Un libro per esplorare alcuni capolavori della musica occidentale e avvicinarsi al senso profondo ed ultimo dell'esistenza: l'ascolto musicale si fa icona dell'ascolto del Logos, che diviene a sua volta accoglienza dell'Incarnazione. "Ascolta, Israele": il comando dello shema', dello spalancare le porte del proprio cuore tramite il senso dell'udito, prelude al comandamento dell'amore divino e dell'amore del prossimo. Dall'ascolto del Bello musicale può nascere una contemplazione assorta ed orante, che si traduce in charitas se trova un'adeguata disposizione dello spirito. Percorrere i sentieri di cui le musiche di Bach, Händel, Haydn, Beethoven e Mussorgskij sono intessute diventa quindi quasi un pellegrinaggio: la gioia che nasce dall'ammirazione per i paesaggi musicali scaturiti dalla penna dei compositori si assomma alla felicità dell'avvicinarsi alla Civitas Dei, tempio divino sfolgorante di bellezza. E se il Verbo di Dio fosse anche il canto di Dio? Quando la musica è al servizio dell'incontro con Cristo.
Spazi e luoghi sacri, a cura di Maria Chiara Giorda e Sara Hejazi.Sezione monografica: M.C. Giorda - S. Hejazi, Spazi e luoghi sacri. Prospettive e metodologie di studio; C. Genova, Processi di costruzione sociale dei luoghi sacri. Spunti di analisi; C. GIORDA, Monasteri, paesaggio e territorio. Le relazioni geografiche dello spazio sacro; M. Leone, Semiotica dello spazio ascetico; A. Longhi, Spazio sacro e architettura liturgica; D. Campobenedetto - M. Robiglio - I. Toussaint, Costruzione ed esperienza contemporanea del sacro. Personalizzazione, comunità elettive e comunità territoriali; M. Cassani, "Sacred Spaces in Profane Buildings". Il caso Barcellona; M.C. Giorda - S. Hejazi, Luoghi monastici come spazi sacri. Il monastero Dominus Tecum di Prà d'Mill e il tempio zen Shobozan Fudenji di Salsomaggiore.
Leoni, cervi, serpenti, draghi, sirene... Sulle facciate delle nostre cattedrali, come nei chiostri dei monasteri o sulle pagine di antichi codici, è tutto un brulicare di creature animali, reali o fantastiche, mansuete o feroci. Un "bestiario" sorprendente e affascinante, ma che oggi non riusciamo più a "leggere" e a interpretare con immediatezza. Questo libro racconta, in modo chiaro ma affascinante - anche attraverso un ricco e originale apparato di immagini - il significato simbolico delle numerose e diverse rappresentazioni "zoologiche" che affollano gli edifici sacri e le pagine miniate dell'età medievale. Riscoprendo un linguaggio complesso e misterioso, ispirato ai testi biblici e ai Padri della Chiesa, ma anche alla tradizione classica e alle credenze popolari, che si serve dei simboli e dei segni della natura per parlare delle cose celesti. Perché, come scriveva Alano di Lilla nel XII secolo, "ogni creatura del mondo funge per noi da specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione ed è segno fedele della nostra sorte".
Il simbolismo della risurrezione nell'arte cristiana, da quella paleocristiana al rinascimento. Una ricerca accurata tra opere note e meno note, che passa in rassegna i numerosissimi simboli che, nelle diverse epoche, gli artisti hanno scelto per rappresentare questa verità di fede: dalla fenice all'uovo, dal monogramma ai diversi simboli animali. Un percorso al tempo stesso di arte e di fede. Tra arte e fede: i simboli della Risurrezione.
L'architetto romano Antonio Barluzzi (1884-1960) è l'autore di alcuni tra i più noti santuari cristiani di Terra Santa: le basiliche dell'Agonia al Getsemani, della Trasfigurazione al Monte Tabor, della Visitazione ad Ain Karem; le chiese della Flagellazione e del Dominus Flevit a Gerusalemme; la cappella della Crocefissione al Santo Sepolcro, per citarne solo alcuni. Dopo una biografia e un'introduzione al contesto storico in cui l'architetto si trovò a operare, ciascun capitolo presenta uno degli interventi che ancora oggi i pellegrini possono visitare in Terra Santa. I testi sono corredati da un ricco apparato iconografico (fotografie, immagini storiche, disegni e schizzi dei progetti) e documentario (appunti dello stesso Barluzzi e materiali tratti dall'Archivio storico della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme). Completano il libro le schede degli artisti che collaborarono alla realizzazione degli apparati decorativi dei diversi santuari.
La relazione tra parola e immagine costituisce il tema fondante la civiltà occidentale. Nella fede cristiana Dio si rende visibile in un uomo: Gesù, il Cristo, il Logos. Con l'incarnazione, Dio ha finalmente un volto. Non solo: con il dono dello Spirito, la storia di Dio diventa storia dell'uomo, e il volto di Dio assume il "tratto" di un volto umano, facendosi "ritratto". La vita di Dio non abita più l'assoluta trascendenza dell'icona ma si cala nella nostra realtà quotidiana, descritta nell'arte secondo la prospettiva lineare che invita l'uomo a una riflessione sul senso del tempo. Il libro ripercorre la storia di questi passaggi, in una riflessione interdisciplinare che unisce arte, teologia, filosofia e antropologia.
Il "Paliotto o Antependium" della Cattedrale di Teramo è una tavola con numerosi riquadri e rilievi d'argento, realizzata dal Maestro orafo e argentiere Nicola da Guardiagrele (1433-1448). Opere come questa, molti secoli fa, venivano chiamate Biblia Pauperum, ossia la Bibbia dei poveri. Perché? Gli artisti, con diverse modalità (disegni, pitture, mosaici o sculture in miniature), raccontavano la Storia Sacra o alcuni episodi di essa, tratti dall'Antico o dal Nuovo Testamento. Un album con giochi, quiz e tavole da colorare per conoscere la vita di Gesù. Età di lettura: da 6 anni.
