
Nel primo anniversario della morte, un ritratto originale del cardinale Carlo Maria Martini, frutto di un lungo lavoro di ricerca su documenti inediti e attraverso la testimonianza di quanti lo hanno conosciuto.
Enrico Impalà ricostruisce, in questo libro unico, un percorso di vita interiore, prima ancora che di storia pubblica, scandendolo al ritmo di una parabola che Martini stesso indicò, un giorno, come riferimento per la lettura della sua e altrui vicenda personale. Attraverso l’incontro e lo scambio con testimoni della vita del cardinale, dalla sorella ai segretari, dai protagonisti della storia dell’ultimo secolo a coloro che hanno accompagnato il vescovo emerito di Milano negli ultimi giorni della sofferenza e della malattia, viene così ricostruito il percorso di vita e di fede di un uomo che fu umanissimo e profetico, che provocò e provoca ancora credenti e non credenti.
L'AUTORE
Enrico Impalà, scrittore e giornalista pubblicista, è un appassionato studioso di Spiritualità. Ha conosciuto e frequentato personalmente il cardinal Martini negli anni del suo episcopato milanese e, dopo il suo ritorno in Italia, lo ha visitato nei giorni della malattia.
Impegnato in ambito sociale e ambientale, è Formatore in Comunicazione scritta, Business Writing e Scrittura creativa. Sposato con figli, vive e insegna a Pavia.
Enrico Impalà firma questo agile volume dedicato all'indimenticato cardinale di Milano, Carlo Maria Martini. Un personaggio, un episodio, una virtù: I buoni maestri è una serie di dieci volumi pensata per raccontare la vita, il pensiero e l'opera di uomini e donne capaci di ispirare le nostre vite sulla strada verso il bene.
«Prendi, Signore, e accetta torta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e rotta la mia volontà, torto ciò che ho e possiedo».
Ignazio di Loyola (1491-1556)
Autobiografia di Sant'Ignazio di Loyola.
Viene qui pubblicato con criteri aggiornati il Racconto di un pellegrino, l'autobiografia di S. Ignazio di Loyola. È un testo pilota della spiritualità cristiana. In esso Gesù è visto dal fondatore dei gesuiti come sole da cui egli attinge costantemente energia salvifica per sé e per molti altri. Ignazio percorre i luoghi del suo pellegrinaggio terreno, a partire da quelli della Terra Santa consacrati da Cristo, con gli occhi fissi a questo suo sole, unicamente intento a realizzare la più profonda unione al mistero del Verbo incarnato operante nella storia dell'uomo. È così che, attraversando gradi di esperienza (di scrittura) via via più centrati, il Pellegrino passerà a vivere dalla periferia della sua persona, con i suoi difetti di natura e di cultura, alla pienezza di quella ricca affettività, maturata nell'amicizia con Cristo, per cui si disse del Loyola che aveva il cuore più grande del mondo.
L'autobiografia di S. Ignazio di Loyola, nota anche come "Il racconto del pellegrino", è un testo fondamentale della spiritualità ignaziana, e una risorsa indispensabile per conoscere la personalità del fondatore della Compagnia di Gesù. S. Ignazio era un uomo umile e riservato, che non amava parlare di se stesso. Se raccontò la storia della sua esperienza personale, fu solo perché la richiesta insistente di alcuni giovani confratelli gli fece comprendere che gli ascoltatori e i futuri lettori, intuendo il significato universale di quanto era a lui accaduto, avrebbero potuto trovare aiuto e orientamento per il loro cammino umano e spirituale.
L'Autobiografia di s. Ignazio di Loyola, nota anche come Il racconto del pellegrino, è un testo fondamentale della spiritualità ignaziana, e una risorsa indispensabile per conoscere la personalità del fondatore della Compagnia di Gesù. S. Ignazio era un uomo umile e riservato, che non amava parlare di se stesso. Se raccontò la storia della sua esperienza personale, fu solo perché la richiesta insistente di alcuni giovani confratelli gli fece comprendere che gli ascoltatori e i futuri lettori, intuendo il significato universale di quanto era a lui accaduto, avrebbero potuto trovare aiuto e orientamento per il loro cammino umano e spirituale.
Composti nel 1522 in spagnolo in una stesura non definitiva, trascritti poi in latino e pubblicati nel 1548 a Roma, gli Esercizi spirituali rappresentano la "chiave di volta" della spiritualità di Ignazio di Loyola. Tale pratica infatti, anteriore ad Ignazio, fu elaborata per la prima volta da lui in forma sistematica: sotto la guida di un direttore, l'esercitante dovrà vivere in silenzio e solitudine per un mese. La prima settimana è centrata sull'esame di coscienza; la seconda e la terza, sulla contemplazione dei misteri e della passione di Cristo; nell'ultima settimana l'esercitante giunge infine ad una vita di unione con Dio. Nata dall'esperienza diretta di Ignazio di Loyola che percorse infatti egli stesso le tappe sulle quali è strutturato il suo metodo -, l'opera è, prima che una composizione letteraria, il cammino e il progetto di un uomo. Un "classico" della storia della spiritualità.
