
"Un'incrollabile certezza caratterizza tutto il pensiero di de Lubac sul soprannaturale: contro ogni riduzione antropologica della teologia operata dall'ateismo è possibile al cristiano, partendo dalla sua fede, mostrare a se stesso e a chiunque altro che esiste effettivamente un legame intimo tra la religione del Dio fatto uomo e l'antropologia, senza con ciò aderire alla riduzione antropologica laicista e secolarizzata adottata dall'ateismo, anzi contestandola radicalmente. Infatti, per mezzo di Cristo e in Cristo, Dio, rivelando se stesso all'uomo, rivela anche l'uomo a se stesso, cioè conduce l'uomo a scoprire la sua più propria ed intima essenza e destinazione. Al tempo stesso, sulla scorta di tutti gli studi storici precedentemente svolti da de Lubac sul soprannaturale, si svela anche fino in fondo il facile malinteso circa un modo di intendere il dialogo e la collaborazione pratica con la contemporanea cultura atea. La Chiesa smarrirebbe infatti completamente il senso e la possibilità stessa della sua missione nel mondo, qualora pensasse di poter raggiungere una perfetta condivisione d'intenti con il mondo a partire da un concetto di "natura umana" concepita come pienamente autosufficiente e compiuta in se stessa. Sulla base di questa fragile e contestabile premessa sarebbe fin troppo facile condividere, con tutti i possibili interlocutori, i cosiddetti valori semplicemente umani, lasciando indefinitamente sullo sfondo il problema religioso che giunge a porre seriamente la questione del destino ultimo dell'uomo. In tal caso il "soprannaturale" apparirebbe semplicemente come quel "superfluo" che potrebbe essere messo tranquillamente tra parentesi e sospeso di fatto, senza che esso abbia incidenza alcuna sulla possibilità di individuare, a livello teorico e pratico, l'unico fine ultimo e vero, quello soprannaturale, cui l'uomo reale, creato da Dio, tende di fatto con tutte le sue forze." (Dall'introduzione di Franco Buzzi alla Sezione quarta dell'"Opera Omnia")
Il volume pubblica alcune delle relazioni del 27° Convegno dell'Istituto "V. Bachelet" che, riconosciuto di rilevante interesse culturale, è stato realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Le riflessioni raccolte approfondiscono condizioni e percorsi per una effettiva educazione al bene comune nella realtà contemporanea, tenendo presente anche la testimonianza e l'esempio di uomini forti e coerenti, aperti costantemente al dialogo e alla fatica della mediazione, come Vittorio Bachelet. I brevi spunti suggeriti (politica, scuola, famiglia, multiculturalità) possono aiutare a ricostituire il senso di quella elementare "grammatica della partecipazione", grazie alla quale ogni comunità umana può vivere veramente all'altezza di se stessa, dando forma concreta ad un autentico dialogo intergenerazionale.
Il Concilio Vaticano II, il ventunesimo nella storia della Chiesa, fu aperto da Giovanni XXIII l'11 ottobre 1962 e chiuso da Paolo VI l'8 dicembre 1965. Nonostante le attese e le speranze di tanti, l'epoca che lo seguì non rappresentò per la Chiesa una "primavera" o una "pentecoste" ma, come riconobbero lo stesso Paolo VI e i suoi successori, un periodo di crisi e di difficoltà. Questa è una delle ragioni per cui si è aperta una vivace discussione ermeneutica, in cui si è inserita l'autorevole voce di papa Benedetto XVI che ha invitato a leggere i testi del Concilio in continuità con la Tradizione della Chiesa. Al dibattito in corso, Roberto de Mattei offre il contributo non del teologo, ma dello storico, attraverso una rigorosa ricostruzione dell'evento, delle sue radici e delle sue conseguenze, basata soprattutto su documenti di archivio, diari, corrispondenze e testimonianze di coloro che ne furono i protagonisti. Dal quadro documentato e appassionante tracciato dall'autore, emerge una "storia mai scritta" del Vaticano II che ci aiuta a comprendere non solo le vicende di ieri ma anche i problemi religiosi della Chiesa di oggi.
