
Ambiguo e contraddittorio almeno quanto scettico e disperato, Qohelet sembra scoraggiare ogni tentativo di commento, a maggior ragione tradizionale, soprattutto se volto alla ricerca di una precisa coerenza interna che ne difenda l'autorevolezza testuale. Il carattere provocatorio di questo libro biblico così spesso incompreso e svalutato nonché la sua saggezza non di rado iconoclasta sembrano piuttosto invitare allo scontro critico e all' opposizione, nel tentativo di arginarne gli elementi più problematici. Per William P. Brown, tuttavia, un commento fedele all'essenza di "Qohelet" deve porsi lungo una sottile linea di dialogo tra una spiegazione del testo che non debba necessariamente difenderlo e una critica che non lo rifiuti in toto, lasciando che esso diventi fonte di interrogativi che stimolano la riflessione esistenziale e teologica.
Sono riuniti in un unico volume articoli che, nel corso degli anni, hanno arricchito la ricerca sulle lettere paoline di Stefano Romanello. «Il frutto più evidente di questa pubblicazione è quello di mostrare come la riflessione teologica dell'apostolo Paolo sia inseparabile dai mezzi retorici con cui si esprime. Come egli stesso dice nella sua introduzione, "La retorica non è un metodo da assolutizzare, ma è una tappa del processo esegetico su lettere paoline. Al contempo ne è la tappa decisiva, in quanto permette di illustrarne l'intento comunicativo che ne ha governato la scrittura"» (dalla prefazione).
La Lettera ai Romani è lo scritto che, dopo i Vangeli, ha esercitato una più profonda influenza sulla cultura religiosa occidentale. Al suo centro vi è il grande tema della libertà del cristiano, presentata come il presupposto di una nuova idea di religione. In questo volume Schmithals evidenzia la portata innovatrice dell’epistola analizzando la funzione che essa doveva assolvere nella Chiesa antica, soprattutto per quanto riguardava la questione fondamentale dei rapporti tra cristianesimo e giudaismo.
Paolo indirizza infatti il suo scritto dottrinale ai cristiani di Roma. In esso egli espone il tema dell’universalità della giustizia per fede, e illustra gli elementi specifici del suo messaggio: se la fede porta la giustizia di Dio a tutti i popoli, senza alcuna distinzione, i cristiani di origine pagana non hanno nessun bisogno di rompere con i loro connazionali, di porsi sotto la legge ebraica e di raccogliersi nelle sinagoghe.
L’intento di Paolo è di conquistare i pagani «timorati di Dio» e, dopo aver posto fine a quella che considera una loro eccessiva disponibilità nei confronti del giudaismo, di riunirli in una comunità di cristiani di origine pagana che si richiami al vangelo paolino.
Nell’interpretazione di Walter Schmithals – uno dei rappresentanti più insigni dell’esegesi tedesca contemporanea – diventa chiaro perché non è esagerato affermare che senza la Lettera ai Romani la diffusione del cristianesimo nel mondo antico avrebbe avuto una storia totalmente diversa.
L'AUTORE
WALTER SCHMITHALS, teologo, è rettore della Kirchliche Hochschule di Berlino. Il suo ultimo volume, pubblicato nel 2004, si intitola Paulus, die Evangelien und das Urchristentum [Paolo, i Vangeli e il cristianesimo primitivo].
Este libro pretende ser un recurso práctico para los estudiantes que desean avanzar en su conocimiento del griego del Nuevo Testamento, más allá del nivel introductorio. En la discusión de cada tema gramatical, se ofrece una breve explicación seguida por varias citas textuales que ilustran el uso lingüístico examinado. La selección de materiales y la forma de presentación son el fruto de la experiencia del autor en su enseñanza del griego ático y koiné en diversos entornos académicos. Esperamos que cualquier beneficio que puedan obtener aquellos que usen este manual proporcione una confirmación adicional del valor del análisis gramatical preciso y bien informado en la compleja tarea de la exégesis bíblica.
"Rispondendo a Dio, disse Giobbe: "So che puoi tutto, e che nessun pensiero ti è nascosto. Chi v'è, che privo di sapienza trascura il tuo consiglio? E certo io ho parlato malamente, e di cose troppo più grandi del mio sapere. Ascoltami, e parlerò; ti interrogherò, rispondimi. Ti udii già con l'orecchio, ora ti ho visto con gli occhi; per questo mi riprendo, e fo penitenza sulla brace e sulla cenere"".
È un lavoro interdisciplinare, che utilizza tutte le fonti di conoscenza disponibili per affrontare il difficile tema della scrittura e della storicità dei Vangeli. Un grande contributo a questa investigazione viene dallo studio scientifico e brillante delle opere di Maria Valtorta.
