
Faccio un miracolo e torno! - dice Lea a Totto, suo marito, e si tuffa nella realizzazione del suo primo film. Il miracolo lo fa. Ma quanto a tornare...
Roma, Rio de Janeiro, l'Area 51 in Texas, il Mediterraneo «vichingo» del Montenegro: sono solo alcuni dei set sui quali Lea rimbalza, alla ricerca di una soluzione per ogni problema e di un problema per ogni soluzione. Jeremy Irons, Harvey Keitel, Gérard Depardieu, Goran Bregoviç, Rupert Everett - nei panni di se stessi - sono solo una parte del cast. Perché il vero protagonista di questo romanzo è il sogno di Lea: fare «il film che cambierà il mondo». Ma di che cambiamento si tratti, non può nemmeno immaginarlo. Ecco perché in questo romanzo s'impreca in quattro lingue, c'è tequila a gogò, e Lea inaspettatamente non si presenta alla proiezione romana del suo film davanti ai produttori hollywoodiani.
Sulle sue tracce si fiondano Totto (marito strampalato e geniale direttore della fotografia), l'ex segretaria Sandra (una griffata acchiappavip con il pallino della scrittura) e il produttore Dark Matter (che sa che nel magico mondo del male tutto è lecito). In una giostra vertiginosa di colpi di scena, «la realtà inizia lo striptease», trascinandoci verso un finale esilarante che svela la logica illogica che governa il mondo, anche quello del cinema.
Un libro fuori dagli schemi, che gioca coi generi letterari: commedia, autobiografia, romanzo d'avventura, chick-lit, thriller fantascientifico. Un libro sulla possibilità di realizzare i propri sogni.
O sulla capacità di riderci su, quando si infrangono.
Difficile per Zahra, giovane libanese, volersi bene quando i primi a non darle affetto sono stati i genitori: il padre, autoritario e brutale, sempre pronto a biasimarla, e la madre, che per anni si è servita di lei, bambina, per coprire i suoi incontri clandestini con l’amante. Difficile per lei rispettare il proprio corpo o provare piacere quando quel corpo è stato usato senza amore e ora fa di lei una donna “immorale”.
Stretta in una morsa tra la famiglia soffocante e un matrimonio sbagliato, che non le ha aperto la tanto sperata via di fuga, Zahra si chiude sempre più in una solitudine muta e autolesionista, mentre il suo disagio viene bollato come pazzia.
Finché, nella Beirut martoriata dalla guerra civile, ritrova inaspettatamente se stessa e la libertà. E questo grazie all’incontro con un cecchino, uno degli uomini senza volto che dall’alto dei tetti decidono in maniera arbitraria dei destini altrui. È nel rapporto con quel “dio della morte” che Zahra riscopre in maniera paradossale la vita. È in quella relazione clandestina, iniziata come violenza e continuata come ossessione irrinunciabile, che conosce a suo modo l’amore e la speranza nel futuro. Ma potrà essere solo una pace fragile, segnata com’è dal senso di colpa e dall’incubo di quei tempi folli.
Le cicatrici sul corpo di Zahra sono quelle di un paese devastato; il grido nella sua mente, quello di ogni donna oppressa; il suo ritratto, un romanzo dirompente sugli effetti irreversibili della violenza.
"È la storia dei 'profeti' di oggi, i punti emergenti di un volontariato italiano di cui non si scrive, il nucleo di un altruismo che alberga negli stessi territori dell'egoismo antistranieri. È la storia di una pattuglia di medici italiani, inquadrati nella più brillante e meno nota – mai discussa – delle nostre Organizzazioni non governative, Medici con l'Africa Cuamm."
