
Siamo a metà del XVI secolo, e nell'Europa tramortita dai venti della protesta luterana fa la sua comparsa l'elefante Salomone, giunto dall'India a stupire le folle ma che adesso, a Lisbona, non fa che "mangiare e dormire". Sembra una presenza inutile, quand'ecco che Joào III, sovrano del Portogallo e dell'Algarve, e sua moglie Caterina d'Austria decidono di inviarlo in dono all'arciduca Massimiliano, proprio ora che si trova a Valladolid in quanto reggente di Spagna. Il regalo viene accettato, e così si procede a organizzare la carovana che dovrà accompagnare il portentoso quadrupede e il suo cornac Subhro prima da Lisbona al confine con la Spagna, e poi da Valladolid fino a Vienna, passando per Genova, Verona, Padova e Innsbruck. Il romanzo è quindi il racconto di questo viaggio, di questa variopinta comitiva di ufficiali, soldati, servitori, preti, cavalli e buoi che, in mezzo a molte difficoltà e tra ali di gente entusiasta, ha il compito di scortare il prezioso dono fino a Vienna, dove l'elefante sarà artefice di un "miracolo" squisitamente umano. Un libro corale, ironico e delicato, che coinvolge il lettore in prima persona, gettandolo, attraverso la forza visionaria della scrittura, nei meandri della storia in cui tutti siamo immersi.
E se il Santo Graal, l'antica reliquia, fosse custodito nei labirinti di pietra, nelle cisterne bizantine sotto i palazzi di Istanbul? Il sultano Mahmut II sta morendo. Yashim, più che mai solo, deve combattere contro un incubo che sembra risvegliarsi da un passato antichissimo. 1839, anni dopo la lotta per l'indipendenza dei greci dell'impero ottomano, Lefèvre, archeologo francese, arriva a Istanbul per cercare un tesoro bizantino che ha a che fare con le reliquie più antiche della città, e forse della cristianità. Yashim, l'eunuco di corte che ama le donne, riceve la richiesta di investigare su Lefèvre. Ma quando il cadavere sfigurato dell'archeologo viene trovato davanti all'ambasciata francese, tutto porta a sospettare dello stesso Yashim... C'è qualcuno che lo sta usando per coprire un complotto, o la realtà è ancora più sorprendente?
Con uno stile intenso e vivo, Mario Rigoni Stern narra la sua esperienza di ragazzo nella Seconda guerra mondiale, dall'arruolamento tra gli alpini, appena diciassettenne, alle campagne di Grecia, Albania e Russia. In ogni pagina la biografia si fonde con la storia collettiva, per poi disperdersi in rivoli di storie individuali, in episodi apparentemente marginali che custodiscono un altro senso della storia. Così per sussulti e frammenti, la storia di un uomo e di un'epoca ci viene incontro. Un libro "esile di pagine ma denso di vita", un distillato prezioso in cui Rigoni Stern concentra in un modo del tutto nuovo mezzo secolo della sua scrittura.
Polonia, 1812. La luna irradia una flebile luce attraverso le nubi nere, nell'aria odore di neve. Finalmente, dopo cinque giorni ininterrotti di viaggio, dodici cambi di cavalcatura e brevi sonni all'addiaccio, il tenente Jean-Baptiste Perez scorge a pochi passi da sé il quartier generale di Bonaparte. È quella la sua destinazione, quello il luogo dove porterà a termine la sua missione più importante. Al suo arrivo, però, il tenente, che dovrebbe consegnare un dispaccio del ministro Fouché direttamente nelle mani dell'imperatore, trova ad attenderlo una situazione inaspettata e pericolosa. Un generale tedesco morto assassinato nelle sue stanze, di cui tutti sembrano disinteressarsi, tre soldati che nessuno pare conoscere e che stanno arrestando tutti gli alti ufficiali e preoccupanti voci riguardanti una presunta malattia di Napoleone sono solo alcune delle avvisaglie che qualcuno sta tramando nell'ombra per destituire il sovrano e prendere il potere. E forse, proprio quel prezioso dispaccio, che nel frattempo è stato sottratto con l'inganno al giovane Jean-Baptiste, può essere utile per scoprire il colpevole. Al tenente, solo in quel covo di congiurati e di falsi amici, non resta che allearsi con il più impensabile dei compagni, una donna, la bellissima e crudele contessa Maria Dobrugova, spia dello zar. In una sola notte saranno artefici e spettatori di tradimenti e di morte, di inganni e di amori clandestini, fino all'alba di una guerra crudele, la campagna di Russia.
