
Una sera, dopo una giornata piena di piccoli inciampi, mi sono domandata: «Ci saranno, nelle cose che ho vissuto oggi, dei particolari che possano illuminare, anche solo debolmente, tutte le pieghe storte della mia giornata?». Da quel giorno ho incominciato a condividere su Facebook un pensiero serale, riassunto di ciò che in quella giornata che stava per finire avevo imparato, o del proposito di qualcosa su cui migliorare. Questa è la raccolta di quei pensieri, piccoli «luz», ossicini indistruttibili su cui tutto può essere ricreato per ciò che ha ancora da venire. Sarebbe bello essere come una candela: invece di dire «il buio è brutto», semplicemente illumina.
Storica rivista dell'Ateneo dei cattolici italiani, "Vita e Pensiero", sin dalla fondazione nel 1914, si è proposta come autorevole luogo di confronto e dibattito per la cultura del Paese. Nella consapevolezza che quella che stiamo vivendo è per tutti una stagione ricca di opportunità e rischi, da affrontare con coraggio intellettuale e gusto per la ricerca del vero, dal 2003 "Vita e Pensiero" è stata ripensata nell'impostazione grafica e nel lavoro redazionale. Oltre a temi quali lo sviluppo tecnologico ed economico, il progresso delle neuroscienze e della genetica, i nuovi paradigmi della politica e delle relazioni internazionali, l'evoluzione dei mezzi di comunicazione di massa, dedica una particolare attenzione all'attualità, ospitando articoli e interventi di docenti dell'Università Cattolica e di significative voci "esterne", capaci di offrire chiavi di lettura originali sui fenomeni sociali e culturali di oggi e di domani.
Se c'è un filo d'oro che lega tutte le riflessioni e i commenti di Carlo Maria Martini intorno ai quattro Vangeli, è l'individuazione del percorso che il cristiano è chiamato a fare per passare dalla «coscienza battesimale» alla «coscienza presbiterale». Questo libro cerca di mettere in luce i caratteri fondamentali delle quattro tappe di questo percorso, incarnate nei quattro Vangeli. Ciascuno di essi, infatti, indica un aspetto fondamentale della vita cristiana: la sequela, l'etica, l'annuncio del kerygma, la dimensione contemplativa della vita. Nella loro reciproca interdipendenza, queste quattro tappe vanno a comporre la «figura globale del cristiano». Attraverso una rigorosa ricostruzione ragionata dell'opera esegetica del cardinale Martini, il testo mira a far emergere la peculiare capacità di far dialogare vita e Vangelo; certamente l'insegnamento più prezioso che Carlo Maria Martini ci ha lasciato.
Il tema della giustificazione - l'azione salvifica di Dio, che rende l'uomo "giusto" ai Suoi occhi -, attorno a cui ruota lo Scisma protestante, fu una questione decisiva per il giovane Lutero, e oggetto precipuo della sua esegesi biblica, in particolare delle lettere paoline. Il volume ricostruisce questo particolare aspetto della dottrina luterana facendo luce, al tempo stesso, sul senso della Riforma nel suo differire dalla teologia cattolica. L'interpretazione luterana del concetto di "grazia" - ripresa e commentata in queste pagine - rappresenta anche il focus di una più profonda conoscenza fra le due confessioni, e il modo per superare reciproci pregiudizi e condanne dottrinali sulla via della comune fede in Cristo, di cui tanto più bisognosi sono gli uomini del nostro tempo.
