
"È difficile qualificare con esattezza il metodo seguito da Kierkegaard: la sua dichiarazione di voler fare unicamente un'indagine "psicologica" sulla natura del peccato originale va presa con cautela. La trattazione tocca di volta in volta i vari campi interessati al problema: la teologia dogmatica, la metafisica, la fenomenologia o psicologia in senso proprio. Ma se si deve dichiarare una dominanza, essa va attribuita alla metafisica tenendo presente all'inizio l'origine teologica del problema (il dogma del peccato originale) e gli spunti biblici della sua potente analisi fenomenologica (la tentazione, il demoniaco...) che operano continuamente in ogni punto del trattato. L'angoscia è il presupposto del peccato originale rispetto alla caduta di Adamo ed Eva, come lo è per la caduta nel peccato di ogni loro discendente. Il suo oggetto è il nulla ed è l'avvertenza di questo nulla che rivela all'uomo di essere una sintesi di anima e corpo nello spirito. Se l'angoscia può essere occasione di caduta e di perdizione, può anche e deve essere, con la sua scoperta degli orrori del peccato, una tappa per incamminarsi verso il bene e la salvezza: il più spaventoso e pericoloso di questi orrori è la tentazione del suicidio, ma l'uomo ha in sua mano un punto solido a cui ancorarsi, ed è precisamente la "fede" che mette in fuga ogni angoscia e rende possibile il dispiegamento positivo delle energie dello spirito per accostarsi a Dio". (Dallo scritto di Cornelio Fabro)
«Raggiungeremo l'ordine democratico solo con la partecipazione di tutti in quanto persone, il che corrisponde alla realtà umana. E l'uguaglianza di tutti gli uomini, "dogma" fondamentale della fede democratica, dovrà essere uguaglianza tra persone umane, non tra qualità o caratteri, perché uguaglianza non significa uniformità. È, al contrario, il presupposto che permette di accettare le differenze, la ricca complessità umana e non solo quella del presente, ma anche quella dell'avvenire. È la fede nell'imprevedibile. Sarà un'utopia pensare che quest'ordine, invece di escludere delle realtà, le possa includere piano piano tutte quante?»
L'opera nasce dalla sempre più ricorrente esigenza di tenere informato il mondo teologico dei più recenti sviluppi metodologici. Data l'ampiezza dell'ambito di ricerca, lo studio è stato limitato al secolo XIX. L'occasione-stimolo per questo percorso è stata offerta dalla singolarità di una teoria, considerata minore, di Louis Billot sulla fisionomia della causalità sacramentale intesa come dispositivo-intenzionale. Il dibattito che essa provocò è servito ad individuare, sorprendentemente, tendenze e suggestioni di una teologia ancora in movimento. Prefazione di Koonce David.
L'analisi fenomenologica della complessità e della specificità del mondo affettivo umano e del suo influsso sull'agire della persona guida l'autore di questo saggio ad una conclusione ponderata: il rapporto fra sentimento e razionalità non solo possiede una necessità ontica, ma è necessario anche a livello esistenziale, in cui la persona raggiunge un maggior o minor grado di unità attraverso le sue scelte e le sue azioni.
Le relazioni pericolose tra uomo e donna di cui parla questo libro toccano l'esistenza nella sua ineludibile dimensione di scelta: quella tra una vita che asseconda la fluida e ingovernabile logica del desiderio e un'altra più rassicurante e continua, presieduta da una logica degli affetti. Logiche tra loro eterogenee che appaiono inconciliabili ai protagonisti della storia qui ricostruita (Kierkegaard e Kafka) e che talvolta inducono a un esito tragico (Kleist). In palese conflitto con la scelta della solitudine al fine di tutelare la propria singolarità, gli autori - in qualche modo personaggi concettuali o eteronimi di chi ha scritto questo libro - avvertono l'esigenza (per lo più disattesa) di una palpitante condivisione del loro universo interiore, mediante la presenza (non troppo invadente, s'intende) di una donna che appaia loro come vocativo o dedicataria di esclusive trame concettuali e di avventure esistenziali. Un saggio filosofico dai toni talvolta narrativi che ci pone al cospetto dei desideri e delle inquietudini che accompagnano ogni vicenda erotica e affettiva, orientata verso l'esperienza effimera della seduzione oppure consolidata nella forma del matrimonio.
Questo studio mostra come, pur partendo da due concezioni molto diverse della parola e del suo rapporto con l’essere e con il pensiero (razionale), l’interrelazione tra la filosofia greca e la cultura egizia operatasi nel periodo della conquista prima greca e poi romana di tutto il Vicino Oriente (III a.C.-VII d.C.) abbia prodotto una sintesi arricchita dall’apporto di entrambe. Per comprendere le forme che tale sintesi ha progressivamente assunto viene scelto come filo conduttore l’idea di fondo della teologia egizia di età tolemaica, ricostruita ripercorrendo lo sviluppo della teologia egizia dell’età faraonica (III-I millennio a.C.): Dio è l’Uno-e-Tutto, ossia Colui che mentre permane l’Uno preesistente androgino si autogenera come Figlio di sé stesso e come unitotalità del cosmo esistente. Questo è il nucleo teologico che l’ermetismo cerca di esprimere con categorie platoniche, ma che prima ancora viene rielaborato dall’antico stoicismo e con cui si confrontano le principali correnti di pensiero sorte in gran parte proprio ad Alessandria d’Egitto: il giudaismo ellenizzato, il neopitagorismo, il medioplatonismo, gli Oracoli Caldaici, lo gnosticismo e il neoplatonismo. Ciò offre anche un esempio storico di fecondo scambio culturale tra popoli diversi nel rispetto delle rispettive identità religiose che può fungere da modello per l’odierno dialogo interculturale e interreligioso.
Il manuale intende offrire, soprattutto a studenti, un panorama delle principali correnti culturali degli ultimi due secoli, anche per essere in grado di comprendere l'odierno contesto culturale. La prospettiva adottata dall'autore e quella propria della dottrina cristiana sull'uomo, sulla storia e sulla societa. Il corso consta di 4 parti. Nella I si studiano gli elementi piu caratteristici dell'epoca moderna (XVI-XVIII secolo); nella II si studiano le principali ideologie contemporanee, sottolineando il ruolo di religioni sostitutive; nella III si analizza la crisi della cultura della Modernità a partire dall'inizio del XX secolo; la IV esamina i rapporti tra Chiesa e mondo contemporaneo.