
Quasi un testamento intellettuale, "L'anima smarrita" provoca il lettore su alcune delle grandi questioni con le quali siamo confrontati oggi. Che cosa ne è dell'anima all'epoca delle neuroscienze? Chi ha interesse a manipolare la vita? Quale narrazione è ancora capace di dare senso a ciò che siamo e facciamo? Ultima testimonianza scritta dall'autore, il saggio qui presentato mette in scena la verità di una vita che accoglie se stessa nel pensiero della vita. È la vita che accetta questa compromissione senza temere alcuna diminuzione di oggettività, poiché sa che la contrapposizione tra oggettività e soggettività è un artificio della scienza: utilissimo secondo certi scopi, ma ingenuissimo quando si tratta di capire chi siamo nella nostra relazione con il mondo, con gli altri e, soprattutto, con noi stessi.
È stata la Grecia a passare all'Europa l'idea di razionalità come discussione critica. Per questo, se è nel giusto P.B. Shelley a dire che «noi tutti siamo greci», ha però altrettanto ragione B. Croce a sostenere che «non possiamo non dirci cristiani». L'Europa, infatti, come ha scritto S. de Madariaga, «È socratica nella sua mente e cristiana nella sua volontà». Di qui l'ammonimento di T.S. Eliot: «Se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura; e allora si dovranno attraversare molti secoli di barbarie».
Vittorino Andreoli, psichiatra laico, e Franco Buzzi, teologo, esplorano il complesso, vitale, affascinante rapporto dell’anima con il corpo, visto da diverse discipline scientifiche e religiose. Il volume affronta il tema dell’anima e il suo rapporto con la mente, facendo dialogare su questi aspetti la fede e la scienza, la filosofia e la biologia, la religione e la fisica.
Una particolare attenzione in queste pagine è data alle scoperte fornite dalle neuroscienze, che studiano i meccanismi neurobiologici che stanno alla base dei pensieri, delle emozioni e dei comportamenti umani.
La prima parte presenta, in un excursus storico-filosofico, come i filosofi e i teologi – da Socrate a Hegel – hanno pensato e descritto l’anima (e la mente). Nella seconda vengono presentati i meccanismi neurobiologici che stanno alla base dei processi cognitivi ed emotivi; mentre la terza parte contiene due saggi incentrati rispettivamente sui concetti di anima, mente, persona e identità, il primo a partire da alcune considerazioni di ordine scientifico e il secondo incentrato sul pensiero in merito al concetto di anima di alcuni tra i più grandi fisici della storia delle scienze.
L'autore
Vittorino Andreoli è psichiatra e scrittore tra i più noti e apprezzati. Tra i suoi volumi ricordiamo: Lettera a un adolescente, Capire il dolore. Perché la sofferenza lasci spazio alla gioia e Il lato oscuro. Nove storie italiane di crimine e follia, tutti editi da Rizzoli. Mons. Franco Buzzi (1948) è Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Ha scritto su J. G. Fichte e l’idealismo tedesco, Martin Luther e la Riforma, l’Umanesimo, il Concilio di Trento e la teologia della Controriforma. Per le Edizioni San Paolo ha curato la prima edizione italiana del commento di Lutero alla Lettera ai Romani (19962).
Una storia delle principali concezioni filosofiche sull'anima, la mente, l'io e lo spirito dall'antichità ai giorni nostri attenta a sottolineare le linee di continuità con le concezioni dell'anima e dello spirito proposte dai filosofi classici e a evidenziare il modo in cui le scienze cognitive e le neuroscienze hanno cambiato l'immagine che l'essere umano ha di se stesso. Il libro offre anche una breve rassegna sistematica delle soluzioni filosofiche al problema mente-corpo ed è aggiornato ai nuovi indirizzi di ricerca sulla mente che vanno affacciandosi nel XXI secolo.
