
Il volume, diviso in quattro parti, riepiloga lo stato attuale delle ricerche su Gesù. La prima parte («Come siamo giunti fin qui?») è dedicata alla presentazione delle strade che la ricerca ha percorso sino a giungere ai giorni nostri: le tappe della ricerca stessa, le conquiste e i problemi più significativi.
Nella seconda («Quali sono gli aspetti centrali del tema?») sono presentati il contesto della vita di Gesù, il suo insegnamento, le sue azioni, le sue relazioni, la sua esperienza religiosa, il suo conflitto finale e un ultimo capitolo, di carattere integrativo, sull’identità di Gesù.
La terza parte («Questioni aperte nel dibattito attuale»), affronta il passaggio dalla storia alla fede, gli inizi della fede nella resurrezione, il “ponte” più evidente tra esegesi e teologia. Mostrando la coerenza della confessione di fede in Gesù come Figlio di Dio a partire dai dati storici.
Infine, la quarta parte («Per approfondire») offre piste, suggerimenti, riflessioni, analogie per la vita quotidiana del lettore.
Rafael Aguirre è professore Nuovo Testa- mento presso l’Università di Deusto in Spagna. Da anni lavora insieme a Carmen Bernabé e Carlos Gil in vari progetti di ricerca, alcuni dei quali hanno visto i propri risultati pubblicati in Reimaginando los orígenes del cristianismo (Verbo Divino, 2008). Si dedicano allo studio, alla docenza e alla divulgazione del NuovoTestamento. Carmen Bernabé è professore Nuovo Testamento presso l’Università di Deusto in Spagna. Da anni lavora insieme a Carlos Gil e Rafael Aguirre in vari progetti di ricerca, alcuni dei quali hanno visto i propri risultati pubblicati in Reimaginando los orígenes del cristianismo (Verbo Divino, 2008). Si dedicano allo studio, alla docenza e alla divulgazione del NuovoTestamento. Carlos Gil è professore Nuovo Testamento presso l’Università di Deusto in Spagna. Da anni lavora insieme a Carmen Bernabé e Rafael Aguirre in vari progetti di ricerca, alcuni dei quali hanno visto i propri risultati pubblicati in Reimaginando los orígenes del cristianismo (Verbo Divino, 2008). Si dedicano allo studio, alla docenza e alla divulgazione del NuovoTestamento.
Questa nuova versione della Parola del Signore - La Bibbia è il frutto di anni di lavoro e aggiorna, secondo i più recenti studi biblici, la precedente traduzione che ha avuto un successo vastissimo e consolidato.
Si distingue dalle altre perché cerca di rendere il testo ebraico e greco con parole e forme della lingua italiana di tutti i giorni: la lingua corrente. Non aggiunge e non toglie alcuna informazione contenuta nei testi originali, ma cerca di comunicare al lettore di oggi proprio quel che il testo diceva agli antichi uditori e lettori.
Protestanti e cattolici hanno lavorato insieme in questa traduzione e insieme la presentano: è una traduzione interconfessionale, approvata dall'Alleanza Biblica Universale e dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Scoprire il cuore senza vergogne, ma anche riconoscere che esso esige una fedeltà e una trasparenza di tutto l’essere, per accettare le cose grandi a cui ci spinge, con intuizioni ed emozioni che valgono quanto uno sguardo acuto. Questi ventuno testi di lectio divina sui Vangeli intendono condurre il lettore verso un’avventura di scoperta e di progetto che emerge da alcuni passaggi chiave: dagli Inizi incerti e titubanti, al costituirsi di una Compagnia di amici e discepoli, alla ricerca di un Altrove che sfida e attrae, passando per Lacerazioni dolorose ma illuminatrici, si arriva all’Incontro con il Vivente nella luce della risurrezione. Un’avventura insieme meditativa ed esploratrice, con continui agganci con la vita concreta e le risonanze letterarie, specie nel «Portico dei gentili», sezione originale di ogni lectio divina.
Autore
BRUNO SECONDIN, carmelitano, ha studiato a Roma, in Germania e a Gerusalemme, ed è ordinario di teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Svolge la sua attività pastorale a Roma, ha pubblicato una trentina di libri ed è impegnato attivamente nella rielaborazione della spiritualità nei nuovi contesti ecclesiali e culturali. ANTONIETTA AUGRUSO, laica, insegnante di religione nelle scuole statali a Roma, ha conseguito il diploma di laurea in teologia all’Università Gregoriana di Roma (1994) e si è perfezionata in tematiche interreligiose con un master internazionale all’Università Roma Tre, elaborando una tesi sulla pedagogia usata nel villaggio della pace Nevé Shalom (Israele). Scrive di spiritualità attuale su varie riviste e ha già collaborato per altri volumi di questa collana.
Una lettura della Prima lettera di Pietro alla luce del Concilio Vaticano II che, dopo aver riscoperto il sacerdozio e la missione del popolo di Dio, ha rivalutato anche questo straordinario testo del Nuovo Testamento.
Valida proposta di lectio divina per comprendere il libro e l'esperienza di Giobbe attraverso la riflessione e la preghiera.
