
Seconda metà dell'Ottocento, Veracruz. John Riley, accanto all'amata Consuelo, torna con la memoria agli anni in cui si è battuto a fianco dei messicani contro l'esercito degli Stati Uniti e le milizie volontarie del Texas, i terribili ranger. In circa due anni di sanguinose battaglie, il paese a sud del Rio Bravo perde, oltre al Texas, buona parte del suo territorio. E si registra un fenomeno singolare: molti degli irlandesi arruolatisi nelle file statunitensi disertano per unirsi ai messicani. Tra questi, anche il tenente di artiglieria John Riley che, a capo del Batallón San Patricio, diventa l'incubo degli invasori: abili artiglieri e temibili fanti d'assalto, riescono spesso a compensare l'enorme disparità di armamenti. Dopo l'ultimo scontro nei sobborghi di Città del Messico, i vincitori si accaniscono con inaudita ferocia sui pochi superstiti del San Patricio: li impiccano tutti, tranne uno, il tenente Riley, perché era passato con i messicani prima che la guerra fosse formalmente dichiarata. Ma anche per lui la punizione dev'essere esemplare: flagellazione e marchiatura a fuoco sul volto. E dopo le battaglie torna l'onda della memoria: la povertà, la fame, la fuga dall'Irlanda e, insieme all'orrore delle stragi, il ricordo della conflittuale amicizia con il capitano Aaron Cohen, ufficiale di West Point di origini ebraiche. Cohen e Riley sono le due facce di una stessa medaglia...
Una strana telefonata interrompe la routine di Enrique Vila-Matas. L'enigmatica voce femminile all'altro capo della linea gli dice che i coniugi McGuffin desiderano invitarlo a cena per rivelargli il mistero dell'universo. Ben presto capirà che si tratta di un invito a partecipare a Documenta, la leggendaria mostra d'arte contemporanea che si tiene a Kassel, in Germania. L'invito prevede che lo scrittore si trasformi in un'opera d'arte vivente. Per tre settimane deve farsi trovare ogni mattina seduto al tavolo di un ristorantino cinese nella periferia della città intento a svolgere il suo lavoro, cioè scrivere. In principio un po' titubante, Vila-Matas accetta e, una volta a Kassel, viene pervaso da un'euforia contagiosa e, spinto da un misterioso soffio, si avventura entusiasta tra le opere di autori del calibro di Tino Sehgal, Ryan Gander, Pierre Huyghe e molti altri. Libro di viaggio, diario e romanzo in cui l'autore si sdoppia, Enrique Vila-Matas racconta la storia di una grande spedizione: quella del vagabondo solitario che, circondato da bizzarrie e meraviglie, ci invita a guardare il mondo da un'altra prospettiva e trova nel piacere dell'immersione nell'arte le ragioni ultime, e le più solide, per scrivere e per vivere.
Arthur è un orfano accolto da una famiglia benestante. La madre adottiva viene colpita da un fulmine e muore, e lui viene educato in un collegio svizzero di giovani rampolli dove matura l'intenzione di farsi prete. Arthur racconta, ma sarà tutto vero? Narra che ha studiato teologia, ma ha preso solo gli ordini minori; la nuova matrigna gli ha rubato l'eredità paterna e, un po' per necessità un po' per antica passione, lui si è ritrovato a fare l'illusionista in un bar di infima categoria e il baro in un retrobottega. A quel punto ha capito qual è la sua reale vocazione, si è reso conto di essere un mago e ha cominciato a frequentare Jan van Rode, il più geniale incantatore in circolazione, che gli ha insegnato tutti i suoi trucchi, ed è diventato a sua volta uno dei più famosi e meglio pagati illusionisti del mondo. Improvvisamente, durante uno show, il suo mondo è crollato e Arthur ha deciso di ascendere al cielo. Ma è vero, o è solo un altro gioco di prestigio?
