
Nel 1480, in un piccolo paese del trevigiano, un bambino sparisce nel nulla. L'archisinagogo Servadio e altri due ebrei vengono accusati di averlo ucciso per impastare col suo sangue le focaccine pasquali. Torturati e condannati a morte per infanticidio rituale, fanno ricorso e il processo si riapre davanti al Senato di Venezia. Boris da Candia, spia della Repubblica di San Marco, uomo di «inganno e di rapina», avventuriero levantino e violento, ma anche colto umanista, è investito di una missione segreta. Venezia è appena uscita da una guerra contro i turchi e dalla peste. Il malcontento si diffonde. Il francescano Bernardino da Feltre, con le sue prediche infuocate, fomenta nel popolo l'odio contro gli ebrei, perché il suo ordine religioso vuole sostituire i loro banchi dei pegni con quelli del Monte di Pietà. Il doge Giovanni Mocenigo, per motivi economici e di ordine pubblico, emana una bolla che proclama la tolleranza e impone il rispetto degli ebrei, cittadini laboriosi e fedeli alla legge, ma ciò non basta a moderare il livore plebeo istigato dal feroce predicatore. Boris da Candia, un Corto Maltese arguto e a tratti brutale, che frequenta palazzi e bordelli, nel corso delle sue indagini incrocia una maga, donna dalle grazie misteriose, che gli rivela particolari ignoti a tutti: «Il dettaglio è il crocevia dove il visibile e l'invisibile s'incontrano». Giovanni, un monello di strada, lo aiuta a districarsi. Ma è il dialogo con Servadio quello che lo segna più di ogni altro, perché l'archisinagogo, sapiente e mite, si rivela uomo di tale travolgente spiritualità da far vacillare il miscredente avventuriero, e questo genera in Boris una inaspettata sete di giustizia: «I popoli, non sapendo fare forte il giusto, chiamano giusto il forte». Ma che spazio hanno le ragioni dello spirito nella cieca inerzia della Storia? La scrittura musicale di Andrea Molesini scolpisce con maestria l'amara intensità emotiva della vicenda. Boris è un personaggio che scopre di essere, a dispetto del proprio passato, la porta che mette in comunicazione due mondi, la commedia e la tragedia, che si intrecciano e fondono nel sempiterno spettacolo dell'azione, dove da sempre il male pubblico giunge alla casa di ognuno.
Londra, 1880. La nebbia è appena calata sulla città quando un uomo misterioso fa visita a Lord Hugo Farquhar. Indossa un elegante soprabito rosso, ha occhi magnetici e una bellezza che non sembra umana. Hugo lo stava aspettando. Dal momento in cui i medici hanno dichiarato incurabile la tisi di suo fratello John, ha trascorso le notti a consultare, alla fioca luce della lampada a olio, antichi testi esoterici in cerca di un modo per salvarlo. Perché Farquhar sarà pure un raggiratore, un superbo, uno che non ha a cuore nessuno, ma non può sopportare di perdere il fratello. Così, quando scopre che il Diavolo passa il tempo a ricamare una tela con rocchetti di filo che corrispondono ciascuno a una singola vita umana, decide di sfidarlo a una partita di bridge. In palio, il rocchetto di John. Adesso che l'uomo in rosso è davanti a lui, Hugo non immagina che, qualunque sia l'esito, le conseguenze di una simile sfida lo perseguiteranno per sempre.
Dopo quattordici anni dalla conclusione de "L'ultimo Catone", Ottavia Salina è di nuovo coinvolta in una missione misteriosa, una ricerca nelle pieghe più oscure del Cristianesimo. Smesso l'abito da suora e chiuso ogni rapporto con il Vaticano, suo massimo committente nella decifrazione di antiche scritture, oggi Ottavia è una brillante ricercatrice di Paleografia all'Università di Toronto innamorata del marito, l'archeologo Farag Boswell. Tuttavia è molto difficile essere al sicuro quando si è custodi di un passato eccezionale. Una coppia di multimilionari appassionata di antichità e reliquie, infatti, individuato il talento di Ottavia e Farag, li coinvolge nella ricerca degli ossari contenenti i resti di Gesù e della sua famiglia. Un'indagine che vede protagonista anche l'ormai dimenticato ultimo Catone, che qui ritorna dopo una lunga ed enigmatica assenza. Insieme a lui e ad Abby, l'elegante erede dei ricchi mecenati, Ottavia e Farag entreranno così in una spirale di avventure. Tra Mongolia, Turchia, Italia e Israele, affronteranno inseguimenti, agguati e rivelazioni che sembrano giocare con il loro destino come una maledizione lanciata dall'abisso dei secoli. Viaggio nei misteri del Cristianesimo, giallo teologico, ecco il seguito de "L'ultimo Catone".
