
Per l'effetto del suo allontanamento dalla tradizione cristiana, Filosofia l'Occidente vive una crisi spirituale profonda che minaccia la sua stessa identità. Quel cristianesimo a cui Agostino aveva dato la massima dignità di pensiero (e che Kant aveva pensato di elevare a verità universale della ragion pura), sembra a molti, ancora intrappolati dall'illuminismo antireligioso, una limitazione della nostra libertà e perciò un ostacolo da superare. Lo sguardo della Caduta che Agostino distendeva sulla miseria della nostra condizione terrena ci provoca insofferenza. E la «Carta fondamentale della cultura cristiana» e dunque dell'Occidente, come è stata definita La Città di Dio, ci appare superata. Secolarismo, scientismo, liberalismo, ecologismo, neo-umanesimo e trans-umanesimo, diritti individuali senza doveri, tolleranza senza limiti, costumi senza confini, linguaggi purificati, opere dell'ingegno mortificate, storia censurata o cancellata: questo e altro sono i nuovi dèi pagani a cui tributiamo i nostri sacrifici, culti e riti individuali e di massa. Salvo poi a ritrovarci sempre più avvolti nell'incertezza e nel disagio. E però Agostino continua a insegnarci verità fondamentali: che le norme morali hanno fondamento nella fede, che gli Stati si disgregano se le società non hanno un vincolo religioso, che tutte le civiltà, anche le più potenti, infine periscono, che la politica ci fornisce strumenti per mitigare la nostra aggressività ma non ci offre la felicità e la salvezza, che la scienza non può essere incompatibile con la parola di Dio. In un mondo che sta assorbendo veleni sotto il nome di diritti, libertà, giustizia, tolleranza, Agostino è un antidoto potente. Per questo, qui si intrattiene una conversazione con lui.
Con questa pubblicazione portiamo a termine il progetto di offrire ad un ampio pubblico una doppia introduzione alle fonti su Francesco di Assisi: prima i suoi scritti, operazione effettuata nel volume precedente, numero 16 della collana, e adesso le agiografie antiche. Anche in questo caso l'approccio utilizzato dai cinque specialisti può essere qualificato di "alta divulgazione" per offrire chiavi semplici ma efficaci nell'introdurre il lettore nell'ampio e complesso materiale narrativo prodotto nel XIII secolo sulla figura del Santo assisiano.
Si tratta di una nuova edizione dell'antologia pubblicata nel 2009. Questo testo raccoglie il «cuore» e l'essenza delle sedicimila pagine redatte e messe in forma corrente dal poeta del Romanticismo tedesco Clemens Brentano (1778-1842) circa le numerose visioni bibliche e le contemplazioni mistiche della beata estatica Anna Katharina Emmerick (1774-1824). Il curatore ha cercato di scegliere i più toccanti episodi biblici (narrati dalla Emmerick al Brentano, mentre era rapita in estasi) dando ad essi una certa continuità storica secondo la tradizione ecclesiale. Ne risulta un'interessante presentazione degli eccezionali doni divini di una delle più grandi mistiche estatiche dei tempi moderni, la quale ha vissuto gli episodi biblici incarnandoli non soltanto con le visioni, ma anche con le sante stimmate. Il suo forte carisma spirituale è a tutt'oggi motivo di fede, di preghiera e di meditazione. 6a edizione, aggiornata nello stile grafico per una migliore leggibilità del testo.
Il digiuno rappresenta una delle opere della maturità di Tertulliano. Tra i manifesti del suo radicalismo religioso, questo breve trattato indirizza con nettezza verso la prassi ascetica tanto la vocazione martirologica della Chiesa tanto le aspettative escatologiche correlate alla professione di fede del credente. Questo scritto rivela anche una forte carica polemica, indirizzata dall'autore verso gli «psichici» - quei cristiani che, sulla scorta di 1Cor 2,14, erano incapaci di comprendere le cose spirituali. Sin dall'esordio dell'opera, Tertulliano richiama l'integralità della fede cristiana. Non vi può essere una professione di fede disincarnata: il rigore della prassi religiosa non si distingue dalla fermezza nel credere; credere è insieme professare la fede e comportarsi di conseguenza. Il testo, è il più antico trattato sul digiuno pervenutoci. L'edizione ha testo originale a fronte e un impianto interpretativo totalmente rinnovato.
