
Scritto tra il 1902 e il 1907, pubblicato nel 1908, "Verso la libertà" racconta la storia di Georg von Wergenthin, musicista aristocratico che si innamora di una ragazza piccolo-borghese, la cantante esordiente Anna Rosner, e inizia con lei una relazione. Quando Anna rimane incinta Georg si impegna, senza troppo entusiasmo, a rimanerle accanto, ma quando lei partorisce un figlio morto, inizia quello che lui crede essere la sua fuga "verso la libertà", e la abbandona. Attorno alla storia di Anna e Georg si sviluppano altre vicende parallele che concorrono a descrivere e denunciare la perdita di valori della borghesia nella Vienna inquieta di fine Ottocento e che fanno di questo romanzo - il più amato dallo stesso Schnitzler fra i molti frutti della sua penna - non solo un'opera letteraria, ma anche un documento della situazione della società asburgica al suo declino, incapace di comprendere l'evoluzione dei tempi; un clima storico che l'autore ha saputo cogliere e raccontare con intuito e lucidità.
Chi legge questo libro parte con l'autore alla ricerca delle foci del Po, seguendo le molte braccia del fiume in direzione del mare. Gianni Celati ama gli orizzonti, la soglia che porta altrove, ma anche la frontiera, il luogo delle foce, la meta del viaggiatore, è difficle da trovare e difficile persino da riconoscere: ci sono le valli d'acqua e le lagune, i terreni vaghi e le acque morte, e non si sa dove finisce il fiume e dove comincia il mare.
«Una cronaca della nostra epoca ora sentimentale, ora politica e sociologica, sorretta dal modo originale che ha Bégaudeau di afferrare la realtà. Un numero di telefono, un indirizzo e-mail e una stazione della metropolitana si inseriscono naturalmente nella frase. Il gergo contemporaneo si sovrappone a una lingua altrimenti classica senza la quale suonerebbe falso. Diciamocelo: Bégaudeau padroneggia con maestria le parole e la loro sonorità».
Baptiste Liger, L'Express
***
Con il best seller La classe - da cui è stato tratto il film omonimo Palma d'oro a Cannes nel 2008 - François Bégaudeau ha raccontato la scuola e i ragazzi di oggi. Nel suo nuovo romanzo, Verso la dolcezza, lo scrittore sposta la sua attenzione sulla generazione dei trentenni e lo fa con l'ironia e l'inventiva linguistica che avevano decretato il successo de La classe. Il risultato è un autoritratto generazionale: «Il narratore potrei essere davvero io.»- ha dichiarato Bégaudeau - «Lui fa un lavoro diverso dal mio, è giornalista sportivo di rugby, ma ha la mia età e si comporta nella vita con noncuranza, un po' come me».
Protagonista del romanzo Jules, eterno indeciso, incapace di prendere una decisione definitiva anche sulle piccole cose. «A trentacinque anni arrivò il momento di diventare uomo», recita l'incipit del romanzo. E a metà romanzo Jules riflette: «A trentasei anni arrivò il momento di diventare uomo». Un trentenne dalla vita sentimentale precaria, che definisce il lasciare una donna «cambiare assetto», sorprendentemente immaturo: «Entro l'anno sarei dovuto uscire con una donna di più di quarant'anni. Avevo preso la decisione il 3 gennaio 2007 alle 4 del pomeriggio, alla stazione della metro Saint-François-Xavier, linea 13».
«Mi interessava un certo modo di stare al mondo.» - ha spiegato Bégaudeau -«Io ho una passione per la confusione sentimentale, amo raccontarla e viverla. E questo libro non è assolutamente melanconico, il protagonista al contrario è molto divertente». Attorno a Jules un folto gruppo di amici ugualmente indecisi, collezionisti di relazioni brevi e solo occasionalmente romantiche. Ci sono Bulle, che non riesce proprio a tenersi un uomo, e Gilles, eterno depresso per i molti fallimenti della sua vita, da quello del suo discount informatico a quello della sua storia con Sophie. C'è Bruce, l'amico bello e potente di cui tutte le donne si innamorano, e infine Jeanne. Di lei Jules si innamora, ma come uscire dalla sua indecisione?
Allestito fra il 1959 e il 1961 a partire da due libri usciti in esigua tiratura fra gli anni Trenta e Quaranta - "Le meraviglie d'Italia" e "Gli anni" -, "Verso la Certosa" costituisce un'autoantologia, di sorprendente bellezza, del miglior Gadda 'saggista', da porre accanto a I viaggi, la morte: e il titolo, evocando la solitaria residenza milanese del Petrarca nei pressi della Certosa di Garegnano e, insieme, la dimora ultima del Cimitero Maggiore di Milano, le conferisce per di più il carattere di opera conclusiva, di traguardo raggiunto. Splendide e nobili immagini della campagna lombarda, custodita dal "popolo stupefatto dei pioppi", e la commossa celebrazione del genio dell'arte e della tecnica si alternano al racconto - vicino alle atmosfere della Cognizione - del "diniego oltraggioso" opposto dal mondo, alle cronache di una Milano che nella fiera di Senigallia, "mercato dell'impensabile", si rivela "scansia d'ogni possibilità, d'ogni idea che possa diventare industria, o commercio", alla veridica ricetta del "sacro" risotto alla milanese, nonché a una irresistibile 'bizza' sugli incresciosi inconvenienti della rivoluzione edilizia, regalataci dallo "sconsiderato padreternismo dei tira linee quattordicenni: sì: età mentale quattordici".
