
Molti dicono: "Ho provato a leggere la Bibbia, ma dopo pochi capitoli ho abbandonato, perché non ci ho capito niente"; in effetti la Bibbia è un libro estremamente complesso, ma scoraggiarsi alle prime battute significa privare la propria vita spirituale, umana e culturale di quella chiave di lettura che nessun altro libro al mondo ha saputo offrire all'uomo.
Il mondo sì è fermato; dai grandi progetti e dalle luminose speranze siamo passati a un clima cupo di incertezze, di paure e di chiusure. Il presente è così pesante e complicato che non abbiamo più né sogni né idee. Il cristianesimo fatica a uscire dalla forma di cristianità sociale; l'Islam vive una difficile stagione, ed è tentato di tornare indietro e di chiudersi alle sfide della modernità; non se la cava meglio il pensiero moderno, né l'economia, e tantomeno il governo politico del mondo. Eppure proprio questa situazione contiene opportunità inedite, che possono aprire davvero a modalità nuove, a percorsi inesplorati, a un futuro migliore. Siamo tutti chiamati a partecipare alla costruzione di un mondo più fraterno e più unito: una grande famiglia di popoli, di culture e di religioni, una società capace di dialogo e di positiva convivenza. Questo futuro è possibile, se scegliamo di aprirci agli altri, nel dialogo, nel rispetto, nell'impegno a costruire insieme la giustizia e il bene per tutti. Cristianesimo e Islam possono partecipare e dire la loro in questa grande avventura.
Taisija, badessa del monastero di leušino e Elizaveta feodorvna, gran principessa, appartenente alla famiglia dello zar, due personalità molto diverse, sia per ambiente culturale e religioso sia per sensibilità umana, ma accomunate dall'accoglienza coraggiosa del comandamento evangelico dell’amore per Dio e per il prossimo. Il libro riunisce la lettera a una novizia di taisija – opera letteraria in cui la forma epistolare ben rappresenta la profonda intimità tra la monaca anziana e la giovane – e antologia di lettere effettivamente inviate da Elizaveta ai suoi corrispondenti in varie parti di Europa.
Nel 1534, nella città tedesca di Munster (Vestfalia), l'eresia anabattista prende il potere: prima invoca il ritorno alla purezza della religione cristiana, poi tenta di tornare allo stato edenico attraverso un riordino sociale. Sulla base delle Scritture gli anabattisti suddividono la città in parti, cambiano nome alle strade, proibiscono la proprietà privata ed eleggono un profeta, Jan Matthys, alla cui morte succede Jan Bockelson di Leida, che diventa re di Munster. Il suo regno, della durata di un anno e mezzo, sarà contraddistinto dal sangue e dalla follia: lussuria sfrenata, abusi di ogni tipo, poligamia obbligatoria, isteria collettiva, esecuzioni sommarie quotidiane sulla base di un semplice sospetto. Reck-Malleczewen ricostruisce questa pagina nerissima della Riforma protestante e la legge come il primo grande esperimento di trasformazione sociale rivoluzionaria compiuto in occidente.
L'autore
Friedrich Reck-Malleczewen (1884-1944) di origine prussiana, si trasferisce in Baviera per dedicarsi alla musica e alla letteratura. Protestante, nel 1933 su converte al cattolicesimo. La sua inflessibile opposizione al nazismo lo portò all'arresto e alla morte nel campo di prigionia di Dachau.
Il 12 e 13 aprile 2019 «La Civiltà Cattolica» ha organizzato un seminario sul Mar Mediterraneo. I popoli che si affacciano su di esso hanno saputo generare nei secoli valori, cultura, pensiero caratterizzati da singolari affinità, pur nelle differenze e nonostante i conflitti. In particolare una visione li accomuna: quella di un Dio unico e personale, creatore del mondo e dell’umanità, e la cui paternità universale fonda la fraternità tra gli uomini. Se «fratelli», allora siamo anche «cittadini», non semplici «abitanti». Il libro raccoglie i contributi dei relatori del convegno (esperti, giornalisti, accademici) che indicano nel Mediterraneo un possibile «laboratorio di cittadinanza», anche per l’Europa.
