
Questa serie di saggi del grande pensatore, teologo e scienziato ("il Leonardo russo") morto in un gulag sovietico nel 1937, guidano il lettore alla scoperta della vitalità segreta della parola.
Prete ortodosso, matematico, filosofo, teologo, critico d'arte, scienziato, Pavel A. Florenskij è una personalità eccezionale nel pur eccezionale scenario culturale russo degli inizi del Novecento, l'epoca di Skrjabin e di Kandinskij. Dai numeri, attraverso la musica, la pittura, la filosofia, Florenskij si spinge verso lo "spirito di Dio", cercando costantemente di cogliere nel visibile il riflesso dell'invisibile, della sostanza dell'esistenza spirituale o metafisica. L'opposizione tra visibile e invisibile costituisce uno dei principi che guida il suo pensiero in tutti gli ambiti del sapere. Questo stesso rapporto è al centro della sua riflessione linguistica: la parola va considerata, da una parte, come oggetto della conoscenza e, dall'altra, come l'atto della conoscenza che permette di entrare in contatto con la sostanza significativa della parola. La parola viene dunque concepita come il "frutto del rapporto tra lo spirito della conoscenza e il mondo da conoscere". La forza motrice del seme o la enérgeia della parola conduce la mente al di là della barriera soggettiva e le fa sfiorare il super-reale, la sfera che sta al di là della nostra esperienza immediata. Insieme al dato di realtà, Florenskij coglie della lingua, come della matematica e dell'arte, l'aspetto trascendente e simbolico, alla ricerca di una sintesi e, quindi, di un'ideale "integrità" del sapere. Introduzione di Vjaceslau Vs. Ivanov.
Un percorso alle sorgenti del culto e dei suoi ordinamenti, alla scoperta della tragica e salvifica bellezza della liturgia cristiana: questo volume ci fa immergere nella ricchezza misteriosa e sfavillante dei riti della Chiesa orientale, fino al sancta sanctorum del mistero eucaristico. Padre Pavel
ci mostra così ciò che non può essere dimostrato, ma solo contemplato e amato, lasciandoci intravedere nelle fenditure del reale e nelle antinomie della verità l’azzurro dell’eterno. Nella ferma convinzione che «le radici del visibile sono nell’invisibile, i fini dell’intelligibile nell’inintelligibile».
Definito dai suoi contemporanei il "Leonardo da Vinci della Russia", Pavel Aleksandrovié Florenskij è uno dei pensatori più geniali e poliedrici del XX secolo: filosofo della scienza, fisico, matematico, ingegnere elettrotecnico, epistemologo, ma anche filosofo della religione e teologo, teorico dell'arte e di filosofia del linguaggio, studioso di estetica, di simbologia e semiotica. Presbitero nella Chiesa ortodossa russa e padre di cinque figli, riesce a conciliare un'intensa attività di ricerca scientifica e di insegnamento con le diverse esigenze familiari e pastorali. Con l'accusa di attività controrivoluzionaria, viene fucilato nel 1937, dopo cinque anni di gulag. Questa raccolta presenta le dimensioni del pensiero educativo di Florenskij: mistero, cultura, bellezza, persuasione e perfezione, amicizia. Nuclei originari e vitali che nascono da una rivisitazione del mondo simbolico dell'infanzia e dall'esplorazione delle potenzialità del mondo interiore del bambino.
"Non esiste uomo che, seppur per un attimo, non sia stato seguace di Platone. Chi può dire di non essersi sentito spuntare le ali dell'anima? Chi non l'ha sentita levarsi verso la contemplazione diretta, immediata di ciò che la grigia coltre di nuvole del quotidiano nasconde alla vista? Chi, grazie all'"eros", non ha toccato profondità della conoscenza alle quali la ragione non ha accesso? Chi non ha visto svelarsi la realtà altra e luminosa dove colui che ha conosciuto l'ispirazione incontra "de visu" gli archetipi eterni delle cose? Chi non ha assistito al crollo, alla caduta del muro invalicabile tra soggetto e oggetto, chi non ha visto l'Io abbandonare i limiti della propria introversione egoistica per respirare a pieni polmoni l'aria rarefatta della conoscenza e fondersi con tutto il creato? E quei 'sogni d'amore meravigliosi, puri, senza nulla di terreno, intessuti di profumo di fiori e luce lunare, con i quali oggi si ottenebrano i giorni della giovinezza e che sono sulle labbra di tutti i poeti di tutte le nazioni colte' non sono forse figli del platonismo?".