È il 1962 e Jane e Stephen frequentano l'università inglese di Cambridge. Lei è una ragazza vivace che palpita per i versi dei poeti spagnoli, lui un promettente studente di cosmologia, sempre perso nei suoi pensieri, alla ricerca di una spiegazione semplice e unica dell'universo. Eccentrico e bizzarro, così lo definisce Jane quando lo conosce. E le piace molto. Le loro vite scorrono separate, fino a che qualcosa non le avvicina indissolubilmente. Stephen ha solo ventun anni, l'età in cui l'immortalità è ancora l'unica ipotesi contemplata, quando riceve una diagnosi sconvolgente: una malattia degenerativa che gli lascia solo due anni di vita. È allora, con il destino alle calcagna, che i due si innamorano perdutamente e decidono di sposarsi. Con Jane al fianco, Stephen combatte instancabilmente contro la malattia e intanto si butta a capofitto a studiare ciò che a lui più manca: il tempo. Grazie all'amore e alla caparbietà, i due giovani strappano giorni all'eternità, uno dopo l'altro. Mentre il corpo di Stephen è imprigionato in limiti sempre più stringenti, la sua mente continua a espandersi, fino a forzare le frontiere della fisica. Insieme, si spingono più lontano di quanto avrebbero mai potuto immaginare. Forse, la formula che tiene insieme l'universo ha un solo elemento comune: l'amore.
È il 1962 e Jane e Stephen frequentano l'università inglese di Cambridge. Lei è una ragazza vivace che palpita per i versi dei poeti spagnoli, lui un promettente studente di cosmologia, sempre perso nei suoi pensieri, alla ricerca di una spiegazione semplice e unica dell'universo. Eccentrico e bizzarro, così lo definisce Jane quando lo conosce. E le piace molto. Le loro vite scorrono separate, fino a che qualcosa non le avvicina indissolubilmente. Stephen ha solo ventun anni, l'età in cui l'immortalità è ancora l'unica ipotesi contemplata, quando riceve una diagnosi sconvolgente: una malattia degenerativa che gli lascia solo due anni di vita. È allora, con il destino alle calcagna, che i due si innamorano perdutamente e decidono di sposarsi. Con Jane al fianco, Stephen combatte instancabilmente contro la malattia e intanto si butta a capofitto a studiare ciò che a lui più manca: il tempo. Grazie all'amore e alla caparbietà, i due giovani strappano giorni all'eternità, uno dopo l'altro. Mentre il corpo di Stephen è imprigionato in limiti sempre più stringenti, la sua mente continua a espandersi, fino a forzare le frontiere della fisica. Insieme, si spingono più lontano di quanto avrebbero mai potuto immaginare. Forse, la formula che tiene insieme l'universo ha un solo elemento comune: l'amore.
In una versione alternativa dell'America del 1893, New York fa parte degli Stati Liberi, dove le persone possono vivere e amare chi vogliono (o almeno così sembra). Il fragile e giovane rampollo di una famiglia illustre rifiuta il fidanzamento con un degno corteggiatore, attratto da un affascinante insegnante di musica senza mezzi. In una Manhattan del 1993 assediata dall'epidemia di aids, un giovane hawaiano vive con il partner molto più anziano e ricco, nascondendo la sua infanzia travagliata e il destino del padre. E nel 2093, in un mondo lacerato da pestilenze e governato da un regime totalitario, la nipote di un potente scienziato cerca di affrontare la vita senza di lui e di risolvere il mistero delle sparizioni di suo marito. Queste tre parti sono unite in una sinfonia avvincente, con note e temi ricorrenti che si approfondiscono e si arricchiscono a vicenda: una residenza a Washington Square Park nel Greenwich Village; malattie e cure dal terribile costo; ricchezza e squallore; il debole e il forte; la razza; la definizione di famiglia e di nazionalità; la pericolosa giustizia dei potenti e dei rivoluzionari; il desiderio di trovare il proprio posto in un paradiso terrestre e la graduale consapevolezza che non può esistere. Ciò che unisce non solo i personaggi, ma anche queste Americhe, è il loro venire a patti con quello che ci rende umani: la paura, l'amore, la vergogna, il bisogno, la solitudine. Verso il paradiso è un meraviglioso esempio di tecnica letteraria, ma soprattutto è un'opera geniale che affronta le nostre emozioni. Hanya Yanagihara scrive un romanzo sul desiderio di proteggere coloro che amiamo - partner, amanti, figli, amici, famiglia e persino i nostri concittadini - e sul dolore che ne deriva quando non possiamo farlo.
