
La devozione di papa Francesco a Maria è nota a tutti i fedeli, così come la sua particolare attenzione alla preghiera del Rosario. Papa Francesco crede profondamente alla protezione mariana, ulteriormente invocata nei giorni del virus con la visita all'icona della Salus populi romani. «Maria è davanti a noi come colei che cammina nel mistero del Figlio, passando di segreto in segreto, di sorpresa in sorpresa». Gianfranco Ravasi.
Trenta piccole meditazioni e un "quaderno" per la riflessione personale: un percorso di preparazione alla Pasqua.
Non si può comprendere il cammino spirituale di Ignazio di Loyola, fondatore di quella Compagnia di Gesù in cui ha vissuto la propria formazione anche papa Francesco, se non lo si rilegge all'interno dell'esperienza del suo tempo, in cui l'ideale cavalleresco era punto di riferimento e modello per l'uomo. Ignazio, se da giovane si era dedicato alla milizia secondo il mondo, dopo la conversione restò, comunque, soldato di Cristo per tutto il resto della sua vita. Il volume racconta il cammino di Ignazio - soffermandosi in particolari su tre episodi a tema mariano: la visione di Maria col Bambino all'inizio del cammino di conversione, la notte di veglia davanti alla Vergine di Montserrat e l'importanza, per la Compagnia neonata, di un'icona che oggi campeggia nella chiesa madre dei Gesuiti, la cosiddetta Madonna della Strada - e presenta una breve antologia dei suoi testi.
Per molti, la religione è una cosa distante, teorica. La vita è un'altra cosa. La religione è vapore e chiacchiere. E soprattutto noia. A che serve credere in Dio? Il cristianesimo è la via più semplice per la verità e quindi per la felicità: questo piccolo libro cerca di dimostrarlo. Lo fa con infinita umiltà e semplicità. Attraverso piccole storie e semplici riflessioni vengono trattati temi come Dio, la Chiesa, la missione, la preghiera: un aiuto a recuperare il senso vero della nostra fede e tornare a proclamarla con gioia. Un libro per tutti.
Per aiutarci a capire la vita e le opere straordinarie di Gonxhe Bojaxhiu - Madre Teresa (1910-1997), questo libro illustrato ne indaga anzitutto le radici: la sua famiglia, la sua nazione, la sua educazione religiosa. Nella seconda parte viene affrontato il periodo "dell'oscurità", quando Madre Teresa seppe dare il meglio di se stessa, cioè l'amore a tutti e per tutti, mettendo da parte la propria sofferenza, la solitudine, le sfide di ogni genere, curando e dando un senso profondo alla sofferenza, al dolore, alla morte. A cent'anni dalla nascita, la figura della Beata Teresa di Calcutta appare sempre più un esempio per ogni cristiano alla ricerca della vera essenza del Vangelo.
Il volume, aggiornato ai più recenti episodi e messaggi del pontificato di Papa Francesco, ripercorre la vita di Jorge Mario Bergoglio mettendone in risalto soprattutto il versante "vocazionale", con la chiamata a seguire Gesù Nazaret maturata in una famiglia dalla fede profonda e all'oratorio.
Racconti, poesie e aforismi condensano le verità senza tempo, che sanno parlare a tutti, di Kahlil Gibran intorno ad argomenti come il sentimento d'amore, lo splendore dell'amicizia, la bellezza della morte, la ricchezza e il dolore, l'ambizione e il destino. Gli scritti del "Profeta del Libano" possiedono un particolare sapore di antica saggezza che sa fondersi con l'attualità del suo pensiero, per quanto le due cose possano sembrare incompatibili. Scrittore di fine intelligenza, sviluppa parabole sulle grandi questioni dell'esistenza, immergendosi nelle profondità del misticismo. Nel suo stile semplice, essenziale, lapidario, sa spaziare dalla tenerezza che dà sollievo allo spirito alla più amara invettiva che brucia la coscienza.
Il ruolo della religione cristiana nel mondo globalizzato e multiculturale, il suo rapporto con la morale, il complesso e delicato confronto tra verità e libertà e tra relativismo e fede, i pericoli e le tensioni di un mondo dove sembrano riaffacciarsi forme di violenza di matrice religiosa. Attorno a questi temi si sta articolando, ormai da qualche anno, anche il dialogo fra due dei più importanti pensatori viventi: l'antropologo francese René Girard e il filosofo italiano Gianni Vattimo. Partendo da presupposti speculativi differenti (l'antropologia cristiana di Girard e la filosofia heideggeriana di Vattimo), le risposte dei due interlocutori sono non di rado contrapposte, ma rimandano anche alla condivisione di alcuni valori, e a un comune atteggiamento di dialogo. Il testo, a cura di Pierpaolo Antonello, presenta al grande pubblico la trascrizione di tre conferenze che hanno visto i due autori confrontarsi sui punti più radicali del loro pensiero.
