
"Gesù è l'archetipo dello sconosciuto. Appare dal nulla, avvolto nel mistero, e subito scompare. Mentre gli altri lo vedono carico di un carisma abbagliante e spaventoso, egli fatica lungo il sentiero della vita. È l'eroe esistenziale: solitario, sradicato dalla sua famiglia e dalla sua dimora, irrequieto, sempre in marcia". Già nella prima pagina, questo ritratto sorprende il lettore che si avventura in un saggio capace di scardinare ogni immagine canonica e consolidata di Gesù e che alla sua uscita non ha mancato di suscitare polemiche in Australia, la terra d'origine del sociologo Carroll. Rileggendo il vangelo di Marco, di cui propone un'originale traduzione dal greco, l'autore torna alla prima fonte di ogni nostra conoscenza di Gesù, l'uomo che ha plasmato la civiltà occidentale, nella convinzione che "le chiese cristiane hanno collettivamente fallito il loro compito fondamentale, ovvero continuare a raccontare la loro storia fondativa in un modo che sappia parlare alla loro epoca". Il figlio di Dio riscoperto da Carroll, ben lontano da quello benevolo, mite e mansueto trasmesso nell'insegnamento religioso classico, è un feroce nemico di ogni chiesa e non è per nulla preoccupato dal peccato in senso tradizionale. Soprattutto, è un Gesù "esistenziale": spogliato di ogni attributo identitario, è il primo a porre all'umanità l'abissale domanda sul senso dell'esserci, una domanda che riecheggia con vibrante urgenza nelle pagine del libro.
Oggetto di questa ricerca è la figura del figlio dell'uomo nell'Apocalisse di Giovanni alla luce della letteratura apocalittica giudaica: in questione è il rapporto tra l'esperienza di contatto con l'oltremondo presupposta nei testi cosiddetti apocalittici e la sua messa per iscritto. Il punto di partenza dell'indagine è il testo di Daniele: si cerca di rilevare come le successive riprese in ambito visionario non siano altro che riletture, amplificazioni o restringimenti dell'immagine presente in quel testo. Il Libro delle Parabole di Enoc è senza dubbio una testimonianza rilevante per chiarire i precedenti della personalizzazione messa in bocca a Gesù già a partire dal movimento protocristiano palestinese, visto che il testo giudaico ha, anch'esso, personalizzato la precedente immagine danielica (il cui significato primario era collettivo) in un contesto esplicitamente visionario. Per quanto concerne l'Apocalisse, si intende evidenziare come la ripresa dell'immagine vada ricondotta a polemiche "esegetico-visionarie" in merito alla rilettura di Daniele e come la portata "cristologica" del simbolo presupponga e, al tempo stesso, trascenda quanto riferito nella tradizione sinottica.
La diocesi di Modena ha elaborato un interessante sussidio biblico per aiutarci a vivere in pienezza l'Anno della Fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, in svolgimento dall'11 ottobre 2012. La scelta di un nutrito e qualificato gruppo di biblisti è caduta sul Vangelo di Giovanni e, in particolare, su alcuni personaggi del Quarto Vangelo assunti come luminosi "punti luce nel cammino della fede": Giovanni Battista, la Madre di Gesù, Nicodemo, la Samaritana, il cieco nato, la famiglia di Betania, il discepolo amato, Maria Maddalena, Tommaso detto Didimo'. Pur nella diversità delle situazioni in cui i singoli protagonisti vivono l'incontro con Gesù, il dato comune, espresso dalla loro esperienza, è che la fede è la relazione con una persona, Gesù Cristo. Da quest'amicizia deriva una serie di conseguenze sia sul piano conoscitivo sia nella sfera esistenziale. Il Gesù giovanneo appare come colui che, il più delle volte, prende l'iniziativa per risvegliare dal torpore e dalla mediocrità di una vita spirituale che rischia di cadere nella banalità o si accontenta di assumere idee religiose senza impatto decisivo sul pensare e sull'agire. L'impressione è che ne abbiamo bisogno.
