
Dalla penna agile e vivace di mons. Angelo Spina, Arcivescovo di Ancona-Osimo, vengono raccolti in un unico volumi i commenti dei Vangeli dell'anno liturgico ciclo B (festivi, feriali, solennità, feste e memorie).
Arrestato la Domenica delle Palme del 1498, in una notte di guerriglia urbana, Girolamo Savonarola è in prigione. È terminato da pochi giorni il processo civile contro di lui a cura della Repubblica fiorentina e sono in corso, a sua insaputa, delicate trattative con il papa Alessandro VI Borgia, uno dei bersagli preferiti della sua infuocata predicazione, per un'eventuale inquisizione, o un trasporto del prigioniero a Roma. Tra solitudine nel presente e incertezze circa il futuro, senza libri (né Bibbia, né breviario) e senza l'uditorio di nobili e plebe che riusciva a eccitare i suoi fuochi profetici, egli scrive questo Commento al salmo 50, destinandolo alla stampa. Vi mette effusione lirica, preghiera, ardente richiesta a Dio perché venga a liberarlo da ristrettezze e impedimenti, perdonando i suoi peccati; effettua così il riconoscimento della propria miseria, che eleva fino a renderla figura della più ampia miseria di ogni uomo peccatore e a sciogliere un canto di lode, anche se nell'angustia, al Dio che salva e perdona.
La preghiera cristiana per eccellenza, nell'ormai classico commento del grande scrittore alessandrino. L'alessandrino Origene è uno dei più originali Padri della Chiesa di lingua greca. Tra i suoi numerosissimi scritti figura anche il celebre Commento al Padre Nostro, nel quel l'Autore si propone di "considerare quanta potenza racchiuda la preghiera suggerita dal Signore", come egli stesso dichiara programmaticamente nell'incipit. Un testo nel quale Origene dispiega tutta la sua finissima sapienza esegetica e manifesta il suo pensiero. In particolare trova piena espressione il suo ottimismo pastorale che prevede la salvezza finale di tutti: "Il peccatore, infatti, dovunque si trovi, è terra in cui in qualche modo si trasformerà se non si pente; chi invece fa la volontà di Dio e non trasgredisce le spirituali leggi di salvezza, è cielo".
Il Commento al Levitico completa l'edizione, iniziata negli anni Ottanta, del Commento al Pentateuco di Rashi di Troyes, considerato il più importante esegeta ebreo di ogni tempo. Nella tradizione ebraica il Commento al Levitico è il primo libro della sacra Scrittura studiato dai bambini. Si tratta pertanto di un testo insostituibile per chiunque desideri conoscere il mondo ebraico e apprezzarne la lettura della Bibbia.
Per la prima volta in italiano il Commento unanimemente considerato il più importante e autorevole di tutta la tradizione ebraica. Le interpretazioni tradizionali della Scrittura, in ambito sia ebraico che cristiano, pur nella diversità a volte radicale delle prospettive e soluzioni religiose, vedono tutte nella Bibbia il luogo in cui Dio rivela la sua volontà nell'hic et nunc dei singoli e dei popoli. La lettura della tradizione nasce perciò dall'ascolto, dall'obbedienza e dalla preghiera che la Scrittura stessa suscita all'interno di un'esperienza religiosa che si propone di plasmare e salvare l'esistenza storica. Proprio per questa dialettica fra ascolto-obbedienza nella fede e tensione a trasformare l'esistenza, il confronto con la Bibbia in alcuni momenti storici significativi ha dato luogo non solo a progetti religiosi, ma anche a mediazioni complesse e consapevoli con tutto il bagaglio culturale e scientifico di un'epoca. Almeno nei suoi frutti più maturi, l'esegesi tradizionale non è quindi solo metodo o meditazione spirituale o esercizio di erudizione, ma un'operazione culturale di ampio respiro umano che tende a riproporre il messaggio biblico nella sua essenzialità per l'oggi. «Ascolta, Israele!» vuole aiutare a riscoprire queste ricchezze presentando alcuni dei commenti più significativi ai libri biblici, dalla Genesi all'Apocalisse, espressione di molteplici esperienze, correnti e personalità religiose nei vari momenti storici dell'ebraismo e del cristianesimo. Accanto a testi dell'ebraismo antico, medievale e moderno si propongono qui commenti delle diverse chiese, orientale, greca, latina e dell'area della Riforma. Introduzione e traduzione di Luigi Cattani
GLI AUTORI
Il nome completo di Rashi di Troyes era Rabbi Shelomoh ben Yishaq. Nacque a Troyes, capitale del ducato di Champagne, fiorente centro agricolo e commerciale, intorno al 1040. Studiò nelle prestigiose scuole renane di Worms e Magonza dove aveva insegnato il famoso dottore del Talmud Gershom ben Yehudah. Tornato a Troyes, vi fondò una scuola e iniziò le compilazioni dei suoi commenti alla Bibbia e al Talmud. Morì nel 1105.
