
Florenskij è il più importante pensatore russo del XX secolo. Sacerdote sposato della Chiesa ortodossa, matematico e ingegnere, filosofo e teologo, fu fucilato nel durissimo gulag delle isole Solovki nel 1937. Il saggio, interamente rivisto dall'autore, affronta alcuni dei nodi cruciali - per impegno filosofico e intensità teologica - della sua vastissima produzione: il fulcro riguarda il rapporto tra linguaggio della verità e quello della bellezza. Radicato nella tradizione filosofica patristica e nella propensione estetica dell'ortodossia, Florenskij mette a fuoco una "metafisica concreta" dove "tutto è significato incarnato e visibilità intelligibile". Da una parte egli svolge la critica della ricerca razionale del vero svolta secondo le strade dell'Occidente, dall'altra indica nelle vie del simbolo, dell'icona, della parola e del culto il sentiero attraverso cui la verità si rivela all'uomo. Gli opposti, la distanza e la differenza - scogli su cui si arenerebbe la ragione - convivono nella bellezza come splendore incarnato del vero, che è amore vivo e pieno di grazia. Nelle pagine di Valentini il lettore troverà concentrati vari libri: una aggiornata biobibliografia di Florenskij; un trattato di teologia della bellezza (la teologia dell'icona, la bellezza come via per andare a Dio, il simbolismo ontologico dell'opera d'arte); un trattato di filosofia della religione in una prospettiva ermeneutica in cui l'amore, più che il raziocinio, giunge alla sapienza ed esprime sapienza.
Il testo raccoglie un'ampia riflessione sui temi presenti nell'Enciclica Laudato si', e più in generale sul pensiero teologico e filosofico del Cristianesimo in tema di natura e ambiente. Risalendo alle origini stesse del pensiero cristiano sulla Creazione e sul rapporto Dio-uomo-natura, a partire dal Nuovo Testamento e dalla Patristica dei primi secoli, e giungendo fino alle riflessioni sul tema della natura presenti nei testi recenti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, il libro affronta i temi essenziali della teoria cristiana dell'ambiente. Diventa così possibile comprendere a pieno il senso dell'Enciclica di Francesco I, approfondire gli snodi tematici e cogliere gli elementi di rinnovamento.
Un dialogo senza compromessi tra i due autori sulla figura di papa Francesco e sui temi più scottanti che la Chiesa è chiamata ad affrontrare.
Con la clamorosa decisione di dimettersi, Benedetto XVI ha colto di sorpresa la Chiesa cattolica e il mondo. Eppure, a ben vedere, Joseph Ratzinger è stato fin dall'inizio il papa delle sorprese. Lo è stato già il primo giorno, quando, presentandosi come un "umile lavoratore nella vigna del Signore", ha dato di sé un'immagine ben diversa da quella, che gli era stata ritagliata addosso, di truce e inflessibile guardiano della retta dottrina. È stato, quello di Benedetto XVI, un pontificato pieno di spine, di momenti difficili, di incomprensioni. Tipico il caso della lectio magistralis di Ratisbona. Da molti considerata un passo falso di papa Benedetto a causa della dotta citazione, apparentemente anti-islamica, tratta dalle parole di un antico imperatore bizantino, fu invece il tentativo di enunciare una tesi centrale nel suo insegnamento, e cioè che tra la fede religiosa e la razionalità non c'è opposizione e che la fede, quando è autentica e quindi rivolta veramente a Dio, è in realtà espressione della razionalità umana. Non è la fede religiosa in quanto tale a essere nemica della razionalità, ma la fede fanatica, la fede incoerente, la fede messa al servizio della violenza. Ripercorrere il pontificato di Benedetto XVI fa bene alla mente. E permette di capire meglio i nodi culturali e spirituali del nostro tempo.
Il cardinale Martini raccontato, con stile semplice e intensità emotiva, attraverso le tappe che ne hanno scandito il cammino umano e spirituale: da Torino a Roma, da Milano a Gerusalemme e Gallarate. Il ritratto di un uomo, un religioso, un pastore innamorato di Dio e della Chiesa. Un testimone che ha sempre unito il rigore nello studio delle Scritture alla passione, anche civile, per le vicende culturali, sociali e politiche. Spunti proposti dal cardinale Martini sono all’origine sia del titolo sia dell’immagine di copertina, opera di Francesco Radaelli (un ritratto “velato” perché un libro non può mai contenere il mistero che è la storia di un uomo). Pur con la consueta discrezione, l’Arcivescovo ha osservato il procedere del lavoro senza nascondere simpatia e affetto per l’autore e la sua ricerca.
Aldo Maria Valli (Rho, 1958) ha seguito l’attività del cardinale Martini dall’inizio del mandato episcopale a Milano e lo ha intervistato più volte per la televisione e la carta stampata. Dal 2007 è vaticanista al Tg1, dopo esserlo stato per undici anni al Tg3. Tra i suoi libri più recenti, Difendere il Concilio (con Luigi Bettazzi); Voi mi sarete testimoni. Dionigi Tettamanzi arcivescovo a Milano; La verità del Papa. Perché lo attaccano, perché va ascoltato; Hans Küng, ribelle per amore; Scritti cattolici. Appunti di un cronista cristiano.
