
II Meridiano, primo di due che offrono l'opera omnia di Malamud con molte nuove traduzioni, propone i romanzi e le raccolte di racconti pubblicati tra il 1952 e il 1966. A "The Natural" (1952) e "The Assistant" (1957), presentati con i titoli "Il fuoridasse" e "II giovane di bottega", si affiancano "Una nuova vita" (1961) e "L'uomo di Kiev" (1966), e i racconti di "II barile magico" (1958) e "Prima gli idioti" (1963). Autore peculiare per lo stile e la lingua ingannevolmente semplici e a tratti sorprendenti ottenuti trasferendo nell'americano le cadenze e l'ironia dello yiddish, Malamud affronta spesso nella sua narrativa il tema del "doppio" e quello dell'identità ebraica, offerta, ripudiata e amata, dando vita a personaggi attraverso i quali però offre un ritratto dell'umanità tutta. Il suo sguardo introspettivo e spietato eppure così indulgente e partecipe dà spessore ai protagonisti delle sue storie, li rende commoventi irritanti, umani. Il saggio introduttivo è firmato dal critico inglese Tony Tanner. La cronologia e le dettagliate notizie sui testi si devono a Paolo Simonetti.
L'intensa e variegata attività letteraria di Hasek, si apre con Le avventure del bravo soldato Svejk nella grande guerra, capolavoro della letteratura parodistica e umoristica ceca e grande classico della letteratura europea del Novecento. Segue una selezione di racconti, i risultati più alti della sua produzione nel ventennio 1902-22, gran parte dei quali mai tradotta in italiano. La terza sezione comprende un piccolo campione di versi giovanili, brani di cronaca giornalistica locale e due pezzi teatrali di cui Hasek è coautore.
Questo libro nasce dalla doppia passione di Remo Ceserani e Umberto Eco che, indipendentemente uno dall'altro, hanno catalogato nel corso degli anni i brani sulla nebbia in cui via via si imbattevano: a un certo punto, scoperta la comune mania, hanno deciso di mettere insieme i loro appunti e dar vita a questo libro che antologizza racconti, pagine di romanzo, poesie e canzoni provenienti dall'intera letteratura occidentale, a partire da Omero e Virgilio fino a Gianni Celati e allo stesso Eco. Il tutto in un quadro sistematico che organizza tipologicamente le varie declinazioni di quella che è da considerare senz'altro come una delle più potenti e suggestive metafore letterarie.
«La nebbia è uterina. Ti protegge. Legioni di esseri umani desidererebbero tornare nell'utero (di chiunque, come diceva Woody Allen). La nebbia ti realizza questo sogno impossibile. Ti concede una felicità amniotica. Hai la sensazione che forse un giorno uscirai dalla vagina e dovrai affrontare il mondo, ma per il momento sei salvo. E siccome la nascita è l'inizio del percorso che ti porterà inesorabilmente alla morte, la nebbia è la garanzia (ahimè virtuale) che alla morte forse non perverrai. Basterebbe fermarsi lì. Ma proprio perché non sai dove sei, nella nebbia tendi a muoverti per uscirne (che è stolida follia e folle stupidità). Chi ha ventura di starci, vuole venirne fuori. Per questo tutti gli uomini sono mortali».
Dalla prefazione di Umberto Eco
«Scritti letterari» comprende due parti, entrambe relative alla produzione letteraria rosminiana degli anni giovanili, precedenti al 1827. La prima parte raccoglie quattro operette in prosa: Sull'Idillio e la nuova letteratura italiana, Galateo dei letterati, il dialogo La carta di scusa e la Risposta alla lettera del dottor Pier Alessandro Paravia sulle cagioni per cui da pochi oggidì ben s'adopera la lingua italiana. La seconda raduna, in dodici sezioni tematiche, la quasi totalità degli scritti poetici di Rosmini (canzoni, odi, sonetti ecc.), scritti per varie occasioni e pressoché tutti inediti. Solo una minima parte di essi era stata pubblicata dall'autore, a volte sotto nome altrui. Completano il tutto due brevissime appendici con frammenti di studi su Dante Alighieri e sulla "scienza del bello" (callologia), che testimoniano il senso del volume: mostrare l'interesse poetico e linguistico di Rosmini nella più vasta ottica dei suoi rapporti con le arti, la letteratura e la filosofia.
