
Nick, un giovane ricercatore di L'Aquila sfuggito miracolosamente alla terribile scossa di terremoto, torna a vivere nella casa dove è cresciuto, insieme al padre Ivo che ha frequenti vuoti di memoria. Mentre cerca di assorbire il trauma e occuparsi della malattia di Ivo, riceve una richiesta di amicizia su Facebook da parte di un misterioso "Il Ragno", un utente con soli altri quattro amici. Tutti morti. Tranne Nick e Tamara, una spogliarellista di night club. Apparentemente, nessun legame esiste tra gli amici del Ragno, ma quando anche Tamara sparisce, Nick comprende di essere in pericolo di vita. La sua unica speranza è scoprire chi è il Ragno e cosa vuole da lui. Un thriller tra hacker, amori e le rovine di L'Aquila.
Marzo 1946. Su una lussuosa Aprilia con autista, Mrs. Giulia Masca fa ritorno a Borgo di Dentro: quarantasei anni prima, sola, incinta e senza soldi, aveva detto addio alle campagne piemontesi imbarcandosi su un piroscafo alla volta di New York. Nella filanda che l'ha vista operaia bambina il tempo dei geloni alle mani e delle guerre con i padroni si era compiuto e in mezzo alla folla di Manhattan, tra i grattacieli e il profumo di hot dog, per Giulia era iniziata una nuova vita: un marito titolare di un alimentari nel cuore di Little Italy, un figlio, un piccolo impero commerciale. L'America le aveva regalato il riscatto che aveva sempre sognato. Ma il passato la tormenta. Che ne è stato di sua madre Assunta? Dell'amica Anita Leone e della sua vivace famiglia di mezzadri? Che fine ha fatto Pietro Ferro, il fidanzato che Giulia ha abbandonato senza una parola di spiegazione quasi mezzo secolo prima? Mentre lei era lontana, le colline intorno al Borgo di Dentro e i suoi abitanti sono stati protagonisti di due guerre mondiali, dell'avvento del fascismo e della lotta per la liberazione. Di battaglie, di amori e di speranze. Quando Giulia torna in Italia, non può che guardare quei luoghi e quei volti con altri occhi se vuole chiudere i conti con il passato.
Che cos'è la libertà? Difficile dirlo per Emma Bonelli, che sulle colline del Monferrato piemontese nell'aprile del 1935 per la prima volta varca la soglia della casa dei Francesi, come sposa del ciabattino zoppo che le hanno dato per marito. Emma è una contadina che ha la terza elementare. La sua dote è misera. Però è una gran lavoratrice, e per questo i Francesi l'hanno voluta come nuora. Anche per sua figlia Luciana, libertà non è che una parola lontana. Solo una volta l'ha quasi assaporate quando le è stata offerta l'occasione di realizzare il sogno di diventare sarta, ma poi il marito la figlia, la casa, la vita hanno preso il sopravvento. Forse solo Anna, nata negli anni Settanta, l'unica donna nella famiglia a poter proseguir gli studi, spezzerà la catena di rinuncia e sottomissione a cui ha visto piegarsi la madre la nonna. Emma, Luciana, Anna, tre donne diverse, ugualmente legate con la mente e il cuore alla vecchia casa in collina, obbligate a lasciarla dai rivolgimenti della Storia e dalla durezza dei rispettivi destini. Tutte, dolorosamente, desiderose di tornarvi. E tutte, in modi diversi, masnà, bambine. In un gioco di sorprendenti rivelazioni, miserie quotidiane e commoventi eroismi, questo romanzo è la storia di una scelta difficile e coraggiosa: romper l'esilio, tornare alla casa dei Francesi, decidere della propria vita, sentirsi libere. Perfino di sbagliare. E smettere, finalmente, di essere masnà.
