
Il lavoro di Sabino Chialà si compone di una nuova traduzione - con introduzione e commento - del Libro delle parabole di Enoc (parte del Primo libro di Enoc o Enoc etiopico). Tra gli apocrifi dell'Antico Testamento, il Libro delle Parabole è senza dubbio quello che più ha fatto discutere sia per i problemi intrinseci al testo stesso sia per la sua collocazione all'interno di quella che si suole chiamare letteratura apocalittica. Se l'introduzione è in gran parte dedicata alla questione primaria della datazione del testo, il commento per parte sua tenta di leggere il testo all'interno del quanto mai complesso alveo culturale nel quale esso si colloca: Qumran, gli esseni, la cosiddetta apocalittica, la variegata letteratura raccolta sotto il nome di apocrifi o pseudepigrafi dell'Antico Testamento e, infine, gli stessi scritti del Nuovo Testamento. Due excursus chiudono l'opera: il primo dedicato all'identità e alla sorte dei "condannati", che ripetutamente ricorrono nel testo; il secondo al "Figlio dell'uomo", che Costituisce la nozione più caratteristica e insieme più controversa del Libro delle parabole.
La Bibbia è nella storia dell'umanità il libro più conosciuto del mondo, eppure quanti l'hanno letta veramente? Nonostante il suo indubbio fascino e la sua importanza, questo testo spaventa la maggior parte dei lettori. "Il libro di Dio" nasce proprio per permettere a tutti di godere senza difficoltà della lettura di questo documento di incommensurabile valore nella storia della fede e della civiltà, quasi che si sfogliasse un romanzo dei giorni nostri. L'autore presenta gli avvenimenti della Bibbia come se raccontasse una novella, immaginando che il lettore non sia un teologo erudito ma l'uomo comune, il vero protagonista, in fondo, delle storie bibliche.
Il libro di Tobia nell'edizione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana. Il libretto e arricchito da belle illustrazioni. La protagonista del libro e una giovane giudea che vive con lo zio alla corte del re persiano. Diventata regina, interviene a favore del popolo ebreo minacciato di sterminio.
L'insistenza del pensiero contemporaneo (Kierkegaard, Jung, Bloch, Barth, ma anche scrittori come Joseph Roth e Morselli) sulla figura di Giobbe deriva dal fatto che, attraverso di lui, ci viene presentato quel lato oscuro del divino, che si offre nell'immagine dell'angoscia e del dolore. Giobbe non è soltanto colui che nell'angoscia ha interrogato Dio, ma colui che nell'angoscia ha coinvolto Dio. La problematica che ne deriva investe in ugual misura il credente e il non credente, tutti coloro che, più o meno coscientemente, si trovano ad affrontare il grande quesito sul senso della sofferenza umana. La traduzione di Amos Luzzatto privilegia, per il rigore filologico e per la cura del commento, il diritto che il lettore non specialista ha di accostare questo grande libro. Il saggio introduttivo di Mario Trevi indaga le molteplici risonanze e le valenze che emergono dal dialogo del lettore con Giobbe. Amos Luzzatto (Roma 1928), già presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, medico e studioso, ha compiuto gran parte dei suoi studi a Gerusalemme, ha partecipato a numerosi convegni nazionali ed internazionali sui temi della cultura ebraica e ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Mario Trevi, studioso di psicologia e in particolare di Jung, si è occupato anche di letteratura.
Commento al Libro di Giobbe.
"Rispondendo a Dio, disse Giobbe: "So che puoi tutto, e che nessun pensiero ti è nascosto. Chi v'è, che privo di sapienza trascura il tuo consiglio? E certo io ho parlato malamente, e di cose troppo più grandi del mio sapere. Ascoltami, e parlerò; ti interrogherò, rispondimi. Ti udii già con l'orecchio, ora ti ho visto con gli occhi; per questo mi riprendo, e fo penitenza sulla brace e sulla cenere"".
Agile e pratico libretto sul Libro di Giuditta, nella versione ufficiale della C.E.I. Il volumetto e arricchito da una serie di belle illustrazioni. L'eroina del libro e una giovane e virtuosa vedova giudea che, grazie alla sua fede, alla sua bellezza e alla sua astuzia, salva la citta palestinese di Betulia dall'assedio degli Assiri. Anche questo libretto, come quello di Tobia, appartiene a un genere letterario che corrisponde piu alla novella edificante che a una vera e propria storia.
Due donne di altri popoli entrano nella sacra discendenza biblica e hanno il privilegio di essere i primi nomi femminili del Nuovo Testamento. Tamar è cananea, Rut è moabita. In apertura del libro di Rut si legge che la famiglia ebrea di Elimèlec, con moglie e due figli, in fuga dalla carestia di Giudea, viene accolta dalla gente di Moàb che li ospita e offre due donne in spose ai due figli. Ma la famiglia di Elimèlec deve scontare la colpa di aver lasciato per prima la terra promessa dopo la sua conquista. I maschi della famiglia devono morire e, solo dopo, la vedova di Elimèlec decide di tornare. Con lei va una delle due nuore moabite, Rut e, dal suo accanimento di maternità verrà la sua storia di madre israelita, da cui scaturirà la stirpe del Messia.

