
La prima parte di questo libro sviluppa quanto il suo titolo annuncia, sostenendo la possibilità di un universalismo come pluralità di percorsi paralleli che giungono alla stessa meta. La seconda parte del libro riguarda il tema del profetismo con i saggi su Gesù profeta, su monachesimo e profetismo e sul movimento quacchero delle origini. La profezia, secondo l’autore non è in conflitto con la prospettiva sapienziale e da ultimo razionale, costituisce invece un linguaggio alla fine reversibile con quest’ultimo. La terza parte contiene due saggi accomunati dal tema della teologia politica, e illustra il nesso particolare tra i monoteismi profetici e le concezioni politiche rispettivamente dell’islâm e dei moderni diritti dell’uomo. Il quarto gruppo di saggi concerne la condizione carceraria, in relazione all’opera che l’autore va svolgendo in quel contesto: un impegno sociale con gli stranieri, e i più marginali, in continuità con le premesse teoriche enunciate in precedenza. Infatti, pur nella verità dei temi affrontati, il libro trova la sua unità nella sua ispirazione centrale, quella appunto universalistica, intesa non solo come idea, ma come vocazione, compito, prassi.
GLI AUTORI
Pier Cesare Bori, insegna alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna. Ha pubblicato fra l’altro Il vitello d'oro (Boringhieri, 1983); Gandhi-Tolstoj (Il Mulino, 1985), con G. Sofri; L'interpretazione infinita (Il Mulino, 1987), L'altro Tolstoj (Il Mulino, 1995). Si occupa del rapporto tra culture: Per un consenso etico tra culture, 2a ediz., Genova, Marietti, 1995, Per un percorso etico tra culture , 2a ediz., Carocci 2003, e , in relazione a questo, ha studiato anche l’umanesimo religioso: Pluralità delle vie, Milano 2000, dedicato a Pico della Mirandola.
L’"analogia" è un tema ampiamente trattato dalla filosofia classica e medievale; l'"autoreferenza", a sua volta, domina in modo inequivocabile il dibattito filosofico moderno e contemporaneo. La letteratura inerente a questi due temi è, dunque, prevedibilmente vastissima. Ciò che sorprende, invece, è che non esiste a tutt’oggi uno studio che si sia posto il problema di comprendere che rapporti vi siano fra analogia e autoreferenza, se ve ne sono, e che cosa abbia determinato il passaggio, nel pensiero filosofico occidentale, dal primato del paradigma analogico al primato del paradigma autoreferenziale. Colmando una lacuna notevole della cultura filosofica e scientifica contemporanea, questo libro si propone come un primo passo verso una comprensione delle complesse e articolate relazioni che sussistono fra analogia e autoreferenza. Gli studi qui raccolti sono connotati da un elevato livello di astrazione; ciò dona al libro un carattere specialistico, ma allo stesso tempo rigoroso, requisito indispensabile per chi intende seriamente il “lavoro” di ricerca filosofica. Il volume è arricchito dalla traduzione italiana del classico saggio di Bochenski, L’analogia. Il libro è frutto del lavoro di un gruppo di ricerca interdisciplinare formato e coordinato dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena.
L’edizione più completa che sia mai stata pubblicata del bestseller di Napoleon Hill Pensa e arricchisci te stesso, con oltre 70 milioni di copie vendute nel mondo. Un Manuale per il Successo fondamentale per mettere in pratica i 13 princìpi del successo con:
il testo originale del 1937 del classico di Hill le istruzioni e una checklist per il Viaggio in 90 Giorni di Pensa e Arricchisci te stesso le istruzioni su come formare un efficiente Gruppo di Master Mind frasi da memorizzare citazioni sul successo da personaggi che si sono realizzati nella storia “Domande per il Successo” alla fine di ogni capitolo
“Appunti sul Successo” per annotare tutti gli spunti e le idee interessanti
ulteriori brani da autori famosi come James Allen, Wallace Wattles, Raymond Charles Barker e altri un contratto speciale di “Dichiarazione del Desiderio” che viene firmato dai lettori e molto altro
Nel 1939 Alexandre Kojève portò a termine quelle lezioni sulla "Fenomenologia dello spirito", che iniziate nel 1938, lo imposero come uno dei più importanti interpreti di Hegel di tutto il Novecento. Da allora sparì dalla scena filosofica, quasi mettendo in atto l'estrema conseguenza dell'idea che la storia fosse finita. In realtà Kojève continuò la sua attività in forma semiclandestina, un'attività di cui questo libro vorrebbe mostrare anche gli aspetti più eccentrici accostando al dibattito con Leo Strauss le lettere allo zio Kandinskij, alla ricostruzione dei rapporti fra cristianesimo e scienza uno scritto su Raymond Queneau. Gli scritti raccolti restituiscono un'idea meno approssimativa dei molteplici e sfaccettati interessi del filosofo.
Un'introduzione generale alla discussione sulla libertà di scelta e di azione. L'accento è posto sul dibattito contemporaneo, senza tralasciare la tradizione classica. Vengono analizzate questioni come la possibilità e la natura della libertà, il nesso tra libero arbitrio e responsabilità, il rapporto tra determinismo e libertà. Dalla definizione dei termini della discussione, l'autore passa all'enunciazione delle principali concezioni della libertà, mostrandone pregi e limiti, e all'analisi di alcune importanti posizioni scettiche.