Il volume contiene una raccolta di profili delle Chiese di Pordenone, senza però la pretesa di essere una pubblicazione particolarmente specializzata ed erudita, delineando così in modo scorrevole, ma con fondamento scientifico, il volto storico e religioso della città attraverso i suoi edifici sacri, la loro storia e la loro struttura. Risulta dunque una guida dettagliata, ma al tempo stesso pratica e agevole, completa di carta topografica e immagini a colori, rivolta a tutti i visitatori che giungono a Pordenone con l'intenzione di conoscere più a fondo il profilo storico, sacro e artistico della città friulana.
Quali sono le caratteristiche che dovrebbero essere possedute dalla musica liturgica? L’autore dà la sua personale risposta ispirandosi al Magistero della Chiesa e chiama tali caratteristiche le dieci “E” della musica liturgica: essa deve essere Ecclesiale, Eccellente, Eccedente, Estatica, Estetica, Espressiva, Edificante, Elegante, Educante.
Una sorta di decalogo liturgico-musicale per i nostri tempi.
L’Oratorio di san Giovanni Battista è, dopo Palazzo Ducale, tra i monumenti più insigni di Urbino. Costruito nel 1365 e sede dell’omonima confraternita, ospita al suo interno uno dei cicli pittorici meglio conservati dell’Italia centrale risalenti al
periodo tardogotico. Affrescato quasi interamente dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino, costituisce una tappa irrinunciabile per il visitatore che si reca a Urbino, splendida città d’arte e dal passato radioso. Negli anni in cui l’oratorio veniva decorato (1416), questo territorio attraversava uno dei periodi più floridi della sua storia: Urbino era la città dei Montefeltro, che qui vi ersero il proprio ducato dal 1443. L’opera è tra i documenti più vividi dell’epoca e le Storie del Battista rappresentate sono il testo pittorico più alto e maturo dei fratelli Salimbeni e possono annoverarsi tra gli esempi meglio conservati, in Italia, di quel gusto “gotico internazionale” che inizia a serpeggiare nel nostro Paese tra il XIV e il XV secolo.
L'AUTRICE
Valentina Rapino è nata ad Atessa (Chieti) nel 1984. Laureata in Storia dell’arte e archeologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, durante la formazione accademica si è specializzata in storia dell’arte contemporanea, ha curato la mostra “Riviste, riviste... Riviste d’arte e cultura degli anni ’70 e ’80” presso l’Archivio Ricerca Visiva di Milano e collaborato con periodici d’arte quali «Tema Celeste», «Juliet», «Mousse Magazine», «Exibart», «Boîte». Attualmente scrive per la testata culturale free press «Artribune» e cura pubblicazioni sul rapporto tra arte e fede.
«Colui che beve di quest’acqua, avrà ancora sete. Colui invece che beve dell’acqua che gli darò io, non avrà mai più sete; ma l’acqua che gli darò diverrà in lui una sorgente di acqua che zampilla verso la vita eterna»; così recita il Vangelo di Giovanni (4,13-14), a testimonianza del grande valore simbolico che l’elemento acqua rappresenta per la fede cristiana.
In questo volume Claudia Corti regala al lettore un excursus sulla simbologia e le immagini legate all’acqua nella Bibbia (dall’inizio della Genesi alla fine dell’Apocalisse) e nell’arte cristiana,
a partire dalle catacombe fino ai battisteri, attraverso la pittura.
L'AUTRICE
Claudia Corti è nata a Grosseto nel 1975 e si è laureata presso l’Università degli Studi di Siena in Lettere a indirizzo moderno artistico con una tesi nell’ambito dell’archeologia dell’architettura. Guida turistica, opera da anni nelle grandi mostre e nei musei milanesi e pavesi e si occupa della divulgazione culturale su molteplici livelli. Collabora con la rivista Il Dirigente per la quale cura la rubrica mensile dedicata all’arte. Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato La croce nei primi quattro secoli. Dal buio alla luce (2013).
Un excursus storico e artistico sul tema della croce, dalle scarse testimonianze dei primi secoli fino all’epoca di Costantino il Grande, quando, per una serie di contingenze storiche, il simbolo cristiano per eccellenza conoscerà – attraverso molteplici canali artistici, dai mosaici all’oreficeria, alla struttura architettonica delle basiliche di nuova fondazione – una prima grande diffusione. Gli esempi proposti riguardano principalmente Roma, capitale dell’impero dove la nuova religione progressivamente comincia ad affermarsi e si dota di una vera struttura organizzativa. Lontani dall’idea di grandi cattedrali o complessi monumentali, i primi luoghi di culto furono le catacombe e i cimiteri. Fino all’Editto di Milano non sarà tuttavia possibile trovare altri luoghi di culto, se non sporadicamente alcune domus Ecclesiae, le abitazioni private di aristocratici convertiti che mettevano a disposizione dei fedeli le proprie residenze. Solo a partire dal IV secolo la nuova religione potrà fregiarsi di adeguati luoghi di culto, diventando fino a tutto il medioevo l’unica fonte di ispirazione artistica.
Claudia Corti è nata a Grosseto nel 1975 e si è laureata presso l’Università degli Studi di Siena in Lettere a indirizzo moderno artistico con una tesi nell’ambito dell’archeologia dell’architettura. Guida turistica, opera da anni nelle grandi mostre e nei musei milanesi e pavesi e si occupa della divulgazione culturale su molteplici livelli. Collabora con la rivista Il Dirigente per la quale cura la rubrica mensile dedicata all’arte.