
Scopo del lavoro è evidenziare la fede, la spiritualità e l'umanità del metropolita Andrea Szeptyckyj (1865- 1944) nel suo lungo ministero episcopale, come guida incrollabile per la Chiesa greco-cattolica e il suo popolo in un contesto socio-politico difficile; al contempo, evidenziare l'attualità della sua testimonianza per il popolo ucraino tuttora alla ricerca e all'affermazione della propria identità nazionale e ecclesiale nel seno della Comunità Europea. Con la sua l'esperienza di fede, con la sua saggezza e lungimiranza pastorale il metropolita, spendendosi generosamente senza risparmio, con la semplicità e la sapienza evangelica di cui era rivestito come pastore premuroso seppe vigilare e nutrire il suo gregge per farlo crescere nell'amore di Dio e del prossimo, preparandolo a resistere agli attacchi e alle persecuzioni che lo avrebbero colpito. Dalle lettere pastorali e dal suo magistero, dalle testimonianze della Positio promana la fede viva e salda del metropolita: è un legame intimo con Dio che lo chiamava alla santità e lo disponeva anche al martirio perché la Chiesa ucraina rimanesse unita alla Chiesa universale.
con i contributi di Nicola Alfiero, Donato Ceglie, Goffredo Fofi, Amato Lamberti, mons. Raffaele Nogaro, Isaia Sales e Conchita Sannino.
Quando don Diana venne ucciso dalla camorra (la sua storia è tornata a essere famosa grazie al successo di Gomorra) alcuni amici vollero ricordarlo raccogliendo i suoi scritti e aggiungendovi testimonianze e saggi di giornalisti, politici, volontari, magistrati, sociologi sul suo operato e sulla zona in cui egli operava, Casal di Principe, regno delle “famiglie” criminali che ne avevano deciso la morte.
Il libro uscì pochi mesi dopo il delitto, a spese di pochi amici, presso l’editore napoletano Pironti con i contributi di Nicola Alfiero, Donato Ceglie, Goffredo Fofi, Amato Lamberti, mons. Raffaele Nogaro, Isaia Sales e Conchita Sannino.
Ci è parso opportuno riproporlo per il suo valore di testimonianza, di riflessione e di scandalo, e perché nel frattempo molti libri hanno raccontato la vita di don Diana, basandosi su questo, e raramente citandolo.
Mons. Marini dà voce a Madre Eugenia Ravasco e ci fa penetrare nel mondo meraviglioso e misterioso di un’anima innamorata di Dio che è riuscita a trasformare i lutti in occasione di gioia e ha risposto con generosità all’invito del Signore.
Destinatari
Quanti sono interessati a conoscere la vita esemplare di Madre Eugenia Ravasco.
L’autore Mons. Guido Marini è nato a Genova nel 1965. È stato segretario personale dei cardinali Giovanni Canestri, Dionigi Tettamanzi e Tarcisio Bertone. Nell’ottobre 2007 Benedetto XVI lo ha elevato alla dignità di Prelato d’onore di Sua Santità concedendogli l’incarico di Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.
Morto a 23 anni, partigiano, dal 2019 candidato agli altari: puòessere questo lo schizzo dell'identikit di «Bisagno», nome di battaglia di Aldo Gastaldi (Genova 1921 - Desenzano del Garda 1945). Comandante amato e autorevole, seppur giovanissimo, degli oltre duemila uomini della divisione Cichero, contribuisce non poco alla Liberazione d'Italia e alla fine della Seconda guerra mondiale per i successi conseguiti in battaglia nell'entroterra ligure. Questo libro ripropone integralmente la raccolta di testimonianze e documenti che Elena Bono (Sonnino 1921 - Lavagna 2014) gli ha dedicato. Queste pagine si rendono così occasione di incontro e fusione fra l'introspezione e lo stile di una scrittrice e i contenuti della vita di un uomo entrambi straordinari. Elena ne incrociò lo sguardo una volta sola a Bertigaro, mentre «Bisagno» passava in motocicletta. Le bastò quell'attimo in cui si trovarono l'uno negli occhi dell'altra, perché lei gli dedicasse in seguito l'intera sua opera di narratrice.