L’argomento del presente libro è quello della datazione e attribuzione dei Vangeli canonici, la cui storicità, che comporta la verità storica degli eventi narrati è stata apertamente messa in dubbio nel secolo XIX. In particolare, è stato messo in dubbio che fossero stati scritti da testimoni oculari degli eventi narrati e che risalissero ai primi decenni dopo la crocifissione di Gesù, nonostante i molti documenti storici rinvenuti, tra i quali i frammenti di papiro molto antichi che potrebbero risalire anche a poco dopo il concilio di Gerusalemme dell’anno 49. Gli scritti di Maria Valtorta possono aiutarci in questo sforzo esegetico. E al di là delle tante informazioni di carattere storico, la lettura delle sue pagine davvero «innalza la mente a Dio, nutre l’animo e promuove la vita interiore».
Il punto di partenza di questo profilo di san Paolo consiste nell’idea che il nesso tra esperienza di vita ed elaborazione teologica sia assolutamente fondamentale per comprendere la complessa personalità e l’opera dell’apostolo, considerato a ragione come il «fondatore» del cristianesimo. Il percorso di Klaus Berger – uno dei più importanti studiosi tedeschi di teologia neotestamentaria di area protestante – si snoda dunque intrecciando la narrazione della vita di Paolo all’esposizione del suo pensiero teologico attraverso le lettere, il contesto in cui esse furono scritte, i loro destinatari. Nelle lettere prende corpo un pensiero filosofico e teologico che ha lasciato un segno profondo nella storia della teologia cristiana. Il concetto di «pericolo» e quello di «chiamata» rappresentano i due punti chiave dell’esposizione di Berger. Quella dell’apostolo Paolo è stata tutt’altro che una vicenda biografica lineare, vista la sua ascendenza ebraica, la sua formazione culturale e religiosa alla scuola dell’ebraismo rabbinico all’interno del contesto culturale e storico dell’ellenismo. «Chiamata» e «pericolo» sono concetti antitetici, che esprimono una forte tensione, quella che segna la vita e l’opera dell’apostolo. Il pericolo è connesso precisamente ai trascorsi di Paolo, alla sua formazione originaria. Si tratta ovviamente di un passato che continua a far sentire la sua presenza nella biografia personale, spirituale e intellettuale dell’apostolo: è il suo passato giudaico che pesa sul suo nuovo orizzonte cristiano; la chiamata rappresenta invece il futuro, il percorso attraverso il quale si realizzerà la prospettiva della nuova salvezza. La precisione e il rigore dell’argomentazione si sposano con il ritmo narrativo della ricostruzione biografica, e fanno di questo libro uno strumento utilissimo per comprendere i temi della riflessione cristiana dei primi secoli che hanno influenzato il pensiero teologico cristiano e la riflessione filosofica dell’Occidente.
Alcuni fra i maggiori studiosi della Sindone, coordinati dalla professoressa Marinelli hanno fatto confluire in questo volume i risultati delle loro idagini più recenti. Si ridefinisce così, dal punto di vista storico e scientifico, il mistero del Sacro Lino che si svela sempre più come il reperto più importante della vicenda cristiana, la reliquia lasciata da Cristo nel Sepolcro di Gerusalemme. Completano il volume alcune meditazioni sindonologiche di Orazio Petrosillo (1947- 2007).
Una straordinaria presenza ammantata di mistero: così si pone la Sindone sul cammino dell’umanità desiderosa di dare risposta ai quesiti che coinvolgono il senso più profondo della sua esistenza. Quell’antico telo ha avvolto davvero Gesù? L’immagine che vediamo ci parla della sua risurrezione? Com’è arrivato fino a noi quel fragile lenzuolo? Per far luce su questi enigmi sono scese in campo le discipline storiche e quelle scientifiche. Nuovi risultati sono così emersi dagli archivi e dai laboratori, componendo un mosaico avvincente di indizi e di prove. A questo punto il cammino va oltre: davanti alla Sindone «il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è uno sguardo di preghiera. Direi di più: è un lasciarsi guardare» (Papa Francesco, 30 marzo 2013). Questo rovesciamento di prospettiva è il punto di arrivo di un itinerario di conoscenza che giunge al significato recondito del prezioso lino. La Sindone in realtà non ha bisogno di luce: è lei che la diffonde. E dunque un percorso di ricerca per illuminarla porta necessariamente a una sola conseguenza: che siamo noi a lasciarci illuminare.
Nelle prime duecento pagine il libro – curato e in parte scritto direttamente da Emanuela Marinelli – aggiorna sulle più importanti indagini storico-scientifiche compiute fino a oggi sul sacro Lino.
Offrono qui il loro contributo Alfonso Caccese, Andrea Di Genua, Michele Filippi, Bartolomeo Pirone, Ivan Polverari, Laura Provera, Domenico Repice. Nella sezione conclusiva, invece, le riflessioni di Orazio Petrosillo (1947-2007) aprono alla contemplazione dell’Uomo della Sindone.
Il libro tratta del "segno" sotto il punto di vista del suo contenuto naturale e religioso nella letteratura biblica, quindi il segno/simbolo considerato sia soggettivamente, come mezzo posto tra il pensiero e la realtà, sia oggettivamente, come mezzo sensibile che rinvia a qualcosa d'altro. L'autore si propone si cogliere nel mondo biblico la dinamica ed il significato dei segni attraverso il tempo e le vicende del popolo ebraico e cristiano.