"Memorie da una casa di morti" è un romanzo di Dostoevskij scritto dopo aver scontato la pena in Siberia e pubblicato tra il 1861 e il 1862. L'opera è in parte autobiografica e in parte ispirata a situazioni che l'autore ebbe modo di osservare in prima persona. Venne scritta in forma di diario, di cui l'autore, nella prefazione, attribuisce la paternità a un recluso immaginario che avrebbe ucciso la moglie in seguito a un impeto d'odio. Dostoevskij, invece, fu arrestato per motivi politici. Le "Memorie dal sottosuolo" è un romanzo del 1864 diviso in due parti: la prima è intitolata "Il sottosuolo", la seconda "A proposito della neve bagnata". "Il sottosuolo" è un monologo di critica sociale, in cui sono posti alla berlina gli ideali ottimistici della filosofia positivista; "A proposito della neve bagnata" è un racconto in prima persona nel quale l'autore del precedente monologo confessa sordide azioni compiute nella sua vita, a dimostrazione di come persone "istruite" e "a modo" possano essere profondamente abiette. Le due opere hanno in comune l'idea del "sottosuolo" inteso sia nel senso reale che in quello spirituale, ma anche le ragioni profonde del primo Dostoevskij che si pone domande fondamentali, le medesime che poi saranno sviluppate nel più grande dei suoi romanzi, "I Fratelli Karamazov". Due romanzi diversi nella forma e uguali nelle ragioni profonde; due opere che si uniscono in tutte le prospettive di Dostoevskij. Introduzione di Armando Torno.
Il volume contiene una nuova traduzione, riccamente annotata e con il testo originale a fronte, di tutte le opere che Montesquieu diede alle stampe durante la sua vita. Vale a dire: le Lettres persones (1721), il Tempie de Guide (1725), le Considérations sur les causes de la grandeur des Bomains et de lem décadence (1734), il Dialogue de Svila et d'Eucratc (1745), l'Esprit des lois (1748), la Défense de l'Esprit des lois (1750) e il Lysimaque (1754).
Miguel de Unamuno è stato il fautore di una religione poetica, issata sull'esperienza della parola creatrice, mediante la quale non soccombe alla tentazione del nulla. Tra le sue opere fondamentali, un ruolo peculiare svolge il celebre libro su "Don Chisciotte". La forma del commento, che consente di attuare un dialogo interiore, è opera di uno spirituale piuttosto che di un intellettuale, la cui attitudine è contrassegnata dal pessimismo trascendente e dall'esistenza tragica. Unamuno confessa che il suo libro contiene "tutto un sistema filosofico", oltre a rappresentare un potente incitamento ad abbracciare una vita fondata sull'ideale etico, sull'eroismo tragico onde conquistare quella gloria e fama individuali e collettive, in ultima analisi l'immortalità, alla quale si può pervenire solo con una fede basata sul forte volere. Don Chisciotte è pervaso da una rassegnazione attiva, da una lotta titanica e utopica contro il mondo, alla ricerca del senso ultimo dell'esistenza e del proprio destino. Esprimendosi nella forma paradossale, ritenuta il linguaggio tipico della passione oltre che affermazione della volontà di creazione disperata, Unamuno assurge a pensatore tragico.
Nei cinque libri autobiografici pubblicati da Bernhard fra il 1975 e il 1982 ("L'origine", "La cantina", "Il respiro", "Il freddo", "Un bambino"), e qui radunati per la prima volta, il lettore troverà, di là dalle vertiginose architetture linguistico-musicali dei romanzi, di là dalle riflessioni filosonco-maniacali e dalle feroci tirate dell'implacabile "artista dell'iperbole", la narrazione cruda e immediata della sua vita - una narrazione che non risparmia nulla dei dettagli più urtanti ed eloquenti. Come la rete che dondola, sospesa al soffitto di un barcone in un canale di Rotterdam, dove piange il bambino messo al mondo dalla "madre nubile" in Olanda per non dare scandalo nell'Austria provinciale e bigotta. O come i terribili convitti frequentati in Austria e nella "Grande Germania", con sadici e ottusi educatori prima in divisa nazista e poi in abito talare; o, infine, il fetido "trapassatoio", anticamera della morte nel sanatorio, fra tisici in attesa della bara di zinco: quella turba di pazienti intubati e perforati ogni giorno, quella Comunità della Sputacchiera di cui Bernhard diventa membro a pieno titolo. Eppure, nonostante tutto, quel diciottenne dalla volontà caparbia decide di resistere e vivere, tenendo testa - con implacabile dizione - alla malattia del corpo e dello spirito.
Il volume raduna tutti i racconti di Savinio seguendo l'ordine cronologico delle raccolte da lui organizzate. Nelle Note ai testi, i curatori ricostruiscono la genesi di ciascuna delle raccolte e l'accidentato iter di ogni singolo racconto, gettando luce sul metodo di lavoro dell'autore.
In occasione del cinquantesimo anniversario dalla morte di Pavese viene proposta la raccolta completa dei suoi romanzi. Accanto ai testi, presentati in ordine cronologico, l'edizione offre un ricco apparato critico che, in forma discorsiva, permette al lettore di approfondire l'opera pavesiana sotto il profilo storico, filologico e stilistico.