La riflessione di Guardini sulla vita morale e le sue strutture si è svolta sempre in feconda osmosi con quella sulle forme dell'impegno intellettuale, sulle manifestazioni della fede, sulla partecipazione liturgica, sui fenomeni culturali come visioni del mondo, sulle grandi svolte dello spirito nella storia. Anche queste meditazioni non escludono agganci alla filosofia, alla teologia, alla scienza delle religioni. Il discorso non è quindi puramente esortativo e 'moralistico'. Vi si annoverano invece pagine tra le più nitide e profonde stese dall'Autore, con anticipazioni geniali sul divenire del costume del nostro tempo. L'accettazione o accoglienza, la pazienza, la giustizia, il rispetto, la fedeltà, la singolare virtù ch'è l'assenza di intenzioni o propositi, la quale potrebbe equivalere all'autentica 'gratuità', l'ascesi, al di là dei sospetti psicanalitici, il coraggio, la bontà, la comprensione, la cortesia, di cui è fatta una garbata apologia in uno spietato esame delle ragioni del suo attuale declino, la riconoscenza, il disinteresse, il raccoglimento, il silenzio: 'virtù' che - indagate a un livello apparentemente soltanto di convivenza umana dignitosa e riguardosa si svelano, nella Postilla, tessere d'un mosaico il cui disegno segreto è la giustizia davanti a Dio.
Vi sono due modi di considerare la morte: un modo sapienzale che la Bibbia ha in comune con altre realtà, come la filosofia, le religioni, la poesia, e un modo misterico o pasquale che è proprio ed esclusivo del cristianesimo. Nel primo modo, si ha un morte pedagoga; nel secondo, una morte mistagoga, nel senso che introduce nel mistero ed è parte essa stessa del mistero cristiano. Queste due prospettive sulla morte vengono illustrate dall'autore nelle loro implicazioni esistenziali, ascetiche e pastorali per l'uomo d'oggi. L'intento è di far passare anche il discorso sulla morte attraverso un rinnovamento 'nello spirito'.
"Con acqua viva" è la pubblicazione bimestrale che rende facile la recita della liturgia delle ore, la preghiera più importante dopo la santa Messa che santifica i diversi momenti della giornata. Non ti dovrai più chiedere: Come faccio a orientarmi nella Liturgia delle ore? In quale settimana mi trovo? Come funziona nelle solennità e nelle feste? E nei tempi forti dove trovo gli inni e le antifone? Perché nel volume è tutto semplice, "lineare" e a portata di mano. Per ogni giorno, alla data corrispondente, sono riportate le lodi (preghiera del mattino), l'ora sesta (preghiera di mezzogiorno) e i vespri (preghiera della sera). Viene riportata anche la compieta (ultima preghiera del giorno, da recitarsi prima del riposo notturno) per ogni giorno della settimana. Ciò che rende questo volume unico e molto facile da utilizzare è il fatto che, per ogni momento di preghiera previsto nell'arco della giornata, si trovano tutte le parti che servono disposte in successione. Questo è particolarmente utile, soprattutto nelle domeniche, nelle memorie dei santi e in altre festività liturgiche, in quanto il testo ufficiale del Breviario "costringe" a continui, e spesso complicati, cambi di pagina.
Com'era la Pasqua al tempo di Gesù? Quali erano le speranze ebraiche per il Messia? Qual era lo scopo di Gesù nell'istituire l'Eucaristia durante la festa di Pasqua? E, soprattutto, cosa intendeva Gesù quando disse: «Questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue»? Per rispondere a queste domande, Brant Pitre esplora le antiche credenze ebraiche sulla Pasqua del Messia, la miracolosa Manna dal cielo, il misterioso Pane della Presenza, fino a giungere all'Ultima Cena. Prefazione di Scott Hahn.