I "Medici con l'Africa" del Cuamm (Collegio Universitario Aspiranti e Medici Missionari) si spendono dal 1950 per il diritto fondamentale alla salute e l'accesso ai servizi sanitari. Il Cuamm oggi è presente in sette paesi: Angola, Etiopia, Kenya, Mozambico, Sudan, Tanzania e Uganda. L'incontro tra il Cuamm e Paolo Rumiz è la scintilla da cui nasce questo libro. C'è uno scrittore-viaggiatore che si innamora del progetto, parte per l'Africa e osserva un'altra Italia in azione. Si sofferma sulle donne e sugli uomini – non solo medici – che con le famiglie decidono di vivere e lavorare nei villaggi e nelle città dove opera il Cuamm. Quali sono le loro storie? Come è cambiata la loro vita? Qual è la radice del loro impegno? È l'occasione per indagare e raccontare un mondo poco conosciuto, composto da singolari emigranti, professionisti che si sradicano dall'Italia con le proprie famiglie per trapiantarsi in contesti disagiati, spesso pericolosi, sempre impegnativi.
Sono storie particolari, a volte uniche, che connettono il Nord e il Sud del mondo. E forse aprono una strada al futuro.
Credevamo di poter dimenticare tutto quello che abbiamo vissuto come cittadini italiani? Michele Serra si adopera perché nessuno debba, perché nessuno possa dimenticare cosa ci ha portato sin qui. Torna il Breviario umano, sociale e politico di Michele Serra. In una nuova edizione più vasta, più ricca, ancora più tragicamente comica.
Il libro
Di quando Berlusconi regalò alla regina d'Inghilterra un reggiseno di pizzo, pregandola di indossarlo in sua presenza. Di quando venne finalmente chiarito che "cariche dello stato" non si riferiva agli esplosivi usati durante la prima Repubblica. E di quando il Pd diede in affido i suoi elettori a chi garantiva di trattarli con umanità.
Torna il Breviario umano, sociale e politico di Michele Serra. In una nuova edizione più vasta, più ricca, ancora più tragicamente comica.
"…parliamo a voce bassa di donna Marina e di quello che aveva in cuore"
La protagonista indiscussa di questo grande romanzo d'amore e follia è la giovane, oscuramente affascinante, Marina Crusnelli di Malombra, ospitata dallo zio, il conte Cesare d'Ormengo, in una magnifica villa sul Lago di Como. Venuta in possesso di un autografo dell'antenata Cecilia, apparentemente portata alla morte dal marito, padre dell'attuale conte, si convince di esserne la reincarnazione e di avere l'obbligo di vendicarne l'assassinio. Quando alla villa giunge lo sconosciuto scrittore Corrado Silla, orfano di una cara amica del conte Cesare, i due giovani vengono subito travolti da un amore tormentato ma assoluto. Un amore destinato tuttavia, a causa della crescente pazzia di Marina, a essere trascinato verso un gorgo inevitabile. Un testo fondamentale dell'Ottocento italiano, uno straordinario romanzo romantico, molto amato anche da autori poeticamente distanti come Verga.
Ritorna la Romagna di Flamigni con la sua variegata e allegra galleria di personaggi che hanno conquistato i lettori di “Un tranquillo paese di Romagna” e di “Circostanze casuali”: Primo Casadei e la sua famiglia, gli amici Proverbio e Pavolone, alle prese l’uno con un ricovero in terapia intensiva, l’altro con il desiderio di mettere al mondo un figlio con l’amata Maite. E sono problemi che li pongono di fronte a questioni di morale - la fine della vita e il suo inizio - non facili da risolvere soprattutto perché oscurate da leggi mal scritte e mal interpretate. Gli affanni dei due amici si intrecciano con la trama principale del romanzo. Giuseppe, figlio di una delle tante cugine di Primo, giornalista in una emittente televisiva, arriva in Romagna per una inchiesta sul «Presidente», uno di quei potenti che si muovono con disinvoltura tra politica danaro e malaffare senza però sporcarsi le mani. La sua vita è all’insegna della discrezione per non dire della segretezza. Giuseppe ha colto al volo l’occasione dell’inchiesta anche perché la sua fidanzata ha deciso di presentarsi al concorso Belle e Brave che si svolge in Romagna proprio in quei giorni. Accompagnata dalla mamma insieme hanno capito quali sono le mosse giuste per avere successo. Giuseppe si muove con eccessiva disinvoltura, a tratti con ingenuità, alla ricerca di verità sul Presidente, e Primo, che ben conosce il mondo al confine tra lecito e illecito (nel suo passato c’è anche la prigione), lo mette in guardia e lo avverte di fermarsi.
