
Che cos'è verità? Come il linguaggio ne può parlare? -ciò che definiamo verità corrisponde a come stanno realmente le cose? O, piuttosto, indica l'impossibilità di ridurre lo scarto che sussiste fra le cose e la rappresentazione che ne ha un individuo rispetto a un altro? Come ci insegnano la filosofia e la scienza contemporanea, ogni percezione del mondo è anche una sua diversa interpretazione. Così Natoli conduce a sondare le "scene della verità": punti di vista dai quali la si può osservare. Verità come disvelamento, corrispondenza, interpretazione, esperienza e dimostrazione, pragmatica dello stare la mondo, etica della sincerità opposta alla menzogna.
Nella tradizione occidentale l'indagine sulla morale affonda le sue radici nella riflessione socratica, in particolare nella domanda che il filosofo ateniese poneva ai suoi concittadini: come si dovrebbe vivere? Nel corso dei secoli il dibattito si è polarizzato intorno all'alternativa tra "bella vita" e "buona vita", dicotomia incarnata dal mito di Èrcole e dalla scelta che l'eroe deve compiere tra Piacere e Dovere. Ma tale antitesi, secondo A.C. Grayling, è solo apparente, frutto di una distorsione alimentata dalla fede religiosa, soprattutto dal cristianesimo, e più in generale dall'approccio morale coercitivo che mortifica l'individuo. In realtà una buona vita, quella che ciascuno di noi auspica per sé, non può e non deve fuggire la bellezza, il piacere e l'appagamento. Si tratta allora, secondo Grayling, di adottare un approccio laico e umanistico che consenta a ogni individuo di costruire la propria buona vita, nel duplice significato di "vita preziosa (che ha un valore reale per chi la vive) e vita piacevole (caratterizzata da affetto, risate, conquiste e bellezza)". E tuttavia non si può vivere al meglio senza un appropriato contesto sociale e politico. Di qui, l'esigenza di affrontare anche temi e problemi centrali nel mondo contemporaneo: il sesso, la famiglia, l'educazione, il ruolo della scienza, la malattia e la "buona morte", così come i rapporti internazionali, la guerra e i suoi crimini, i limiti della tolleranza.
Gli esperimenti mentali occupano un ruolo centrale in un ampio spettro di discipline filosofiche e scientifiche, chiarendo e risolvendo nel "laboratorio della mente" puzzles complicati, problemi e idee. Questo libro vuole invitare il lettore a partecipare attivamente a questa tradizione ricca e spesso sorprendente, che ha visto impegnati Galileo, Einstein, Hume, Mach, Newton, Platone, Wittgenstein, Zenone. Ogni esperimento è seguito da una discussione che ne analizza le possibili conseguenze. Nel capitolo conclusivo Martin Cohen esamina in generale il metodo dell'esperimento mentale, offrendo suggerimenti a quanti si vogliano cimentare in nuove esplorazioni servendosi di questa tecnica antica.
Questo libro propone una riflessione su Domenico Jervolino, pensatore e uomo politico, per molti anni docente di Filosofia del Linguaggio e di Filosofia Teoretica nell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Gli interessi principali della sua ricerca filosofica sono stati: la rivisitazione critica di Marx con la ripresa della nozione gramsciana di egemonia, la riproposta dei paradigmi ricœriani del simbolo, del testo e della traduzione, il richiamo alle istanze della filosofia e della teologia della liberazione. Particolare attenzione è stata dedicata da Jervolino al paradigma della traduzione, intesa come riconoscimento e accoglienza dell’altro. Nel passaggio da una lingua all’altra il filosofo napoletano ha visto lo straniero diventare il prossimo, il soggetto riconosciuto e accettato.
"Che questa, alla fine,
è la nostra biblioteca
di sarabanda di giustizia
per il mondo ingiusto.
Tanti libri, tante vite.
Tante storie, tante vite.
Tante vite, tante pagine.
Molte scritture del sogno
di una cosa."
Una carretta sul mare, piena di umanità che fugge dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, dalla tirannia, con il sogno di un altrove. Fra loro, c'è un vecchio. Una specie di saggio o di sciamano che ha vissuto, in tempi diversi, molte vite in molti luoghi del mondo. Assumendo via via le sue mutevoli identità, risponde alle domande dei migranti. Salvatore Veca affida al suo vecchio, carico di anni, di sapere, di scritture, il compito di guardare dentro il nostro destino, il destino di un Occidente che, una volta di più, si sporge sulla catastrofe possibile. La voce del vecchio è la voce di una cultura che, per segmenti, per lacerti luminosi, è tutta chiamata a raccolta, prima del silenzio, e contro il silenzio.