Sezione monografica: Lingua e stile in Origene A. CACCIARI - D. PAZZINI, Introduzione A. ALIAU-MILHAUD, La composition du prologue du Commentaire sur Jean d'Origène D. PAZZINI, L'uso del verbo in Origene: i tempi storici (CIo VI, X e XIII) M. MITCHELL, 'Problems and Solutions' in Early Christian Biblical Interpretation: A Telling Case from Origen's Newly Discovered Greek Homilies on the Psalms (Codex Monacensis Graecus 314) C. FARAGGIANA DI SARZANA, Due loci corrupti produttori di neologismi A. CACCIARI, L. PERRONE, «I cuori e i reni». Note sull'interpretazione origeniana di Sal 7,10. Articoli L.C. PALADINO, Gli Acta Alexandrinorum: studio preliminare per una nuova edizione critica F. BERNO, Intelletto e anima / caldo e freddo: una dialettica valentiniana in Origene? G. PISCINI, Le dialogue avec les chrétiens dans le Discours véritable de Celse J. LEONI, L'esegesi origeniana della quarta petizione del Paternoster. I frammenti greci F. CELIA, Gregory of Neocaesarea: a re-examination of the biographical issue F. VECOLI, Phénoménologie de la vocation monastique: le mystère de la naissance d'un moine P. RIMOLI, La paternità del Christus Patiens tra Gregorio di Nazianzo e Teodoto di Ancira S.A. ROBBE, Non solum pro pietate, verum etiam pro castitate. Martirio e castità nella Storia ecclesiastica di Rufino di Concordia A. BAUSI - A. CAMPLANI, The History of the Episcopate of Alexandria (HEpA): Editio minor of the fragments preserved in the Aksumite Collection and in the Codex Veronensis LX (58) A. BAUSI, The accidents of transmission: On a surprising multilingual manuscript leaf. With the edition of the Ethiopic version of two Constantinian epistles (CPG no. 8517, Epistula Constantini imperatoris ad ecclesiam Alexandrinam, and CPG nos 2041 = 8519, Lex lata Constantini Augusti de Arii damnatione) S. FERNÁNDEZ, A Neglected Sixth-Century Manuscript of Origen's De Principiis A. DI RIENZO, Gli Actus Silvestri nella tradizione in lingua siriaca: il testimone contenuto nel manoscritto BL Add 12174 G. LETTIERI, Eriugena e il transitus di Agostino nei Padri greci. Apokatastasis ed epektasis nel V libro del Periphyseon R. TONDINI, Origene bizantino. I Commenti a Matteo e Giovanni da Mistrà a Venezia M. FALLICA, Origene pro sola fide nel Beneficio di Cristo. L'antologia patristica Unio dissidentium come fonte riformata di un'anomala auctoritas.
Pur essendo numerosa la presenza di cristiane e cristiani laici nella vita ecclesiale, essa è ancora insufficiente, soprattutto se si considerano le possibilità aperte dal concilio Vaticano II. Da quel momento la Chiesa non è solo gerarchia, ma è innanzitutto "popolo di Dio", communio fidelium, stabilendo un'uguaglianza fondamentale tra le figlie e i figli di Dio. Tutti sono chiamati da Dio a svolgere la propria missione nel mondo. L'autore rileva il rapporto tra il sacerdozio comune di tutti i battezzati e il sacerdozio ministeriale. L'azione laicale non si riduce a una semplice supplenza o collaborazione, è piuttosto una corresponsabilità, un esercizio attivo dei ministeri propri nella pastorale della parrocchia, della diocesi e della Chiesa universale nei confronti della realtà socio-culturale, familiare e matrimoniale.
San Donato, secondo vescovo di Arezzo, è una delle figure più complesse e, allo stesso tempo, più affascinanti dell'agiografia cristiana. L'obiettivo di questo lavoro è quello di ripercorrere, in linea generale, gli studi più autorevoli svolti sul santo vescovo aretino, per offrire una conoscenza globale dell'intera questione agiografica ancora aperta. Complesso è il dibattito del martirio di san Donato che vede gli studiosi divisi in diverse correnti di pensiero, non solo a riguardo alla storicità del martirio, ma anche sulla sua datazione. Tutti gli studiosi, comunque, concordano, senza esitazione, sull'esistenza storica del secondo vescovo di Arezzo. Per raggiungere lo scopo desiderato, i cinque capitoli del presente lavoro sono strutturati con una sequenza che porta il lettore a ripercorrere la vicenda terrena del santo vescovo di Arezzo, attraverso lo studio delle sue passioni. Di san Donato, infatti, sono conservate tre passioni che mostrano un culto antico e interrotto, confuso, con il passare dei secoli, con il culto di san Donato di Evorea. In realtà, vi è anche una quarta passione ritenuta tardiva in quanto attribuita a Severino, quarto vescovo di Arezzo. Testimonianze preziose e indubbie sono i martirologi più antichi della Chiesa che riportano, in modo chiaro, il nome di Donato di Arezzo. Un'appendice, infine, completa lo studio con la trascrizione delle passioni e di altri importanti documenti riguardanti il santo vescovo aretino.
