
Un manuale che analizza i Mass media in funzione al ruolo e alla missione della Chiesa. Messaggi e contenuti culturali hanno oggi un impatto sociale crescente, offerto loro dagli strumenti della comunicazione sociale, mentre a loro volta, nella storia della Chiesa le meravigliose invenzioni tecniche sono sempre state considerate doni di Dio così come il Concilio Vaticano II ha confermato.
Cinquant'anni fa, l'11 ottobre 1962, si apriva a Roma il concilio Vaticano II, che avrebbe cambiato il volto della chiesa cattolica. Alcuni negano questo fatto, altri dicono che il mutamento non toccò la sostanza delle cose. Altri ancora che il concilio fu un tradimento della tradizione. Giuseppe Ruggieri evidenzia i nodi centrali che hanno fatto del concilio un evento singolare, che ha dato inizio a una nuova stagione della chiesa: l'atteggiamento davanti alla Parola testimoniata nelle Scritture ebraico-cristiane, dopo la controversia antiprotestante; la considerazione della storia moderna non più ridotta a una congiura dei malvagi contro l'autorità della chiesa; la concezione della chiesa stessa nella sua liturgia, nel suo governo, nel rapporto con le chiese non cattoliche; la considerazione degli "altri": gli ebrei, le grandi religioni dell'umanità, le società fondate sul riconoscimento dei diritti umani, primo fra tutti la libertà religiosa.
Quale rapporto c'è tra la fede e i social media? In quale maniera i cristiani, e i cattolici in particolare, li utilizzano non solo per parlare di cose inerenti la propria fede ma più in generale? L'autore, a partire dalla sua esperienza di pastore e predicatore, ha analizzato lo "stile" dei cristiani sui nuovi media e come e se questo stile trova i suoi benchmark nel Vangelo. Il libro offre le linee guida e un decalogo per aiutare il credente a utilizzare gli strumenti dei social media evitando il rischio di uniformarsi alle "cose del mondo" piuttosto che ispirarsi alle "cose di Dio".
L'11 ottobre 1962 si apre il concilio Vaticano II voluto da papa Giovanni XXIII. Le telecamere della Rai si accendono e parte la diretta, prima in eurovisione, poi in mondovisione. Si spegneranno solo tre anni dopo, nel 1965, a evento concluso. Il concilio, mai come ora, esce così dall'aula conciliare in San Pietro per entrare direttamente nei salotti delle case, nei cinema, nei bar. Nel secolo dei media, anche questa grande assise di vescovi convocati a Roma per un "aggiornamento" della chiesa subisce la mediazione dei moderni mezzi di comunicazione. E quella Rai pedagogica e fanfaniana diretta da Ettore Bernabei, dopo essersi misurata con i media events grazie alle Olimpiadi romane del 1960, si fa trovare pronta, assumendo su di sé il compito di spiegare ai propri telespettatori cosa è un concilio e cosa si farà al concilio; stravolge il palinsesto con rubriche di approfondimento, programmi speciali, documentari, propone interviste, si avvale di storici della chiesa (tra cui Giuseppe Alberigo e Paolo Prodi), propone in prima serata le riflessioni dell'intellighenzia teologica d'oltralpe. I documenti conservati ora nell'Archivio delle Teche Rai diventano quindi rilevanti fonti storiografiche, alla pari dei documenti tradizionali, per osservare da un inedito punto di vista l'evento che più ha segnato la storia della chiesa dopo il concilio di Trento.
Gli ultimi secoli testimoniano che è avvenuto qualcosa nel linguaggio artistico nelle nostre chiese: un linguaggio capace di rappresentare non sempre di manifestare.
La Sacrosanctum Concilium permette di riscoprire i criteri che hanno anticamente guidato il discernimento della Chiesa relativo al linguaggio artistico proprio all'arte liturgica.
La natura dell'arte che si estende dalla liturgia nello spazio liturgico è legata al mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio che si fa uomo. Parola e Immagine non sono più disgiunte, ma manifestazione della stessa persona del Figlio di Dio.
L'arte è la traduzione della Parola vissuta liturgicamente.
