
Nelle Scritture bibliche, e in particolare nella serie di quarantasei libri che chiamiamo Antico Testamento, sono presenti varie sensibilità e sottolineature riguardo lo spirito della preghiera. Le situazioni mutevoli della vita fanno emergere l'esigenza di essenzialità, chiarezza o consolazione e la preghiera si modula con esse nella relazione del tutto della persona con il Signore che è Dio nostro. La preghiera è dunque tensione, mai pienamente realizzata, verso quanto il Signore ricerca dall'essere umano: ascolto e alleanza, fonte di amore. Credere e pregare che Dio è l'Uno porta a unificare cuore, anima e forze per andare - trasformati - incontro al prossimo. Le situazioni della vita con le persone che le animano, le gioie e le speranze, i dolori e le angosce, sono nella preghiera presentate al Signore. Egli si pone accanto a ciascuno nella condizione reale in cui si trova e lo invita a fare dei passi insieme a lui. Attraverso l'approfondimento, la preghiera e la prassi si assume gradualmente lo sguardo di Dio, che di racconto in racconto, di esperienza in esperienza, si mostra più profondo e più vasto di quello che l'essere umano pensa.
Il problema religioso è inscindibile da quello filosofico: non si può arrivare al vertice e conquistarlo che partendo dalla base. Quest’opera di appassionata e profonda ricerca filosofica ha impegnato l’Autore per decenni: non a caso la chiamava «l’opera di tutta una vita». In essa si coglie il cominciamento metafisico ch’è un atto di libertà verso la verità che salva.
È ancora possibile pregare Dio dopo Auschwitz? Dio vorrà davvero esaudirci? E può farlo? Cioè è onnipotente di fronte alla sofferenza e al male? A questi e ad altri interrogativi - sempre attuali - Cullmann si sforza di dare una risposta fondata sul Nuovo Testamento, frutto di sessant'anni di riflessioni di uno dei più grandi teologi protestanti del Novecento.
In un mondo dominato da una comunicazione rapida e incalzante, hanno ancora senso la preghiera e la lettura della Parola di Dio? Che significa pregare di fronte all'abisso del male e del dolore? Come può l'uomo contemporaneo affrontare il "silenzio di Dio"? Avendo come punto di riferimento la Bibbia, i Padri della Chiesa e la tradizione iconografica orientale, Andrea Riccardi cerca di rispondere a questi e ad altri interrogativi dell'esistenza umana. Riccardi aiuta a leggere la Parola di Dio nella storia e di fronte alle domande dei poveri e dei feriti della vita. Le icone che orientano nella preghiera mostrano anche la bellezza che scaturisce dalle fessure di un'umanità sofferente, umiliata, abbandonata. Un volume per riscoprire il vero senso della preghiera e costruire una vita che sia, come quella di Cristo, bella e buona.
"Il momento più bello della giornata è quando si prega, perché si parla con chi più si ama." (Chiara Lubich) Per Chiara Lubich la preghiera è un'espressione dell'unione con Dio e nello stesso tempo una via per raggiungere tale unione. Anche questo aspetto della vita spirituale si colloca all'interno del carisma dell'unità e in esso trova la sua genuina espressione e i tratti più originali. L'Autore ha raccolto alcuni scritti della Lubich sulla preghiera con l'intento di "gettare uno sguardo su come lei pregava" e conoscere di più la sua profonda interiorità. Dopo un'introduzione sul significato della preghiera, Ciardi offre un excursus sulla preghiera nella vita di Chiara e una intervista in merito fatta a Eli Folonari, sua segretaria particolare. Seguono una scelta di pensieri di Chiara sul tema e alcune sue preghiere.
Un pastore della Chiesa riformata di Francia e un esegeta teologo che ha vissuto a lungo in Medio Oriente si incontrano ripetutamente per approfondire il Padre Nostro. Lo stile feriale e semplice della conversazione permette al lettore di cogliere la ricchezza della preghiera più nota del cristianesimo, pronunciata da Gesù e ininterrottamente commentata dai padri della Chiesa, dai riformatori, dai teologi e dai mistici. L'approfondimento del Padre Nostro- definito da Origene «fondamento» di tutte le altre preghiere- è organizzato in capitoli che accompagnano la struttura del testo e lo spiegano versetto per versetto.
Questa breve antologia di testi di alcuni dei più noti autori delle Chiese sire, da Efrem il Siro a Giacomo di Sarug, da Giovanni il Solitario a Filosseno di Mabbug, ci invita a conoscere la spiritualità dell'Oriente cristiano, a trarne spunti di riflessione e insegnamenti per comprendere e praticare il Vangelo. Negli scritti di questi Padri della Chiesa si ritrova tutta l'antica "inculturazione cristiana, ma anche una pedagogia e una costante applicazione della fede alla vita, feriale o monastica"; le loro accorate preghiere ornano, come gemme preziose, il nostro cammino di fede.