Amy e Bob Withers vivono in una baracca fatiscente nella piccola città neozelandese di Weimaru e, nella grave depressione economica degli anni Trenta, riescono a malapena a sfamare i loro quattro bambini. Francie, la maggiore, a dodici anni è costretta a lasciare la scuola con la prospettiva di un misero impiego nel locale lanificio. Teresa, detta Chicks, Pulcino, è la più piccola e trotterella sporca dietro i fratelli, in perenne ricerca di una caramella o di un gesto d’affetto. Toby, l’unico maschio, soffre di epilessia e attende spaventato quei momenti in cui Dio gli butta sulla testa «un mantello scuro», e lui lotta per liberarsi «agitando in aria le braccia e le gambe». Daphne, infine, la fragile e introversa Daphne, fa suo ogni pensiero, ogni palpito del cuore, ogni gioia e dolore dei suoi fratelli.
Il luogo preferito dai piccoli Withers è la discarica dei rifiuti, il posto dove si cercano i tesori, dove Toby e Daphne trovano libri di fiabe mangiucchiati dai vermi e dove Francie può liberamente raccontare i suoi sogni di adolescente che si farà strada nel mondo, andrà a ballare con i ragazzi e i loro cuori batteranno insieme.
Ma il futuro per chi nasce segnato non prevede alcuna realizzazione dei sogni. Passano gli anni e i fratelli Withers non trovano tesori sulle loro strade: Francie presto paga con una tragica fine il suo desiderio di evasione e trasgressione; Toby diventa un emarginato che si attacca ossessivamente a quel po’ di denaro che riesce a guadagnare e a un rapporto morboso con la madre; Chicks si allontana dalla famiglia per sposarsi e cercare disperatamente un’esistenza agiata, che si rivela però fragilissima. E Daphne, la debole e indifesa Daphne, vive rinchiusa in un ospedale psichiatrico dove è sottoposta a ripetuti e dolorosi elettroshock. Dalla sua «camera morta» accompagna con il suo canto, il suo grido, la sua poesia, le vite dei genitori e dei fratelli.
Opera prima di Janet Frame, che ne rivelò l’immenso talento lirico e narrativo, Gridano i gufi è un romanzo corale che parla di amore, abnegazione, dolore e speranza, gioie e lutti con una scrittura ricca di pathos e commozione tra le più alte della narrativa femminile di tutti i tempi.
Sono gli anni che precedono la seconda guerra mondiale e l’eccentrica famiglia inglese dei Durrell vive oziosamente sull’isola greca di Corfù. Gerald, il più piccolo, è un bambino di dieci anni con uno spirito di osservazione acuto e ricco di arguzia. Ha un’immensa passione per il mondo naturale e soprattutto per ogni genere di animali, e dal suo punto di vista la fertile Grecia assomiglia a un paradiso terrestre. Ogni giorno ci sono nuovi insetti da collezionare, nuovi pesci da studiare, nuove esplorazioni da compiere in groppa alla paziente asinella Sally e accompagnato da quel brontolone del cane Roger. La natura entusiasma Gerry molto più di quanto facciano mamma e fratelli, l’altra singolare fauna che il ragazzo non manca di osservare con disincanto e ironia. Margo, la sorella, è in perenne lotta con il suo aspetto fisico e cerca strampalate vie per curare sovrappeso e acne. Il fratello Leslie è un patito delle armi da caccia e, sdraiato all’ombra, passa il suo tempo a leggere trattati di balistica, senza grandi velleità di concretizzare alcunché. Larry, il fratello maggiore e futuro scrittore di successo, trascorre le sue giornate a deridere i famigliari con caustiche battute, salvo poi invitare a casa gli amici più stravaganti e improbabili. E mamma è una svampita vedova che adora i suoi figli e governa con levità e tolleranza in quella grande villa piena di stanze.