"Per una volta, ladies and gentlemen, non allacciatevi le cinture. Don't fasten your seat belts. Si parte in treno, la Cenerentola dei trasporti. Si fa l'Italia in seconda classe, per linee dimenticate. Buttate dunque a mare duty free, gate, flight, hostess e check-in. Lasciate le salette business a parlamentari e commendatur. Questo è un viaggio hard, fatto di scambi, pulegge, turbocompressori e carbone. E noi lo faremo, anche a costo di farci sbattere da una squinternata vagona baldracca, un glorioso rudere che cigola e scoreggia sulla rete di ferro, in attesa di rottamazione. "In tasca, un'idea corsara. Percorrere 7480 chilometri, come la Transiberiana dagli Urali a Viadivostok. Una distanza leggendaria, un gomitolo lungo come l'Asia da srotolare dentro la Penisola. Non sappiamo ancora dove andremo e in quanto tempo consumeremo questo buono chilometrico che nessun biglietto può contenere. Sappiamo solo che il nostro è un conto alla rovescia che ci obbligherà a scendere al chilometro zero. Il treno, non l'aereo, ha fatto l'Italia. Un piccolo treno come questo che arranca tra praterie e fichi d'India. Siamo in ballo. Il viaggio comincia." (Paolo Rumiz). Con i disegni di Altan e una premessa del misterioso 740.
Mehring è un afrikaner di mezza età, che ha acquistato una fattoria nei pressi di Johannesburg per trascorrervi il tempo libero dagli affari. Qui si verificano episodi di violenza, omicidi e aggressioni, disastri quali incendi o inondazioni, qui si tocca con mano la miseria dei poveri, ma per lui la sola cosa che conti è continuare indisturbato la vita del gentiluomo di campagna. La vita che reputa adatta a un autentico farmer, a un bianco soddisfatto di sé e della propria ricchezza, anche se in fondo si comporta da colonialista, che per senso di superiorità razziale e sociale non si preoccupa di chi stia peggio. Da buon conservatore ama le sicurezze derivanti dalla natura e dalla terra, come dal sistema dell'apartheid. È un individuo solitario, isolato fisicamente nel veld e chiuso mentalmente a ogni preoccupazione pubblica, un divorziato che si è alienato il figlio idealista, con un'amante sfuggente e con lavoratori su cui fa affidamento ma che restano per lui distanti, come il capomandriano Jacobus.
La storia degli anni d'oro della casa editrice Einaudi attraverso il racconto di uno dei suoi più prestigiosi collaboratori. Una sequenza di ritratti di figure come Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Italo Calvino, Davide Lajolo, Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia, Primo Levi, Gianfranco Contini, Delio Cantimori, Carlo Dionisotti. Le speranze, le ambizioni, le passioni di un editore. "I migliori anni della nostra vita" è a suo modo un libro epico, e come tutti gli epos si porta appresso un valore di esemplarità cui le nuove generazioni hanno diritto di accedere. Ferrero, saggista e scrittore, è stato direttore editoriale di Einaudi e Garzanti, e direttore letterario di Mondadori. Dal 1998 è direttore della Fiera del Libro di Torino.
Jean-Jacques Rousseau - filosofo, romanziere, pedagogo-educatore, compositore, teorico rivoluzionario della politica - è in fuga. Fugge dall'intolleranza e dalla persecuzione, dopo che i suoi avversari lo hanno pubblicamente proclamato uomo pericoloso per la società. David Hume, il più illustre filosofo di lingua inglese del tempo, esempio universalmente riconosciuto di rettitudine, viene in suo aiuto. Accoglie Rousseau e il suo piccolo cagnolino, Sultan, in Inghilterra. Ma la loro amicizia si guasta rapidamente e tra i due nascono un odio e una rivalità inimmaginabili. Edmonds e Eidinow raccontano come due giganti del pensiero si trasformarono in nemici mortali. Ma "Il cane di Rousseau" è anche una godibilissima storia di compassione umana, tradimenti, odio e rancore, e un affresco puntuale dell'ambiente filosofico dell'illuminismo europeo.
Parigi, chiesa armena di Saint-Jean-Baptiste. Nell'aria riecheggiano ancora le terrificanti grida dell'esule cileno Wilhelm Goetz, organista e direttore del coro di voci bianche, appassionato cultore del Miserere di Gregorio Allegri. Il corpo dell'uomo giace ormai inerte in una pozza di sangue, riverso sull'organo, i timpani perforati con indicibile violenza. Accanto al cadavere, le impronte di un bambino. Lionel Kasdan, parrocchiano di quella chiesa e poliziotto in pensione, segugio d'altri tempi, testardo quanto acuto, è il primo ad accorrere sulla scena del delitto, un delitto apparentemente inspiegabile, considerata la reputazione di Goetz, un uomo tranquillo e riservato, dedito solo alla musica con una passione quasi maniacale. Ma dietro quell'immagine immacolata ben presto Kasdan, insieme a Cédric Volokine, poliziotto della Squadra protezione minori, capisce che c'è ben altro, Ci sono rapporti ambigui e oscuri che Goetz instaurava con gli allievi del coro, ma non solo. Ci sono anche verità inconfessabili, ferite insanabili risalenti agli anni della dittatura in Cile. E mentre prosegue l'indagine, gli interrogativi si rincorrono: Goetz era veramente un testimone contro i torturatori del regime di Pinochet o un attivo collaboratore dei fascisti? Le risposte vanno trovate, e in fretta, perché i delitti si susseguono, uno dopo l'altro, tutti orchestrati secondo le stesse modalità.