Che cos'e il bene? Possiamo dire di averne un'idea chiara e condivisa? L'Autore rilegge qui l'opera di Levinas come una lunga e serrata meditazione sul primato del bene. Attraverso l'ascolto delle pa role del filosofo ebreo, la traccia del bene si manifesta infatti come origine dell'umani ta. Il volto dell'altro - la responsabilita cui ci chiama - e`epifania e significazione di questa origine. Si sviluppa cosi`un dialogo con levinas mirato ad approfondire la verita del bene e della sua logica, la logica del dono. Il dono e`infatti la forma comunicativa propria di ogni relazione nella quale non si incontra l'alt ro per possedere ma per amare. Proprio la logica della gratuita permette di ripensare la relazione costitutiva tra identita e alterita senza sacrificio dell'io o dell'altro. Il percorso del testo vive di una continua correlazione interpretativa. Da un lato il paradigma del dono serve a porre sotto una luce inedita il pensiero di levinas, dall'altro il co nfronto con i suoi testi conduce ad approfondire il senso umano e il valore etico di una logica del dono. Da qui la possibilita che riaffiori il significato radicale della filosofia stessa come sapienza dell amore.
Viene qui proposto, in una sequenza di quindici saggi, un percorso di metafisica attento alla riflessione contemporanea e fedele ai capisaldi del pensiero classico. Gli autori di riferimento sono infatti Aristotele, Tommaso, Cartesio, Kant, Blondel, Heidegger, ma anche Lotz, Vattimo, Cacciari, Nabert, Lévinas e Ricoeur.
Essendo la filosofia una esperienza spirituale, la prima parte del libro (Problematica) mette l’accento sulla dimensione trascendente del sapere e della libertà. La seconda (Composizione) verifica i limiti di una metafisica dell’essere prettamente epistemologico e propone le modalità di un’altra, che sia attenta alla pratica dei nostri atti umani. La terza parte (Scomposizione) espone le critiche che la tradizione heideggeriana, particolarmente in Italia, ha indirizzato alle metafisiche di ordine sia gnoseologico sia pratico, fino a imbattersi nelle questioni della violenza e della pluralità delle verità. La sezione successiva (Ricomposizione) mostra come la metafisica d’ispirazione trascendentale sia suscettibile di assumere il meglio del tema contemporaneo della ‘differenza’ e di dare così nuovo dinamismo alla metafisica classica. Infine, l’ultima parte (Invocazione) trae dal percorso effettuato gli elementi ragionevoli per affrontare le questioni del male, del perdono e della speranza; sarà a questo punto che le condizioni più specifiche della metafisica dell’autentico atto d’essere potranno venire precisate.
Paul Gilbert, professore ordinario di Metafisica all’Università Gregoriana di Roma, ha pubblicato, oltre a saggi sul pensiero contemporaneo, alcuni volumi sul pensiero del Medioevo (Anselmo d’Aosta soprattutto), sulla scolastica recente (ha curato un’opera dedicata a Joseph Maréchal), e di metafisica sistematica (“La semplicità del principio”, 1992 e “La pazienza d’essere”, 1996).
In questo volume, riferendosi al pensiero di diversi filosofi, ci si rende conto della capacita del pensiero contemporaneo di affrontare nuovamente la meditazione metafisica. Filosofia significa amore per la sapienza" ma essa e`anche "saggezza dell'amore". Essa e` libera ricerca di un ordine logico per l'essere intero. La filosofia si mette in gioco nel dare un senso all'esperien za umana: essa e`discorso sul bene. Nella complessita del nostro mondo e del nostro tempo non vi sono certezze indiscutibili da ritrovare ma un infinito desiderio da inseguire: la filosofia si trasforma allora da aspirazione al sapere assoluto nel sapere del desiderio, quale tensione all'essere e a ll'essere-bene. Questo libro mette dunque a tema la sapienza e la saggezza cui aspira il "
Come condurre la propria vita affinché sia degna e ricca di senso? Che cosa dà forma e controllo alla nostra esistenza? Quale vita può dirsi buona e realizzata al punto da definirsi "felice"? Molti cercano le risposte in quella che si definisce "arte di vivere"; Achenbach segue invece un'idea diversa, che chiama "capacità di saper vivere". Il "saper vivere" è tema senza tempo: caratterizza la filosofia delle origini quanto quella contemporanea. È ciò che i greci definivano virtù, l'"essere buoni". Mentre l"'artista della vita" intende condurre un'esistenza rilassata, leggera e spensierata, ciò che caratterizza "chi è capace di vivere e la volontà di affrontare le sfide esistenziali, la prontezza a risolvere i conflitti, e la capacità di distinguere ciò che è veramente importante. Egli non fa della sua vita un'opera d'arte, ma la domina, la dirige in modo esemplare, realizzando il meglio di sé. In questo senso, la "capacità di saper vivere" può definirsi una forma di "conoscenza della saggezza" che si può raggiungere attraverso l'esperienza.