Questo scritto, finora inedito in italiano, potrebbe fungere da guida e da incentivo per chiunque, in quest'epoca di disorientamento del pensiero, si accinga a intraprendere lo studio della filosofia. La domanda di fondo investe le strategie che l'uomo, nel corso della storia, ha messo a punto per "spiegarsi" la realtà. E tale domanda è sollevata a ragion veduta: Florenskij è - caso quasi unico - un pensatore in grado di rievocare la figura dell'intellettuale rinascimentale capace di padroneggiare gli ambiti più svariati della conoscenza. Egli fu fisico, matematico, ingegnere elettrotecnico, ma anche filosofo e teologo, teorico dell'arte e linguista. Ma in tutto questo egli non indulge a sincretismi o tenere conciliazioni; raramente si può assistere a una presa di posizione così severa nei confronti delle pretese verità delle scienze, a un uso di argomenti tanto sottili da anticipare molti temi centrali dell'epistemologia novecentesca. Persino il "discorso comune" (con la sua "ricchezza disordinata" e la sua "vita caotica") pare avere, rispetto al "vuoto ordinato e la morte" delle scienze, maggiori speranze di attingere al vero.
Rinchiuso per anni nel gulag delle isole Solovki, uno dei più terribili luoghi di repressione della dittatura staliniana, Pavel Florenskij aveva un unico contatto con il mondo esterno, la corrispondenza con moglie e figli. Nonostante le lettere venissero sottoposte a rigorosa censura, l'epistolario di padre Florenskij rappresenta un documento di particolare eccezionalità per il rilievo esistenziale e teoretico: biografia e pensiero, metafisica ed esistenza, ragione e passione si congiungono intimamente nell'esperienza tragica di un testimone tra i più autentici e radicali del nostro tempo.
«Le porte regali» uscì in Italia nel 1977 con traduzione dal russo e introduzione di Elémire Zolla. Ora che molti scritti florenskijani sono noti al pubblico italiano, questa edizione procura l'occasione rara di immedesimarsi attraverso la parola di Florenskij e il commento empatico di Zolla nel mistero di un dipingere che si fa strumento di conoscenza soprannaturale giacché l'icona - scrive l'autore - è la reminiscenza di un archetipo celeste. Le fasi del dipingere equivalgono a una cosmogonia: dalla campitura di biacca sulla tavola all'abbozzo, alla stesura del colore di base, alla modellatura dell'immagine, alla luce sul volto con le ripassate dell'oro in polvere. Gli stili della pittura di icone in Russia e nelle altre terre di fede ortodossa hanno conosciuto un'ovvia evoluzione attraverso i secoli mantenendo però intatta la fedeltà al canone la cui formulazione esemplare è nel sillogismo: «Esiste la Trinità di Rublev, perciò Dio è».
Pubblicata a Mosca nel 1914, Stolp i utverzdenie istiny (La colonna e il fondamento della verità) suscitò immediatamente ammirazione, stupore e sconcerto, ma già all'inizio degli Anni Venti e per tutto il periodo sovietico, essa scomparve da qualsiasi circuito editoriale. Nonostante la sua assoluta rilevanza nella storia della cultura europea, tanto da essere considerata una «Summa del pensiero ortodosso », «una delle opere fondamentali del pensiero cristiano del secolo XX», per una sorta di drammatica ironia della storia lo Stolp resta ancora in gran parte un capolavoro sconosciuto della filosofi a russa al culmine della sua fioritura. Oggi, come allora, risuonano emblematiche le parole pronunciate dal filosofo Evgenij Trubeckoj a seguito della prima lettura di quest'opera: «Forse, in tutta la letteratura mondiale, se si fa eccezione per Le Confessioni di sant'Agostino, non c'è analisi più illuminante e tormentata dell'animo umano, lacerato dal peccato e dal dubbio, e nessun'opera ha saputo manifestare con tanta chiarezza la necessità di un aiuto dall'alto per soccorrere il dubbio, come quella di Pavel Florenskij».
Un'antologia di scritti di Pavel Florenskij, comprese preghiere da lui composte, assemblati per avere a portata di mano brevi pensieri spirituali che ci introducono nella sua stessa esperienza spirituale, negli "spazi interiori" dove egli riusciva ad abitare
Da una parte l'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e futuro papa Benedetto XVI, dall'altra il filosofo e scrittore ateo Paolo Flores d'Arcais, direttore di "MicroMega". Al centro del dibattito "arbitrato" da Gad Lerner, svoltosi a Roma il 21 settembre 2000 al Teatro Quirino, gremito, con centinaia di persone che seguono dalla strada attraverso altoparlanti improvvisati, la più grande delle domande: "Dio esiste?". Questo libro riporta una controversia appassionata, che articola il tema in un dialogo che coinvolge non solo le ragioni della fede e dell'ateismo, ma anche le divergenze e convergenze su bioetica, laicità dello Stato, diritti umani. Con il contributo di Gad Lerner.