Fin dai primi secoli del cristianesimo, il Cantico dei cantici ha esercitato un enorme fascino, sino a godere di una straordinaria fortuna. Il poema biblico dell'amore infatti, insieme al Salterio, non solo è stato il libro dell'Antico Testamento più letto e commentato, ma ha anche svolto un ruolo oggi difficilmente immaginabile nella liturgia, nella catechesi sacramentale, nella teologia e soprattutto nella spiritualità. Nel VI secolo, con la sua Expositio, Gregorio Magno avrebbe portato a compimento la stagione patristica, preludendo ormai alla grande fioritura dei commenti monastici medievali. Questo volume, che propone una nuova edizione del Commento al Cantico dei cantici di Gregorio Magno, contiene il testo originale latino con traduzione a fronte, corredato da note che ne accompagnano la lettura, e da un'introduzione che ne illustra il contesto e analizza l'esegesi...
Per quest'opera di traduzione e commento al Cantico dei Cantici, l'autore si avvale di tutti i mezzi forniti dalla geografia, dalla storia, dalla lingua, dall'epoca, dai costumi...
La riscoperta di un tesoro teologico: il commento al al Cantico dei Cantici di Aponio. Aponio, vissuto nel V o nel VI secolo, fu autore di un commento al Cantico dei Cantici in 12 libri di cui si propone per la prima volta la traduzione in italiano. Seguendo la tradizione di Origene, Aponio presenta un'interpretazione cristologica del cantico cercando di comprendere come il rapporto tra cristo e la chiesa coinvolga ogni anima e si realizzi nella storia. Sebbene poco conosciuto, Aponio ha influenzato significativamente la teologia latina ispirando numerosi commenti medievali al Cantico dei Cantici e distinguendosi come l'unico autore del suo tempo a seguire la teologia origeniana.
Il "Commento al Cantico dei Cantici" di Nilo di Ancira è il più antico commento greco completo a questo libro biblico, mentre gli altri commenti giunti fino a noi si fermano prima della fine. Eredita le prestigiose tradizioni esegetiche di Origene, Gregorio di Nissa e Evagrio Pontico. Nella sua esegesi Nilo fa una sorta di romanzo la cui eroina è una prostituta che sceglie di cambiare vita per diventare degna delle nozze con il re. Essa è figura metaforica dell'anima umana e dei suoi moti interiori. Composto tra la fine del IV secolo e l'inizio del V secolo, tratta diversi temi della vita spirituale la cui mira è la comunione di vita con Dio. Il Cantico è una profezia dell'unione del Verbo eterno con l'anima umana, che si realizza nella storia della salvezza mediante la morte e risurrezione di Gesù Cristo ed è resa a noi contemporanea attraverso la liturgia della Pasqua e del battesimo. Nelle ultime pagine Nilo presenta la persona umana completamente partecipe della luce e della gioia di Cristo glorioso asceso alla destra del Padre. Testo critico di Marie-Gabrielle Guérard. Introduzione, traduzione e note di Maria Benedetta Artioli.
Come hai udito e hai creduto,
come hai detto: “Avvenga di me”, così ti è avvenuto.
Dio Padre ti ha baciata con il bacio della sua bocca.
Il testo qui proposto per la prima volta in italiano ha costituito una pietra miliare nella storia della mariologia per l’interpretazione che offre del Cantico dei cantici in riferimento al mistero dell’incarnazione. In tutta l’opera traspaiono la profonda sensibilità biblica, patristica e liturgica di Ruperto (abate del monastero di Deutz all’inizio del xii secolo) e il suo sensus fidei che gli consentono di risalire alle sorgenti della Scrittura e di leggerla con profonda intelligenza spirituale. Per Ruperto, secondo il quale il Cantico canta l’amore “per cui Dio discese nella beata Vergine così da generare da lei un figlio”, è grazie alla sua fede che Maria ha accolto in sé l’opera dello Spirito santo e ha concepito il Verbo, e per questa sua fede ella è beata e diviene madre di ogni credente.
Il Cantico dei cantici è un cantico per tutte le stagioni. Non è solo un cantico del primo innamoramento, dell’amore felice della giovinezza. Ogni amore conosce una storia, con i suoi alti e bassi; si misura sulla durata, cioè sulla fedeltà o sull’infedeltà. L’interpretazione di Rashi al Cantico assume un punto di vista esilico: Israele si trova lontano dallo sposo, vive nella nostalgia dell’amore di un tempo, anela al ricongiungimento. Rashi interpreta il Cantico alla luce di una nozione negativa: la vedovanza. Ma si tratta della vedovanza di un marito vivente e capace di riannodare i fili di una storia d’amore apparentemente spezzata. Possiamo parlare, paradossalmente, di una vedovanza nuziale, il che non è privo di un suo valore profetico.