
Questo libro propone la ricostruzione di quattro capitoli fondamentali della cultura europea: la teoria del fantasma nella poesia d'amore del '200 (La parola e il fantasma); il concetto di malinconia dai Padri della chiesa a Freud (I fantasmi di Eros); l'opera d'arte di fronte al dominio della merce (Nel mondo di Odradek); la forma emblematica dal '500 alla nascita della semiologia (L'immagine perversa). Così la ricostruzione della teoria del fantasma nella filosofia medievale apre la via a una interpretazione della teoria dell'amore cortese e a una lettura inedita di alcuni testi poetici: da Cavalcanti a Dante.
Tutti vogliamo essere felici. Ma appena ci fermiamo a riflettere iniziano i guai: cos'è davvero la felicità? Cosa vuol dire essere felici? La felicità è uno «stato» o un «processo», è oggettiva o soggettiva? In questi casi conviene rivolgersi a chi per primo e meglio di tutti ha messo la felicità al centro delle proprie riflessioni: Aristotele. È quello che fa Edith Hall, una delle classiciste più importanti al mondo, che nelle dieci sapienti lezioni di questo libro ci mostra come il grande filosofo sia ancora la guida migliore per orientarsi nel caos della vita di ogni giorno. Le parole «felice» e «felicità» - happy e happiness - vanno alla grande. Potete comprare un Happy meal, o bere un cocktail a un happy hour. O magari prendere una «pillola della felicità» per tirarvi su, o postare una faccina felice sui social. Sulla felicità, tuttavia, abbiamo le idee confuse. D'accordo, tutti pensano di volere essere felici, ma cos'è, davvero, la felicità? È uno stato psicologico duraturo nel tempo o un attimo così effimero che, appena ci rendiamo conto di viverlo, è già passato? È qualcosa di oggettivo, riconducibile a determinati parametri (ad esempio godere di buona salute, essere liberi da preoccupazioni finanziarie o dall'angoscia esistenziale) o è qualcosa di soggettivo, che non può essere misurato né osservato, qualcosa che non va accostato al «benessere» ma alla «soddisfazione» o alla «letizia»? Aristotele fu il primo filosofo a chiedersi davvero cos'è la felicità e cosa possiamo fare per diventare persone felici: un programma che mantiene ancora intatta la sua validità. Edith Hall, una delle classiciste più importanti al mondo, presenta l'antica e veneranda etica aristotelica in un linguaggio contemporaneo. Applica cioè gli insegnamenti di Aristotele a svariate sfide pratiche della vita reale: prendere una decisione, scrivere una domanda di lavoro, parlare in un colloquio, usare la tabella dei Vizi e delle Virtù per un'analisi del proprio carattere, resistere alle tentazioni, scegliere gli amici e i partner. Sono pochi i filosofi, i mistici, gli psicologi e i sociologi che hanno fatto molto di più che riformulare le fondamentali intuizioni di Aristotele. Ma lui le ha dette per primo, meglio, più chiaramente e in modo più olistico di chiunque le abbia successivamente riprese. Ogni parte delle sue prescrizioni per essere felici si riferisce a una diversa fase della vita umana, ma al tempo stesso le interseca tutte. In qualsiasi periodo della vita vi troviate, le idee di Aristotele possono rendervi più felici.
Cinque sono i quaderni giunti fino a noi del filosofo, matematico e presbitero russo Pavel A. Florenskij. Di questi taccuini, nei quali lo studioso ha riportato note e appunti, è stato sinora pubblicato il secondo, qui in traduzione, risalente al biennio 1904-1905. Quelli sono gli anni in cui in lui avviene il passaggio dagli studi matematici a quelli teologici, studi che in questo quaderno si contaminano a vicenda. L'irruzione dell'irrazionale nel razionale, questa sembra essere una delle linee di ricerca che serpeggiano nel Taccuino. E questa è probabilmente anche una delle ragioni che hanno fatto scegliere al matematico la via della teologia.
Prefazione di Gianni Baget Bozzo
GLI AUTORI
Fabrizio Gualco nasce ad Alessandria il 5 dicembre 1968. Laureato in Pedagogia nel 1996, nel 2000 consegue il titolo di Dottore di ricerca in Filosofia, Storia della filosofia, Estetica presso l’Università di Genova.
Dal 1996 al 2000 ha collaborato agli insegnamenti di Filosofia Teoretica e di Metodologia e critica dello spettacolo presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Genova. Dal 2001 collabora con l’ufficio nazionale della Struttura Formazione di Forza Italia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il saggio “Bellezza e mistero. La proposta estetico-teologica di H. U. von Balthasar”, Colors, Genova 2000.
Lo sviluppo delle tematiche antropologiche moderne converge sull’esigenza di riscoprire le relazioni interpersonali e la loro funzione nel farsi dell’identità personale. Questo comporta un allargamento dell’attenzione e del metodo filosofico stesso, per far posto all’incontro dell’altro nella sua alterità e per evidenziare l’importanza dei valori e dell’affettività nelle relazioni umane. Così si apre la ricerca circa i valori relazionali più alti e il senso ultimo della vita.
Destinatari
Opera destinata a studiosi e studenti di teologia.
