi attraverso una rielaborazione che conduce sempre a una nuova, originale, riflessione. Molto attento alla problematica liturgico–sacramentale e alle sue implicazioni pastorali, il Commento tralascia la lettura storico–millenaristica di Apocalisse (il quando e il come degli eventi narrati nello scritto), sottolineandone invece il simbolismo in una chiave che, anche passando per il richiamo penitenziale, ha a cuore di delineare un itinerario di salvezza.
Il volume guida il lettore in un percorso attraverso la storia e la produzione letteraria di Israele dal I millennio a.C. al II secolo d.C., per ricostruire le circostanze sociali, politiche e culturali in cui hanno avuto origine i testi poi riuniti nelle Scritture ebraiche e cristiane. La nascita dei libri biblici si colloca fin dall'inizio entro un più vasto campo di tradizioni e interpretazioni: essi si sono costituiti e sono stati accolti dalle rispettive comunità come esito della ricezione di tradizioni orali e di scritti precedenti, ripresi, riformulati e commentati. Il "canone", che ci si presenta oggi nella sua forma rigidamente definita, è risultato di un processo di selezione e del confronto continuo con una letteratura più ampia, ricca e varia per forma e profilo teologico. Il principio alla base di questa ricognizione storico-critica è che la Bibbia ebraica e quella cristiana non possono essere adeguatamente comprese l'una senza l'altra, perché condividono un processo di formazione unitario. Ripercorrerlo significa gettare una luce nuova sulle relazioni secolari tra ebraismo e cristianesimo e sulla loro storia che è anche, fin dalle origini, storia dell'interpretazione della Bibbia.