A sedici anni tutto è da scoprire, la vita è ancora intera, possibile, e il futuro un'opportunità. Così anche per Paoletta, che di avere "tutta la vita davanti", però, non è entusiasta. Forse perché odia le frasi fatte o semplicemente perché è diversa dalle altre ragazze: detesta Facebook, legge Anna Karenina, filosofeggia su Harry Potter, invece delle sit-com guarda vecchi film, si ingozza di dolci infischiandosene della bilancia e allo shopping con le amiche preferisce di gran lunga le passeggiate silenziose con il fratello minore, Richi. O forse è proprio lui a renderla diversa: Richi ha dodici anni, le gambe così fragili che possono reggere solo pochi passi strascicati, un braccio difficile da controllare e una vita tanto più complicata davanti. Non parla molto, e quando lo fa, non sempre gli altri lo capiscono. Ma Paoletta sì; brevi frasi che hanno, per lei, il sapore della sincerità che manca nella villa di famiglia. Un'autentica prigione. Una tortura di menzogne, cose non dette, segreti pericolosi, da cui la ragazza scappa ogni volta che può. E insieme a Richi attraversa il confine, immaginario eppure così reale, che divide lo splendido giardino di casa loro dalle Margherite, il quartiere popolare, dove gli appartamenti sono modesti, le giostrine arrugginite e i padri non sono imprenditori di successo ma cassintegrati in difficoltà. E dove c'è Antonio, anche lui, a modo suo, diverso. L'unico, a parte Richi, che sa leggerle dentro e che l'aiuterà...
Un giornalista scrittore che vive da anni all'estero torna per capire l'Italia che TV e giornali non sanno raccontare. L'attraversa da nord a sud e, tra reportage e memoria personale, traccia undici ritratti esemplari: la Nazionale Italiana Maschere. Oltre al caso che dà il titolo all'opera, la vicenda di un'avvocatessa disposta a tutto pur di fare una comparsa in televisione, gli incredibili fatti di "cronaca" partoriti dall'immaginazione di Romagnoli rappresentano altrettanti vizi nazionali, eterni perché propri della natura italica, oppure di fresca attualità perché emergenti dagli sviluppi della storia contemporanea: eroi di una farsa che l'autore nobilita in commedia, con il sospetto che possa un giorno sfociare in tragedia.
Cosa faresti se, nel tempo breve di una giornata o di un attimo, dovessi scegliere fra due alternative, ognuna critica, ognuna destinata a ridefinire l'idea di te stesso, a cambiare il destino tuo e altrui? Una scelta irresolubile eppure necessaria, come quella che si trovano costretti a prendere Laura e Raffaele, una coppia che desidera adottare un figlio e si ritrova a decidere in poche ore - una lunga, interminabile notte - se diventare genitori di una bambina gravemente malata. O come capita a Adriano, che un mattino si sveglia e scopre da un video sul cellulare che il figlio ha preso in prestito la sua auto e con essa ha investito una persona, uccidendola senza nemmeno fermarsi a prestare soccorso. Adriano, che da quando ha perso la moglie e il lavoro, è incapace di decidere qualsiasi cosa, esce di casa per cercare fuori da sé, un passo dopo l'altro, una risposta: denunciare il figlio o costituirsi al suo posto per salvarlo? Invece solo un istante è concesso a Giovanni, il tassista Urano 4, per prendere la risoluzione più importante... Seguendo quale ragionamento o intuizione, quale idea del mondo e di sé, Laura, Raffaele, Adriano, Giovanni e gli altri personaggi di questo romanzo - che il lettore scoprirà essere tutti sottilmente legati fra loro - potranno fare la loro scelta? Come arriveranno al catartico finale che li richiama in scena tutti insieme per scegliere ancora, giacché la vita è un percorso segnato da bivi etici? Nel divario fra essere autentici ed essere giusti temono di perdersi, perché ci sono nell'esistenza di ciascuno "deviazioni improvvise, circostanze inattese, scelte improbabili" davanti alle quali è impossibile quanto necessario farsi trovare pronti. Gabriele Romagnoli sonda con la consueta scrittura lucida e paziente la coscienza dei suoi personaggi, esponendola al lettore senza melodramma, senza esibita compassione, e proprio per questo con le loro storie ci interroga, risveglia domande complesse e sollecita i dilemmi morali che ci rendono umani. Cosa faresti se, ti ritrovi a chiederti...