Alternando i diari di bordo, Isabelle Autissier, velista di lungo corso, e Erik Orsenna, membro dell'Acadèmie Francaise, descrivono la loro esplorazione dell'Antartide, una terra che non finisce mai di stupire. Alla scoperta della sua origine geologica e il motivo per cui su di esso le temperature sono più basse che in qualsiasi altro luogo della Terra. Vengono descritte, poi, le mille declinazioni della parola "ghiaccio", dagli iceberg alla banchisa, che danno forma (e sfumature di colore infinite) a fenomeni di straordinaria bellezza, pur costituendo un grave pericolo per i naviganti. Tutto, insomma, diventa materia d'osservazione: l'intensità delle correnti, la forma delle nuvole, la varietà di pesci e volatili. Più di ogni altra cosa, però, sulle tracce di personaggi leggendari come Charcot, Shackleton e Nordenskjold, è un viaggio alla scoperta della storia delle esplorazioni antartiche, rivissute percorrendone rotte e luoghi, con un rispetto profondo per tutto ciò che vive: uomini, animali, natura.
Due interventi e una conversazione libera e amichevole con Susanna Tamaro su di sé, sul rapporto con la scrittura e sui suoi libri, fanno di "Verso casa" un prezioso piccolo compendio che avvicina i lettori ad un'autrice riservata eppure capace di parlare il linguaggio di tutti e soprattutto di illuminare aspetti spesso oscuri nella vita di ciascuno attraverso il semplice ma impegnativo esercizio del conoscere se stessi. Con una nuova introduzione dell'autrice.
In queste pagine Susanna Tamaro parla di sé offrendo la chiave di lettura per accostarsi al mondo, oltre che ai suoi capolavori. Un libro fondamentale per chi davvero vuole conoscere la più importante autrice italiana vivente (pp. 96).
Tutta la poesia di Yeats è l'esplorazione, tremebonda e splendida, della divinità, nella sua pienezza poetica, che in quanto tale non esclude buio e ombre. In lui, che sente il divino principalmente nell'uomo, e che guarda con simpatia al Rinascimento, convivono le visioni magiche dell'antico druidismo, il mondo delle fate e dei demoni delle selve dell'antica Irlanda, e un cristianesimo non dogmatico e non assoluto, anzi, lucidamente eretico, originalissimo. Con questa scelta antologica, che prende il titolo dalla famosa Navigando verso Bisanzio, il lettore correrà nelle pagine di un grande poeta visionario: dalla partenza per mare verso la sacra Bisanzio all'incanto dei cigni selvatici che scompaiono in cielo, dai misteri della Torre in cui si cela quello della vita stessa, al mondo delle "Mille e un notte" in cui Yeats ci fa sentire le voci che nel buio dettano la luce dei versi. La scelta fatta da un poeta, Roberto Mussapi, nell'insieme delle opere di un altro grandissimo poeta, William Butler Yeats.
È un lunedì mattina quando lo scrittore Massimo Senise riceve nel suo attico romano un pacco da Madrid contenente le dieci copie della versione spagnola del suo ultimo romanzo. Attratto dalla bella copertina, si immerge nella lettura, ma d'improvviso s'interrompe, disorientato. Nel primo capitolo compare un personaggio di nome Marta che nell'originale - ne è certo - non esisteva. Camminando lieve e triste sulla battigia, la ragazza entra ed esce dal libro nello spazio di una frase. Incuriosito, Senise legge oltre e altri interventi arbitrari gli saltano all'occhio, tra cui due aggiunte lapidarie: "muere" e "Por tu culpa". Sembra un messaggio criptato, inserito nel libro a suo uso e consumo. Da chi, se non dalla traduttrice Magdalena Vegas Palacio, il cui nome è citato in frontespizio? Chi è questa donna? E chi è Marta? Senise decide di partire, intraprendendo un viaggio nei ricordi fra i quali riemerge prepotente la figura di una bambina incontrata una sera a Murano, nel giardino di sua zia. Volitiva, spiazzante, sconcertante, quella bambina aveva popolato a lungo i suoi sogni di ragazzo e poi di adulto. Massimo ne insegue invano le tracce a Venezia, poi vola a Madrid, e di lì a Toledo, nel vano tentativo di incontrare se non altro la misteriosa traduttrice. E mentre a ogni passo misteriose coincidenze gli svelano sempre più della vita della bambina di Murano, Senise con sgomento si rende conto che quella vita sembra ricalcare un tragico racconto da lui scritto in prima gioventù.