Autore
Gian Luigi Brena é laureato in filosofia presso l’Università cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato in teologia a Innsbruck. Ha pubblicato La struttura della percezione (1969), Alla ricerca del marxismo: M. Merleau-Ponty (1977), La teologia di Pannenberg. Cristianesimo e modernità (1993), Forme di verità. Introduzione all’epistemologia (1995). Ha insegnato epistemologia e antropologia filosofica per lo più presso l’Istituto Aloisianum di Padova; è segretario della Fondazione centro studi filosofici di Gallarate e collabora con la Fondazione Lanza.
I contributi qui raccolti propongono una panoramica ricca e variegata sull'universo femminile, in un fecondo confronto tra Occidente e Oriente, tra passato e presente, attraverso la religione, la letteratura, la storia e la cultura. La novità di questo percorso è proprio nel confronto tra Oriente e Occidente, poco frequente nella letteratura sull'argomento, ma molto significativo perché permette di puntualizzare in relazione al femminile il divario teorico-pratico fra le due culture e di rilevare il contributo originale che la donna ha saputo fornire nel campo dell' elaborazione culturale.
È possibile leggere i sogni con le categorie dell'estetica? Questa la novità contenuta in "La filosofia del sogno", uno degli ultimi lavori inediti di Ágnes Heller, recentemente scomparsa, pubblicato in lingua italian n anteprima mondiale. Con la nascita della psicanalisi, l'interpretazione dei sogni si è affrancata dal dominio delle pratiche esoteriche per convertirsi in esercizio analitico. Quale sintomo del malessere o benessere di una coscienza privata, tuttavia, le realtà del mondo sognato sono rimaste escluse dalla comprensione scientifica moderna, che da Cartesio in poi ha separato in modo definitivo razionalità e immaginazione, spaccando il pensiero in due. Alla maniera dell'arte, dell'intuizione mistica, della poesia o della scoperta, i sogni - suggerisce l'autrice - dicono verità che si sottraggono al principio di verificazione. Attraverso la lettura di episodi biblici, dei drammi di Shakespeare, dei protocolli dei sogni di artisti e filosofi contemporanei, Ágnes Heller inaugura un nuovo discorso sul sogno e ricongiunge la tradizione religiosa e letteraria con l'odierna fenomenologia, con l'ermeneutica e la filosofia dell'esistenza.
Ultima opera che Ágnes Heller concluse prima della sua scomparsa, questo libro ricostruisce la storia culturale dell'Occidente negli intrecci fra produzione drammaturgica e riflessione filosofica. Sin dalla loro nascita, tragedia e filosofia sono unite da un'"affinità elettiva": la tragedia rappresenta le tensioni che caratterizzano un dato presente storico e ne introduce la sua comprensione filosofica. A sua volta la filosofia, pensando il proprio tempo (Hegel), pone nuovi concetti e scenari che faranno da materiale per successive rappresentazioni drammaturgiche, in una mutua influenza che imprime movimento all'intero sviluppo storico. Antigone, Amleto, Fedra, la Nora di Ibsen, il Galileo di Brecht condividono il palcoscenico di questo libro con l'etica aristotelica, la teoria secentesca delle passioni, l'utopia marxiana, l'esistenzialismo, la decostruzione. Solo attraverso questa profonda e originale ricomposizione è possibile porre la domanda sul futuro di filosofia e tragedia - e tentare di rispondere.
Le "Meditazioni cartesiane", ampliamento delle "Lezioni parigine" tenute da Husserl il 23 e 25 febbraio 1929 alla Sorbonne, rappresentano un vertice dell'elaborazione della fenomenologia trascendentale e rendono possibile afferrare l'articolazione sistematica che unisce in una totalità coerente le analisi specifiche condotte da Husserl. Esse, delineando l'intero arco delle ricerche fenomenologiche, indicano con chiarezza le stratificazioni dell'esperienza e fanno emergere gli intrecci tra questioni apparentemente diverse, come i piani di fondazione dei problemi filosofici da un punto di vista fenomcnologico-trascendentale. Vengono così presentati nel loro nesso unitario i problemi della percezione, delle oggettualità ideali, la questione teleologica, gli strati che costituiscono la vita egologica, il rapporto tra passività e attività e, infine, il tema dell'alterità e della costituzione intersoggettiva. In questo modo le Meditazioni cartesiane offrono il quadro d'insieme che collega le singole ricerche e permettono di cogliere l'unità del progetto fenomenologico nelle sue autentiche ambizioni filosofiche.
Dedicare un volume all'analisi del bene comune potrebbe oggi sembrare un'operazione ridondante e, per certi versi, persino inutile, vi- sto il continuo rimbalzare di articoli, interventi e riferimenti a questo tema pressoché in ogni ambito. Ma forse questa è la migliore ragione per fermarsi un attimo e provare a mettere ordine nella ridda incessante di voci e opinioni in materia. Che cos'è veramente il bene comune? È qualcosa di più di uno slogan, di un concetto preconfezionato buono per qualsiasi discorso dal sapore vagamente etico o socio-politico? Il volume intende rispondere a questi interrogativi, prendendo le mosse da quella tradizione filosofica che ha saputo cogliere il legame stretto tra bene comune e dignità della persona umana.