La filosofia della mente è un ramo della filosofia analitica e post-analitica che dalla Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Australia si è poi diffusa in tutto il mondo e in questi ultimi anni ha avuto una brusca impennata, soprattutto avendo stabilito relazioni importanti con le scienze cognitive. Sandro Nannini rivolge il suo studio sia allo studente che allo studioso specializzato, ricostruisce accuratamente l'intreccio che negli ultimi quarant'anni si è andato instaurando fra le teorie sull'anima, la mente o lo spirito della tradizione filosofica e gli studi sull'intelligenza naturale e artificiale condotti dagli scienziati cognitivi. Il lettore troverà una sintesi delle principali concezioni filosofiche sull'anima, la mente, l'io e lo spirito dall'antichità ai giorni nostri. Particolare attenzione è stata rivolta alle teorie che i filosofi hanno sostenuto riguardo al rapporto dell'anima con il corpo, nella convinzione che, nella maggior parte dei casi, è la natura attribuita a questo rapporto che rivela la concezione che si ha dell'anima stessa. Nella nuova edizione una particolare attenzione è rivolta a come le scienze cognitive e le neuroscienze stanno cambiando l'immagine che l'essere umano ha di se stesso.
Per Tagore è l'anima stessa dell'Occidente - i valori del Cristianesimo e della grecità - ad essere per prima tradita dalla deriva di una modernità fondamentale sugli idoli del successo e del denaro. E agli esseri umani di ogni continente, oggi come allora, rivolge l'invito ad assumere una presa di posizione etica nei confronti di quello che ci viene presentato come ineluttabile risultato del progresso.
Prevedendo l'imminente fine del mondo, sette saggi provenienti dai quattro angoli del mondo si incontrano a Tulanka, un monastero sperduto tra le montagne tibetane, per trasmettere a Tenzin e Natina, due giovani adolescenti, le chiavi della saggezza universale. Al di là delle differenze culturali e storiche delle loro rispettive tradizioni, i sette saggi si lasciano ispirare da quella che i filosofi dell'antichità chiamano "l'anima del mondo": la forza misteriosa e buona che mantiene l'armonia dell'universo. Il loro messaggio filosofico e spirituale risponde agli interrogativi cruciali che si pone ogni essere umano: qual è il senso della mia esistenza? Come conciliare le esigenze del mio corpo con i bisogni della mia anima? Come imparare a conoscere me stesso e a realizzare il mio potenziale creativo? Come passare dalla paura all'amore e contribuire alla trasformazione del mondo?
È lecito maltrattare gli animali? E mangiarli? Molto del dibattito odierno sulla natura e sui diritti degli animali ha avuto prodromi antichi, anche se con categorie diverse dalle nostre. Pietro Li Causi e Roberto Pomelli ci propongono una selezione di testi chiave sul tema, ritradotti per l'occasione e accompagnati da un commento storico-filologico, aprendo suggestive connessioni con la modernità. Il volume raccoglie l'ottavo e il nono libro della "Historia animalium" di Aristotele, i frammenti degli stoici sugli animali, i tre trattati di Plutarco sul vegetarianismo e sulla "questione animale" (De esu carnium, Bruta animalia ratione uti e De sollertia animalium) e infine il "De abstinentia" di Porfirio. Il volume si apre con Aristotele perché sono stati proprio gli studi di questo pensatore e dei suoi allievi a inaugurare una forma di discorso autonomo sugli "zoa". Un discorso non più occasionale e sporadico che, a partire dalle osservazioni sulle differenze fra gli uomini e gli altri animali, risulta seminale e fondativo per gli sviluppi ulteriori del pensiero greco. Dopo Aristotele, uno snodo fondamentale è costituito dagli stoici, paladini del depotenziamento delle funzioni "mentali" degli animali e della deresponsabilizzazione etica degli umani nei loro confronti. Una risposta ferma e decisa alle posizioni stoiche viene dal versante del medio e neoplatonismo, con Plutarco e soprattutto con Porfirio.
Il Novecento appare, retrospettivamente, come il secolo del ritorno dell'Angelo. Basti evocare i nomi di Walter Benjamin e Paul Klee. È stato però Romano Guardini il pensatore che più di ogni altro ha fatto dell'Angelo la cosa stessa del suo pensiero: paradigmatici sono al riguardo i suoi studi su Bonaventura, Dante, Dostoevskij e Rilke. In questo libro da un lato si analizza tutto ciò che Guardini ha scritto sull'Angelo, dall'altro si cerca di contestualizzarlo nelle grandi elaborazioni angelologiche della filosofia del Novecento.Ne viene una vera e propria guida storica e teoretica all'Angelo come figura in cui filosofia e teologia hanno interrogato le questioni che stanno sotto il nome di Dio, dell'uomo, del senso della storia e del male (nella figura dell'Angelo caduto).Confrontando Guardini con Rosmini, Nietzsche, Benjamin, Barth, Bultmann, von Balthasar, Rahner, Bulgakov - per giungere alla riflessione di Massimo Cacciari - l'autore disegna un sorprendente quadro del pensiero contemporaneo in cui filosofia e teologia confliggono e convergono nella domanda di cui l'Angelo è il segreto custode: qual è il destino etico-religioso dell'uomo?