Sono trascorsi 20 anni dalla morte di Peppino Diana, il giovane parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra. Il suo amico Raffaele Nogaro, oggi vescovo emerito di Caserta, non ha mai smesso dal giorno dell'omicidio di difenderne la memoria, di sostenere i genitori, il fratello e la sorella nella richiesta di giustizia, di affermare la testimonianza nel sangue di don Peppino come martirio. In questo libro l'Autore offre una intensa e sofferta riflessione sul senso dell'impegno cristiano di don Peppino e sulla fedeltà al sacerdozio ispirata alla Bibbia che furono la causa della sua morte ma anche la grandezza esemplare della sua vita.
Il volume raccoglie alcuni tra i più significativi lavori di Eugenio Guccione sulla figura e l'opera di Luigi Sturzo e anche sul rapporto con pensatori ed eventi a lui contemporanei. Si tratta di contributi scritti nell'arco di oltre quarant'anni e sparsi, qua e là, in atti di convegni e in riviste scientifiche e divulgative. Essi si inseriscono organicamente, per originalità e innovazione, nella cospicua produzione dell'autore, noto tra i più impegnati e apprezzati studiosi del pensiero politico italiano e francese e del liberalismo e popolarismo di matrice cristiana. Dall'insieme dei contributi, che tornano alla luce in questa edizione, emergono aspetti e caratteristiche dei progetti di società civile e di Stato del fondatore del Partito Popolare Italiano, che, anche nel terzo millennio, continua a sorprendere per capacità creativa, realismo e lungimiranza.
Lanza del Vasto (1901-1981) fu l'unico discepolo occidentale di Gandhi, il quale lo chiamo Shantidas (servitore di pace). Egli tornò dall'India con l'impegno di ispirare tutta la propria vita ala nonviolenza di cui divenne uno degli esponenti più autorevoli sia attraverso la fondazione delle Comunità dell'Arca, sia grazie alla scrittura di libri che furono tradotti e ristampati in varie lingue, sia con la realizzazione di azioni nonviolente esemplari. Alla sua originale attività e al suo pensiero un gruppo di studiosi dedica da anni una particolare attenzione, i risultati delle loro più recenti ricerche e dei loro incontri di studio sono raccolti in questo libro che mostra la capacità di Lanza del Vasto di "disoccidentalizzarsi" e di porre il cristianesimo in dialogo con le altre religioni in nome della nonviolenza.
La saggezza dei grandi che hanno lasciato un segno nella storia dell'umanità risulta sempre attuale; la loro visione della vita e la loro coerenza di pensiero, infatti, vanno al di là delle contingenze storiche e culturali che hanno segnato la loro particolare esperienza e li rendono contemporanei di ogni epoca.
Oltre 1.500 pensieri tratti dagli scritti di Don Bosco, in ordine alfabetico di argomento: vi traspaiono le lucide intuizioni con cui il Santo tracciò il suo geniale sistema educativo e le norme semplici di vita cristiana.
Questi Pensieri presentano in modo diretto gli elementi più belli e caratteristici della spiritualità di Mariam di Gesù Crocifisso: i fiori dei suoi profondi pensieri, del suo ardente amore di Dio e del prossimo, della sua meravigliosa semplicità e umiltà, avvolti nelle affascinanti immagini della sua psicologia orientale e nel forte profumo biblico della Terra Santa, alla quale apparteneva.
Raccolta di testi mictici di San Carlo da Sezze (1613-1670), francescano, maestro di spirito e grande mistico stimmatizzato dall'Eucaristia.
Pedro Arrupe, 280 successore di Sant'Ignazio di Loyola, è una delle personalità più significative del cattolicesimo del Novecento, un protagonista del rinnovamento della vita religiosa. Preposito generale dei Gesuiti dal 1965 al 1983 è stato l'artefice del rinnovamento conciliare della Compagnia di Gesù. Il suo operato al vertice dell'ordine è stato spesso al centro di contrastanti giudizi e di opposte valutazioni. Il padre Peter-Hans Kolvenbach, suo successore, in occasione del decennale della morte ha scritto: "Come ogni altro testimone profetico, il padre Arrupe fu segno di contraddizione, incompreso o malcompreso, nella Compagnia e fuori di essa". I contributi e le ricerche qui pubblicate, avvalendosi di nuove fonti archivistiche in larga parte inedite, hanno liberato la storia del generalato di padre Pedro Arrupe da quella sorta di "rimozione" storica che lo ha accompagnato soprattutto dopo la sua morte, collocandolo nella complessità delle vicende storiche, culturali e religiose del suo tempo e dunque rendendo ad Arrupe ciò che è stato di Arrupe.