
Tre racconti, tre diverse angolature per osservare i rapporti tra donne e uomini. Un uomo tenta di far innamorare una donna e l'unico risultato che ottiene è di farsi accusare, ingiustamente, di molestie sessuali. Una donna provoca l'uccisione di uno sconosciuto incontrato in un bar. Una stanca relazione si conclude con un suicidio e il sopravvissuto non riesce nemmeno a capirne le ragioni. I tre racconti di Ford sono altrettante istigazioni a riflettere sulla vita, ad arrestare provvisoriamente il ritmo dell'esistenza per tentare di intuirne il senso e la profondità.
Agli estremi confini del mondo conosciuto, fra le tempeste e i ghiacci del Mar Nero, c'è un paese selvaggio e poco abitato, Tomi (l'odierna Costanza), il luogo della relegatio di Publio Ovidio Nasone, che lì visse per una decina d'anni e che vi fu sepolto il 17 o il 18 d.C. In una totale trasmutazione di tempi, in completo anacronismo, giunge a Tomi un amico di Ovidio, Cotta, determinato a trovare tracce del poeta e del suo capolavoro incompiuto, le Metamorfosi. La singolarità di "Il Mondo Estremo" fa sì che il lettore sia coinvolto nella ricerca di Cotta e ritrovi, attraverso di lui, un mondo siamo ai giorni nostri - in cui il mito si trasfigura in realtà. Ecco allora che il contesto diviene minutamente realistico e, per esempio, alla sera, nella desolata piazza della ferrigna Tomi, giunge Cypari, un "proiezionista" ambulante, che mostra un film d'amore disperato in cui la bella Alcione viene trasformata, assieme al compianto sposo, in un uccello marino. Cotta troverà presso Tomi, a Trachila, in montagna, la casa di Ovidio. Lo aiuterà Pitagora di Samo, ridotto a servo di Ovidio, e, nel folto dei boschi cupi e terribili, sotto una coltre di lumache striscianti, appariranno delle pietre con i versi incisi dal poeta. E ancora, in una memorabile alba, mentre si consumano i riti del carnevale, apparirà un corteo di pazzi, travestiti chi da dio Sole, chi da Medea, chi da Orfeo... Recitano strani versi di un'opera distrutta dall'autore, ma non scomparsa: le Metamorfosi.
Pigi Colognesi racconta,in forma di romanzo epistolare,la bella vicenda umana e artistica di William Grosvenor Congdon (1912 – 1998),uno dei più significativi interpreti dell’action painting.Il lettore viene guidato a «guardare» all’opera di Congdon con un’avvertenza importante:«L’arte autentica apre una ferita, è un’ avventura dello sguardo che non finisce mai. Guardare un quadro non vuol dire “capirlo”, ma esserne interrogati,venirne trascinati dentro fino ad orizzonti che all’inizio non si potevano assolutamente immaginare». Originario di una famiglia dell’alta borghesia industriale del Rhode Island,Congdon viaggiò a lungo per poi stabilirsi definitivamente in Italia. Negli anni Quaranta e Cinquanta la pittura di Congdon ottenne grandi riconoscimenti e le sue opere vennero esposte nelle più prestigiose gallerie di arte contemporanea. Al successo seguì un lungo periodo di silenzio. L’inquietudine esistenziale, che aveva improntato la sua carriera d’artista e spinto a innumerevoli viaggi,lo guida all’incontro con la Chiesa cattolica e a chiedere,nel 1959,il battesimo.In realtà,Congdon non cessò di dipingere e la sua arte ebbe esiti nuovi e sorprendenti con l’approdo in terra di Lombardia. «Osservando lo sviluppo stilistico della fase più matura di Congdon,appare chiaro che non solo la sua mente e la sua anima aspirano alla riconciliazione degli opposti;anche la sua arte è alla ricerca di un’unità capace di abbracciare passato e presente,vizio e virtù,oscurità e luce. Mentre un tempo la forza straordinaria dei suoi dipinti nasceva dalla tensione e dal dramma portati fino al punto di rottura,nelle opere successive vi è l’anelito e infine l’approdo a una serenità compositiva, a un rigoroso accordo di temi discordi» (Fred Licht).