La prova delle persecuzioni
L'attesa serena della venuta di Cristo
L'assenza di segni premonitori della sua venuta imminente
Beverly Roberts Gaventa illustra con precisione le marcate somiglianze, di struttura e linguaggio, e le considerevoli differenze, di tono e contenuti, di I e II Tessalonicesi, identificando in ciascuna epistola alla comunità fondata da Paolo nella capitale della provincia romana di Macedonia gli elementi che oggi le rendono importanti per la vita della chiesa.
Roberts Gaventa si colloca tra gli studiosi che, considerando indubbiamente paolina la prima lettera, ritengono viceversa pseudoepigrafica II Tessalonicesi.
La diversa attribuzione delle due epistole spiega così il contrasto tra le visioni teologiche dei due testi, in particolare riguardo al tema escatologico della parusia, il ritorno di Gesù.
Il romanzo sulla figura di san Paolo, l'"apostolo dei Gentili" che portò il Cristianesimo fuori dai confini del mondo ebraico diventando il principale messaggero del Vangelo di Gesù tra i pagani, è forse il capitolo più riuscito della trilogia di Sholem Asch sulla storia letteraria del Cristianesimo. Un'opera che provocò la rottura tra l'autore e gli ambienti ebraici ortodossi per quella che sembrava, a tutti gli effetti, una riabilitazione del messaggio cristiano. Ciononostante i suoi romanzi ebbero un successo sconfinato: il "New York Times" definì queste opere come "le migliori mai scritte sulla storia cristiana". A settant'anni dalla sua prima pubblicazione, avvenuta nel 1943, "L'apostolo" resta oggi la chiave per comprendere e riscoprire una delle figure più controverse e talentuose della letteratura yiddish.
Questo libro è il tentativo di rispondere ad una domanda che da sempre attanaglia chi conosce la figura del Redentore solo dai racconti dei vangeli canonici: chi era quest’uomo? Cosa ha fatto nei suoi primi trent’anni? Con un po’ di fantasia ed il solido “aiuto” dei fatti narrati nei tanti vangeli “apocrifi”, potrete leggere il racconto della prima parte della vita della figura più conosciuta della cultura occidentale, narrato dalla fonte più autorevole in materia: suo padre Yussuf, il falegname. Dalla fuga in Egitto agli esordi della predicazione, bambino, fanciullo ed uomo, diverso ma comune, prescelto eppure simile agli altri: potrebbe davvero essere andata così? Starà al lettore decidere quanto i fatti narrati possano avvicinarsi alla propria idea del Salvatore come personaggio storico. Questo è infatti un libro che accontenterà coloro i quali desiderano un motivo in più per riflettere, sebbene possa essere, ugualmente, letto con estrema leggerezza.
"Un mistero di croce e di luce": quell'inspiegabile e irriproducibile immagine corporea impressa sul telo è la testimonianza della passione e della morte di Gesù, ma anche della sua risurrezione. Le parole pronunciate da papa Benedetto XVI restituiscono alla Sindone tutta la verità che la ricerca scientifica aveva cercato di ridimensionare. Nel 1988, infatti, con la datazione al carbonio l4, alcuni scienziati stabilirono che la Sindone risaliva all'epoca medievale. Oggi, grazie a un lavoro multidisciplinare promosso dall'università di Padova e durato quindici anni, l'equipe guidata da Giulio Fanti dimostra che quella radiodatazione è stata falsata da una contaminazione ambientale, e va anticipata proprio all'epoca della morte di Gesù; che le tracce di polvere, polline e spore indirizzano verso la provenienza mediorientale; che il corpo raffigurato sul lino ha subito le violenze raccontate nei vangeli della Passione; e che l'immagine è stata prodotta dall'eccezionale radiazione sviluppatasi al momento della risurrezione. Questo libro, scritto a quattro mani da Fanti e da Saverio Gaeta, è il resoconto di una scoperta e la narrazione delle straordinarie vicende storiche della reliquia più preziosa e venerata della cristianità.
Interpretazione nuova e suggestiva del Vangelo di Giovanni, caratterizzata da un tratto mistico e spirituale. Come negli altri suoi commenti Grun riesce a dare voce a un messaggio universale, in parole semplici e toccanti.
