
Don Fabrizio, principe di Salina, all'arrivo dei Garibaldini sente inevitabile il declino e la rovina della sua classe. Approva il matrimonio del nipote Tancredi, senza più risorse economiche, con la figlia di Calogero Sedara, un astuto borghese. Don Fabrizio rifiuta però il seggio al Senato che gli viene offerto, ormai disincantato e pessimista sulla possibile sopravvivenza di una civiltà in decadenza e propone al suo posto proprio il borghese Calogero Sedara.
Una storia che comincia dove Apocalypto finisce, quella di Alvaro del Cerro e di suo figlio Santiago, entrambi soldati nella spedizione di Harnán Cortés in Messico. Scrivano di villaggio il primo e uomo del suo tempo, un amalgama inestricabile di religiosità, spirito di avventura, sete di ricchezza; maggiormente influenzato, il secondo, dalle posizioni intellettuali allora emergenti negli ordini monastici che accompagnavano la conquista. I due diversi temperamenti – quello del padre e quello del figlio – emergono in contrapposizione durante i preparativi della spedizione di Cortés, e permangono in una dialettica che attraversa tutto lo svolgersi dei fatti. Il romanzo è il risultato di un lungo lavoro di indagine, testimoniato dall’accuratezza storica con cui è costruito. L’autore ha condotto ricerche a Santo Domingo, Cuba e in Messico, dove ha ripercorso – nell’arco di tre anni – la rotta seguita da Cortés e dalla sua spedizione.
GLI AUTORI
ALVER METALLI è di nazionalità italiana. Giornalista e inviato in America Latina, vi si stabilisce nel 1988. Vive a lungo in Argentina, quindi in Messico; attualmente risiede a Montevideo, in Uruguay, da dove realizza corrispondenze per la Rai. Ha scritto: Cronache centroamericane (1987), nato dalla frequentazione dei paesi dell'America Centrale in anni di grandi fermenti sociali e rivoluzionari; i romanzi L'eredità di Madama (2001), Lupo Siberiano (2006); il saggio L'America Latina del secolo XXI (2007) pubblicato in spagnolo e portoghese, con una edizione messicana.
Testo poetico che viaggia sui binari della memoria. Prepotente e soave a un tempo, il ricordo trascina negli anni della guerra, e della gioventù dell'autore, che rievoca figure e storie, raccogliendo le testimonianze dell'amico Piero. Incontriamo così curiosi personaggi legati alle vicende della lotta partigiana, nella cornice nebbiosa di Varallo Sesia. Il primo è Tita, padre dell'amico Piero, famoso per la sua abilità nella pesca con la mosca, in realtà attivissimo "passatore" che aiutava i fuggiaschi a raggiungere la Svizzera. Tra costoro anche un ufficiale tornato volontariamente per guidare una banda di comunisti (lui monarchico) e insignito della medaglia d'oro per la morte eroica. Affascinante ritratto dagli emblematici risvolti umani è il maestro Costantino Burla, esempio di integrità morale, che si oppone al fascismo nei fatti, per il modo in cui svolge il proprio compito e resiste a ogni forma di prepotenza e di angheria. Del tutto diverso è il partigiano straniero Frank, australiano, ma in realtà agente segreto britannico, che diventa amico sincero del capo comunista Moscatelli e che riesce ad aiutarlo e a proteggerlo, passando continuamente dall'Italia alla Svizzera, fino a svanire nel nulla dopo la guerra. Fra aneddoti e testimonianze, valori universali e pittoreschi dettagli di vita quotidiana, un libro che si legge non soltanto come un "diario dei ricordi", ma che soprattutto si sfoglia come un album di fotografie.
Il nuovo romanzo di Andrea De Carlo: l'amicizia, l'amore, l'autenticita'.
Mario Brelich è stato uno scrittore del tutto anomalo nel paesaggio letterario italiano: e non solo perché l'intera sua opera narrativa è dedicata a figure ed episodi delle Sacre Scritture, ma anche (o forse soprattutto) perché ognuno dei "capitoli" di quest'opera ci appare come un oggetto tanto più malioso quanto più difficile da etichettare. Questa volta Brelich si misura con Giuditta -l'unica fra tutte le eroine dell'antichità ad "affidare la salvezza della sua città, del suo popolo e dell'avvenire del suo Dio esclusivamente alla propria bellezza" - e mentre ne ripercorre la vicenda con la consueta, affabile scioltezza, la indaga con gli strumenti più vari (non ultimo la psicoanalisi); e poiché ha la scienza del teologo e la grazia del narratore, riesce a farci penetrare nel mistero di questa seducente eroina-avventuriera, in quel miscuglio di castità austera e irresistibile sex-appeal che non a caso ha ispirato alcuni fra i più grandi dei "maestri antichi".
Viaggiare è sempre stato per Tiziano Terzani un modo di vivere e così, quando gli viene annunciato che la sua vita è ora in pericolo, mettersi in viaggio alla ricerca di una soluzione è la sua risposta istintiva. Solo che questo è un viaggio diverso da tutti gli altri, e anche il più difficile perché ogni passo, ogni scelta - a volte fra ragione e follia, fra scienza e magia - ha a che fare con la sua sopravvivenza. Alla fine il viaggio esterno alla ricerca di una cura si trasforma in un viaggio interiore, il viaggio di ritorno alle radici divine dell'uomo. Un libro sull'America, un libro sull'India, un libro sulla medicina classica e quella alternativa, un libro sulla ricerca della propria identità.