La Chiesa oggi nel suo affiancare e accompagnare la società riproduce ancora quell’opera di carità che riecheggia più volte nelle Sacre Scritture? In queste pagine ci sono tanti esempi concreti e tante cifre che, con linguaggio oggettivo, evidenziano quella trama di fratellanza che il mondo cattolico riesce ancora a tessere, con grandi sacrifici, dentro una società per molti versi smarrita. L’indagine non pretende di essere esaustiva, ma di offrire a tutti la possibilità di prendere coscienza della realtà di un’opera, quella della Chiesa in campo sociale, che integra in misura non irrilevante quella dello Stato. La Chiesa è vicina più di ogni altra istituzione a persone e situazioni: riesce dunque a intravedere prima degli altri l’approssimarsi della tempesta. Non a caso la grave crisi economica in cui siamo immersi è stata preannunciata dalle «antenne» della Caritas prima che dalle previsioni ragionate degli economisti. È un gran lavoro quello fatto con amore dal mondo cattolico, che spesso agisce con molta discrezione nell’accompagnare l’uomo, centro del suo interesse, nelle sue fragilità. Tamponando le emergenze, ma anche stimolando la solidarietà, sa affrontare i problemi in modo strutturale. La Chiesa incontra e dà una mano. Lo può fare, perché pure essa è sostenuta da Qualcun altro. Specie quando, realtà umanissima e quindi imperfetta, cade.
Descrizione dell'opera
Perché il Mezzogiorno non riesce a decollare? Che cosa impedisce il suo riscatto umano e sociale? Può la Chiesa contribuire ad avviare un processo di crescita e di promozione per la gente del Sud? Riuniti a Napoli il 12 e 13 febbraio 2009, i vescovi dell'Italia meridionale insieme alle loro rispettive delegazioni si sono posti tali domande con urgenza pastorale.
Presente con 80 diocesi, 4.000 parrocchie, un'infinità di associazioni, scuole, istituti religiosi e aggregazioni varie, la Chiesa è forse l'unica rete che si estende su tutto il territorio del Sud Italia in maniera così ramificata. Passare da una pastorale difensiva a un'azione più profetica e creativa, in vista del bene comune, è l'impegno scaturito dall'incontro di cui il volume dà testimonianza. Una rinnovata strategia ecclesiale aiuterà infatti a impiegare con maggiore determinazione a servizio della gente tutta la capillare organizzazione e il potenziale educativo di cui la Chiesa dispone.
Sommario
Messaggio introduttivo (card. C. Sepe). Prefazione (A. Russo). Condizioni nuove per una politica meridionalistica (P. Barucci). Chiesa e Mezzogiorno: la sollecitudine e le responsabilità delle Chiese (G. Savagnone). La dimensione pubblica della fede tra coscienza religiosa e coscienza civile (S. Pajno). Prossimità, profezia, servizio: le prospettive pastorali (C. Greco). Indicazioni di percorso (mons. A. Superbo). Messaggio finale dei vescovi.
Note sul curatore
Adolfo Russo è vicario episcopale per la cultura dell'arcidiocesi di Napoli.
"La laborem erecens" (1981) è l'enciclica che Giovanni Paolo II dedica al tema del lavoro. Scritto insuperato e oggi ancora attualissimo, si pone sulla scia delle grandi riflessioni in particolare di Smith, Hegel, Marx e Weber. L'autore sintetizza la teologia del lavoro di papa Wojtyla, così importante per la formazione e l'ascesa del movimento di Solidarnosc che guida la rivoluzione polacca e dà origine al crollo del blocco sovietico. Il lavoro, categoria fondamentale dell'umano, non è luogo di alienazione ma il modo con il quale l'uomo serve Dio proseguendo la Sua opera creatrice e contribuendo alla costruzione di un mondo migliore e più bello. Con un'intervista a Lech Walesa sulla vicenda polacca e l'esperienza di Solidarnosc.
La dottrina sociale della Chiesa è una sorta di laboratorio nel quale si sono condensati i rapporti tra Chiesa e società moderna dalla rivoluzione francese ad oggi.
In questo volume la dottrina sociale della Chiesa è avvicinata con un metodo storico-critico ed ecclesiologico-pastorale.
Lo studio che viene proposto vorrebbe essere un'esercitazione pratica di questo approccio metodologico limitatamente al periodo che va da Leone XIII a Pio XII. È un periodo storico durante il quale, da un lato, si assiste alla continua riproposizione dell'utopia della restaurazione della società cristiana e, dall'altro, si osserva il passaggio tutt'altro che indolore dallo scontro aperto con la «empietà nuova» (Leone XIII) della società democratica alla sua comprensione come la forma politica del nuovo ordine post-bellico (Pio XII).
Sabino Frigato, sacerdote della Società di Don Bosco, insegna Teologia morale fondamentale e Teologia sociale presso la Sezione di Torino della Facoltà di Teologia dell'Università Pontificia Salesiana e Dottrina sociale della Chiesa al Biennio di Specializzazione in Teologia morale con indirizzo sociale presso la Sezione torinese della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Ha pubblicato numerosi testi sulla Dottrina sociale della Chiesa.