In principio c'era don Abbondio con il suo "Il coraggio, uno non se lo può dare". Un grande personaggio illuminato nella sua neghittosa rinuncia a scegliere il bene. Gabriele Romagnoli percorre le strade del coraggio a partire dal senso caldo dell'esortazione che spesso abbiamo conosciuto nella vita: il coraggio che, da piccoli, ci sprona a camminare, pedalare, pattinare, quello che ci invita a non avere paura, o ad alzare la testa. Non si parla in questo libro del coraggio che fa di un uomo un guerriero armato o un cieco cercatore di morte (inferta o subita). Qui si parla del coraggio che la Francia del premio Carnegie dedicava "agli eroi della civiltà". Fra questi "eroi", un Antonio Sacco che nel 1936 compie il suo atto di coraggio e poi è dimenticato. Per Romagnoli, "Sacco A." diventa un'ossessione e solo in chiusura scopriamo con lui, anzi grazie a lui, le gesta di cui fu protagonista. Ma prima di arrivare a quel giorno del 1936, Romagnoli stila un suo personale catalogo di uomini coraggiosi, come Éric Abidal, il calciatore che vince la Champions League pochi mesi dopo la diagnosi di un tumore; il capitano Rowan, incaricato di portare un messaggio al capo dei ribelli nel mezzo della giungla cubana; il senatore Ross, che col suo voto salva la presidenza degli Stati Uniti; o perfino un personaggio letterario come Stoner, e il suo no che finisce con il segnare una vita e una carriera.
Il primo amore è un mito, l'inizio dell'avventura, la prima della più lunga serie di incertezze che ci accompagneranno lungo il cammino, dando a ogni tratto il loro nome. L'ultimo amore è una possibile salvezza: riaccende la gioia, riscatta la sofferenza, dà un senso perfino agli errori precedenti. Come è possibile individuare questo approdo, la fine del viaggio, la certezza di essere "in un luogo da cui non vorrò andarmene al risveglio"? Gabriele Romagnoli, che ci aveva raccontato la necessità di viaggiare leggeri, di non portare zavorre - e di non essere zavorre -, ora si cimenta con quel che apparentemente è il suo opposto: il desiderio di fermarsi, la sicurezza di non volere altro e di non voler essere altro. C'è tutto questo nell'ultimo amore: che sia una persona incontrata fuori tempo massimo o la riscoperta di quella che si è sempre avuta accanto, o ancora proprio chi c'era stato all'inizio, quando non si era pronti. Che sia l'ultimo Capodanno di Zygmunt Bauman e sua moglie Aleksandra, titanici nella loro accettazione della perdita, o un silenzioso viaggio notturno in ospedale a spiare la donna amata senza svegliarla, gli ultimi amori hanno questo in comune: la consapevolezza di aver trovato nell'altro la certezza di quel che si è. E il raggiungimento di questo traguardo è il più avventuroso di tutti, perché "smetti di aspettare non quando perdi la speranza, ma quando l'hai trovata. Quando non ti giri più a guardare chi scende nell'altra direzione sulla scala mobile. Quando non invochi più il domani perché domani è adesso".
Non ingombrare, non essere ingombranti: è l'unica prospettiva che si possa contare fra quelle positive, efficaci, forse anche moralmente e politicamente buone. Gabriele Romagnoli ha avuto modo di pensarci in Corea, mentre era virtualmente morto, chiuso in una cassa di legno, per un bizzarro rito-esperimento. Nel silenzio claustrofobico di quella bara, con addosso solo una vestaglia senza tasche (perché, come si dice a Napoli, "l'ultimo vestito è senza tasche"), arrivano le storie, le riflessioni, i pensieri ossessivi che hanno a che fare con la moderazione. Il bagaglio a mano, per esempio. Un bagaglio che chiede l'indispensabile, e dunque, chiedendo di scegliere, mette in moto una critica del possibile. Un bagaglio che impone di selezionare un vestito multiuso, un accessorio funzionale, persino un colore non invadente. Il bagaglio del grande viaggiatore diventa metafora di un modello di esistenza che vede nel "perdere" una forma di ricchezza, che sollecita l'affrancamento dai bisogni, che non teme la privazione del "senza". Anche di fronte alle più torve minacce del mondo, la leggerezza di sapersi slegato dalla dipendenza tutta occidentale della "pesantezza" del corpo, e da ciò che a essa si accompagna, diventa un'ipotesi di salvezza. Viaggiare leggeri. Essere leggeri. Vivere leggeri. Gabriele Romagnoli centra uno dei temi decisivi della società contemporanea e della sopravvivenza globale e scrive una delle sue opere più saporite, il racconto di una rinascita, di un risveglio.