Attorno ai Durrell c’è il mondo dei greci, quel mondo fatto di dura fatica tra gli ulivi, le viti e il mare sotto il cocente sole mediterraneo, e la piccola comunità degli espatriati per i quali il rombo dei cannoni che si stanno preparando nel cuore dell’Europa è lontano anni luce.
In mezzo a questa umanità di cui racconta esilaranti aneddoti di vita quotidiana, Gerald trova il suo mentore nel dottor Stephanides, un medico e scienziato che lo prende a cuore e lo guida a un apprendimento più sistematico della zoologia. A dargli le maggiori soddisfazioni è però sempre l’incanto della natura: un’emozionante pesca al polipo a mezzanotte, un bianco barbagianni o una famiglia di porcospini da accudire come animali domestici, la magia dell’accoppiamento delle lumache, gli svolazzi del gufo Ulisse che tutte le sere torna a casa per cena riempiono le giornate del piccolo naturalista con un entusiasmo e una curiosità che, pagina dopo pagina, contagiano il lettore.
Diana Blanco, brillante poliziotta venticinquenne, è la miglior “esca” della polizia di Madrid: agisce in modo che i criminali la scelgano come preda, per poterli poi “agganciare” e mettere in atto le sofisticate tecniche che ha studiato per incastrarli. Il lavoro di esca si basa sulla teoria dello Psinoma, secondo cui che la personalità di un individuo è determinata dal suo desiderio e dal modo di soddisfarlo, teoria risalente addirittura ai tempi di Shakespeare e presente in tutte le sue opere. Le esche, infatti, vengono addestrate in veri e propri teatri, dove si esercitano a mettere in scena le “maschere” che serviranno a manipolare il desiderio e controllare gli animi umani. Diana sta indagando al complicatissimo caso dell’omicida seriale chiamato Spettatore, le cui vittime sono giovani donne, in prevalenza prostitute e straniere, brutalmente uccise e fatte a pezzi. Quando scopre che sua sorella Vera è il prossimo obiettivo dello Spettatore, Diana inizia una lotta contro il tempo per catturare il mostro, in un emozionante gioco di sospetti e di colpi di scena. Niente è come sembra e lei non può fidarsi di nessuno, neanche di chi le è più vicino.
Nulla mi ha fatto tanto piacere nella vita come passare mesi e anni a costruire una storia, dal suo incerto sbocciare, quell’immagine che la memoria aveva salvato da una qualche esperienza vissuta, che si trasforma in inquietudine, in entusiasmo, una fantasia germinata poi in un progetto, fino alla decisione di cercare di tramutare quella nebbia popolata da fantasmi in una storia. «Scrivere è un modo di vivere», scrisse Flaubert. Sí, certamente, un modo di vivere con entusiasmo e allegria e con un fuoco scoppiettante nel cervello, battagliando con le parole ribelli fino ad addomesticarle, esplorando il vasto mondo come un cacciatore in cerca della preda desiderata per alimentare la finzione in embrione e placare quel vorace appetito di ogni storia che, crescendo, vorrebbe inglobare tutte le storie.
Mario Vargas Llosa, Elogio della lettura e della finzione
***
Ventotto anni dopo l’assegnazione del Nobel per la letteratura a García Márquez, nel 2010 l’Accademia di Stoccolma ha premiato un altro autore sudamericano, Mario Vargas Llosa, per «la sua cartografia delle strutture del potere e per la sua acuta immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell'individuo».
Con il discorso pronunciato in occasione della premiazione e riproposto in Elogio della lettura e della finzione, Vargas Llosa ci regala un capitolo inedito della sua autobiografia: la storia di un bambino curioso e intelligentissimo, che trova il suo «paradiso dell’infanzia» nella casa di famiglia a Cochabamba:
... in compagnia delle mie cugine e dei compagni di scuola potevamo giocare a rappresentare le avventure di Tarzan e di Salgari, e nella prefectura di Piura, dove nei sottotetti si annidavano i pipistrelli, ombre silenziose che riempivano di mistero le notti stellate di quella terra rovente. In quegli anni, scrivere fu come giocare un gioco che si svolgeva in famiglia, un piacere che faceva meritare applausi.
