
«Tre decadi cruciali della storia del mondo. Ecco quanto tempo è occorso. Tra il 33 e il 64 d.C. nacque un nuovo movimento e in questi trent’anni esso si sviluppò e acquistò sufficiente credibilità da diventare la più grande religione che il mondo abbia mai conosciuto e da cambiare la vita di centinaia di milioni di persone. È la religione diffusa in ogni angolo del globo. Ha avuto un impatto indelebile sulla civiltà, sulla cultura, sull’istruzione, sulla medicina, sulla libertà e naturalmente sulla vita di innumerevoli persone in tutto il mondo. E il vivaio di questo fenomeno, il periodo in cui ha messo radici definitive, è stato questo arco temporale di tre decadi. Tutto è cominciato con una dozzina di uomini e un esiguo numero di donne: e poi venne lo Spirito.»
«Il cristianesimo primitivo era un movimento di persone. Ecco perché ebbe successo. Non dipendeva da nomi famosi ma da piccole persone che avevano un grande Dio e non avevano paura di metterlo alla prova quando si muovevano nel suo nome.» L'analisi approfondita delle dinamiche che hanno caratterizzato la vita della chiesa degli Atti rivela quanto l'unica risorsa per il raggiungimento degli obiettivi non fosse affidata a strategie o a persone particolari, ma unicamente all’efficacia della potenza di Dio. Senza ipervalutare i protagonisti della chiesa delle origini, occorre leggere i fatti per il modello di verità e autenticità che essi rappresentano.
Michael Green, è Senior Research Fellow al Wycli e Hall, Oxford University, in Inghilterra, dopo aver insegnato per diversi anni presso il Regent College di Vancouver in Canada. Evangelista e insegnante molto apprezzato è autore di oltre sessanta libri. In italiano le Edizioni GBU hanno già tradotto Dire Gesù è dire libertà, 1978.
UNA PAROLA USCITA DA GERUSALEMME
La sapienza ebraica da sempre è fonte di riflessioni che interpellano profeticamente l'oggi in cm viviamo Partendo dalla terra di Israele, la parola che risuona in queste pagine interroga la nostra società, le regressioni violente che la minacciano, la crisi di valori che rende incapaci di accogliere l'altro, di riconciliarsi con i nemmi, di farsi attenti al grido dei più poveri. L'autore qm rivisita alcum temi portanti della spiritualità ebraico-cristiana e tocca questioni che l'Israele credente ancora si pone guardando al resto dell'umanità, nel rapporto con le altre religioni.
Fin dai primi secoli del cristianesimo, il Cantico dei cantici ha esercitato un enorme fascino, sino a godere di una straordinaria fortuna. Il poema biblico dell'amore infatti, insieme al Salterio, non solo è stato il libro dell'Antico Testamento più letto e commentato, ma ha anche svolto un ruolo oggi difficilmente immaginabile nella liturgia, nella catechesi sacramentale, nella teologia e soprattutto nella spiritualità. Nel VI secolo, con la sua Expositio, Gregorio Magno avrebbe portato a compimento la stagione patristica, preludendo ormai alla grande fioritura dei commenti monastici medievali. Questo volume, che propone una nuova edizione del Commento al Cantico dei cantici di Gregorio Magno, contiene il testo originale latino con traduzione a fronte, corredato da note che ne accompagnano la lettura, e da un'introduzione che ne illustra il contesto e analizza l'esegesi...
Il libro
Per leggere la Bibbia, per comprendere i libri che la compongono, non basta determinarne la data o l'ambiente di origine, di sapere chi ne sia l'autore, dove siano stati composti, a quale genere letterario appartengono, ecc.
Bisogna interessarsi anche al materiale che li costituisce: il linguaggio.
Ciò che colpisce subito è il fatto che per parlare di Dio, del suo disegno che dà un senso alla storia umana dirigendo quella di un popolo scelto, facendo nascere in esso Gesù Cristo, la cui morte e risurrezione dominano tutto il resto e facendo nascere la sua Chiesa, i due Testamenti hanno fatto ricorso al registro simbolico.
Come se il linguaggio simbolico fosse necessario; un linguaggio che suggerisce la realtà soprannaturale piuttosto che definirla.
Proponendo un modo di classificare i simboli, l'autore mostra come funziona il linguaggio della Bibbia per far intravedere tutto ciò che, nel disegno di Dio, non può essere raffigurato diversamente.
Si tratta, certo, di un linguaggio teologico, ma non di quello al quale ci hanno abituato i teologi nel contesto della cultura greco-romana, medievale o moderna.
Tuttavia è questo linguaggio quello più significativo e quello che può confrontarsi con le culture che la fede cristiana raggiunge oggi, in Asia o in Africa; o perfino in Occidente, con una cultura razionalista che cerca di occultare il senso religioso.
Fin dal Nuovo Testamento non solo vediamo Gesù pregare con i Salmi, come tutti gli ebrei del suo tempo, ma l'annuncio della Buona Novella riprende spesso testi tratti da questo libro della Scrittura per porre in evidenza la sua funzione redattrice e la sua collocazione all'interno della storia della salvezza. Gesù stesso e la Chiesa primitiva hanno quindi operato una rilettura dei Salmi in chiave cristologica per farne una preghiera adattata alla proposta evangelica. In seguito le Chiese locali disseminate nel mondo greco-romano hanno proseguito in questa direzione per fare dei Salmi la loro peculiare preghiera, parallelamente al giudaismo che continuava a leggerli nella prospettiva originaria.