L’antologia biblica di racconti su Eliseo fa risaltare la sua unicità tra i profeti dell’AT. Scelto come successore di Elia direttamente da Dio, non sarà un mero clone del suo méntore, lo sorpasserà nello stile e nel numero dei prodigi. Rispetto al solitario Elia, in dialogo con Yhwh, che non varca mai, tranne una volta, i confini di Israele, Eliseo non riceve comunicazioni divine, si muove in scenari internazionali e interagisce con ogni genere di persone senza discriminazione di ceto, razza e religione. La sua figura è complessa, non priva di ambiguità e di astuzie, sempre al servizio del disegno di un Dio presente, ma dietro le quinte. Nella continuità di AT e NT, Eliseo appare precursore del Cristo: dall’inizio, rivelandoci che l’Assoluto ha a cuore soprattutto i senza volto e nome, sino all’ultimo, da un sepolcro aperto che dischiude speranza. Questa proposta di lectio divina sul profeta Eliseo, i suoi prodigi e le sue avventure, è una primizia assoluta in Italia.
Destinatari
Indicato per la lectio divina di gruppi, associazioni, parrocchie, comunità, ma anche per la meditazione personale.
Autore
Antonio NEPI, sacerdote della diocesi di Fermo, ha conseguito il dottorato in scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico, ha studiato a Roma e a Gerusalemme ed è docente stabile di ebraico e AT presso l’Istituto Teologico Marchigiano (sede di Fermo e Ancona). Autore di varie pubblicazioni in campo biblico, presso le Edizioni Messaggero ha pubblicato due volumi di commento al libro dell’Esodo (collana Dabar-Logos). Già rettore del Seminario diocesano, svolge la sua attività pastorale nella zona montana della diocesi di Fermo.
Il Libro dell'Esodo narra l'evento fondante della «storia» di Israele: la «mano» di Dio che libera il popolo ebraico schiavo dalla «mano» degli oppressori egiziani. Secondo la struttura propria della collana l'autore propone dapprima una lettura del testo biblico prestando attenzione alla trama del racconto, all'interazione dei personaggi e al vocabolario utilizzato; in seguito propone una interpretazione, un momento in cui i lettori sono chiamati a un atteggiamento di affinità e di distanza, diventando cioè contemporanei e familiari del testo senza dimenticare che esso è stato scritto in epoca, lingua e modalità che non sono le nostre; il terzo e ultimo momento è l'applicazione del testo a noi stessi prolungando nell'oggi i significati della Scrittura perché diventi Parola capace di alimentare la nostra fede, motivare la nostra carità e rafforzare la nostra speranza.
Il libro
Per leggere la Bibbia, per comprendere i libri che la compongono, non basta determinarne la data o l'ambiente di origine, di sapere chi ne sia l'autore, dove siano stati composti, a quale genere letterario appartengono, ecc.
Bisogna interessarsi anche al materiale che li costituisce: il linguaggio.
Ciò che colpisce subito è il fatto che per parlare di Dio, del suo disegno che dà un senso alla storia umana dirigendo quella di un popolo scelto, facendo nascere in esso Gesù Cristo, la cui morte e risurrezione dominano tutto il resto e facendo nascere la sua Chiesa, i due Testamenti hanno fatto ricorso al registro simbolico.
Come se il linguaggio simbolico fosse necessario; un linguaggio che suggerisce la realtà soprannaturale piuttosto che definirla.
Proponendo un modo di classificare i simboli, l'autore mostra come funziona il linguaggio della Bibbia per far intravedere tutto ciò che, nel disegno di Dio, non può essere raffigurato diversamente.
Si tratta, certo, di un linguaggio teologico, ma non di quello al quale ci hanno abituato i teologi nel contesto della cultura greco-romana, medievale o moderna.
Tuttavia è questo linguaggio quello più significativo e quello che può confrontarsi con le culture che la fede cristiana raggiunge oggi, in Asia o in Africa; o perfino in Occidente, con una cultura razionalista che cerca di occultare il senso religioso.
Libri sacri e rivelati per miliardi di persone, Bibbia e Corano sono testi da un lato simili, dall'altro radicalmente diversi. Le difficoltà e il fascino di un confronto, oggi ineludibile, derivano dal fitto intreccio di somiglianze e differenze. Quando si cercano punti comuni affiorano divergenze e viceversa. È fuor di dubbio che intere civiltà sono tuttora contrassegnate dalla presenza, diretta o indiretta, di questi due Libri. Le concezioni bibliche e quelle coraniche hanno inciso su mentalità e comportamenti. Per capirlo basta considerare termini come Dio, rivelazione, bene e male, fine dei tempi, giudizio universale. Altrettanto rilevante è pensare ai modi in cui si definiscono e operano nella storia le comunità che quei Libri ricevono, leggono e trasmettono: il popolo d'Israele, la Chiesa, l'umma musulmana. Come sempre, per comprendere occorre conoscere e confrontare.
Descrizione delle calamità che Dio scatenerà realmente sulla terra alla fine dei tempi o narrazione metaforica volta a dare speranza e consolazione a coloro che vivono una vita di sofferenza? Secondo Bart Ehrman, l'Apocalisse di Giovanni non è né l'una né l'altra. E forse non riflette pienamente neanche il messaggio di Gesù, tanto da rischiare di non essere nemmeno inclusa nel Nuovo Testamento. Ciò nonostante, in un'epoca come la nostra, segnata da fame, migrazioni di massa, epidemie, guerre e riscaldamento globale, e da un atteggiamento fatalistico e d'impotenza rispetto alle crisi che siamo chiamati a fronteggiare, può valere la pena tornare a riflettere sui temi e sulle suggestioni che questo testo straordinario continua a suscitare.