AUTORE Pigi Colognesi è giornalista.Ha lavorato per molti anni al mensile di Comunione e Liberazione,di cui è stato anche direttore dal 1989 al 1992. Proprio come redattore di Litterae communionis ha avuto modo di conoscere William Congdon, al quale lo ha legato una cordiale amicizia durata fino alla morte del pittore americano. Ha in seguito lavorato presso la Fondazione Russia Cristiana e l’Università San Raffaele.Ha collaborato con le pagine culturali di varie testate giornalistiche (alcuni brevi saggi su scrittori e teologi sono stati raccolti in L’umana avventura, 2008). Attualmente cura la sezione culturale del quotidiano on line ilsussidiario.net. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato Russia Cristiana. Una biografia di padre Romano Scalfi (2007).
Che cosa è vero? Che cosa è falso? Domande che in questa nuova indagine il commissario Melis si ripete con insistenza. Dopo aver assistito casualmente alla conversazione di una coppia di mezza età, si è ritrovato di fronte all'uomo, cadavere, in obitorio. Omicidio? E, se sì, che c'era di falso nell'ordinata vita di Walter Cenzatti, restauratore, per causare una morte così violenta? E ancora: è vero che Leone Maggi era un falsario, ma è proprio vero che è stato ucciso per questo? E, passando dal pubblico al privato, è vero che la sua compagna, Fiorenza, sta attraversando un brutto momento sul lavoro, ma non sarà che anche il loro rapporto è un po' stanco? E non è affatto falso, invece, dire che quella giovane restauratrice conosciuta durante l'inchiesta...
La storia di Animal comincia la notte in cui lo trovarono steso davanti a una porta, bimbo di pochi giorni, avvolto in uno scialle. La notte famosa in cui la Kampani, la fabbrica chimica americana, sparse nel cielo del piccolo villaggio indiano di Khaufpur dei veleni "così buoni" che dopo tanti anni non si riescono ancora a togliere. Animal tossiva quella notte, aveva la bava alla bocca, gli occhi storti dalla nebbia bruciante. Nessuno si aspettava che sopravvivesse, quando lo portarono all'ospedale. E invece sopravvisse. E allora lo affidarono all'orfanotrofio locale visto che non c'era anima viva a reclamarlo. A sei anni, però, ecco un improvviso bruciore nel collo e dietro le spalle, e la schiena che comincia a piegarsi. Quando la spina dorsale ha smesso di fondersi, le ossa erano piegate come una forcina e la parte più alta di lui era il culo. I primi a chiamarlo Animal sono stati i bambini dell'orfanotrofio quando l'hanno visto camminare a quattro zampe. E da allora il nome gli è rimasto appiccicato come fango. Ora, però, ha trovato un lavoretto. È entrato a far parte della banda di Zafar, un tipo che ha lasciato l'università ed è venuto a Khaufpur per organizzare la lotta contro la Kampani. Da un grave tragico evento reale (il più grave incidente chimico-industriale della storia avvenuto a Bhopal nel 1984) un libro che celebra la vita descrivendo lucidamente la crudeltà del male.
Nel 1906 il capitano Charles Clutterbuck, educato alla prestigiosa accademia reale di Sandhurst, abbandona la sua casa nel Leicestershire e si trasferisce in Kenia. Misteriosamente, lascia in Inghilterra moglie e figlio maschio e porta con sé soltanto Beryl, la sua bambina di quattro anni. Beryl vivrà tutta la sua vita in Africa. Una vita cominciata in una capanna di fango, nella foresta che suo padre aveva deciso di disboscare per creare una fattoria, e terminata in una casetta vicina all'ippodromo di Nairobi. "A occidente con la notte" è il racconto di questa straordinaria esistenza in cui le ombre si dileguano dinanzi alle vette che essa fu in grado di raggiungere. Donna dalla meravigliosa andatura e dai lunghi capelli biondi che parlava lo swahili, il nandi e il masai, addestrava cavalli come pochi, volava come nessun'altra (fu la prima ad attraversare l'Atlantico da est a ovest in solitaria, decollando dall'Inghilterra e atterrando in Nova Scoria ventuno ore e venticinque minuti dopo), ebbe tre mariti e un figlio, inventò la caccia grossa con l'uso degli aerei, collezionò ogni sorta di trofei e finì i suoi giorni in un piccolo appartamento di Nairobi, dove fu anche percossa e rapinata, Beryl Markham fu una scrittrice di assoluto talento, capace di restituirci magnificamente l'Africa incantata della prima metà del secolo scorso.