L’autobiografia di S. Ignazio di Loyola è un classico della spiritualità cristiana, vero fondamento della spiritualità ignaziana e dei Gesuiti. L’ampio commento intende introdurre il lettore a percorrere e a fare proprio l’itinerario spirituale del carisma del santo. Per questo si mettono in evidenza le diverse tappe della crescita dell’intera sua vita spirituale in generale e di alcuni aspetti o caratteristiche particolari del suo tipico avvicinarsi a Dio: conversione, capacità di discernere la Sua volontà, e decidersi per essa, speranza, integrazione tra carisma e istituzione.
Nello stesso tempo, però, le note, nel loro succedersi ordinato, cercano costantemente di mostrare come l’esperienza di Ignazio narrata in questo testo è il luogo in cui ha preso inizialmente corpo e la sorgente da cui si è andato sviluppando il suo carisma sia di iniziatore di una spiritualità ecclesiale attraverso gli Esercizi Spirituali, sia di fondatore della Compagnia di Gesù.Per questo, per una migliore comprensione della spiritualità ignaziana e della spiritualità gesuitica, ambiscono illuminare, attraverso il testo dell’autobiografia, gli Esercizi Spirituali e le Costituzioni della Compagnia di Gesù.
La decisione e la scelta si collocano al cuore d spiritualità di Ignazio di Loyola. Il santo spagnolo propone una via di crescita interiore che si compie in primo luogo nell'azione, intesa come reazione della volontà di Dio in terra. "Cercare e trovare Dio in tutte le cose", fondamento di questa visione, vuol dire per Ignazio non recintare la dimensione religiosa in uno spazio di ritualità più o meno esteriore, ma vivere e soprattutto agire nella vita quotidiana in costante rapporto con il divino. Prendere una decisione diventa così una vera e propria forma di preghiera. Ignazio elabora, nel corso della sua vita, un modello di discernimento e deliberazione che assume una valenza universale, unendo l'indagine intima alla rigorosità logica, la razionalità a una profonda tensione mistica. Gli scritti qui raccolti, in un percorso che va dalle celebri pagine degli Esercizi spirituali sulla decisione fino agli esempi concreti della vita di Ignazio, possono costituire un vero e proprio "manuale spirituale" per prendere una decisione.
Negli Esercizi spirituali (1548), Ignazio di Loyola - fondatore, nel 1540, della Compagnia di Gesù - traduce la propria esperienza spirituale personale in un cammino organico di approfondimento e assimilazione della vita nello spirito di Dio. L'obiettivo è liberare l'anima dalle passioni e condurla all'unione con Dio attraverso un percorso, articolato in quattro settimane, che preconizza i metodi di meditazione e preghiera che il mondo moderno ha cercato, e trovato, al di fuori delle religioni rivelate. Documento storico di valore e, insieme, manuale pratico di edificazione interiore, gli Esercizi non sono un testo da leggere, bensì un'esperienza da vivere in prima persona, un percorso alla scoperta di sé stessi di grande attualità.
"Chi volesse indugiare brevemente in una ricerca di frequenze lessicali si accorgerebbe con facilità di quante volte ricorrano i due verbi "fare" (hacer) e "vedere" (ver) sui quali sembra imperniarsi l'intero sistema degli Esercizi: fare orazione, fare scelta, fare colloquio, fare tutto ciò che, secondo la via tracciata da Ignacio, colui che dà gli esercizi indica a colui che li riceve; e vedere, con gli occhi di un'immaginazione spinta ai limiti dello stravolgimento, tutto ciò che si esorta a vedere, a sentire, in una continua osmosi tra parole di preghiera, pensieri, consolazioni, desolazioni e finalmente proposte di immagini, sempre e comunque fortemente materializzate, localizzate, rese attingibili ai sensi. Un po' come il prodotto, non prevedibile e però scarsamente governabile, dell'immaginazione poetica o ispirazione, che nasce anch'esso (come l'"illuminazione" a cui puntano gli Esercizi) da un'ékstasis ossia, letteralmente, da una dislocazione, da uno spostamento della sensibilità, da una distrazione della coscienza soggettiva, da un suo non esserci alle cose usuali, da un suo dimenticarsi nel silenzio in cui una voce "altra" parlerà, in uno spazio non dissimile da quello dell'autentico pregare (e questo è, più che un chiedere, un darsi)." (Dalla Postfazione di Giovanni Giudici)