Un romanzo avvincente, scritto con stile scorrevole, asciutto, essenziale, ma capace di esprimere e comunicare profondità di contenuto.
Si legge in un soffio e fa emozionare.
Siamo ad Ostuni, la «città bianca» della Puglia.
Giuseppe, figlio del più famoso barbiere del paese, affina il proprio sguardo adolescenziale sul mondo, proprio osservando i clienti del papà.
Il libro parla di sud, di letteratura americana, di cinema, di teatro… anche di Roberto Benigni…
Il romanzo infatti si conclude con un’apertura alla vita: una lettera che Giuseppe, divenuto uomo, scrive al proprio idolo. Un momento decisivo che consente al protagonista, per la prima volta, di «vivere dentro la vita» con coraggio e passione, liberandosi definitivamente da apatia, sterili furbizie e condizionamenti ambientali.
Questa è la storia di Teodoro, della sua famiglia e degli anni Sessanta. Di una ricerca interiore semplice, ricca di senso e leggerezza. Questa è la storia di una città, Brindisi, gloriosa e trascurata, del suo porto illustre, storico crocevia di traffici commerciali con l'Oriente e la Grecia. È la storia di un uomo. Un insegnante di educazione fisica orgoglioso di fare un mestiere che aiuti i ragazzi a volare tutti interi: cuore, mente, muscoli. Innamorato, da perdere il fiato, di sua moglie e della sua bambina prodigio. Emozioni, tradimenti, bassezze, dolcezze infinite, scintille di grandezza e picchiate. Pura vita da lui ripresa, riavvolta e proiettata, millimetro dopo millimetro, col suo strumento più preciso: il sentimento. Questa è la storia di un uomo invisibile, come lo sono tutte le persone speciali. Capaci di semine inattese, piccoli grandi gesti. I più difficili. Quelli che richiedono maggior fatica, i meno notati, ricordati. Nessuno lo vedeva, Teodoro. Nessuno si accorgeva della sua regia. Ma lui vedeva tutto. Tutti. Questa è la storia di chi, ogni giorno, celebra con dignità il miracolo della vita.
Una persona normale, dunque, eccezionale. Perché l'eccezionalità del protagonista di questo romanzo è nella sua ispirata sete di normalità. Un continuo abbeverarsi alla vita vissuta nella sua più solare semplicità. Nei piccoli miracoli quotidiani che una mamma, un po' contadina e un po' Madonna, gli trasmette ogni giorno. Un'infanzia poverissima e selvaggia, fatta di corse a piedi nudi nella terra rossa, tra i muretti a secco e gli odori di frutti della splendente campagna pugliese degli anni trenta, nella bianca Ostuni. Un ragazzo di campagna destinato ai campi scopre, all'improvviso, un fuoco sacro: il cinema. Un'arte, in quegli anni a Ostuni, sconosciuta anche ai signori e ai maestri. Una mamma che capisce. Capisce che quel figlio non è suo: è un predestinato. Quel bambino riflessivo, dallo sguardo penetrante, frutto di un amore assoluto fra una donna ancora bambina e un uomo speciale. Questo il magico contesto di straziante bellezza e d'indigenza che accompagna il protagonista nella sua crescita, nella scoperta del mondo, nella sua corsa senza fretta che lo porterà a diventare uomo nel senso più autentico del termine. Da lì partirà il suo viaggio. Da lì nascerà ogni immagine che, divenuto un grande regista cinematografico, riproporrà nei suoi film con originalità e, soprattutto, poesia. Sino alla gloria e all'acclamazione internazionale. Viaggi, successi, ville degne di una star, salotti intellettuali e feste hollywoodiane. Sino al coup de théâtre finale...