
"Cari fratelli e sorelle che soffrite nel corpo e nello spirito, non dimenticate mai che siete preziosi agli occhi di Dio!
La ricompensa che vi attende in Cielo è straordinaria, come straordinaria è, qui sulla terra, la vostra partecipazione alla Passione di Cristo.
Le preghiere raccolte in questo libro vogliono essere uno strumento per sentire Dio vivo e presente nella vostra vita, sempre.
Perseverate nella preghiera e abbandonatevi fiduciosi nelle braccia di Gesù e della sua Santisssima Madre, la Vergine Maria, solo Loro sanno quando è il momento giusto per operare lo straordinario miracolo della guarigione e della liberazione. Abbiate speranza!".
Dalla PREFAZIONE di don Marcello Stanzione:
Ringrazio Pino di Missaglia della benemerita Comunità Nostra Signora di Lourdes e San Luigi Orione di Missaglia che mi ha chiesto di introdurre ai lettori (in questo caso agli oranti) questa utilissima raccolta di preghiere di guarigione e liberazione.
Diversi anni fa, prima di iniziare a frequentare la Comunità guidando le giornate di spiritualità, mi ero messo in contatto con don Bruno, il parroco di Missaglia. Lui non solo mi garantì dell’ortodossia di Pino, ma anche della sua comunione con la Chiesa. Diversi sacerdoti, di cui ha fiducia, collaborano, guidano e sostengono l’attività apostolica di Pino e del suo Centro. Ringraziamo il Signore che provvede a mandare «operai nella sua messe» (Mt 9,38)!
Oggi, sempre più, sta riprendendo quota nella Chiesa cattolica il ministero di guarigione, che è il cuore del Vangelo. Gesù è venuto tra noi per salvare, per guarirci dal peccato, da ciò che è il nostro male o ci causa del male, prima di tutto a livello spirituale, ma anche fisico.
Leggendo il Vangelo, vediamo che Gesù incontra spesso degli ammalati. Non li disprezza, non è indifferente ad essi, ma li cerca, li ama, sa che soffrono e vuole dare loro conforto, attenzione, far loro capire che in Lui avranno sempre l’Amico, il Fratello, Colui che li accoglie, li ama teneramente, li abbraccia e li salva.
Egli nutriva così tanto amore e compassione che non poteva passare accanto a un ammalato, fosse pure un lebbroso, senza tendere la mano per operare la guarigione.
Secondo la legge ebraica esistente a quel tempo, Gesù sarebbe dovuto stare a cinquanta metri di distanza da un malato di lebbra e con il vento alle spalle. Egli invece non rinuncia a entrare in contatto persino con i malati che nessuno voleva avvicinare, i più “miserabili”, gli “intoccabili”, poiché l’amore e la compassione del Padre gli riempivano il cuore.
Gesù è venuto sulla terra anche per darci l’esempio, perché «come ho fatto io, così facciate anche voi» (cfr. Gv 13,15). Vuole che siamo come Lui, che proviamo la sua stessa compassione per gli ammalati, che facciamo entrare nei nostri cuori la Sua preghiera, la preghiera del Figlio di Dio che guarisce.
Scriveva padre MacNutt (Rinnovamento Carismatico Cattolico): “Io credo che ogni cristiano battezzato possa essere potenzialmente adoperato per operare una guarigione. Chi guarisce è Cristo, e dal momento che Egli, il Padre e lo Spirito Santo risiedono in ogni battezzato, Essi possono al momento opportuno operare attraverso le preghiere di qualsiasi cristiano”.
«Tutto è possibile a chi crede» (Mt 9,23) ha detto Gesù. L’importante è avere fede!
Pensiamo all’episodio della guarigione dell’emorroissa. Questa donna, «che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male» (Mc 5,25-29). Quando Gesù chiede chi lo ha toccato, lei «impaurita e tremante, gi si gettò davanti e gli disse tutta la verità» (Mc 5,33). Ed ecco la risposta di Gesù: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male» (Mc 5,34).
«Figlia...», è la tenerezza di Gesù! “Sei salva, puoi vivere nella pace ora, sei guarita da ciò che ti causava tante sofferenze”. Com’è bello sentire rivolte a noi queste parole di Gesù! Dobbiamo prima di tutto, però, avere la fede.
Il più famoso dei Carismatici Cattolici, il defunto padre Emiliano Tardif, ha scritto: “Da noi stessi, non siamo capaci neanche di togliere un mal di denti. Ma se preghiamo tenendo gli occhi fissi in Gesù, e se il malato fa la stessa cosa, la potenza di Dio potrà manifestarsi”. Oltre alla fede, è fondamentale la preghiera. Se non chiedi, come puoi ottenere?
Siamo tutti invitati a pregare per ottenere le guarigioni. In particolare siamo chiamati a pregare per quanti ci sono in qualche modo più vicini: Dio adopera le preghiere fatte dai genitori per i figli, quelle fatte dal marito per la moglie e viceversa. Anche gli amici posseggono un particolare legame di amore, che Dio utilizza per ottenere la guarigione, attraverso la preghiera vicendevole.