Le Tempeste, racconti ancora inediti in Italia e ora per la prima volta tradotti dall'arabo, occupano un posto importante nella produzione di Gibran. Precedenti di un anno l'uscita de Il Profeta, sono fondamentali per la comprensione dell'opera principale. Rispetto al Gibran più noto non mancano però le differenze. Anzitutto qui prevale una vena pessimistica. Emblematico a questo proposito l'apologo Il demonio, dove un sacerdote, venuto in soccorso di un ferito grave scopre che questi è appunto il demonio. L'aiuto prestato al più terribile dei nemici, l'impossibilità di fare diversamente, per Gibran significa riconoscere in modo spregiudicato il Male come ineluttabile, o meglio come volto nascosto e necessario del bene. Quella della "tempesta" è un'immagine per dire gli aspetti negativi del mondo, gli sconvolgimenti della natura e della vita interiore, da cui l'uomo uscirà con la riflessione e l'illuminazione. Ma non solo. Il suo significato è anche autobiografico, e rimanda alla presenza in Gibran di due anime, quella orientale e quella occidentale, ancora in conflitto e non in armonia come accadrà ne Il Profeta. Gli interrogativi che attraversano questi racconti troveranno nella figura del Profeta risposte sicure e rassicuranti, tutte positive. Per questa ragione Le Tempeste si pongono come lettura indispensabile per seguire la genesi del pensiero di Gibran.
La decisione di papa Francesco di dedicare alla misericordia un Giubileo straordinario è certo inattesa, ma del tutto coerente rispetto al profilo teologico e pastorale di Bergoglio. Il tema occupa infatti una posizione centrale nel suo magistero e si configura come uno snodo che incrocia le direttrici principali del pontificato: dalla necessità di una Chiesa in «uscita missionaria» all’appello a una pastorale in cui il rigore dei dogmi non comprometta la capacità di incontrare le persone nella concretezza della loro storia.
Per il papa la misericordia di Dio rappresenta il valore teologico di base, l’energia da cui parte l’azione salvifica, il contenuto centrale della buona notizia, ma anche l’atteggiamento e lo stile di vita del cristiano.
«Siamo ministri della misericordia grazie alla misericordia di Dio»: per Francesco questo è il primo criterio per identificare la fisionomia e il compito fondamentale del pastore, ma anche la prima chiave interpretativa di un pontificato proiettato con convinzione verso le periferie esistenziali.
Sommario
Introduzione. La misericordia: il messaggio più forte del Signore. Gesù mostra il volto di misericordia di Dio. Uscire da noi stessi sull’esempio del Padre misericordioso. Sempre vince la misericordia di Dio! Lasciamoci avvolgere dalla misericordia di Dio. Il tempo della misericordia di Dio. Per una Chiesa comunità di misericordia. I giovani, inviati a testimoniare la misericordia di Dio. Per la Chiesa è il tempo della misericordia. «Misericordiando». Anzitutto ministri di misericordia. I poveri ci guidano a ricevere la misericordia di Dio. Con Maria verso la misericordia di Dio che scioglie i nodi. La nuova evangelizzazione deve usare il linguaggio della misericordia. Il ministero della misericordia. «La misericordia, la più grande delle virtù». «La nostra religione, che la misericordia di Dio ha voluto rendere libera». La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita. Ascoltare il grido dei poveri. Nell’eucaristia il Signore riversa su di noi tutta la sua misericordia. A messa, bisognosi della misericordia di Dio. Il ministero di misericordia nella confessione. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, testimoni della Divina Misericordia. Sacerdoti, non stancatevi mai di essere misericordiosi! «Dare il cuore ai miseri». La misericordia di Dio rinnova il mondo. La gioia dei consacrati, radicata nel mistero della misericordia. L’essenziale del vangelo è la misericordia. La misericordia di Dio guarisce gli sposi dal veleno del peccato. Il buonismo distruttivo e altre tentazioni. «La suprema norma di condotta dei ministri di Dio». La logica della misericordia, logica della Chiesa. La carezza della misericordia nell’incontro con Cristo. Il sacramento della riconciliazione come mezzo per educare alla misericordia. La Chiesa testimone della misericordia: annuncio del Giubileo straordinario. La Chiesa sia sempre segno e strumento della misericordia del Padre. Le piaghe di Gesù sono piaghe di misericordia.
Note sull'autore
Francesco, Jorge Mario Bergoglio (Buenos Aires, 1936), è papa dal 13 marzo 2013.
Il pontificato di papa Francesco si può considerare come una grande catechesi sul tema del perdono. L'amore di Dio e la sua misericordia sono come cerchi concentrici che si generano tutti nello stesso elemento: la carità divina. Il perdono è una delle forme attraverso cui si realizza e si fa concreto l'amore di Dio in alcuni luoghi privilegiati: la famiglia, la Chiesa e il sacramento della riconciliazione. La famiglia rappresenta una vera e propria palestra di vita dove perdonare e perdonarsi, il luogo in cui ci si esercita a ricomporre il tessuto lacerato dalle fragilità e dagli egoismi. Anche la Chiesa deve sempre più realizzare la sua vocazione e la sua missione alla misericordia e al perdono; il sacramento della riconciliazione, dove si compie ogni volta il miracolo del riavvicinamento a Dio, è quello in cui si realizza con più evidenza questo compito.
Il termine giubileo ha dentro di sé il suono del corno d'ariete che si udiva all'inizio di un anno particolare durante il giorno del Kippur. Esso rinvia a un rito, ma anche a qualcosa che si propone di incidere in modo profondo nell'esistenza del popolo ebraico evocando il riposo della terra, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il pellegrinaggio, lo scandire del tempo e l'annuncio del Regno, cioè di un diverso ordine di rapporti. Il giubileo è per eccellenza la festa dei poveri, l'attesa dei diseredati e ha una delle sue insegne eccellenti nel tema del perdono. Assente dal Nuovo Testamento, il termine entra nella vita della Chiesa il 22 febbraio del 1300, quando Bonifacio VIII emana la bolla del primo anno santo, anche se la struttura fondamentale del rito viene definita nell'anno 1500 da papa Alessandro VI Borgia.