Cerro Torre, la guglia di roccia più spettacolare della Patagonia: in questo libro Reinhold Messner si addentra nella storia della "montagna impossibile". A cominciare dalla tragedia del 1959, quando Cesare Maestri sostenne di aver raggiunto la vetta insieme a Toni Egger, prima che una slavina travolgesse e uccidesse il compagno. Sulla vicenda molto si è detto e molto si è scritto. Speculazioni alle quali non ha posto termine nemmeno la successiva salita di Maestri, nel 1970, con l'ausilio di compressore e chiodi a espansione, e lungo un'altra via. Reinhold Messner, che a lungo ha studiato il Cerro Torre e che, non avendolo mai salito, non è coinvolto in prima persona, cerca di fare chiarezza immedesimandosi nelle situazioni ma mantenendo al contempo il giusto distacco critico. Penetra nella psiche dei suoi eroi e ricostruisce i dettagli della "vicenda Torre", dando vita a un racconto appassionante su tutti gli aspetti naturali e umani della "montagna impossibile". La parete sommitale, estremamente ripida, la sua struttura, il ghiaccio, la lunghezza della salita, l'attrezzatura di allora, le condizioni meteo, il vento, e poi ancora la pressione psicologica di voler raggiungere il successo a tutti i costi. Cinquant'anni dopo la spedizione del 1959, sensazionale quanto discussa, Messner aiuta a capire i fatti, in modo inequivocabile. Con la presunta prima scalata che si trasformò in tragedia il Cerro Torre si trasforma in mito.
Mrado Slovovic è un picchiatore della mafia slava di Stoccolma. Ma è anche un padre che adora la figlia piccola e cerca disperatamente di stabilire un rapporto con lei. Da quando però il capo è cambiato, Mrado ha dei problemi. Jorge Salinas Barrio è un ragazzo di origini sudamericane, finito in prigione per spaccio di cocaina dopo essere stato tradito dai suoi datori di lavoro. Ha aspettato a lungo il momento giusto per evadere, pianificando meticolosamente la fuga, e ora è fuori grazie a una spettacolare evasione. Johan Westlund, per tutti JW, è un giovane studente di economia, sempre vestito alla moda e instancabile frequentatore dei migliori locali di Stoccolma. Quello che però i suoi ricchi compagni di bagordi non sanno è che JW in realtà è uno spiantato ragazzo di campagna, che lavora di notte come tassista abusivo per pagarsi i lussi e far parte del jet set. Tre criminali dall'inquietante inventiva, disposti a tutto pur di riuscire a fare il salto. È il traffico di cocaina a farli conoscere e a metterli sulla stessa rotta, ma anche a catapultarli nella sfera di interesse di Radovan, il capo della malavita slava, che pochi hanno visto di persona ma che governa i destini della droga a Stoccolma, e di chiunque ne faccia smercio.
"Quella penna che non ho visto è l'emozione più forte e la curiosità intellettuale più intensa della lunga giornata. E quando rientriamo in albergo sento di avere in mano il capo di una lenza che a tirarla, piano piano dall'Europa mi farà passare la porta verso la Russia". "Quella penna" è la penna che Goethe donò a Puskin, e della quale non si trova traccia. Parte così, da un filo sottile che si dipana, da una traccia d'inchiostro fantasma, una "indagine narrativa" tra viaggi e ricordi, letture e suggestioni, incontri e ricordi familiari, nel mito della Grande Russia. Alla ricerca "di un dono, di un omaggio, di un'eredità poetica, di un sentimento, di una scintilla vitale".
