
Una morfologia delle civiltà indiane d'America è assai più di una mera registrazione storica della conquista coloniale di quel continente negli ultimi cinque secoli, del tentativo sistematico da parte bianca di ripulsa e oblio dei forzieri di una sapienza atavica, che nessuna indagine etnologica aveva mai colto nel profondo né voluto immettere nei repertori della cultura dominante. Nel lontano 1969 Elémire Zolla ricostruiva ne "I letterati e lo sciamano" la tregenda subita dagli Indiani ma anche la sfaccettata ricchezza simbolica e metafisica di una vita tradizionale inscritta sciamanicamente tra la terra e il cielo. Lo fece esumando per la prima volta testimonianze e scritti, talvolta eccelsi, degli stessi Indiani, che negli ultimi cento anni si sono conquistati un posto di assoluta eminenza nella letteratura americana. Questa ristampa dell'opera, salutata al tempo in Nord-America come una rivelazione, è arricchita da una congerie di scritti zolliani del ventennio 1968-1988 dove spicca la trascinante vicenda del narratore antropologo Carlos Castañeda alle prese con il maestro yaqui che lo inizia al potere magico nei deserti del Nuovo Messico.
In questa lettera, scritta all'indomani della catastrofe mondiale per rispondere a un interrogativo dell'amico francese Jean Beaufret, Heidegger medita sulla situazione odierna dell'umanità e sull'impoverimento delle sue risorse simboliche e culturali, erose dalla colonizzazione tecnologica del pianeta. L'uomo contemporaneo è come un viandante che per lungo tempo ha marciato su un lago ghiacciato, ma che ora, con il disgelo, avverte che la banchisa si smuove sotto i suoi piedi e va frantumandosi in mille lastroni. Appena fu conosciuto, questo testo provocò discussioni molto intense. Oggi si legge come avvio ai testi fondamentali sulla tecnica e sul presente che contrassegnano l'ultima fase dell'opera di Heidegger.
Tre motivi per leggerlo: perché è una lettera illuminante scritta da un filosofo più di tre secoli fa e ancora oggi essenziale. Perché è un manifesto contro la malinconia e l'eccesso di serietà. Perché è un inno alla leggerezza che è l'anticamera della libertà.
Il tema del dimenticare e del suo contrario è più che mai un tema d'attualità in una civiltà smemorata e pur avida di memoria come la nostra. La storia degli individui come delle società procede in un intreccio di memoria e oblio dove l'una non sta senza l'altro. Ma se la memoria è oggetto di riflessioni e studi, lo stesso non può dirsi dell'oblio. Con questo libro Weinrich ha inteso presentare una storia culturale dell'oblio, un'ambiziosa panoramica dall'alba della civiltà, ai giorni nostri.
In un'epoca dominata dalla frammentazione del sapere e dalla velocità dell'informazione, la metafisica, con la sua ricerca di senso e di principi primi, rischia di essere emarginata. Tuttavia, proprio oggi, essa si rivela fondamentale per affrontare le sfide del mondo contemporaneo, offrendo strumenti per la comprensione di sé, del mondo e per colmare il vuoto esistenziale. Questo lessico essenziale di metafisica si propone come bussola per orientarsi tra termini complessi e concetti profondi, favorendo un approccio critico e consapevole alla realtà.
Il Lessico ha il pregio di selezionare e approfondire i concetti-temi fondamentali della filosofia della storia, evidenziandone i reciproci legami. Si tratta di uno strumento efficace che soccorre chi intende entrare nell'universo semantico del trittico tempo/storia/storiografia, fonte di coscienza culturale e di orientamenti etici. In definitiva, risulterà prezioso a quanti si accingono a "pensare" la narrazione del tempo e dei suoi eventi nel duplice quadro teoretico e culturale. Del primo quadro, il teoretico, sono le voci: certezza storica, comprensione storica, conoscenza storica, filosofia della storia, metodo della filosofia della storia, senso della storia ecc. Del secondo, il culturale, sono le voci: epoca, eterno ritorno, narrazione, nazionalismo, nazione, passato, periodizzazione, progresso ecc. La riflessione sulla storia può dirigersi verso il superamento di una visione frammentaria, al di là cioè del semplice accumulo di esperienze ripetute nel tempo da individui e comunità. In sostanza, questo Lessico intende contrastare il tentativo di alcune derive del post-modernismo di screditare l'idea stessa della praticabilità di una filosofia della storia e, superando il pregiudizio anti-realistico e anti-metafisico, il rischio della perdita d'identità e lo smarrimento di sicuri orientamenti trascendenti.