In questo saggio del 1906 - ritrovato per questa edizione italiana - Tolstoj delinea il suo programma d'azione politico e denuncia la tirannia degli stati e la cecità morale della società. Egli si fa profeta di una nuova era e con grande lucidità invita alla insubordinazione verso ogni forma di governo. Lo spunto è offerto dalla convulsa dinamica della Rivoluzione russa del 1905, emersa sulla scorta della sconfitta della Russia nel conflitto con il Giappone. È tra l'ottobre e il novembre del 1905 difatti che Tolstoj scrive quest'opera, che non riuscì poi a vedere la luce in patria per la feroce censura zarista. Tolstoj indica qui la strada verso una "vera concezione della vita". Per liberarsi da tutti i mali di cui soffrono gli uomini c'è un unico mezzo: il lavoro interiore che ognuno deve fare per essere l'architetto del proprio miglioramento morale. Nel delegare il loro potere gli individui realizzano invece una sorta di schiavitù volontaria. Il testo, sofferta orazione che riflette sugli assetti politici del primo Novecento, fu poi pubblicato non senza difficoltà a Parigi nel 1906. Il volume diventerà presto introvabile anche in Francia, fino a questa edizione italiana.
Questa storia comincia (male) e finisce (bene) sul Kangchendzonga, la terza vetta più alta della Terra, una delle più difficili da scalare. È una storia epica, non solo di alpinismo, ma soprattutto d'amore e di crescita interiore. Siamo nel 2009 e Nives Meroi è in corsa con altre due alpiniste per diventare la prima donna ad aver conquistato i quattordici ottomila del pianeta. Come ha sempre fatto, affronta il Kangch, la sua dodicesima cima, in cordata con il marito Romano, e senza "sconti": né portatori d'alta quota, né ossigeno. Allo stesso tempo, mentre i media spettacolarizzano l'impresa, Nives non è insensibile alla sirena della fama, che la sta trascinando in un gioco che non le appartiene... Ma, a poche centinaia di metri dalla vetta, Romano non si sente bene e si ferma. Che cosa sceglie di fare, allora, Nives? Proseguire da sola, conquistando un'altra cima utile per la vittoria, come molti le avrebbero suggerito? No, lei non esita: abbandona la gara perché non può lasciare Romano solo ad aspettare. Così si conclude il primo atto di questa vicenda. Ne seguono altri tre in cui entrano in scena la malattia, la complicità, la capacità di attendere, la voglia di reagire senza scoraggiarsi quando si prende una via sbagliata. Per giungere al lieto fine in cui il Kangch si lascia finalmente conquistare da Nives e Romano che, in un confronto leale e puro con la Natura, hanno compreso il senso profondo della vita.
Nel 1610 Zardino è un piccolo borgo immerso tra le nebbie e le risaie a sud del Monte Rosa. Un villaggio come tanti, e come tanti destinato a essere cancellato senza lasciare tracce. C'è però una storia clamorosa, soffocata sotto le ceneri del tempo, che Sebastiano Vassalli ha riportato alla luce: la storia di una donna intorno alla quale si intrecciano tutte le illusioni e le menzogne di un secolo terribile e sconosciuto. Antonia, una trovatella cresciuta nella Pia Casa di Novara, un giorno viene scelta da due contadini e portata a Zardino, dove cerca di vivere con la fede e la semplicità che le hanno insegnato le monache. Ma la ragazza è strana, dice la gente. Perché è scura d'occhi, pelle e capelli, come una strega, e una volta è svenuta al cospetto del vescovo Bascapè, l'uomo che doveva diventare Papa e che si è messo in testa di trasformare in santo chiunque abiti quelle terre. E poi perché Antonia è bella, troppo bella, ed è innamorata, ed è indipendente: in lei ci dev'essere per forza qualcosa di diabolico... Vassalli illumina gli angoli più oscuri di un secolo senza Dio e senza Provvidenza, ricostruendo un episodio che è stato crocevia di molti destini e che, in un turbine di menzogne e fanatismi, ci dice molto di come si è formato il carattere degli italiani.