Chi sono i farisei? La ricerca degli ultimi decenni ha sottolineato i limiti delle fonti per lo studio storico di questo gruppo giudaico e la necessità di espandere la base documentale per definire meglio i filoni di indagine e scoprirne di nuovi. Questo lavoro rappresenta una delle prime esplorazioni sistematiche degli scritti dei Padri della Chiesa (in latino e greco) come base di studio non solo per la storia dei farisei, ma dello sviluppo della loro immagine nelle comunità cristiane dei primi secoli. In una prima sezione l'analisi statistico-lessicografica ha permesso di seguire l'uso del sostantivo fariseo (?a???a?o? - pharisaeus) e dell'aggettivo farisaico (?a???a????- pharisaicus) nei vari autori, realizzando una mappa temporale, evidenziando lo sviluppo di una visione tipologica del fariseo, ed identificando gli autori o scritti più importanti di tale evoluzione. La successiva sezione affronta uno studio analitico degli scrittori cristiani identificati come più rilevanti e realizza un catalogo dei passi in cui sono presenti direttamente i farisei. In questo modo è stato possibile identificare le varianti del tipo farisaico in relazione alle comunità cristiane cui appartengono autori e scritti in cui i farisei sono citati. Questo catalogo, con una analisi specifica di ogni passo considerato, costituisce una base documentale a disposizione del lettore, non solo per sostanziare le conclusioni dello studio, ma come sostrato essenziale per future ricerche. La ricerca identifica non solo il progressivo affermarsi di una figura farisaica, quale immagine letteraria dell'ebreo pervicace ostile ai cristiani, ma una pluralità di sviluppi che hanno portato da un lato allo stereotipo moderno, dove fariseo è sinonimo di ipocrita, dall'altro ad una visione del fariseo diversa, complessa, ma non definitivamente negativa (pseudo-clementine). L'evoluzione tipo farisaico e le sue diverse sfaccettature sono riconosciute come espressione del cammino teologico delle prime comunità, incamminate verso la definizione della propria identità, di ciò che è cristiano, di ciò che è eretico e di ciò che è ebreo.
In occasione del Decreto pontificio di conferimento a Ireneo di Lione del titolo di Dottore della Chiesa. «La dottrina di così grande Maestro possa incoraggiare sempre più il cammino di tutti i discepoli del Signore verso la piena comunione». È l'auspicio con il quale papa Francesco sigla il Decreto del 21 gennaio 2022, dichiarando Ireneo di Lione Dottore della Chiesa, con il titolo di Doctor unitatis. Ireneo è una straordinaria figura che affascina e coinvolge. La stringente capacità di argomentare, tra fede e ragione, si completa nella profonda e riconoscibile azione testimoniale che mostra la fede come valore aggiunto, come sentiero di incontro pro mundi vita. Il Concilio Vaticano II lo pone come riferimento fondativo. Il Magistero postconciliare attinge ai suoi scritti e al suo valore teologico, sia nei contenuti, sia nel metodo inclusivo e dialogico. La sua riflessione, decisiva per varie tematiche teologiche, è perfino essenziale per una teologia della storia e del creato, per un'antropologia integrale e per l'escatologia. E costituisce un sentiero da percorrere di grande attualità, specialmente nell'incertezza dei tempi presenti.
La leggenda vuole che la Riforma protestante sia iniziata il 1° novembre 1517 con l'affissione da parte del frate agostiniano Martin Lutero delle 95 Tesi nelle quali condannava il modo con cui venivano predicate le indulgenze in alcune regioni tedesche, denunciandone gli aspetti monetari, la cosiddetta "vendita delle indulgenze". L'Autore tratteggia la storia e la pratica delle indulgenze nel tardo Medio Evo che hanno avuto un importante ruolo nella religiosità del tempo e le cui offerte erano devolute per lo più alla realizzazione di opere di misericordia religiose e civili; mostra, inoltre, come la critica alle indulgenze di Lutero rappresenti solamente un aspetto particolare della sua interpretazione della Sacra Scrittura che lo ha portato a rifiutare progressivamente cinque dei sette sacramenti della Chiesa cattolica, tra i quali l'ordinazione sacerdotale, e a dare una interpretazione completamente nuova del rito della Messa. Proprio la rivoluzionaria teologia di Lutero è stata la causa della rottura con la Chiesa di Roma e quindi della scomunica.