
Quando ci fa pregare, la Chiesa ci mette in mano più spesso i salmi del Vangelo. E con una buona ragione, perché essi sono Vangelo pregato. Ci restituiscono un alfabeto, un linguaggio in cui articolare l’indicibile dialogo, dal mortale al Vivente, attraverso cui la vita divina, filiale s’incarna in noi. Si tratta allora di lasciarci riappropriare dai salmi, più ancora che di riappropriarcene. Ecco il senso di questo libro, i cui saggi rispecchiano un avvicinamento al tempo stesso esegetico, teologico e spirituale alla preghiera dei salmi. Facendo memoria dei suoi settant’anni, la Comunità monastica benedettina di Viboldone ha voluto convocare amici e vicini a gustare il dono del Salterio. Biblisti, monaci, uomini e donne di preghiera si sono alternati – in una quindicina di incontri – per suggerire piste praticabili di preghiera propria, personale e comunitaria, di cui il Salterio è l’anima infuocata e la grammatica insuperabile.
Secondo un approccio di studio ormai affermatosi sulla scena internazionale, e ben rappresentato anche nel contesto biblico italiano, il Salterio non appare più come un’antologia di singoli poemi classificabili secondo diversi generi letterari, affastellati piuttosto casualmente, ma si configura come una biblioteca organica, una sorta di grande breviario che al proprio interno ospita ulteriori raccolte, maggiori e minori, delineando percorsi di preghiera sempre nuovi e di straordinaria ricchezza.
La speranza affidata a questo libro a più voci è che esso possa offrire un solido supporto biblico, spirituale e pastorale per chiunque abbia a cuore la pratica e l’istruzione nella «via della vita», per pregare e vivere «con questo libro nelle viscere».
Bruno Maggioni rappresenta una delle figure di spicco nel panorama dell'esegesi italiana. La sua ampia produzione contempla contributi di carattere pastorale, ma pure preziosi saggi scientifici. A distanza di qualche anno la loro lettura mostra ancora la robustezza del suo pensiero e l'attualità dei temi trattati. Leggere i suoi saggi è sempre un utile esercizio di come l'esegesi s'interroghi in profondità sui testi, ma giunga a conclusioni teologiche che toccano la vita cristiana. C'è una chiave di lettura del Quarto Vangelo? Che cosa si può dire a proposito dei ministeri nel tempo del Nuovo Testamento? Che cosa significa amare il prossimo? Come si delinea la ricerca di Gesù nel Vangelo di Giovanni? Quale dialettica tra fede e incredulità nel Vangelo di Marco? Il Nuovo Testamento parla del Dio trinitario? A queste e altre domande rispondono i saggi esegetici qui ripubblicati per venire incontro al desiderio di leggere testi altrimenti ormai difficilmente reperibili.
Il commento al Vangelo di Giovanni, nel suo significato teologico e spirituale, nei dialoghi tra Gabriella Caramore, dal 1993 autrice del programma di cultura religiosa "Uomini e Profeti" di Radio Rai, e Paolo Ricca. Dialoghi che mostrano la perenne attualità dei versetti dell'evangelista.
DESCRIZIONE: L’«amore di Dio», in virtù dell’ambivalenza del genitivo (soggettivo o oggettivo), può indicare tanto il chinarsi dell’alto verso il basso proprio dell’agape divina, quanto il dirigersi del cuore umano verso il proprio Signore.
Il comando di amare rivolto dal Signore al proprio popolo ha un riferimento, antico e pregnante, al linguaggio della politica del Vicino Oriente e soprattutto, come sempre quando si evoca un patto, il soggetto interessato è collettivo.
È altrettanto certo che un mal diretto amore di Dio può andare contro l’uomo: da sempre la valutazione del martirio, anche quando si tratta di una violenza subita, è posta su un sottile crinale in cui pochissimo spazio la separa dal primato di un amore di Dio che dovrebbe riuscire a valere più del sangue versato. Tuttavia questo martirio è tutt’altra cosa dalla declinazione dello pseudo-martirio terrorista, ma anche nell’aberrazione resta traccia di un’ambivalenza più antica: nei Maccabei si manifesta la resurrezione dei morti come l’unico premio adeguato per chi offre al Signore la vita del proprio corpo; nell’islam si prospetta l’immediato godimento paradisiaco offerto allo shahid; nel cattolicesimo la canonizzazione del martire avviene in virtù del suo stesso morire.
Nella moderna coscienza occidentale si avverte però in modo profondo la falsità di ogni preteso amore di Dio che, sotto qualunque aspetto, vada a scapito dell’uomo. Non vi può essere vero amore di Dio quando, nel nome del Signore, si va contro gli esseri umani: «non c’è altro comandamento maggiore di questo» (Mc 12,31).
SAGGI DI : Paolo De Benedetti - Benedetto Carucci Viterbi - Khaled Fouad Allam - Moshe Idel -Fabrizio Lelli - Giuseppe Lorizio - Amos Luzzatto - Stella Morra - Anne-Marie Pelletier - Paolo Ricca - Francesco Rossi de Gasperis - Jean-Louis Ska - Piero Stefani - Alberto Ventura.