Decisa a cominciare una nuova vita, Ebba fa ritorno a Valö, la splendida isola della sua infanzia affacciata sulle casette bianche e le rocce scoscese di Fjällbacka, nell'idillio dell'arcipelago svedese. Vuole rimettere a posto la colonia che le appartiene e che non ha più rivisto dal giorno in cui, una vigilia di Pasqua di molti anni prima, la sua famiglia scomparve nel nulla, lasciando dietro di sé solo una tavola apparecchiata a festa e una bambina di un anno che vagava smarrita. Nessuno li rivide più; nessuno fu mai in grado di stabilire cosa fosse realmente accaduto. Un mistero che da sempre stuzzica la curiosità di Erica Falck, ora entusiasta all'idea di poter riprendere in mano la sua personale indagine su quell'oscura storia. Ma sembra che per Ebba non ci sia pace. Qualcuno vuole allontanarla, disposto a tutto per proteggere il segreto dell'isola. Dopo un incendio scoppiato nella notte, le minacce si fanno sempre più incalzanti: Ebba ha già perso tutto, eppure c'è ancora qualcuno che desidera la sua morte. A Erica e Patrik non resta che unire le forze per trovare le ragioni di un rancore che gli anni non hanno placato, cominciando da un debole indizio: vecchie tracce di sangue che i lavori di restauro hanno portato alla luce nella colonia di Valö. Una sorta di filo rosso che si snoda a ritroso, conducendo a un passato lontano quando, all'inizio del secolo scorso, Fjällbacka conobbe una misteriosa "fabbricante di angeli".
"Chi scrive ha il dovere di raccontare una verità tremenda, e chi legge ha il dovere civile di conoscerla, questa verità": attenendosi scrupolosamente a tale principio, a dispetto della censura e dei gravi rischi, Vasilij Grossman narrò in presa diretta le vicende del secondo conflitto mondiale sul fronte Est europeo. Era infatti inviato speciale di "Krasnaja zvezda" (Stella Rossa), il giornale dell'esercito sovietico che egli seguì per oltre mille giorni su quasi tutti i principali fronti di battaglia: l'Ucraina, la difesa di Mosca e l'assedio di Stalingrado, che fu il punto di svolta nelle sorti della guerra e diede origine a "Vita e destino". Benché fosse un tipico esponente dell'intelligencija moscovita, Grossman riuscì, grazie al suo coraggio e alla capacità di descrivere con singolare efficacia ed empatia la vita quotidiana dei combattenti, a conquistarsi la fiducia e l'ammirazione di chi lo leggeva, ufficiali e soldati da una parte, e dall'altra un vasto pubblico di cittadini e patrioti ansiosi di ricevere notizie autentiche, non contaminate dalla retorica ufficiale. Dei taccuini - di sorprendente qualità letteraria - che fornirono materia ai reportage di Grossman, e che escono ora per la prima volta dagli archivi russi, lo storico inglese Antony Beevor ci offre qui una vasta scelta, arricchita da articoli e lettere dello scrittore e da altre testimonianze coeve.
È notte e la nebbia è illuminata a tratti dai fari delle macchine che sfrecciano accanto a lei. Letty si asciuga l'ennesima lacrima e preme ancora più forte il piede sull'acceleratore. Deve correre il più lontano possibile, fuggire da tutti i suoi sbagli, è la cosa migliore per tutti. Perché la sua vita è stata difficile, ha inanellato una serie di errori uno dietro l'altro e adesso tutte le sue paure sono tornate a tormentarla, senza lasciarle una via di scampo. Intanto, ormai molte miglia lontano, i suoi due figli, Alex e la piccola Luna, stanno dormendo serenamente. Non sanno che la mamma li ha lasciati da soli nel loro letto, schiacciata dal terrore di non essere una buona madre. Convinta che senza di lei Alex e Luna saranno più felici. Quando Alex si sveglia e si accorge che Letty non c'è più, capisce che non deve farsi prendere dal panico. Deve occuparsi della sorellina e seguire le regole. Perché Alex ha quindici anni ed è solo un ragazzino, ma è dovuto crescere in fretta per aiutare sua madre Letty e i suoi occhi troppo spesso tristi. A volte guarda verso il cielo e sogna di volare via, in un posto dove l'azzurro del cielo li possa di nuovo colorare di felicità. La sua passione sono la matematica e lo studio delle rotte migratorie degli uccelli. Da loro ha imparato che non importa quanto voli lontano, c'è sempre un modo per tornare a casa. Alex sa che deve trovare il modo di far tornare anche la sua mamma.