Un saggio che intende guidare il lettore attraverso il labirinto dell'arte contemporanea. Si tratta di arte se un artista espone un pavone vivo o il proprio letto disfatto? L'autore rivolge lo sguardo del filosofo sulle forme d'arte. Partendo dall'idea che l'arte è semplicemente forma significante, prende in considerazione alcune teorie dell'arte molto dibattute ma poco comprese: arte come espressione, il dialogo fra le varie forme artistiche o le più canoniche teorie dell'arte. Chiarendo alcuni problemi connessi con l'espressione artistica, quali l'intenzione dell'artista, la rappresentazione e l'emozione, l'autore dimostra come l'opera d'arte debba essere considerata per se stessa e secondo la relazione che stabilisce con la realtà circostante.
Lungi dal costituire un residuo della conoscenza, un elemento impuro di cui il pensiero deve liberarsi per coincidere con la più pura e algida speculazione, le emozioni - dolore, paura, vergogna, amore, compassione - pervadono, anzi "sono" il pensiero. Partendo dall'assunto che le emozioni sono al centro non solo della vita individuale ma anche di quella sociale, come motore delle relazioni interpersonali, in questo libro Martha Nussbaum intende porre le basi di una teoria delle emozioni, senza la quale nessuna etica o filosofia politica possono dirsi adeguate. La prima parte si sviluppa attorno all'emozione del dolore e del lutto; la seconda parte segue le emozioni sulla scena pubblica e nella politica; la terza si concentra sull'amore.
"Alternative alla vita" è caratterizzato dalla compresenza di tre piani. Vi si trovano i due piani classici dell'opera saggistica, cioè un discorso teoretico originale e il richiamo critico ai grandi autori della tradizione, in questo caso soprattutto Spinoza, Hegel, Leopardi, Kierkegaard, Nietzsche, Rensi e Freud. Ma questi due piani si innestano su uno narrativo, dominato dalla figura di un singolo, Akronos, cosicché questo testo potrebbe intitolarsi anche "fenomenologia di uno spirito". Akronos è la figura dell'inquietudine e della protesta che vede e denuncia lucidamente come la realtà sia sostanziata di in-giustizia e di violenza ma non ha la radicalità di abbandonarla, si limita a rasentare il nulla e cerca una mediazione con la realtà.
Un ciclo di conferenze tenute ogni domenica mattina dalle 12 alle 13 presso la sala dell’Accademia delle Scienze di Berlino, nel periodo gennaio-marzo 1806, è la matrice e insieme l’occasione di questa Introduzione alla vita beata, nella quale conosce un apice di grande bellezza la filosofia che Fichte proferì come ispirata da un’intensa meditazione sull’Evangelo di Giovanni.
Il grande filosofo di Jena vi ‘traduce’ in realtà le riflessioni da poco versate nell’ennesima riformulazione della sua impervia “dottrina della scienza”, divulgandole a un pubblico ampio ed eterogeneo.
Completano il volume la Cronologia, una Nota bibliografica, le Note al testo, Note di commento, Indice dei luoghi biblici citati, Indice dei nomi.
Johann Gottlieb Fichte (Rammenau, 1762 - Berlino, 1814) è il primo dei grandi idealisti tedeschi. A lui spettò il compito di unificare la filosofia kantiana, andando alla ricerca delle supreme condizioni di possibilità di ogni sapere. A partire dal trascendentalismo kantiano approdò alla scoperta della Wissenschaftslehre (dottrina della scienza), al cui sviluppo speculativo rimase fedele per tutta la vita. Uomo franco e scontroso, tanto infaticabile quanto inflessibile, ebbe sempre il coraggio delle proprie idee e pagò di persona la propria libertà di pensiero. Il suo sistema filosofico, rigoroso ma sempre in costruzione e costantemente alla ricerca di nuove forme espositive, rappresenta una singolare sintesi di teoria e di pratica, nella quale trova posto la sua raffinata dottrina della religione. L’Introduzione alla vita beata (1806) esprime al meglio la tensione religiosa che ha sempre alimentato e corroborato la vita intellettuale di questo grande filosofo.
Guido Boffi (1958) è ricercatore di filosofia teoretica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sta lavorando sulla tematica dell’immaginazione. Ha scritto su Walter Benjamin e Friedrich Wilhelm Joseph Schelling, del quale ha anche tradotto il Sistema dell’idealismo trascendentale (1997). Inoltre si è occupato di Friedrich Schiller, Aby Warburg, Johann Jakob Bachofen, Friedrich Creuzer e Friedrich Nietzsche.
Franco Buzzi (1948) fa parte del ‘Collegio dei Dottori’ della Biblioteca Ambrosiana di Milano presso la quale vive e lavora. Ha scritto su J. G. Fichte e l’idealismo tedesco, Martin Luther e la Riforma, l’Umanesimo, il Concilio di Trento e la teologia della Controriforma. Per le Edizioni San Paolo ha curato la prima edizione italiana del commento di Lutero alla Lettera ai Romani (19962).
Il volume riporta gli atti del primo colloquio filosofico svoltosi nell'ambito dell'Area Internazionale di ricerca, dedicato al tema "Ritorno alla Metafisica e Pensiero Post-moderno". La ricerca prende le mosse da Heidegger, il filosofo che nel secolo scorso ha dedicato la propria indagine al problema della metafisica e che con la sua tesi del superamento della metafisica ha aperto il campo a una serie di interpretazioni accomunate dalla convinzione che quella tesi comportasse il distacco e l'abbandono di ogni metafisica. L'autore svolge un'analisi del concetto di "superamento" della metafisica, inteso come "superamento della barriera interna che ha impedito alla metafisica di afferrare più radicalmente la sua propria tendenza interrogativa".