Los Angeles, 9 marzo 1963. Campbell e Hettinger, due agenti di pattuglia che lavorano da poco in coppia fermano un'auto sospetta. A bordo due delinquenti di piccolo cabotaggio con una lunga storia di reati e carcere alle spalle. I due criminali disarmano i poliziotti, li rapiscono e, dopo un lungo tragitto in auto sulle freeways intorno a Los Angeles, li portano in un campo di cipolle. Ed è nella polvere di una sterrata di campagna, nell'odore pungente delle cipolle, che si consuma la tragedia, tanto più atroce quanto più assurda: Campbell viene ucciso a colpi di pistola. Hettinger riesce a scappare. Nel giro di poche ore, i colpevoli vengono catturati, ma il finale della loro storia è ancora lontano e tutt'altro che consolatorio. Inizialmente condannati a morte, i due assassini affronteranno una serie di processi che, a vent'anni dall'omicidio, li porterà alla scarcerazione. Quanto a Hettinger, lascerà la polizia e trascorrerà tutta la vita in una spirale di dolore, rimorso e autodistruzione. Wambaugh racconta una vicenda vera e terribile da ex poliziotto, scrittore e profondo conoscitore della psicologia umana. Il risultato è una riflessione dolente sulle imperfezioni e i fallimenti della giustizia, e sul retaggio di sofferenze e crudeltà che accompagna ogni fatto di sangue, segnando l'esistenza dei colpevoli come delle vittime in modo irreparabile.
Jackson Brodie, ex poliziotto ed ex investigatore privato, è in vacanza a Edimburgo. Si sta svolgendo l'annuale Festival teatrale, c'è molta gente, molti attori e Julia, fidanzata di Brodie, recita in una pièce d'avanguardia. All'improvviso, dopo un banale tamponamento fra una massiccia Honda Civic blu e una piccola Peugeot a noleggio, scoppia una lite tra i due conducenti. Un uomo, grande e grosso, chili e chili di muscoli da sollevatore di pesi, scende dalla macchina brandendo una mazza da baseball e aizzando il suo massiccio Rottweiler contro il tipo della Peugeot, un uomo che nasconde una misteriosa identità dietro il grigiore di un nome preso a prestito. Lo scontro è violento e l'uomo della Peugeot, ferito, viene portato in ospedale. Questa coincidenza iniziale, un episodio apparentemente banale e privo di senso, segnerà in modo indelebile la vita di tutti i presenti e accomunerà i loro destini. Il destino di un killer misterioso e spietato e quello di un giallista di successo che nasconde un doloroso segreto, di una ricca casalinga delusa e di una bella spia russa, di un potente impresario edile colpito da malore e di un attore comico in declino, di una poliziotta madre di un adolescente cleptomane e di Jackson Brodie. Come in un gioco di colorate matrioske, tutte le storie si intrecciano ed entrano l'una nell'altra con quell'esatta precisione, e insieme ricca casualità, che spesso sono ingredienti fondamentali di una buona indagine come della vita stessa.
Napoleone oggi non viene ricordato solo come uno dei più grandi uomini della storia, il legislatore che ha distrutto per sempre il sistema feudale, l'araldo della liberazione di popoli, ma anche e soprattutto come uno dei più capaci organizzatori e manager. Attraverso una grande mentalità di imprenditore, una acuta conoscenza della psiche umana, un sapiente uso delle tecniche di comunicazione, una lungimirante capacità di premiare il merito, ha saputo stravolgere le regole che governavano Stati, truppe e uomini costruendo un impero di tale potenza che potè essere abbattuto solo dagli sforzi disperati e prolungati di tutta l'Europa. In questo libro sono raccolti i pensieri, i consigli, gli ordini, i giudizi, che Napoleone ha dedicato alla difficile arte di comandare, di condurre forze militari, di governare una nazione, delineando, con un stile cinico degno di Machiavelli, le caratteristiche principali che ogni capo dovrebbe possedere per poter davvero guidare un Paese, un esercito, un'azienda. Pagina dopo pagina, il genio napoleonico dimostra ancora oggi la grandezza e la lungimiranza dei suoi insegnamenti che, nati in un'epoca di forti sconvolgimenti politici e sociali, mantengono tutta la loro "tragica" attualità.