Cresciuto nella convinzione di essere orfano di padre, il bambino Vargas Llosa custodisce sul comodino la foto di un bell’uomo in uniforme, e ogni sera, prima di dormire, la bacia e le rivolge una preghiera. Ma un giorno la favola dell’infanzia si sgretola e fa spazio alla solitudine, alla paura, alla scoperta dell’autorità e della vita adulta.
Una mattina piurana, da cui tuttavia credo di non essermi ancora ripreso, mia madre mi rivelò che quel signore, in realtà, era vivo. E che quello stesso giorno saremmo andati a vivere con lui, a Lima. Io avevo undici anni e, da quel momento, cambiò tutto.
Da quel momento, racconta Vargas Llosa nell'Elogio, anche il suo rapporto con la letteratura «diventa grande». Se leggere è il rifugio, la nuova favola in cui vivere avventure esaltanti e sentirsi libero e ancora felice, scrivere è l’azione speculare, non di fuga ma di partecipazione.
... scrivere, di nascosto, come chi si concede a un vizio inconfessabile, a una passione proibita. La letteratura smise di essere un gioco. Si trasformò in un modo di resistere all’avversità, di protestare, di ribellarmi, di scappare dall’intollerabile, la mia ragione di vita.
Un testo toccante e appassionato, che mescola le riflessioni agli aneddoti e si muove tra storia e ricordo, presentandoci la letteratura come il luogo in cui convergono il desiderio di fuga e la volontà di cambiamento, l’incanto del sogno e la caparbietà dell’impegno civile. Oggi a parlare non è più un bambino: è un grande scrittore. Ma leggere e scrivere, per Vargas Llosa, hanno ancora lo stesso significato: «protestare contro le ingiustizie», e «dimostrare che la vita così com’è non è sufficiente a soddisfare la nostra sete di assoluto».
L’arrivo di una misteriosa giovane donna suscita immediatamente la curiosità dei cittadini di Southport: chi è e da dove viene Katie, la ragazza bellissima e riservata che lavora al ristorante di Ivan? Per un po’ lei non parla con nessuno, non fa amicizia, non esce la sera: c’è qualcosa nel suo passato che la riempie di paura e la spinge a nascondersi. Ma dopo qualche tempo non può resistere al calore della piccola comunità marina, alla simpatia del suo vicino di casa Jo, e soprattutto alla dolcezza di Alex, che è rimasto vedovo con due bambini ed è capace di offrirle l’amore e la sicurezza di una famiglia. Una sicurezza che il suo misterioso passato rischierà di compromettere.
Anno Domini 1654. I dogmi sono il fondamento della supremazia della Chiesa. Sono e devono restare inattaccabili. L’Inquisizione vigila e con le sue lunghe mani ha mandato di perquisire i più nascosti recessi del mondo per impedire che neppure il più piccolo dubbio si insinui nelle coscienze.
Per questo, quando in un piccolo villaggio della Provenza vengono alla luce ossa di enormi dimensioni, che non appartengono a nessuna specie conosciuta, le stanze del Vaticano tremano. Tutte le spiegazioni contrastano con la Bibbia, soprattutto quella che a un certo punto si diffonde: che si tratti delle ossa di Satana. Perché se così fosse, se il diavolo fosse morto, a chi attribuire la colpa dei mali del mondo se non a Dio stesso?
Lavorel, famoso studioso esperto di gigantologia, arriva sul posto, insieme a un suo allievo, Zenone, medico ateo e illuminato, trafugatore di cadaveri a fini di studio, e per questo in fuga da Parigi e tacciato di eresia. Zenone non ci vede nulla di ultraterreno in quelle ossa, e cerca di dimostrarlo. A suo rischio, perché una soluzione razionale spaventa la Chiesa non meno di una soprannaturale.
Insieme alla bellissima Agnese, esperta di erbe e sospettata di stregoneria, Zenone affronterà mille pericoli e il giudizio dell’Inquisizione per arrivare alla verità.
In un’epoca di superstizione, in cui la scienza si muove sul filo del rasoio, tra interrogatori, roghi e tentativi di mettere a tacere, si consuma una insidiosa lotta tra fede e ragione.