Fermandosi al XV secolo, le presenti ricerche si propongono un'analisi dettagliata soprattutto degli inizi del cristianesimo in aree del continente asiatico, fino ai territori mongoli-cinesi.Vengono in evidenza le prime missioni apostoliche e quelle di francescani, domenicani e di altri ordini religiosi. Particolare attenzione viene dedicata, dal punto di vista archeologico, alla stele di Xi'an, mentre si rileggono le opere di Guglielmo di Rubruk, Giovanni da Montecorvino, Odorico da Pordenone, Giovanni di Pian di Carpine e "Il Milione" di Marco Polo. Due studi specifici vengono dedicati in appendice alla Georgia e all'India. L'edizione è arricchita da un percorso iconografico sulla Via della Seta curato da Dario Costantini.
Trattato in quattro Libri redatto dal patriarca Fozio di Costantinopoli (858-867/877-886) intorno all'871-872. Lo stile del testo e la struttura interna tradiscono una probabile origine omiletica di almeno una parte del materiale, verosimilmente rimaneggiato dallo stesso autore, fino ad acquisire la forma attuale in quattro Libri per quanto non sempre omogenea. L'opera costituisce un attacco diretto alle dottrine e alle posizioni teologiche dei pauliciani, setta dualista di origine armena, comunemente identificati come "manichei" nelle fonti bizantine. Cerca di ricostruire le origini del gruppo e la sua diffusione lungo il confine orientale dell'Impero, partendo dalle origini quasi leggendarie a Samosata per poi seguirne le vicende più propriamente storiche, dal VII secolo sino agli ultimi decenni del IX secolo. Nella stesura del proprio trattato Fozio attinse a quello redatto dal suo contemporaneo Pietro Siculo, a sua volta autore di uno scritto contro i pauliciani (più breve), ricco di informazioni storiche ma meno elaborato e curato sul versante teologico.
I santi qui presentati hanno accompagnato la vita della Chiesa negli ultimi anni. Cinque di essi hanno illustrato il tema della misericordia vissuto durante l'anno giubilare voluto da papa Francesco: sono stati perciò rivisti e approfonditi i profili di Faustina Kowalska, Elisabetta Canori Mora, Damiano de Veuster, Alberto Chmielowski e Leopoldo Mandié. Gli altri cinque sono stati scelti per illuminare alcuni drammi del nostro tempo. San Tommaso d'Aquino per contrastare la «aggressione al Creatore» di chi oggi pretende di ridisegnare perfino la natura umana, contrastando non soltanto la Parola rivelata di Dio, ma la stessa ragione. La serva di Dio Elisabetta Leseur, per mostrare «i miracoli dell'amore» che possono unificare, guarire e santificare anche le profonde lacerazioni radicate a livello di una diversa fede. Altri due ritratti han voluto raccontare l'entusiasmo della giovinezza cristiana, che si irradiò sia dal volto di un carabiniere ventiduenne (il servo di Dio Salvo D'Acquisto) che donò la sua vita per coloro che doveva custodire; sia dal volto venerabile di un missionario ultranovantenne (il beato Clemente Vismara) che visse 65 anni nelle foreste della Birmania e «morì senza essere mai invecchiato» tanta era la gioia che continuò sempre a donare ai più poveri tra i poveri. L'ultimo Ritratto è atipico perché ha voluto ricordare il centenario delle apparizioni di Fatima (1917-2017) evocandone il messaggio più ardente e più urgente: la necessità che il mondo trovi davvero rifugio nel Cuore di Gesù, ma contemplandolo - ora all'inizio del terzo millennio - custodito e difeso nel Cuore Immacolato della sua Santissima Madre.
"Un giorno l'ho sentita passare come un vento e mi ha detto: 'Invocami, Mater Purissima!'. La Madonna possiede la chiave d'oro che apre il cuore di Dio. Dobbiamo amarla e pregarla perché lei, vinta dal nostro amore e dalla nostra preghiera, ci ottenga le grazie necessarie. Noi abbiamo la missione di annunciare ai fratelli che Dio è purezza, che Dio è luminosità e solo chi troverà la Luce avrà la vita. La Madonna non vuole che ci scoraggiamo; noi abbiamo una Mamma tanto buona e tanto potente che ci aiuta...chi dobbiamo temere? Lei aiuta tutti quelli che La pregano, e anche previene e ci concede le grazie senza chiederle. Beato chi ha questa fiducia!"