«Sono grato a Steffens non solo perché ha trattato l’argomento, ma per come l’ha trattato. La sua scelta non è caduta sull’anatema magisteriale o sull’analisi psicologica bensì sulla magistrale lettura del desiderio vero celato dietro ai desideri falsati espressi (o, meglio, repressi) dalla pornografia» dalla prefazione di Robert Cheaib.
«L’essere umano non è fatto per amare: è fatto per morire d’amore». E si tratta di una vocazione così eccedente che contiene in sé ogni impazienza, ogni smarrimento.
La pornografia, in sé e per sé, fa la caricatura dell’amore, mimando il desiderio umano di donarsi senza riserve. Difatti l’amore vero è l’amore nel suo significato forte. L’amore assolutamente donato e assolutamente ricevuto. L’amore come dono di sé senza contraccambio. L’amore come cuore che si dilata. L’amore come ferita per la quale vigilare perché non si rimargini mai, dalla quale non guarire mai.
Questo amore, un tempo detto “carità”, ci fa sostare pazientemente, come una preghiera, alla soglia dell’altro. Senza possederlo, senza consumarlo, ma anzi espropriandosi.
Una lettura coraggiosa e non scontata della pornografia, considerata come una emergenza reale.
L'idea dell'amore, presente nel discorso filosofico fin dalle origini, si è evoluta adattandosi ai contesti storici e sociali, assumendo diverse forme e funzioni, senza perdere mai il proprio ruolo di primo piano nella sfera dei condizionamenti culturali. Ma come si legano queste forme dell'idea dell'amore all'esperienza amorosa? Come hanno amato i filosofi che riflettono sull'amore? Manuel Cruz ricostruisce le vicende esistenziali di alcune grandi figure della storia del pensiero, di cui è noto non solo l'interesse verso l'amore in quanto tema, ma anche il coinvolgimento personale nelle relazioni amorose. L'amore è percepito come l'esperienza universale per eccellenza. Pur declinandosi in modi molto diversi, alcune sue caratteristiche sono, per così dire, "costitutive": le esperienze del desiderio, dell'innamoramento e della passione rivelano, in tutte le epoche, la stessa forza dirompente, totalizzante, irrazionale. Ma, al contempo, portano in sé i semi dell'evanescenza e dell'ambiguità. Il che rende complesso parlarne, scriverne, spiegare. Proprio per questo risulta particolarmente prezioso l'apporto dei "pensatori di professione" presentati in questo libro. Secondo la prospettiva di Cruz, l'idea che abbiamo oggi dell'amore contiene dunque non solo il pensiero, ma il vissuto di chi ci ha preceduto: è la somma dell'amore come fonte di energia, pensato da Platone; del senso di colpa di cui soffriva sant'Agostino; della passione erotica esemplificata da Abelardo ed Eloisa...
Michela Marzano conosce l'arte di parlare di sé, delle proprie esperienze, delle proprie vicende, per spiegare sentimenti universali in cui è impossibile non riconoscersi. Sa bene che, sull'amore, di libri ce ne sono tanti; ha letto i filosofi, i poeti, i romanzieri. Ma è convinta che, con le teorie, coi libri, l'amore c'entri poco o niente: l'unico amore che vale la pena di essere raccontato è quello quotidiano, reale, concreto. "L'amore che siamo e che ci portiamo addosso." Bambina in attesa del Principe Azzurro, e poi donna sempre troppo romantica, ma anche amante capace di non farsi troppe illusioni, fino all'incontro - una sera, per caso, per gioco - con l'uomo che diventerà suo marito: apparentemente la vita sentimentale di Michela non è molto diversa da quella di tante altre donne di oggi. Infinitamente comprensiva e compassionevole con tutte le donne e gli uomini del mondo, Michela è capace di volgere su di sé uno sguardo spesso spietato. "I dialoghi tra me e me sono i più duri." E così che il suo occhio indagatore, coraggioso, limpido, scopertamente vero riesce a vedere al di là dei ristretti confini personali e a coinvolgerci, emozionarci, conquistarci.