
Nei decenni scorsi ci si è accostati alla figura e all'opera di don Lorenzo Milani spesso con le lenti deformanti di una visione eccessivamente ideologizzata. A distanza di quasi cinquanta'anni dalla sua morte e dopo migliaia di scritti pubblicati su di lui (ne sono stati catalogati 4137 fino al 1997), oggi non ci sl può certamente esimere dal guardare a don Milani come ad un grande educatore che ha avuto una forte influenza sullo sviluppo della scuola e che occupa certamente nella storia della cultura italiana un posto importante che gli va riconosciuto anche a livello scolastico. Questo libro, che propone una ricca antologia di scritti linguistici di don Milani comprende, altresì, un'ampia introduzione al suo pensiero e alla sua opera in cui si dà un'interpretazione unitaria della posizione politica da lui maturata nell'arco dei vent anni di sacerdozio, delle diverse accezioni con cui usa il termine "cultura" dei pregi e dei limiti della sua esperienza educativa. Il volume contiene oltre ad una nutrita bibliografia, anche un appendice in cui si danno brevi informazioni su quanti tra i più noti, ebbero contatti con il Priore. Impreziosiscono il libro la prefazione di Giorgio Pecorini e la postfazione di Tullio De Mauro.
Nei decenni scorsi ci si è accostati alla figura ed all'opera di don Lorenzo Milani spesso con le lenti deformanti di una visione eccessivamente ideologizzata. A distanza di quasi quaranta anni dalla sua morte e dopo migliaia di testi scritti pubblicati su di lui, oggi non ci si può certamente esimere dal guardare a don Milani come ad un grande educatore che ha avuto una forte influenza sullo sviluppo della scuola e che occupa certamente nella storia della cultura italiana un posto importante che gli va riconosciuto anche a livello scolastico.
Oggi come non mai la comunitarietà della Chiesa è messa in crisi. È proprio ciò a rendere attualissime le pagine bonhoefferiane. Il testo, infatti, offre un ritratto della vita cristiana appassionata e vibrante perché realmente comunitaria. Una vita fondata sulla preghiera comune quotidiana (anche e soprattutto in famiglia), sulla necessità di riferirsi a Cristo e non a noi stessi come criterio unico delle relazioni, sul bisogno di condividere le parole del Vangelo per non sentirci soli nel mondo, sull'accoglienza del perdono (e della confessione del peccato) come conseguenza dell'accettazione del fatto che siamo fragili e non possiamo salvarci da soli. Un classico della spiritualità e della teologia del XX secolo.
Un libro che nasce da una meditazione condivisa con e attraverso le lettere dal carcere di Tegel di Dietrich Bobhoeffer scritte in occasione del primo Natale passato in prigione. Il libro riporta i testi di quelle lettere e una meditazione dialogante con il grande teologo,a partire dalla quotidianità delle sue esperienze nei giorni dell'Avvento e del Natale. E il Natale in carcere somiglia terribilmente al Natale della Santa Famiglia, a immagine del sottile confine che nel mondo hanno il dolore e la speranza, la solitudine e la familiarità.
Le più belle parole del Papa per l’Anno Santo. Le riflessioni dei santi più amati da Francesco. Le preghiere della Misericordia. La storia, il significato, i riti del Giubileo. Tutti gli eventi giubilari: a Roma, nelle diocesi, nella propria parrocchia. La Guida del pellegrino. I luoghi santi da visitare e quelli in cui ricevere il sacramento della Riconciliazione e ottenere l’indulgenza.
Questo volume descrive il rapporto tra Papa Benedetto XVI e la Madonna. Il racconto parte dal santuario di Altötting, sito nel cuore della Baviera cattolica, a sua volta circondata dal mondo protestante tedesco e mette in una prospettiva inedita la devozione di papa Ratzinger nei confronti della Vergine. Gran parte della devozione mariana di papa Benedetto XVI ha le sue radici proprio in quello spazio e da lì va compresa, con un'attenzione che fa onore al pontefice e alla sua caratura di teologo: nessuna teologia cristiana, lo dirà egli stesso, può sussistere se non si nutre della concretezza dell'Incarnazione. La Madonna di Altötting, che tiene in braccio suo figlio e lo presenta al mondo, è il segno preciso di una devozione che nasce da un pensiero profondo. La riflessione cristiana, ci insegna Ratzinger, deve stimolare la devozione a essere non solo cristiana, ma anche profonda, mentre la devozione deve insegnare al pensiero teologico che l'astrazione e la dimenticanza del culto dei piccoli non è strada possibile di redenzione.
Un aiuto, come cristiani e come francescani, a mantenere quelle condizioni climatiche spirituali favorevoli perche', col vento, col fuoco e col sangue, possiamo rinascere dallo Spirito e far si che da noi scaturiscano fiumi d'acqua viva". "
Biglietti, articoli, omelie, incontri, richieste di collaborazione... sembra incredibile, ma ogni pagina che don Tonino ha lasciato, a qualunque genere letterario appartenga, ha il medesimo sapore, riconoscibilissimo: quello che nasce e germina dal bisogno di guardare al mondo - a qualsiasi latitudine si trovi lo sguardo - con la medesima passione cristiana per l'uomo: per l'uomo qualunque, per l'uomo fragile, per l'uomo che cerca, per l'uomo che sta nel bisogno del bene. E la lingua di don Tonino ha anche un'altra caratteristica, che lo accomuna ai grandi testimoni e profeti di ogni tempo, quella di attraversare i secoli e sembrare, comunque, attualissima. È quasi sconcertante, infatti - e questo libro lo testimonia, se pure ve ne fosse bisogno -, rintracciare in pagine che risalgono a trent'anni fa e oltre, parole che sembrano redatte per l'oggi: perché la povertà, la guerra, la malattia non sono proprietà di un tempo lontano, ma ci scuotono ancora e sempre. Accompagnano gli scritti di don Tonino alcuni testi redatti dall'attuale Presidente della Fondazione che porta il suo nome: in essi, l'attualità del vescovo di Molfetta viene evidenziata ulteriormente, mentre si fa memoria degli affetti di questo "amico- che tutti avrebbero voluto avere.
"E alla cultura della musica e dell'arte, è possibile far intendere che lo struggente, insoddisfatto, bisogno di comunione, inscritto nei ritornelli delle canzoni o nei cromatismi di una tela, è il sacramento dell'inquietudine che può placarsi solo in te, Signore?
E nella cultura degli Islamici che ci passano vicino, o dei viandanti Indù, approdati da sponde lontane, sarà mai possibile trovare feritoie per il passaggio delle tue verità?" (da Preghiera a Cristo di don Tonino Bello)
"Questa messa laica e sparsa segue le indicazioni desunte nelle numerose riflessioni elaborate dalla stesso do Tonino sulla liturgia eucaristica. Una chiave per me utile è stata l'idea, più volte sostenuta dal vescovo di Molfetta, che La messa dovrebbe metterci in crisi ogni volta e che ci dovrebbe scaraventare fuori, allontanarci dalla ripetizione del già visto per orientarci verso l'inedito. Perchè, come scriveva don Tonino, La pace è finita, andate a messa. Chè se vai a messa è finita la tua pace." Michele Lobaccaro
Don Tonino Bello è un campione di speranza. La testimonia e ce ne svela il segreto. Ne ricapitola il percorso: dalle umanissime speranze primordiali, all'ulteriorità, passando per la croce. Una traiettoria in ascesa, che segna con la sua stessa vita.