**************************LA NOSTRA RECENSIONE (DI FRANCESCO BONOMO) **************************
I grandi personaggi della storia e della nostra civiltà mettono l'individuo di fronte alla consapevolezza di essere il destinatario di un immenso lascito del passato ed alla responsabilità di farsene valido interprete e continuatore. Condividere il tempo, il pensiero ed in parte la propria vita con uomini impegnati nel mondo e resi noti per la personalità e le qualità intellettuali con cui hanno svolto il proprio ruolo o la loro missione significa essere partecipi di un privilegio. Esporsi nella comunicazione e condivisione di questo privilegio è da una parte un bisogno che nasce dal valutare quanto grande sia la possibilità della relazione con persone “eccezionali” e dalla necessità di non poter vivere egoisticamente il dono ricevuto.
Nella storia della letteratura di ogni tempo si può scorrere l'indice ideale di tutti gli autori che da discepoli hanno dedicato ai propri maestri la composizione di Vite: uomini in grado di affascinare ed attrarre, ispirare e consolare, dirigere e correggere. La categoria letteraria delle Vite ha, per la sua estensione, diverse caratteristiche a secondo dell'epoca in cui si sviluppano ma in esse si può delimitare il denominatore comune che le rende preziose. In questi ritratti c'è il rispetto e la dedizione per il proprio maestro unito all'impellente desiderio di renderlo esempio e modello per le generazioni future.
Affrontare la lettura di “Storia di un uomo. Ritratto di Carlo Maria Martini” ci pone davanti alla necessità di distinguere. Il lettore non si impegna nella lettura di una corposa biografia del porporato gesuita ma ha sotto gli occhi un agile insieme di pennellate capaci di trasmettere l'eccezionalità del ministero di p. Carlo Maria.
Con la diversità delle opere e delle attività del cardinale, descritte, raccontate e spiegate, l'Autore riesce a penetrare nel pensiero del gesuita, del biblista, del pastore e dell'uomo di fede. Dai molti temi trattati nel volume si ha la possibilità di avere una visione di insieme della levatura intellettuale e della semplicità di un uomo che ha fatto della passione per la Parola di Dio la guida ed il suo sprone in ogni occasione pubblica e privata. In questo testo si alternano pagine sul Martini gesuita, alunno, docente e studioso di fama internazionale, sul suo impegno totale in ventidue anni a servizio della grande Arcidiocesi di Milano in un lasso di tempo in cui si sono realizzati i cambiamenti più radicali della società italiana, e del p. Carlo Maria che nella malattia e nella vecchiaia è ancora la guida spirituale per un popolo dalle grandi proporzioni. La fede professata, la vita religiosa coerente, la razionalità del suo pensiero e del suo interrogarsi unite alle qualità dello studioso d'eccezione fanno del cardinale Martini un vero “maestro” e la sua frequentazione ha portato Aldo Maria Valli a comporre un ritratto che è comunicazione del dono che il cardinale ha fatto della sua vita alla Chiesa. Non un ritratto di una vita fatta di “eccezioni” alla regola ma segnata dall'eccezionale umanità con cui Carlo Maria affronta se stesso, e la sua missione, e dall'alta testimonianza di fede nella quotidianità del lavoro pastorale.
Vissuto con semplicità, sincerità e umiltà, Carlo Maria Martini è morto allo stesso modo. Non ha nascosto il senso di smarrimento, ha rifiutato di prolungare la vita oltre la soglia della dignità, ha chiesto che qualcuno gli tenesse la mano. E motivi di riflessione vengono dal nitido testamento spirituale sulla Chiesa, dalla coraggiosa lettera della nipote Giulia sulla sofferenza dell’uomo Martini, dall’omaggio di migliaia e migliaia di persone, non soltanto cattoliche e non soltanto credenti. Accompagnato da voci preziose (Enzo Bianchi, Bartolomeo Sorge, l’ex brigatista Balducchi, Moni Ovadia e tanti altri), Diario di un addio è il racconto di giornate dalle quali traspare l’ultima lezione di Martini. Anzi, il suo ultimo dono d’amore.
Il cardinale Martini raccontato, con stile semplice e intensità emotiva, attraverso le tappe che ne hanno scandito il cammino umano e spirituale: da Torino a Roma, da Milano a Gerusalemme e Gallarate. Il ritratto di un uomo, un religioso, un pastore innamorato di Dio e della Chiesa. Un testimone che ha sempre unito il rigore nello studio delle Scritture alla passione, anche civile, per le vicende culturali, sociali e politiche. Spunti proposti dal cardinale Martini sono all’origine sia del titolo sia dell’immagine di copertina, opera di Francesco Radaelli (un ritratto “velato” perché un libro non può mai contenere il mistero che è la storia di un uomo). Pur con la consueta discrezione, l’Arcivescovo ha osservato il procedere del lavoro senza nascondere simpatia e affetto per l’autore e la sua ricerca.