Un'auto lascia Roma di primo mattino. Alla guida, c'è un affermato regista. Sul sedile accanto, l'uomo che da molti anni ama di un amore sconfinato. Dove stanno andando? Mentre la città si allontana e la strada comincia a inerpicarsi dentro e fuori dai boschi, il regista decide di narrare al compagno silenzioso il suo mondo "prima di lui": "La mia vita è la tua e ora te la racconterò, perché domani sarà solo nostra". Inizia così un viaggio avanti e indietro nel tempo: i primi anni in Italia, dove era giunto dalla Turchia non ancora diciottenne con il sogno di studiare e fare cinema, le persone che hanno lasciato il segno, gli amici, gli amori, le speranze, le delusioni, i successi. Storie che conducono ad altre storie, popolate da figure indimenticabili e bizzarre: una trans egocentrica sul viale del tramonto, un principe cleptomane, un centralinista con il rimpianto della recitazione, una cassiera tradita dalle congiunzioni astrali, una bellissima ragazza dallo spirito inquieto. E poi, raffinati intellettuali, inguaribili romantiche, noti cinefili, amanti respinti e madri niente affatto banali. Sullo sfondo, il palazzo di via Ostiense dove tutto accade, crocevia di solitudini diverse, ma anche di intense amicizie e travolgenti passioni. Il palazzo che nel tempo si è trasformato, conservando però intatti i suoi più intimi segreti.
Otto racconti d'amore e non soltanto, otto storie umane sul trovarsi, sul perdersi e lasciarsi andare. Da Napoli a Liverpool, dal silenzio dei genitori alle parole dei figli, dalla magia inconsapevole della seduzione alle controllate omissioni del tradimento, dallo sguardo di chi muore all'allegria di chi rinasce, ogni storia di "Troppa importanza all'amore" rivela qualcosa su ciò che ciascuno crede di conoscere meglio di chiunque altro: la propria vita. Valeria Parrella torna alla leggerezza della forma breve che ha consacrato il suo successo fin dall'esordio con "Mosca più balena".
Perché proprio il Cervino, fra tante cime imponenti, è diventato il simbolo stesso delle Alpi? Perché la sua vetta è una meta irrinunciabile per gli alpinisti e i turisti di tutto il mondo, e il suo profilo è riprodotto come un marchio su berretti e giubbotti, scatole di pastelli e tavolette di cioccolato? Forse per quella perfetta forma piramidale che lo rende inconfondibile. O per la storia gloriosa e drammatica della sua conquista, avvenuta nel 1865 dopo tanti tentativi falliti che alimentarono la leggenda di una montagna inviolabile, protetta da spiriti e demoni. La scalata per raggiungere la cresta è una gara febbrile, costellata di tradimenti, delusioni, colpi di scena. Sul versante italiano c'è Jean-Antoine Carrel, montanaro ostinato e coraggioso, temprato dalla vita nei boschi e dai combattimenti nelle file dell'esercito sabaudo. È stato ingaggiato dal ministro Quintino Sella, che cerca una conquista per dare prestigio al Regno d'Italia, nato da poco. Dal lato svizzero c'è l'inglese Edward Whymper, giovane illustratore inglese, appassionato arrampicatore, che dedicherà gran parte della sua vita alle esplorazioni. Sarà quest'ultimo a spuntarla, ma il suo successo verrà funestato da un incidente mortale durante la discesa e dal sospetto che, per salvarsi, abbia tagliato la corda che lo legava ai compagni precipitati. A centocinquant'anni da quella prima ascensione, Paolo Paci ripercorre gli itinerari dei due pionieri, segue i tentativi e i sogni...