Il tomismo non è ripetere san Tommaso con la pretesa di dire meglio di lui ciò che egli ha già detto. Il tomismo è determinare con i suoi principi (iuxta principia sancti Thomae si diceva un tempo) ciò che san Tommaso ha lasciato indeterminato perché non ha avuto l'occasione di determinarlo, o l'ha semplicemente lasciato aperto. Ma anche rideterminare ciò che san Tommaso ha determinato ma in modo tale da presentare una certa aporeticità. È sempre un essere con Tommaso oltre Tommaso. Il che è proprio della dialettica. È una specie di contagio positivo. Alla scuola di un maestro si resta sempre contagiati dal suo metodo e dalla sua profondità. E chi si lascia contagiare dalla maestria del maestro diventa a sua volta maestro. Il segreto del pensiero di san Tommaso ha due livelli: un livello di struttura razionale e un livello di modalità immaginifica. Immaginare con san Tommaso e apprendere come interpretare le immagini e gli episodi scritturistici è la posta in gioco per la ragione. E l'interpretare è un'educazione del cuore. Senza un cuore buono la filosofia è arroganza. Con un cuore buono la filosofia è consolazione: sente l'odore della compassione e lo chiama profumo.
Gli "Adagia" sono una sorta di monumentale enciclopedia della cultura classica organizzata intorno a motti, detti, proverbi della più diversa provenienza. Talvolta Erasmo si limita a riferire in poche righe il proverbio nelle varie attestazioni che gli sono note, altre volte lo stesso proverbio gli suggerisce lo spunto per considerazioni molto più articolate e ricche. Comunque, non c'è dubbio che gli "Adagia" furono il serbatoio di sapere a cui Erasmo continuò ad attingere nel corso della sua vita. Per presentarsi alla fine come uno specchio tra i più fedeli del suo pensiero e del suo credo. I quattro "Adagia" qui proposti sono tutti di natura politica. Il primo, "Re o matti si nasce", è una riflessione che ruota attorno alla figura del Principe e all'irrazionalità o razionalità nella sua azione politica. L'adagio che invece dà il titolo al volume è tutto dedicato agli orrori della guerra e alla trasformazione dell'uomo in bestia. Dopo avere in più occasioni fatto riferimento a Ercole, l'adagio si sofferma sul fine vero della guerra: il guadagno, o meglio il rapimento e la degradazione dei beni altrui. La guerra non deve essere l'opzione da perseguire, anche nei confronti del peggior nemico (allora erano i turchi). Bisogna invece scegliere la migliore delle virtù cristiane, la carità. La chiusa da questo punto di vista è attuale ancora oggi: è comunque da preferire un turco sincero o un ebreo in buona fede a un cristiano ipocrita.
L'opera propone un confronto tra la prospettiva etica tracciata da Gesù nel celebre esordio del Discorso della montagna (Mt 5,1-12) e il paradigma della vulnerabilità elaborato dalla psichiatria e dalla filosofia a indirizzo fenomenologico. L'obiettivo è quello di delineare un itinerario etico e antropologico condivisibile, partendo da metafore della persona che la restituiscano alla sua verità e integrità.
L'opera, dedicata ad Agnese Cini per i suoi ottanta anni, raccoglie alcuni scritti intorno a tre idee di fondo: che, come canta il Salmo 119, la Torà è una delizia per chi la conosce, la studia e la ama; che, come attestato in molti modi, alla forza della Bibbia nessuna roccia può resistere; che in tanti all'opera delle "mani" di Agnese devono riconoscenza.