
Ordinario di Filosofia teoretica all'Università di Salerno, Vincenzo Vitiello presenta in questo libro un confronto tra lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij e il filosofo tedesco Martin Heidegger, alla luce delle loro riflessioni su nichilismo e cristianesimo.
La ricerca è costruzione senza fine, reperimento di problemi, invenzione di ipotesi, realizzazione di strumenti, costruzione di prove, ricerca degli errori, proposta e prova di nuove teorie in un processo senza fine. Nonostante la lunga storia di quella controversia sul metodo che ha visto tutta una serie di tentativi volti a negare l'unità del metodo scientifico, oggi appare sempre più chiaro che le teorie scientifiche si costruiscono, si provano, si confermano o si rigettano attraverso un'unica metodologia. E questa è appunto la metodologia della ricerca, il metodo del tentativo e dell'errore, ossia quella procedura che, partendo dai problemi, mette a prova le ipotesi proposte e ne cerca la soluzione.
Il libro, curato da Mauro Bonazzi, Loredana Cardullo, Giovanni Casertano, Emidio Spinelli e Franco Trabattoni, contiene testi scelti tra i filosofi della Grecia antica. Tra gli altri: Anassagora, Aristotele, Platone, Socrate, Seneca, Talete, Plotino, Zenone.
L'obiettivo dichiarato di queste Lezioni - tenute da Foucault a Berkeley nel 1983 - è quello di ricostruire, attraverso la problematizzazione del concetto di verità, "una genealogia dell'atteggiamento critico nella filosofia occidentale". Il metodo seguito è quello dell'analisi filologica. Protagonista di questo seminario foucaultiano è infatti una parola, il termine "parresia", che connota, nella lingua greca, l'attività di colui che dice la verità. Seguendone il percorso nelle tragedie di Euripide, nei testi "socratici" di Platone, e via via in quelli di Aristotele e Plutarco, Epitteto e Galeno, Foucault restituisce a pieno le tensioni etiche della società greca, e insieme propone la questione centrale del suo metodo di indagine.
"Osservare freddamente Dio - caldamente, lo fu già abbastanza". Per questa impresa, che è già di per sé un'empietà, Sgalambro si è scelto come invisibili protettori quei grandi teologi dimenticati, come Suárez o Melchor Cano, che sapevano trattare di Dio con cupa professionalità. Qui, come ancora in Spinoza e in Schopenhauer, Dio torna a essere il mondo nella sua profonda estraneità, nella sua avversione al soggetto, che attacca fino a ucciderlo, nella sua controfinalità.
Questo libro polemizza con quanti sostengono che le trasformazioni e i conflitti del mondo contemporaneo nascono da processi di adattamento o opposizione alla modernità occidentale. Così facendo, la prospettiva resta sempre e solo quella dell'Occidente. Lo sguardo va invece spostato sui processi di ibridazione: tra culture, tra passato e presente, tra ideologie. La tesi del libro è che il concetto di globalizzazione metta in luce tutt'al più gli aspetti dell'unificazione economico-finanziaria e tecnica del mondo contemporaneo, ma sfugga alle questioni di fondo: che sono poi quelle dei rapporti tra le diverse culture, della loro coesistenza insieme necessaria e conflittuale.
Storia di un movimento spirituale: la Stoa.
La cultura occidentale, il nostro modo di rapportarsi al mondo e a noi stessi, la stessa identità europea affondano le radici nel cuore del pensiero filosofico classico: quello di Eraclito e di Parmenide, di Socrate e di Platone, di Aristotele e di Epicuro, di Seneca e di Plotino. Questo libro fornisce una guida ragionata alla filosofia antica, agli autori, ai movimenti, ai testi che hanno segnato in modo permanente la nostra tradizione culturale.
Che cosa esiste? A questa domanda, uno dei più antichi e irrisolti problemi filosofici, risponde quel ramo della filosofia nota come ontologia. In questo libro Achille Varzi, docente al Dipartimento di Filosofia della Columbia University di New York, illustra la discussione filosofica attualmente dedicata all'ontologia.
L'impatto tra l'arte e le nuove tecnologie elettroniche (dalla computer graphics alla realtà virtuale) è attualmente oggetto di un dibattito esteso a una quantità di saperi e discipline. Ma come è cambiata la natura stessa dell'arte? Come è cambiata la nostra percezione della sua tradizionale funzione di "produzione del nuovo"? La pratica artistica può ancora considerarsi come in passato l'esempio più eminente della creatività umana? Massimo Carboni e Pietro Montani hanno raccolto le pagine di venti maestri sul tema del rapporto tra arte e tecnica. Tra questi: Valéry, Brecht, McLuhan, Heidegger, Adorno, Baudrillard, Maldonado, Lévy.