
Questo volume non costituisce soltanto la premessa storiografica della prima fase della speculazione pareysoniana, ma anche uno dei contributi decisivi alla diffusione dell'esistenzialismo in Italia. Con gli "Studi sull'esistenzialismo" Pareyson offrì agli studiosi italiani una guida per orientarsi in quel tumultuoso movimento ancora in evoluzione, indicandone e analizzandone la genesi e le articolazioni, ma allo stesso tempo operando precise e anche coraggiose scelte teoriche.
Perché istintivamente quando pensiamo alla filosofia, ci riferiamo alla filosofia classica, quella sviluppatasi nella "polis" ateniese dimenticandoci la successiva, lunga e prolifica stagione della filosofia ellenistica? Forse una spiegazione sta nell'esiguità degli scritti che di questi autori si sono conservati. Eppure lo scetticismo, l'epicureismo e lo stoicismo hanno conosciuto una decisiva rivalutazione e l'immagine complessiva della filosofia ellenistica si è andata rinnovando. Il testo di Lévy analizza che cosa s'intende per filosofia ellenistica ed esplora le sue espressioni più note e rilevanti (scetticismo, epicureismo e stoicismo).
In questo testo lo sguardo dell'autore si rivolge alla costituzione della realtà, nella sua forma singolare e plurale. Quello che la tradizone filosofica ha chiamato "essere" non è che la relazione originaria attraverso cui le singole esistenze si incrociano in un nodo comune. A partire da questo presupposto il libro di Nancy si presenta non come un trattato sistematico bensì nella forma di un'interrogazione profonda e radicale della nostra contemporaneità: dei suoi bagliori e delle sue rovine, dei suoi idoli e delle sue potenzialità. Dal dispiegamento della tecnica alla società dello spettacolo, dalla mondializzazione alla metamorfosi dei corpi, dalla fuga del senso alle sue nuove configurazioni. Introduzione di Roberto Esposito.
Quel che da Anassimandro a Kant, da Pierce a Wittgenstein si trasmette è la natura cartografica dei sensi del mondo. Al punto che ancora si crede che la mappa sia la copia della Terra senza accorgersi che è la Terra che fin dall'inizio ha assunto, per la nostra cultura, la forma di una mappa. Oggi non è più possibile contare, nel rapporto con la realtà, sulla potentissima mediazione cartografica che, riducendo a un piano la sfera terrestre, ha fin qui permesso di evitare di fare i conti con la Terra così come davvero essa è, con il globo. Questo è un manuale di geografia privo di qualsiasi carta, in esso non soltanto si dà conto della geografia umana di oggi, ma si ridefinisce la natura dei principali modelli di descrizione del mondo in nostro possesso.
Questo libro raccoglie i frutti dell'insegnamento universitario di Vegetti su Platone, e vuol essere una presentazione del grande filosofo ateniese chiara e accessibile a ogni lettore, anche inesperto. L'autore ricostruisce a questo scopo non solo il pensiero platonico, ma anche il contesto storico in cui Platone visse e praticò la filosofia. Ma il testo, scritto con chiarezza, va al di là dell'obiettivo didattico, in quanto, alla luce della sua conoscenza del filosofo antico, Vegetti offre una sintesi lucida e profonda del pensiero platonico, che dà conto dell'importanza di Platone, pietra miliare del pensiero occidentale, e della sua influenza nei secoli.
Il libro ricostruisce la storia di un sistema di pratiche filosofiche che si proponeva di formare gli animi piuttosto che informarli, attraverso un lavoro su se stessi che coinvolgeva non solo il pensiero, ma anche l'immaginazione, la sensibilità e la volontà. Così interpretata, la filosofia diviene per gli antichi esercizio attivo, continua rimessa in discussione di se stessi e del proprio rapporto con gli altri, uno stato di liberazione dalle passioni, di lucidità perfetta, una maniera di vivere prima che un sistema di pensiero. Dal dialogo socratico e platonico a Epicuro, da Seneca a Epitteto fino all'età contemporanea, il libro esplora la centralità, il declino e l'intermittente ripresa di una dimensione riflessiva della storia del pensiero.
Pronunciata all'Athénée Royal nel 1819, questa conferenza è il testo teorico più noto e discusso di Benjamin Constant. La sua dicotomia fra libertà degli antichi e libertà dei moderni ha suscitato un dibattito sui rapporti fra libertà politica e civile, cittadino e Stato, diritti dell'individuo e soprusi del potere, che dura tuttora. La presente edizione inquadra il testo nell'insieme del pensiero constantiano e del momento storico, nonché il suo posto nel quadro dello sviluppo del pensiero liberale: l'introduzione di Giovanni Paoletti, basata su una disamina dei manoscritti e delle varianti, ne ricostruisce il contesto e la struttura argomentativa; il saggio di Pier Paolo Portinaro ne propone un'attualizzazione.
"Romanzo della vita umana" è secondo Leibniz la storia universale, la sola storia vera, già da sempre contenuta in quella sterminata biblioteca che è la mente di Dio. Ci sarà chi prenderà Leibniz alla lettera e scriverà quel romanzo in chiave filosofica: tale è la hegeliana Fenomenologia dello Spirito, romanzo della storia universale o storia universale come romanzo filosofico che condanna all'inattualità tutti gli altri romanzi. Negli ultimi tre secoli, a cominciare da Leibniz e da Hegel, la filosofia ha inseguito il sogno dell'unica storia vera, la sola degna di essere pensata filosoficamente. Ma che ne è oggi della filosofia della storia? Che cosa resta dell'ultimo, grande sogno della ragione?
Pubblicati clandestinamente nel 1975, questi saggi, eretici in rapporto al marxismo e al dogmatismo dominanti dell'epoca, si interrogano sul senso che può avere la storia, non tanto come svolgimento cronologico, ma in quanto storia dell'essere umano in cerca della sua umanità. Una domanda che si riallaccia alla tradizione filosofica inaugurata nella polis greca, il luogo che ha reso possibile l'apparizione quasi simultanea della filosofia, della politica e della storia, le tre dimensioni essenziali dell'umanità occidentale. Filosofia e politica sono nate insieme ed entrambe mettono in dubbio la tradizione e le certezze. Per il pensatore boemo, la filosofia che ha condotto all'idealismo ha fallito nella sua pretesa di afferrare la soggettività nel suo rapporto col mondo, laddove si fonda la storia. Scavando nelle origini della filosofia europea, l'autore affronta i temi della scelta, dell'autenticità della vita, dell'impegno e della violenza.
È dai tempi delle parole di Platone sul ruolo dei poeti che l'arte è al centro dell'attenzione dei filosofi. Questa sistematica introduzione alla filosofia dell'arte considera le riflessioni che da Platone, Kant, Hegel, giungono fino ad Adorno, Heidegger, Gadamer e Goodman e s'interroga su quale valore e funzione abbia l'esperienza artistica per l'uomo. Il volume illustra i principali temi e concetti che hanno contribuito a definire nella storia l'espressione artistica e in particolare i confini di quel peculiare processo di comunicazione che ha luogo solo grazie all'arte. Georg Bertram risponde a quesiti centrali: che cos'è l'arte? quando vi è arte? qual è il valore dell'arte per l'uomo? E invita il lettore a partecipare con lui nella riflessione.