Descrizione dell'opera
L'unità strutturale del Discorso della montagna di Matteo 5,1-8,1 viene dimostrata in questo volume attraverso uno studio scientifico che privilegia l'analisi della struttura letteraria. Il procedimento, esposto in modo sistematico da R. Meynet nel Trattato di retorica biblica, si ispira ai metodi di composizione semitica e muove da tre presupposti: i testi biblici sono ben strutturati, esiste una retorica specificamente biblica e bisogna fidarsi degli scritti così come sono.
Alcuni studi hanno già dimostrato l'unità di singole parti del discorso, specialmente con riferimento al capitolo quinto e parte del sesto. Il resto (6,19-8,1), invece, è più complesso e, a livello strutturale e tematico, sembra a prima vista meno omogeneo. Altre ricerche hanno inoltre evidenziato una struttura simmetrica intorno al Padre nostro, che ha il suo centro - come ha dimostrato Meynet - nella richiesta del pane. E il centro di una struttura letteraria, secondo le leggi della retorica biblica, è spesso «l'enigma» e la chiave d'interpretazione dell'intero scritto.
Sommario
Introduzione. I. Questioni introduttive: il contesto del Discorso della montagna. II. Le beatitudini e la missione dei discepoli nella persecuzione a causa di Gesù: la sequenza 1 (5,3-16). III. La giustizia superiore e lo spirito della Torah: la sequenza 2 (5,17-48). IV. La giustizia superiore, elemosina, preghiera e digiuno: la sequenza 3 (6,1-18). V. La giustizia superiore e lo spirito della Profezia: la sequenza 4 (6,19-7,12). VI. Le opere di giustizia e i veri discepoli: la sequenza 5 (7,13-27). VII. L'insieme della sezione: il Discorso della montagna, dono del Padre. Conclusione. Glossario dei termini tecnici. Sigle e abbreviazioni. Bibliografia. Indice dei testi citati. Indice degli autori.
Note sull'autore
GERMANO LORI è direttore degli studi nel seminario Redemptoris Mater della Galilea, affiliato alla Pontificia Università Lateranense, e professore stabile di Sacra Scrittura. Ordinato sacerdote nel 1997, ha svolto attività missionaria in Colombia e Israele e ha ottenuto licenza e dottorato in Teologia biblica alla Pontificia Università Gregoriana.
Descrizione dell'opera
Una nuova tessera si aggiunge al complesso mosaico della vita terrena dei 'genitori' di Gesù. Attraverso un rigoroso studio delle fonti - l'Antico Testamento, la Mishna, i Vangeli canonici e apocrifi, Filone di Alessandria d'Egitto, Ireneo, Eusebio, Epifanio, Girolamo e Giuseppe Flavio - il libro prende in esame le figure di Maria, Giuseppe, Giacomo 'fratello' di Gesù e si sofferma sul presepio e sui magi, indagando ulteriori aspetti storici dei Vangeli dell'infanzia.
I Magi non erano né astronomi, né astrologi, ma chiaroveggenti, i quali in visione profetica hanno visto il preannunciato segno del Messia-re d'Israele, identificato con il bambino insieme a Maria, la regina madre. Che cosa videro esattamente i Magi di cui parla il Vangelo di Matteo? Non lo sappiamo, ma certamente fecero l'esperienza profonda di aver trovato «la stella spuntata da Giacobbe».
Sommario
Prefazione. Introduzione. «I genitori» di Gesù (Lc 2,27.41.43; 2,33.48; Mt 13,55; Gv 6,42). I. Gli evangelisti Matteo e Luca. II. Maria, la madre di Gesù, di stirpe levitica sacerdotale. III. Giacomo «fratello» di Gesù. IV. Giuseppe, discendente di Davide, sposo di Maria. V. Riflessioni sul «presepio». I pastori e i magi. Bibliografia selezionata. Indice degli autori.