“È così - scriveva p. Tardif - che Gesù continua la sua opera passando attraverso i suoi discepoli. Il dono di guarigione è proposto a tutti i battezzati. Non è privilegio di nessuno in particolare. È un servizio per il popolo di Dio. Tutti noi possiamo essere aperti a questo carisma dello Spirito Santo. È il privilegio di tutti coloro che hanno della compassione per i malati e si concedono del tempo per pregare per essi. Non aspettiamo di aver ricevuto il carisma di guarigione per cominciare a pregare per gli ammalati, perché esso non può venire come un dono di Dio, se non quando il Signore vede che noi siamo al servizio degli ammalati e già stiamo pregando per essi”.
Ogni volta che preghiamo per la guarigione, noi siamo consapevoli che il Signore compirà il passo successivo, aprendo quella persona a dare o a ricevere più amore, rendendo la malattia ancora più redentrice, se è una malattia redentrice, oppure operando la guarigione. Bisogna sempre quindi pregare per i malati e sui malati.
Medjugorje ieri era uno sconosciuto povero villaggio in Erzegovina.
Oggi è Santuario Mariano riconosciuto dalla S. Sede, meta di milioni di pellegrini da tutto il mondo: fulcro del “piano di salvezza di Dio” per questa apostata e traviata generazione, attraverso i messaggi della Regina della Pace che hanno guarito e guidano milioni di persone. Domani sarà il centro della conversione del mondo per l’avverarsi delle misteriose “profezie dei dieci segreti” per il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Medjugorje è l’imminente compimento di Fatima, è il tallone di Maria che schiaccia la testa a satana, l’ultima e definitiva apparizione della Madonna sulla terra, quella che sancirà la vittoria di Dio nella nostra generazione.
Accompagnati dalle visioni e dal pensiero di santa Ildegarda di Bingen e da una riflessione sulle modalità con cui Cristo operava i miracoli e gli esorcismi, padre Zappia ci guida a comprendere il senso spirituale della malattia e della salute, in un itinerario interculturale e religioso sulle diverse metodiche di guarigione.
Scopriamo così che tra fede e scienza, tra rivelazione e medicina, c’è un punto in comune: oltre al farmaco pare esserci un elemento misterioso e immateriale che decide le sorti ultime della guarigione. Se la scienza moderna definisce “resilienza” questa energia che ha potere guaritivo e autoguaritivo, per santa Ildegarda si tratta della “scintilla” di Dio, che pervade tutto l’universo e che si può ritrovare nell’armonia con la natura.
Il Libro di Giona si trova tra i libri profetici, ma potrebbe essere collocato anche tra gli scritti sapienziali. Si tratta di un racconto/parabola in cui il profeta recupera il dialogo con Dio. La "conversione" di Dio è il punto focale del libro e l'approdo di tutta la storia.
Il silenzio si presenta come fenomeno culturale complesso che può essere, oggi come nell'antichità, interpretato dai punti di vista più disparati e definito nei modi più diversi. Nel suo studio Francesco Zanella si sofferma sugli aspetti principali della riflessione filosofica e teologica riguardo al silenzio nell'antichità tarda, in particolar modo nelle fonti letterarie del mondo classico, del cristianesimo, dello gnosticismo e dell'ebraismo. Intento del saggio è di fare emergere le relazioni, anche conflittuali, fra i diversi ambiti culturali, religiosi e letterari investigati, così da far luce su dinamiche al centro della storia delle idee nel mondo antico e tardoantico, della loro trasmissione e circolazione.
Gesù che cammina sulle acque: un'immagine che fa da stella polare nel pensare la fede per questa generazione. Invece di togliere le acque, Gesù ci cammina sopra. Invece di neutralizzare il negativo, lo percorre, mostrando che è possibile camminare anche in una situazione che fa acqua da tutte le parti, anche mentre si è in un mare di guai. Che cosa possono dirci le Scritture ebraicocristiane sulle situazioni di crisi che attraversiamo, come singoli e come collettività? Ha ancora senso riesumare quella parola antica? Non bastano le parole di medici, pensatori, economisti e politici, parole che, almeno sulla carta, si presentano come concrete, dette in situazione e con cognizione di causa? Noi umani abbiamo bisogno di molti linguaggi per dire il mondo. Anche di quella parola antica, la cui distanza può rivelarsi preziosa per accendere altri sguardi sul nostro presente. Abbiamo bisogno di immagini che sappiano illuminare con luci inedite la situazione in cui ci troviamo e, insieme, ne mostrino le possibilità. Immagini che ci strappino dalla paralisi della situazione di fatto.