Nuova edizione ampliata con le testimonianze raccolte dopo i funerali, l'intervista a don Damiano Modena e il ricordo di Benedetto XVI.
Come racconta Enzo Bianchi nel colloquio in apertura del libro, chi ha vissuto la “primavera della chiesa” inaugurata da papa Giovanni e dal Concilio Vaticano II, vede ora avviarsi con papa Francesco una nuova stagione. Aldo Maria Valli ripercorre con la consueta chiarezza i primi mesi di pontificato di Francesco, analizzando il suo stile di governo della Chiesa e di testimonianza evangelica al mondo.
Primo papa sudamericano, primo papa gesuita, primo papa a scegliere il nome Francesco, Jorge Mario Bergoglio è stato finora celebrato dai mass media di tutto il mondo per il suo stile “rivoluzionario”. Passata la “luna di miele”, arriveranno però i giorni delle decisioni significative, che dovranno dare risposte non solo simboliche alle attese di quanti guardano con fiducia al nuovo vescovo di Roma. Ma intanto a Francesco va riconosciuto di aver ridato una direzione certa alla barca di Pietro, e di averlo fatto in tempi rapidissimi, grazie soprattutto alla propria credibilità.
La sobrietà dei paramenti; il suo predicare ogni mattina come un semplice parroco; l’autodefinirsi «vescovo di Roma» e non «papa»; il suo entusiasmo negli abbracci e nelle strette di mano: circostanze diverse che parlano però il linguaggio comune della verità, dell’umiltà, della schiettezza, e che alimentano la speranza di una Chiesa capace di essere testimone coerente del Vangelo nel mondo contemporaneo.
Valli ricostruisce in questo libro i primi cento(venti) giorni dall’elezione del 13 marzo 2013 alla GMG di Rio (23-28 luglio), seguendo il filo degli interventi papali, alternati dal racconto e da note di cronaca sui gesti grandi e piccoli compiuti o attribuiti al papa, che insieme alle parole segnano lo stile originale e “rivoluzionario” di Francesco. Un dono inaspettato per la Chiesa, chiamata ora a farne tesoro rispondendo alla domanda che lo stesso papa ci rivolge: «Domandiamoci oggi: siamo aperti alle sorprese di Dio? O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo?».
"Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi da solo, forse un po' isolato, non mi farebbe bene. È la mia personalità!". Così papa Francesco ha spiegato la sua scelta di non abitare nel cosiddetto "appartamento papale", ma in una camera della residenza Santa Marta, l'albergo vaticano all'ombra del Cupolone. Ma com'è la vita quotidiana nei corridoi e nelle stanze della "casa del Papa"? Lo scopriamo grazie al racconto di una giornata speciale vissuta da un "cronista di razza". Sotto la guida discreta di uno dei segretari di Francesco, si susseguono gli incontri con inservienti, guardie svizzere, cameriere che raccontano aneddoti e impressioni di prima mano sullo "stile Bergoglio", fatto di attenzione, umiltà, ascolto verso tutti. Fino all'imprevisto, un faccia a faccia con il Papa. Un reportage dal cuore della "rivoluzione evangelica" che Francesco sta portando nella Chiesa.
Che si tratti di descrivere i problemi della famiglia o di prospettarne le soluzioni, papa Francesco riesce a unire ispirazione evangelica e sano realismo. Che emerge non solo nelle grandi decisioni, come l’aver scelto di dedicare due assemblee mondiali dei vescovi alle gioie e ai dolori della famiglia, ma soprattutto nella predicazione al “popolo di Dio”: «Sappiamo tutti – dice ai fidanzati – che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta!». In famiglia, spiega in diverse occasioni, possono anche «volare i piatti», l’importante è che la giornata sia conclusa con un gesto di pace: basta una carezza. E famose sono poi diventate le tre «parole magiche», la sua ricetta per un rapporto duraturo: saper sempre dire «permesso, grazie, scusa». Parole semplici, che vanno al cuore.
"Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole". Francesco lo ha detto più volte. Allora, per comporre un "alfabeto di papa Bergoglio" bisogna tener conto non solo delle parole che ha pronunciato, ma anche dei gesti, degli atteggiamenti, delle scelte. Dalla A di "affari" alla Z di "zucchetto". Temi importanti, come "famiglia" e "gioia", ma anche curiosi e sorprendenti. E' il caso della lettera B, dove si trova la "borsa" che il Papa porta con sé in aereo, della T, con il "telefono" così amato da Francesco, e della U, dove figurano le "utilitarie" da lui usate per spostarsi. Ne esce un riassunto, scritto con penna arguta e mai banale, degli aspetti più caratteristici di un pontificato che sta segnando in modo indelebile il messaggio e lo stile della Chiesa.