Note sull'autrice
MARIA-LUISA RIGATO, nata nel 1934 a Breslau, ha conseguito la licenza in teologia biblica alla Pontificia Università S. Tommaso, la licenza in scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico, il dottorato di ricerca in teologia biblica alla Pontificia Università Gregoriana con il volume Il Titolo della Croce di Gesù. Confronto tra i Vangeli e la Tavoletta-reliquia della Basilica Eleniana a Roma, PUG, Roma 22005. Ha diretto i seminari di esegesi del Nuovo Testamento alla Pontificia Università Gregoriana (1984-2004) e continua tale attività presso la cattedra «Donna e cristianesimo» annessa alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum. È consulente e membro del Comitato scientifico per le reliquie della basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Ha pubblicato presso le EDB Giovanni: l'enigma il Presbitero il culto il Tempio la cristologia (2007), I.N.R.I. Il titolo della Croce (2010) e Discepole di Gesù (2011).
Descrizione dell'opera
Poeta tardoantico del V secolo, nativo di Panopoli, Nonno ha composto il più lungo poema mitologico di tutta la letteratura greca, le Dionisiache e, sul versante cristiano, con la Parafrasi ha scelto di tradurre nella sublime musica di eleganti esametri il Vangelo secondo Giovanni, il più consono ad attuare un maggiore richiamo alla filosofia classica e neoplatonica. Mosso dall'intento di realizzare una poesia valida dal punto di vista teologico, un commentario sui generis al quarto vangelo capace di dialogare con un pubblico cristiano, ma anche pagano, poco incline allo stile umile delle Scritture, il poeta di Panopoli recupera il bagaglio espressivo della cultura classica, unita al fascino per la divinità di Cristo.
Frutto di una nuova complessiva riconsiderazione della tradizione manoscritta, il testo preso in esame è il Canto sesto della Parafrasi, che presenta l'episodio del miracolo dei pani, la traversata di Cristo sulle acque, il discorso di Cafarnao e la confessione di fede di Pietro. Riproponendo queste tematiche nel raffinato intreccio del codice biblico e di quello epico, Nonno intraprende il difficile lavoro parafrastico anche con il proposito di armonizzare alcuni di quegli aspetti che possono condurre a una sovrapposizione tra paganesimo e cristianesimo, sollecitando il lettore dotto al riconoscimento della portata allusiva insita nei suoi versi. Ecco allora che la figura di Cristo, cantata con i toni dell'epica eroica, può richiamare per certi aspetti Dioniso, Iside o Serapide. Il paganesimo ormai in decadenza si mostra pronto ad accogliere motivi cristiani, per attuare un rinnovamento alla luce della nuova spiritualità dominante. Grazie all'originalità stilistica e all'eleganza letteraria, il sincretismo nonniano rende la Parafrasi uno dei testi poetici più creativi non solo della cultura tardoantica e protobizantina, ma anche di quella cristiana.
Guidato da un'ampia introduzione e da un ricco commentario alla comprensione dei problemi esegetici, teologici e filologici che l'arduo testo parafrastico sottopone, il lettore rimarrà affascinato dalla raffinata poesia cristologica nonniana, già apprezzata e ritenuta altamente edificante nel periodo umanistico.
Sommario
Premessa. Bibliografia e abbreviazioni. Introduzione. 1. Una lettura del canto sesto della Parafrasi. 2. Tecnica parafrastica, lingua e stile. 3. La tradizione manoscritta. Stemma codicum. Conspectus siglorum. PARAFRASI DEL VANGELO DI SAN GIOVANNI. CANTO SESTO. Testo e traduzione. COMMENTO. Indice degli argomenti e delle cose notevoli. Indice dei termini greci.
Note sulla curatrice
ROBERTA FRANCHI è laureata in lettere classiche, con una tesi in Letteratura cristiana antica, svolta presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Firenze, ove ha conseguito anche il dottorato di ricerca in Filologia greca e latina. Ha ottenuto un master in studi storico-religiosi all'Università L'Orientale di Napoli. Dopo aver trascorso un periodo di ricerca all'Institut für Klassische Philologie, Mittel-und Neulatein dell'Università di Vienna, attualmente svolge attività di ricerca presso l'Università di Aarhus (Danimarca), dove sta lavorando a una traduzione italiana con commento del dialogo Il libero arbitrio di Metodio d'Olimpo. Si occupa prevalentemente di poesia cristiana, di Metodio, di mariologia e di gender studies.