Il Concilio Vaticano II, il ventunesimo nella storia della Chiesa, fu aperto da Giovanni XXIII l'11 ottobre 1962 e chiuso da Paolo VI l'8 dicembre 1965. Nonostante le attese e le speranze di tanti, l'epoca che lo seguì non rappresentò per la Chiesa una "primavera" o una "pentecoste" ma, come riconobbero lo stesso Paolo VI e i suoi successori, un periodo di crisi e di difficoltà. Questa è una delle ragioni per cui si è aperta una vivace discussione ermeneutica, in cui si è inserita l'autorevole voce di papa Benedetto XVI che ha invitato a leggere i testi del Concilio in continuità con la Tradizione della Chiesa. Al dibattito in corso, Roberto de Mattei offre il contributo non del teologo, ma dello storico, attraverso una rigorosa ricostruzione dell'evento, delle sue radici e delle sue conseguenze, basata soprattutto su documenti di archivio, diari, corrispondenze e testimonianze di coloro che ne furono i protagonisti. Dal quadro documentato e appassionante tracciato dall'autore, emerge una "storia mai scritta" del Vaticano II che ci aiuta a comprendere non solo le vicende di ieri ma anche i problemi religiosi della Chiesa di oggi.
I principi dell'insegnamento sociale cristiano e il Credito Cooperativo. Un legame dichiarato nell'articolo 2 dello Statuto tipo delle BCC e, in particolare, nella Carta dei Valori, dove sono presenti i cinque pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa: centralità della persona, bene comune, solidarietà, sussidiarietà e partecipazione. Un'analisi in parallelo che vuole rafforzare la formazione e il senso d'identità dei cooperatori di credito affinché continuino ad operare ispirati - come ha scritto nella Caritas in Veritate Benedetto XVI - da quell'"amore intelligente" che "sa trovare anche i modi per operare secondo una previdente e giusta convenienza" a vantaggio delle persone e delle realtà economiche dei territori. Autore del volume è Gigi De Palo, giornalista, scrittore e formatore. Si occupa, in particolare, di dimensione spirituale della leadership.
I sacerdoti missionari svolgono un ruolo speciale e devono essere perciò ben preparati, a partire dalla formazione teologica nei seminari e nelle università, nella consapevolezza che la pastorale per i migranti è specifica ed ha una sua organizzazione, è provvisoria e per questo si adatta e si rinnova. A partire dall'esame delle fonti della normativa canonica e delle acquisizioni più attuali, i saggi raccolti nel volume approfondiscono la posizione della Chiesa nei confronti delle migrazioni e gli aspetti legati alla preparazione del missionario per i migranti.
Il discorso ecclesiologico attuale è incentrato sulla dottrina del Vaticano II e sui suoi approfondimenti teologici successivi. L’obiettivo di questo libro, invece, è quello di inquadrare meglio il Concilio all’interno della storia del pensiero cristiano sulla Chiesa e, in particolare, leggere l’evento nell’orizzonte del secolo XX. Lo studio, da questa prospettiva, ripercorrerà tre grandi questioni dell’ecclesiologia: i diversi paradigmi della Chiesa, il rapporto tra lo Spirito Santo e la Chiesa e, infine, il rapporto tra Salvezza e Chiesa. L’intento è quello di contribuire alla formazione di una visione dei grandi argomenti discussi nell’assise conciliare più contestualizzata, all’interno di un arco di tempo che comprende tutto il secolo XX fino ai nostri giorni.
MIGUEL DE SALIS AMARAL è un sacerdote portoghese. Dal 2001 è professore della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce e dal 2015 è vicedirettore del Centro di Formazione Sacerdotale della stessa Università. È laureato in Ingegneria Civile e dottore in Teologia dogmatica. Nel suo lavoro teologico si è dedicato principalmente all’ecclesiologia, al dialogo ecumenico, alla teologia orientale e al Concilio Vaticano II. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Dos visiones ortodoxas de la Iglesia: Bulgakov y Florovsky (Eunsa 2003), poi tradotto in romeno e pubblicato dalla casa editrice della Facoltà di Teologia Ortodossa dell’Università di Cluj-Napoca, e Concittadini dei santi e familiari di Dio. Studio storico-teologico sulla santità della Chiesa (pubblicato in questa stessa collana nel 2009), poi tradotto in portoghese (con la casa editrice San Paolo). Dal 2002 è consultore della Congregazione delle Cause dei Santi.