Leonardo è "premoderno", un personaggio di confine. Il suo non è più l'orizzonte fisso e trascendente del mondo della Scolastica, ma non è ancora quello matematizzante e dualistico della Nuova Scienza. Arte e conoscenza, matematica ed esperienza, fantasia e tecnologia confluiscono in un continuum che l'opera di Michelangelo, Galilei e Descartes frantumerà in precisi comparti producendo una divisione apparentemente irreversibile sul piano dell'essere come del sapere. Leonardo è vicino: anche il nostro tempo "ipermoderno" è diventato insofferente verso ogni rigida divisione del lavoro, della cultura, del "mondo della vita". Ma gli sconfinamenti portano troppo spesso alla confusione o per altro verso alla conflittualità, piuttosto che al dialogo o al contrappunto tra linguaggi, media, culture, come quello che ha lasciato in eredità Leonardo.
Benedetto Croce e Giovanni Gentile sono tra i protagonisti della riscoperta di Leonardo in Italia agli inizi del Novecento, e il loro contributo è decisivo per la definizione di una autentica critica del pensiero leonardesco. I due testi qui raccolti per la prima volta in volume, apparsi nel 1910 e nel 1919, affrontano la questione se Leonardo possa essere considerato propriamente un filosofo e se, nell'amalgama "caotico" della sua creazione, siano ravvisabili tracce d'una qualche forma di filosofia. Croce e Gentile, ciascuno fedele alle proprie categorie di pensiero, restituiscono l'immagine di un infaticabile indagatore della natura attraverso la multiformità della sua opera, ricostruita in un dedalo di frammenti, di abbozzi e di studi preparatori. Filosofo, inventore, artista sublime, naturalista: se Leonardo sfugge a una definizione univoca e ordinaria, il merito di Croce e Gentile è quello di saperne cogliere e testimoniare, parafrasando Eugenio Garin, la dimensione storica, la misura umana, al di fuori di ogni mito.
L'intera vicenda di uomo e di studioso di Gottfried Wilhelm Leibniz è segnata da tendenze fortemente contrapposte. Impegnato nei campi più disparati del sapere -filosofia, scienze, matematica, storia, diritto - ebbe un atteggiamento al tempo stesso sistematico, enciclopedico e dialogico, pronto ad accogliere sollecitazioni di ogni provenienza. Le sue opere fondamentali i "Saggi di teodicea", volti a giustificare la presenza del male nel mondo, e la "Monadologia", in cui si formula una vera e propria concezione dell'universo - hanno esercitato un influsso decisivo stilla riflessione successiva. Nel volume sono illustrate e documentate storicamente le idee leibniziane, ma anche ricostruite le questioni teoriche e gli obiettivi scientifici ad esse sottesi.
Filosofo senza aver mai studiato i grandi pensatori del passato, allievo prediletto, e poi controverso, di Bertrand Russell, eremita in Norvegia, maestro elementare, architetto, avarissimo di scritti (un solo libro pubblicato in vita), Ludwig Wittgenstein è senza dubbio una delle figure intellettuali più singolari e affascinanti del Novecento.
Penetrare il suo pensiero è impresa ardua, che ha impegnato molti interpreti e critici. Ancora più ardua è la scommessa di spiegarne e chiarirne i rudimenti in un’introduzione di base comprensibile anche al lettore non specialistico. Una scommessa senz’altro vinta da Ray Monk in questa breve e puntuale ‘guida alla lettura’ del pensiero del grande filosofo austriaco.
Filosofo a sua volta, esperto di filosofia analitica e autore di quella che è diventata la biografia di riferimento su Wittgenstein, Monk riesce qui a conciliare il rigore filologico, proponendo e commentando in ordine cronologico brani rilevanti degli scritti di Wittgenstein, con il racconto di aneddoti gustosi e illuminanti tratti dalla movimentata, particolarissima vita del personaggio. In questo modo, acquistano risalto le linee fondamentali del percorso di Wittgenstein, partito da un’intuizione che andava decisamente controcorrente rispetto al dibattito a lui contemporaneo. La filosofia, egli affermava, non è una scienza, ma un’attività. Lungi dall’inseguirne le regole e le leggi assolute, lungi dal cercarne il linguaggio perfetto che la codifichi in modo incontrovertibile, la filosofia è un’esperienza di vita, che deve essere affrontata e compresa come si affronta e si comprende una persona, un brano musicale, una poesia.
Un approccio rivoluzionario, che la felice mano di Monk chiarisce e avvicina in questo eccezionale ‘faccia a faccia’ con una delle menti più interessanti e particolari del nostro tempo.
Ray Monk, professore di filosofia all’Università di Southampton, si occupa in particolare di filosofia della matematica, della storia della filosofia analitica, degli aspetti filosofici della scrittura biografica. Alla figura di Wittgenstein ha dedicato anche il libro Ludwig Wittgenstein. Il dovere del genio, apparso in traduzione italiana nel 2000.