Siamo in grado di definire ciò che normalmente chiamiamo ebraismo? Sotto questo nome, di fatto, si cela una realtà complessa, una piccola etnia in via di sviluppo nel più ampio mondo mediterraneo che, fra il I sec. a.e.v. e il IV e.v., è lo scenario di una rete di interazioni culturali il cui principale interlocutore fu l'impero romano. Un contesto all'interno del quale prendono forma i rapporti fra Gerusalemme e Roma e gli effetti stessi della diaspora. Si tratta di un confronto tra cultura ebraica e civiltà romana che nella storia ha preso i nomi di ortodossia e deviazione, ellenizzazione, giudaismo normativo... In queste pagine si cerca di comprendere tale confronto - perlopiù trattato come scontro - alla luce di una storia delle culture che ceda il passo a categorie interpretative più costruttive quali acculturazione, adattamento, assimilazione.
Che cosa si intende per "ebraistica" o "giudaistica", in tedesco Judaistik? Se la disciplina va sempre più diffondendosi, questo testo è uno dei pochi strumenti in grado di offrire una sintesi complessiva: se ne illustrano le linee essenziali, così da orientare il lettore fra la poliedrica storia e i molti temi, presentando i testi fondativi del giudaismo - Bibbia ebraica, Talmud, midraim, senza dimenticare i rotoli di Qumran - e il contesto storico nel quale sono stati redatti. Si propone qui una moderna introduzione che mette a disposizione, dei più e meno esperti, i presupposti fondamentali per accostare la multiforme identità del giudaismo, attraverso gli eventi e le svolte delle diverse epoche della storia ebraica, le sue principali tendenze spirituali e gli sviluppi letterari. Un manuale di riferimento.
È il Natale del 1927, quando Alcide De Gasperi, dalle carceri romane di Regina Coeli, lega immagini delle terre della Palestina del primo Novecento ritagliate dalla rivista americana «The National Geographic Magazine» alle parole dei profeti, per raccontare la storia di Gesù alla primogenita Maria Romana, di soli quattro anni, cercando di consegnare l'atmosfera di luoghi e tempi dove visse il Salvatore del mondo. «Così nelle fotografie di questo album sono i pastori della Palestina del 1900 che ci propongono la figura del Nazareno e ci aiutano a credere che fosse passato duemila anni fa per le loro strade. Mio caro padre, attraverso le immagini di questa terra mi raccontavi la storia della tua fede, quella che ti aveva sostenuto nella lotta per la libertà del tuo popolo. Mi insegnavi cosa è la lealtà, il coraggio di sostenere le proprie idee, la fiducia nella giustizia e nella carità che avevano sempre illuminato la tua strada». (Maria Romana De Gasperi)
Re, saggio e architetto, e, più tardi, mago, profeta, esorcista e compositore, Salomone è una delle figure più complesse e famose della letteratura antica. Se le sue immagini più familiari sono ispirate da ciò che racconta di lui la Bibbia ebraica, meno conosciute sono le tradizioni su Salomone elaborate dal giudaismo rabbinico e i ricchi ricami narrativi costruiti dai Maestri ebrei. Le pagine di questo libro offrono per la prima volta al lettore italiano leggende rabbiniche tradotte dall'ebraico o dall'aramaico - oltre a tre saggi introduttivi che inquadrano la figura e la recezione di Salomone. Radicate nell'antico folklore di Israele, sono allo stesso tempo innovative perché forniscono nuove interpretazioni e prospettive sia degli episodi biblici sia dei loro protagonisti.
A più di trent'anni dalla pubblicazione dell'opera di Gabba e in un momento di rinnovato interesse per l'epigrafia giudaica antica, Laura Boffo propone una nuova edizione dell'opera, interamente rifatta e notevolmente aumentata. Nelle 45 epigrafi qui raccolte si delinea un quadro del giudaismo ellenistico romano nelle sue attività profane e culturali a contatto con culture, mentalità, regimi diversi. L'esame storico di questi tra i maggiori e più celebri testi epigrafici dell'età dei Maccabei del Nuovo Testamento (protagonisti ne sono i Maccabei stessi, gli Oniadi, gli Erodi, Pilato, Gesù, Paolo), rivela quanto importanti siano queste fonti sia per la storia del giudaismo e del cristianesimo sia per la stessa esegesi dei testi biblici.
Questa raccolta di saggi guidata da Philip Esler fa per così dire il punto della ricerca sugli scritti dell'Antico Testamento esaminati nella prospettiva delle scienze sociali, dall'antropologia e l'antropologia sociale all'etnologia, dagli studi sul rito e gli stati estatici all'organizzazione sociale e politica delle società antiche, dalla linguistica alla narratologia. Intento dell'opera è mostrare come il ricorso alla strumentazione fornita dalle scienze sociali sia preferibile all'approssimazione di pregiudizi e assunti che conseguono da concezioni acritiche del funzionamento delle culture, in particolare quelle antiche, e che sono di serio ostacolo alla comprensione dell'Israele antico nei diversi contesti culturali del tempo. In quest'ottica la metodologia delle scienze sociali dà prova della propria utilità euristica a integrazione proficua dell'applicazione dei metodi comunemente in uso nella critica biblica, dalla filologia e la critica storica allo studio delle tradizioni e delle forme letterarie dei testi dell'Antico Testamento.