Sei teologi rispondono alla richiesta di papa Francesco esaminando il secondo capitolo della Lumen gentium a partire della «scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa» (Evangelii gaudium, n. 27).
Il loro contributo si presenta come complemento alle diverse proposte che hanno esaminato essenzialmente l'aspetto pratico e giuridico della riforma missionaria, della decentralizzazione e della sinodalità.
Esso vuole offrire una riflessione teologica che possa accompagnare misure concrete di riforma, sostenere la pazienza di chi vuole risultati immediati e mantenere i cuori aperti alla novità del Vangelo, il quale sempre ci sorprende. Gli scritti sono a firma di: Giovanni Tangorra; Philip Goyret; Pilar Río; Sandra Mazzolini; Aimable Musoni,sdb; Miguel de Salis. La Prefazione è a firma di Marcello Semeraro, Vescovo di Albano.
Il libro si propone di dotare ogni cristiano di una chiave interpretativa, culturale e direttiva riguardo alle problematiche presenti all'interno del contesto sociale odierno. Il linguaggio scorrevole e non prettamente tecnico aiuta il lettore a meglio comprendere l'utilità e la necessità della Dottrina sociale per la vita della Chiesa. Il testo è indirizzato nello stesso tempo a tutti coloro che, pur non cattolici, si ispirano ai principi e ai valori cristiani, e a tutti offre l'opportunità di conoscere il pensiero teologico e magisteriale della Chiesa riguardo la vita in società. Nella prima parte del libro, l'Autore effettua una ricostruzione degli avvenimenti appartenuti alla storia dell'Europa e della Chiesa che hanno condotto alla nascita della Dottrina sociale e ne considera gli sviluppi dal pontificato di Leone XIII sino a quello di papa Francesco. La seconda parte del libro presenta l'ossatura della Dottrina sociale della Chiesa, presentando i vari Principi che la compongono, i quali, se tenuti presenti e attuati, possono essere un chiaro indirizzo pastorale da praticare per la propria vita personale e all'interno della società, un prezioso aiuto per vivere la propria vocazione cristiana nel mondo. Presentazione Giampaolo Crepaldi.
È sempre importante fare memoria di un evento che ha segnato la storia, poiché conduce il lettore a lasciarsi provocare sul presente, dando vigore a quelle radici che necessitano di essere nutrite per progettare e costruire il futuro. In quest’ottica mi sembra non solo opportuno, ma anche bello, l’intento di don Pino De Simone di riproporre in una visione unitaria i tanti suoi articoli, pubblicati sul periodico diocesano della nostra Chiesa di Rossano-Cariati a proposito del Concilio Vaticano II. È un’occasione preziosa per ripercorrere a distanza di cinquant’anni le intuizioni, i fermenti, le prospettive di una Chiesa che ancora oggi, come allora, necessita di freschezza evangelica.
Dopo un periodo di gestazione di quasi cinque anni, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato l'8 aprile 2024 la dichiarazione "Dignitas infinita" circa la dignità umana. Nel fare memoria del 75° anniversario della "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" (10 dicembre 1948), il Dicastero ha colto l'occasione «per proclamare nuovamente la propria convinzione che, creato da Dio e redento da Cristo, ogni essere umano deve essere riconosciuto e trattato con rispetto e con amore, proprio in ragione della sua inalienabile dignità» (n. 2). In questo volume Gaia De Vecchi e Roberto Massaro offrono una lettura attenta e critica del documento, evidenziando anche nuove piste di lavoro profetico che la chiesa è chiamata a compiere per promuovere, sostenere e implementare la dignità di ogni uomo e di ogni donna.