Conoscere l’esperienza dei Padri del Deserto significa mettersi in ascolto della loro voce, eco fedele di un’altra Voce, forte e impetuosa come il vento che spazza le aspre solitudini in cui questi uomini si sono purificati. La voce di Martyrius Sahdona risuona per la prima volta all’orecchio del lettore italiano in questa traduzione originale dall’inedito Libro della perfezione. In più troviamo altri scritti spirituali, tra cui le lettere, sempre sul tema della preghiera e della vita in volontaria solitudine. Un’esperienza ancora poco conosciuta, ma ricca di spunti per quella battaglia spirituale che sempre più coinvolge l’uomo, assetato di fecondo silenzio nel frastuono del deserto contemporaneo.
Autore
Sahdona, monaco siriaco più conosciuto con la forma latina del suo nome, Martyrius, nacque vicino a Kirkuk, nell’odierno Iraq, intorno alla fine del VI secolo. Si ritirò a vita eremitica fin dalla giovane età, su influenza di due figure femminili per lui particolarmente importanti: la madre e la guida spirituale di quest’ultima, l’anziana Shirin. Uomo di grande profondità e spessore, Sahdona fu spesso al centro di vivaci dispute nella Chiesa d’Oriente. Autore prolifico, ha lasciato tra i propri scritti uno dei più apprezzati trattati di spiritualità della letteratura monastica.
Sul Monte Athos, orientativamente tra la seconda metà del 1200 e la seconda metà del 1300, si andò precisando quella specifica forma di ascesi nota come esicasmo. Il primo capitolo del volume è costituito da un'analisi per lo più storico-comparativa dell'esicasmo athonita fra XIII e XIV secolo (il referente principale essendo il sufismo islamico più o meno coevo). In tale periodo emerge, infatti, nella sua forma più elaborata, ciò che chiamiamo "tecnica psicofisica" connessa al "metodo di orazione esicasta". In questa sezione, lo studio si propone di puntualizzare il significato antropologico dei procedimenti esteriori coordinati alla ripetizione della formula di invocazione, procedimenti che, sebbene non essenzialmente costitutivi dell'esicasmo, sono da considerarsi tutt'altro che marginali. Nel secondo capitolo sono trattati alcuni temi connessi alla prassi ascetica in oggetto. Particolare attenzione è rivolta agli aspetti "iconografici" e alla questione del 'mundus imaginalis', le cui relazioni con l'attività ermeneutica e con il tema della "tradizione" risultano evidenti; a ciò si collega il problema dell'ermeneutica quale metodo storico-religioso suscettibile di trasformare la vita dello studioso e veicolo di un "ecumenismo dei contemplativi", eventualmente applicabile alle diverse tradizioni religiose.
Questo è un libro che non è nato a tavolino, ma dalla vita. Sovente ci sentiamo chiedere: io voglio imparare a pregare, ma da dove devo partire? In pratica, cosa devo fare? Che cammino seguire? Il libro cerca di rispondere a queste domande in modo semplice e concreto. La preghiera apre sempre gli occhi sui doni di Dio: altrui e nostri. Che cosa sono i nostri doni? Sono responsabilità nell'amore, capacità di amare, potenzialità nel servire, energie di amore che Dio ha deposto nel nostro cuore e che attende che portino frutto.
È dalla crisi della preghiera che Hans Küng parte in questo aureo testo. Una crisi esita, insieme, della secolarizzazione e delle domande inevase di giustizia di fronte al male e al dolore innocente. Ma proprio il continuo riproporsi di questi interrogativi è per Küng la condizione per scoprire il senso universalmente umano della preghiera: «La preghiera può trasformare l'uomo, ma l'uomo dovrebbe trasformarsi anche nella sua preghiera. La preghiera è qualcosa di vivente, può crescere, maturare, diventare matura. [...] Anche la preghiera deve diventare adulta, deve essere lo specchio, l'espressione dell'intera personalità. Da come uno prega si capisci che uomo egli è».
Che cos'è la preghiera di semplicità? Potremmo definirla così: è imparare a versare il cuore in Dio con fiducia e semplicità come sa fare un figlio affettuoso con il papà o con la mamma condividendo problemi e debolezze, gioie e pene per vivere nella luce di Dio tutte le cose della giornata. In sostanza è un comunicare semplice e cordiale con Dio per ringraziare, riparare, per chiedere, per dividere con lui ogni affanno e problema e avere luce su quello che desidera da noi".