"La vita di Antonio di Atanasio di Alessandria, oltre a costituire la biografia più attendibile di questo grande santo ed essere riconosciuta come uno dei primi documenti estesi sulla vita eremitica sviluppatasi in Egitto a partire dal terzo secolo, è un'analisi affascinante della mente umana, del nostro modo di pensare, di sentire e di agire. Atanasio ci fa scoprire un uomo che si ritira in maniera sempre più radicale dalla vita ordinaria per esplorare i suoi moti interiori, luci ed ombre, per conoscere e per superare tutto ciò che crea distanza e separazione nella relazione con dio, con sé stesso e con gli uomini. È il paradosso dell'eremita che si ritira nella solitudine del deserto per essere maggiormente in relazione con Dio e con il mondo, ma anche con i propri demoni e la propria ombra, cioè con la sua realtà in quanto essere umano, un fragile vaso di creta capace di ospitare la presenza della luce divina." (dalla prefazione di Axel Bayer)
Che cosa è la massoneria? Come è nata, quali realtà la compongono, quali riti vi si celebrano? Quali progetti persegue? E perché la Chiesa la condanna scomunicando i cattolici che vi aderiscono? È vero che Caino è considerato il primo massone? E che il luciferismo gioca un ruolo importante, decisivo, all'ombra delle logge? A queste e a molte altre domande risponde il presente Quaderno del Timone, scritto dallo studioso Mario Arturo Iannaccone e che si conclude con una intervista a padre Paolo Siano, religioso appartenente alla famiglia dei Francescani dell'Immacolata, che ha studiato la massoneria fin nelle sue oscure profondità.
La collana “Catechetica, educazione e religione” presenta il primo di una serie di volumi che vorrebbero offrire una presentazione sistematica di tutta la storia della catechesi.
Su un terreno di studio decisamente esteso, Roman Murawski, autore del presente contributo, si ritaglia un’area di lavoro ben precisa, occupandosi della catechesi antica, cioè quella che è venuta sviluppandosi lentamente a partire dagli inizi della predicazione apostolica sino al VI secolo.
Questi limiti cronologici ci dicono subito che lo studioso collega strettamente la storia della catechesi antica a quella del catecumenato delle origini della Chiesa. Si tratta di un collegamento più che corretto, in quanto – come afferma autorevolmente il noto patrologo A. Trapè – il percorso catecumenale nasce di fatto come frutto dello zelo catechistico espresso da tutti i Padri della Chiesa, al punto che la storia della catechesi patristica si identifica in larga parte con quella del catecumenato.
Ovviamente, però, il Murawski non ignora l’epoca neotestamentaria, cui è dedicato il primo capitolo. L’analisi mostra chiaramente che in età apostolica la proposta cristiana assume svariate forme, coinvolgendo una vasta gamma di figure impegnate nell’annuncio. Una tale ricchezza si riverbera sullo stesso lessico, ove peraltro manca proprio il lemma “catechesi”. Se è assente il vocabolo è però già presente, fin dal I secolo, almeno un abbozzo di quella che per noi è “catechesi”: una presentazione tendenzialmente sistematica di tutto il messaggio cristiano e dei suoi contenuti fondamentali attinenti al credo, ai sacramenti e alla morale.
Con il secondo capitolo si passa al II secolo, quando incominciano ad abbozzarsi sia il catecumenato, sia la catechesi come noi la intendiamo. L’abbozzo è colto grazie ad alcuni dei documenti più noti dell’epoca: la Didachè, il Pastore di Erma, gli scritti di Giustino e di Ireneo.
Giungendo al III secolo, illustrato nel terzo capitolo, si incontra un catecumenato che ha ormai raggiunto la sua massima fioritura, presentandosi come un itinerario distribuito in più anni, esigente, impegnativo a livello “personale”, preoccupato di introdurre a tutte le componenti della vita cristiana. Lo attestano, tra gli altri, Tertulliano, Cipriano, Ippolito, Clemente Alessandrino e Origene, le Pseudo-Clementine e le “Scuole” catechistiche dell’epoca.
L’autore conclude il suo studio con un quarto capitolo dedicato all’epoca post-costantiniana. È la parte più sviluppata del lavoro che gli permette di documentare ampiamente come il IV secolo sia, da una parte l’“epoca d’oro della catechesi patristica” (con Padri quali Cirillo di Gerusalemme, Crisostomo, Teodoro di Mopsuestia, Ambrogio, Agostino, Gregorio di Nissa), ma dall’altra segni l’inizio di un lento dissolvimento dell’istituto catecumenale “personale”, che si concluderà nel VI secolo per lasciar spazio al catecumenato “sociale” della societas christiana.
Il testo, a carattere antologico, raccoglie alcuni dei passaggi più significativi riguardo al tema dell'ospitalità dello straniero nella Chiesa antica (con l'unica eccezione di una notizia sul carattere tipicamente cristiano di questa pratica, riportata da Giuliano l'Apostata). La radice di questo tema - espresso nella stessa Legge giudaica (basti pensare al significato rappresentato dal libro dell'Esodo) -, fortemente sottolineata nell'Introduzione dalla Curatrice, ha permesso il progressivo passaggio nella considerazione dello straniero da nemico a ospite. Tale acquisizione di valore nella considerazione dell'Altro, ben attestata nelle riflessioni dei primi autori cristiani, rappresenta un genuino apporto della tradizione cristiana al mondo Occidentale, oggi sempre più dimentico delle sue radici culturali