Questo volume racchiude la prima trilogia e l'epilogo della serie di Zuckerman, la personalissima indagine di Roth sulle conseguenze impreviste dell'arte nel corso della seconda metà del ventesimo secolo, principalmente nell'America libertaria e poi, per contrasto, nell'Europa Orientale soffocata dai sovietici. Nello "Scrittore fantasma" uno Zuckerman ventitreenne, pieno di sacro fuoco per la letteratura, va a rendere omaggio a Emanuel Isidore Lonoff, lo scrittore che considera suo maestro, e in lui non incontra soltanto una figura paterna, un modello a cui assomigliare a tutti i costi. Diviso tra le esigenze della propria arte e le "pretese" della vita, Lonoff è il fantasma dello scrittore che Zuckerman stesso diventerà. In "Zuckerman scatenato" ritroviamo Nathan alla fine degli anni Sessanta, divorziato, ricco, e molto, molto inquieto. Ha pubblicato un libro scandaloso che gli ha fruttato un milione di dollari, ma la sua vita è nel caos. Con "La lezione di anatomia", lo scrittore quarantenne viene colpito da un male misterioso e decide che è venuto il momento di cambiare vita, lasciar perdere i libri e il sesso, e il ruolo del malato, per diventare lui stesso medico e curarsi da solo. "L'orgia di Praga", che riproduce le pagine dei taccuini sui quali Zuckerman annota il suo soggiorno fra gli artisti proscritti nella Praga dell'occupazione sovietica, funge da epilogo alla trilogia e appone un sigillo alla struttura dell'opera magna di Roth sulle conseguenze impreviste dell'arte.
Tra il marzo e il giugno del 1950 Pavese scrive otto soggetti per il cinema. Il suo sogno era scrivere un film per le sorelle Dowling, conosciute a Roma alla fine del 1949 e subito diventate importanti nella sua vita, come amica Doris, come ultimo grande amore Constance. Questo furioso lavoro di scrittore per il cinema, cosi concentrato nel tempo, fa esplodere la sua antica passione per la decima musa, coltivata fin dagli anni giovanili in tutte le sale cinematografiche torinesi. Questa passione ha nutrito nel profondo l'immaginario di Pavese, che ha anche scritto diversi saggi critici sul cinema come arte contemporanea, sui suoi film preferiti, sull'America vista attraverso le grandi e piccole mitologie dello schermo. Mariarosa Masoero ha qui raccolto sia gli scritti teorico-critici sia i soggetti cinematografici, editi e inediti, dando il quadro completo del rapporto di Pavese con il cinema, un rapporto che ha influenzato profondamente la sua scrittura nei temi, nelle atmosfere, nella grammatica narrativa, nello stile. A corollario, viene presentato per la prima volta anche un saggio sul teatro di varietà, ugualmente frequentato dal giovane Pavese e per diverse ragioni legato al suo "vizio" cinematografico.
Anna Marzani è una donna finita, rovinata dalla cocaina, ridotta all'ombra della bellezza di un tempo quando, negli anni Ottanta, era la compagna del capo di una banda criminale che aveva terrorizzato Roma. Ora, pur di alleggerire la posizione di sua figlia Valentina, arrestata per droga, si dice disposta a rivelare ciò che potrebbe far luce su uno dei misteri più bui dell'Italia del dopoguerra: la scomparsa di una ragazzina di quindici anni, figlia di un funzionario del Vaticano. Ma Anna non riuscirà mai a dire tutto quello che sa, perché poco dopo verrà ritrovata cadavere. La sua morte ha tutte le caratteristiche di un suicidio, eppure questa versione non convince Fabrizio, un giovane avvocato che lavora nello studio penale che la segue da sempre e che è sempre più deciso a portare allo scoperto quello che Anna aveva soltanto lasciato intendere. E tuttavia, man mano che gli elementi di quel lontano passato emergono a formare un quadro agghiacciante, Fabrizio capisce che le forze oscure che avevano colpito un tempo sono pronte ad agire di nuovo e che dietro la scomparsa della ragazzina si nascondono trame perverse e poteri segreti, pronti a tutto perché la verità rimanga per sempre sepolta.