Il volume raccoglie una serie di lettere inedite e alcune comparse sul "Corriere della Sera". Con queste corrispondenze - da Kabul, Peshawar, Quetta, ma anche da Orsigna, Firenze, Delhi e dal suo rifugio sull'Himalaya - Tiziano Terzani comincia un pellegrinaggio di pace tra Oriente e Occidente. Secondo l'autore infatti "non basta comprendere il dramma del mondo musulmano nel suo confronto con la modernità, il ruolo dell'Islam come ideologia antiglobalizzazione, la necessità da parte dell'Occidente di evitare una guerra di religione", bisogna soprattutto capire, convincersi, credere che l'unica via d'uscita possibile dall'odio, dalla discriminazione, dal dolore è la non-violenza.
Per le stanze della Pensione Eva, il casino di Vigàta, transitano figure e personaggi di quei provinciali, sonnolenti, tipici anni Trenta degli indimenticabili romanzi di Camilleri. Ogni quindici giorni le sei “picciotte” della Pensione partono, e ne arrivano delle nuove, ed è in mezzo a queste presenze carnali che trascorre la giovinezza di Nenè, Ciccio e Jacolino. Frequentando la Pensione i ragazzi si imbattono in apparizioni spirituali, fantasmi letterari, vicende al confine fra la poesia e la realtà, perché “le storie che quelle picciotte potevano contare gli avrebbero permesso di capire. Capire qualichi cosa di lu munnu, di la vita”.
Algeri, 1541. Il Mediterraneo è teatro di guerre, razzie, traffici di schiavi, scontri ideologici e religiosi. La possente armata di Carlo V, punta di lancia della Cristianità, viene annientata alle porte della capitale nordafricana dai corsari di Hassan Agha, che reggono la città per conto del sultano di Costantinopoli. I corsari sono in gran parte dei rinnegati, ossia degli europei cristiani che hanno abbracciato l'Islam, per interesse, come scelta di libertà o più semplicemente per poter saccheggiare navi e depredare coste nel Mediterraneo sotto la protezione della Sublime Porta. Anche Redouane e Othmane, i protagonisti del romanzo, sono dei corsari rinnegati. Il primo albanese, il secondo tedesco, ex lanzichenecchi, hanno scelto là libertà di Algeri, da dove salpano sul loro sciabecco per le scorrerie e dove credono, di poter vivere indisturbati la loro storia d'amore proibita. Othmane però commetterà l'errore di invaghirsi-di un giannizzero, uno dei fanatici e spietati cani da guardia del sultano, e trascinerà anche Redouane in un gorgo di vendette, agguati, intrighi.
Protagonisti di "Poco più di niente" sono Mosè e suo fratello Enrico, lo scatenato Vanni (appassionato di pesca subacquea) e Pedro, immigrato dall'Argentina. Hanno trentanni, sono amici da sempre e hanno molta voglia di divertirsi. Hanno anche tutti i problemi che può avere oggi un giovane cresciuto in una delle tante periferie italiane: il lavoro, i soldi, i rapporti di coppia (Viviana ha appena lasciato Enrico...). Vite qualunque e però piene di avventure sgangherate e divertenti, finché Enrico, improvvisato infermiere e badante, non inizia a occuparsi di Adelaide, un'anziana che, dopo essere stata rinchiusa per trent'anni in manicomio, può finalmente tornare a casa propria. Quando entra nell'appartamento di Adelaide, resta sbalordito: la donna ha inciso tutte le pareti con scritte quasi illeggibili, fitte fitte: è il racconto di una vita, forse la traccia di un tesoro.
"Poesia, entusiasmo e adrenalina": è questa la montagna raccontata da Carlo Grande. È lo scenario della Sainte-Victoire che rapisce Cézanne, o la luce dolce sulle vigne descritta da Pavese. È un possibile antidoto al rituale moderno della velocità, "un silenzio di voci che bisbigliano" e che svelano una natura archetipica e indicibile. Ma sono anche i luoghi di una fatica quotidiana e paziente che si perde nel tempo, forre oscure e minacciose come le Forche Caudine o la gola di Roncisvalle, vette himalayane che attirano l'uomo nella "zona della morte". Sono le montagne da sempre teatro di lotte e invasioni: da Annibale che varcò le Alpi allo sterminio dei catari, fino alla Resistenza ai nazifascismi e alla pacifica opposizione alle mostruose gallerie della TAV. In un sottile gioco tra parola e allusione, scrittura e immaginazione, Grande ci prende per mano e, in compagnia di Herzog, Buzzati, Thoreau, Mann, Rigoni Stern, ci invita a riscoprire il gusto dell'andare a piedi e del "salire", accettandone i rischi e le avventure: "Per non cancellare il proprio paesaggio interiore e perdere così la gioia di vivere".
Franz Krauspenhaar, al suo quarto libro, racconta la storia di suo padre, un tedesco nato in Italia negli anni Venti, combattente della Wehrmacht, l'armata di Hitler, durante la seconda guerra mondiale. Narrando i ricordi di episodi vissuti personalmente e sentiti soltanto raccontare, Krauspenhaar va alla ricerca del padre perduto. Per far questo, come un rabdomante, cerca a occhi chiusi le vene d'acqua di una storia di vita interessante e piena di colpi di scena, intervallandola con la storia in presa diretta di come il libro viene concepito e scritto, in un'afosa estate. La storia di un padre che manca ma che si deve finalmente seppellire, di un figlio scrittore che lotta contro questa figura pur amandola sempre molto, e che vive la sua vita piuttosto solitaria frammezzata da telefonate di amici, da incontri galanti, da rabbie, paranoie, abbandoni quasi violenti alla tenerezza.