Al Nilo Blu, danza del ventre il sabato sera, uno scrittore si rifugia, in una notte di pioggia, per trovare il comune finale dei cinque episodi di un’unica storia, quella dell’addio, in cui ognuno saluta i restanti con un consapevole o inconsapevole rito che rispecchia l’assurdo, la rabbia, l’amore, il disprezzo, il dubbio. Un giovane nobile e squattrinato si arruola tra i garibaldini per andare a vedere come e perché si vada a morire per niente; in una baita sperduta, una bevuta di grappa servirà a scoprire l’esultanza di una selvaggia vecchiaia; un medico, perseguitato dall’odore della speranza, quando è vana, cui si aggrappano i corpi dei pazienti, coltiva un fantomatico progetto nel ricordo della figlia perduta. Una inquietante vecchia zia accoglie, nella sua equivoca villa, provvisori ospiti alla ricerca, prima di scomparire, di quale sia stato il senso della loro vita. Chiude le storie un rito collettivo, una ridda di personaggi impegnati a esorcizzare la loro uscita di scena recitando sul canovaccio dei ricordi e delle occasioni perdute, l’attimo in cui la tragedia della vita si volge in commedia.
Col tempo sarebbe giunto a pensare di poter fare tutto ciò che voleva senza doverne rispondere a nessuno, e avrebbe finito col prenderci gusto. Due vite. Più nomi di quanti un uomo possa ricordare. Un bagaglio pieno di segreti inconfessabili. Per oltre vent'anni, la storia di Gian Ruggero Manzoni - pronipote di Alessandro e cugino dell'irriverente Piero - è stata una messinscena dai toni tragici, un buco nero da cui nessuno sarebbe potuto uscire vivo. Figuriamoci raccontarla. Fino all'incontro con Pier Paolo Giannubilo, un'onda d'urto da cui è nato questo romanzo, il ritratto impietoso e intimo di un uomo qualunque con un cognome fatale che ha saputo fare di sé, del bambino Palla di grasso bullizzato dai coetanei a Lugo di Romagna, un'inspiegabile leggenda. Ruggero firma ogni suo gesto con l'inchiostro dell'eccesso, dannato e insieme eroe, fuori da ogni schema e per questo irresistibile, sempre disposto a tutto pur di restare umano. Giannubilo ci racconta ciò che dell'altro gli fa più paura come se si stesse guardando allo specchio, mettendo a nudo le contraddizioni che rendono unica una vita. Nelle sue pagine la grande Storia abbraccia la vicenda avventurosa di un irregolare fino a rendere impossibile riconoscere dove finisca l'una e inizi l'altra. Ed è questo il punto esatto dove si fa letteratura.
“Chi sono io? Sono un Rimediante... Falegname e filantropo per atto notarile, mistico e profondamente credente, un uomo che il sabato sera passeggia sovente con il giovanissimo spirito di sé stesso in un luogo remoto dell’anima. Insomma uno come tanti.” “Il Rimediante” è un romanzo avvincente, un mito attualizzato narrato dalla voce di un “prescelto”, quotidianamente impegnato a combattere la malignità dell’uomo e la crudeltà di una divinità pagana grazie alla conoscenza di antichi precetti e ad aiuti soprannaturali.
Note sull'autore
Fabiano Fiorenza, nato a Taranto nel 1974, è laureato a Bari in Scienze dell’Educazione. Lavora nella formazione professionale presso l’ILVA di Taranto ed è presidente di una ONLUS che si occupa d’infanzia con disagio sociale. È coniugato, con due figlie. Il Rimediante è il suo primo romanzo.
“Sto leggendo Stendhal, devo leggere Proust... queste ultime letture sono necessarie, se devo tornare ai miei diletti Omero-Virgilio-Dante attraverso l’assorbimento e il superamento della cultura posteriore... Presto dunque mi metterò al lavoro, e intanto già penso che, uscito il nuovo libro, inizierò un nuovo periodo di vita più mescolata alla vita comune, meno isolata. Certo,
poi, tornerò a scrivere. L’ambiente non mi è molto favorevole...”. Eugenio Corti sentì prestissimo la vocazione alla scrittura come alla ricerca della verità e della bellezza: ne sono una straordinaria testimonianza queste pagine inedite
dei suoi Diari, da cui apprendiamo la sua formazione letteraria, l’amore per la natura, la fede cristallina, come le vicende drammatiche dei suoi anni di guerra, che saranno il motivo ispiratore della sua scrittura.
Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi, dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per chiacchierare, sfogarsi, litigare e fare pace. Inferno o paradiso, dipende dal momento. Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all'Evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d'accordo intorno a un'unica incontrollata passione. Alla cassa del bar c'è Deborah - rigorosamente con l'acca, ostentata come un titolo nobiliare che parla al cellulare sempre incastrato tra spalla e testa, mentre Ciccillo, il tuttofare di origine asiatica, è ovunque perché non si ferma mai. A uno dei tavolini siede invece il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione ha deciso di scrivere un libro facile facile, che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l'anima della gente? La risposta è sotto i suoi occhi, nella trepida attesa dell'Evento. Il resto della settimana è un vero romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, è la poesia di un sogno, è la celebrazione di un gioco. È un diario dell'emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi perfetta di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar.
Damiano Zaguri, capo della squadra Anticrimine di Venezia, viene svegliato in piena notte: in fondamenta San Trovaso un uomo è stato ucciso, un neonato - suo figlio - rapito dalla culla. All'apparenza non vi è alcun movente: la famiglia è abbiente ma non ricca, impensabile un riscatto, né si può immaginare un regolamento di conti. Il padre del bambino è stato ammazzato per sbaglio: se non avesse sorpreso il rapitore, ne sarebbe uscito incolume. Indagando fra gli informatori della malavita nella Baia del Re, Zaguri segue le tracce del criminale e dei suoi mandanti: è una corsa contro il tempo, e una personalissima sfida con un suo lontano antenato, Signore di Notte nella Venezia del Seicento, che si lasciò sfuggire i colpevoli della sparizione del piccolo erede di una contessa. A mettere Zaguri sulla giusta strada sarà un talismano, non unico elemento magico in una Venezia nebbiosa e palpitante, la cui laguna, secondo un'antica leggenda, sembra in grado di esprimere funesti presagi ingrossando le sue acque.
È parecchio tempo, ormai, che Tony Carcano conduce un'esistenza appartata, costruita sulla routine. Le sole emozioni con cui entra in contatto sono quelle che descrive nei suoi romanzi, storie d'amore che gli hanno dato successo e benessere. Questo finché Sibylle, ventenne spericolata e affascinante, non irrompe nella sua vita sbattendogli in faccia una fotografia che lo ritrae piú giovane, sorridente, accanto al cadavere di una donna: la madre della ragazza. A quel punto Tony è costretto a riprendere in mano i fili di una vicenda che avrebbe voluto dimenticare, l'unica inchiesta della sua brevissima carriera di giornalista. E con Sibylle si inoltrerà fra le ombre della piccola, chiusa comunità di Kreuzwirt. Un paese che custodisce un mistero impensabile fatto di menzogne e di violenza, di avidità e di follia.
Mongolia, 1227. Qutula, scrivano di Gengis Khan, custodisce un eccezionale segreto che gli può costare la vita: sa dove si trova la tomba dell'imperatore. E il suo favoloso tesoro. Aprile 1919, sul piroscafo Zeppelin. L'incontro ha il sapore della storia, ma i due ancora non lo sanno. Doublé Skinner, reduce della Grande guerra, incontra Harry Truman, futuro presidente degli Stati Uniti d'America. Tra i due nasce un'amicizia profonda, tanto che Skinner affida proprio a Truman non solo l'appassionante storia della sua vita, ma anche la custodia di un potente segreto, causa di morte e corruzione. Un segreto che risale a molti secoli prima, in Mongolia... Italia, 2008. Oswald Breil se ne innamora subito, non appena lo vede in disarmo nel porto della Spezia. Lo yacht Williamsburq un tempo era definito "Casa Bianca galleggiante", perché dimora prediletta del presidente americano Harry Truman. Breil l'acquista, procurandosi così l'ostilità di un avversario spietato, pronto a tutto pur di impossessarsi del segreto che, forse, è nascosto fra le paratie della nave. Un segreto dalle origini lontane, perse nel soffio impetuoso del vento che spira sul deserto...
Un "intervento di routine, una cosa da nulla", si ripete il protagonista, ovvero Vauro stesso, mentre varca l'ingresso della clinica dove verrà operato. Tanto più che si sente in formissima: ma allora perché il personale non vuole sentire ragioni e lo costringe a salire su una sedia a rotelle? E da dove viene quel cigolio fastidioso? Dalla carrozzella su cui lo stanno portando nella sua stanza o dalle ruote della bicicletta di fortuna che l'infermiere Fahrid costruì un giorno per un ragazzino mutilato dalle mine, lassù sulle montagne afgane, nell'ospedale di Emergency? Sta di fatto che quello scricchiolio rimette in moto la memoria: da quel momento i ricordi giocano a rincorrersi, tendono tranelli, si susseguono incalzanti nella mente. Con l'unica compagnia di una paura inattesa, che ha assunto le sembianze immaginarie di un cagnolino ringhioso, Vauro rivive la tragicomica scoperta delle gioie del sesso solitario grazie al disegno della donna di Neanderthal su un'enciclopedia per ragazzi, l'amore esacerbato per il padre fedifrago e quello doloroso per una madre ferita. E poi viaggi in luoghi lontani, tra baraccopoli africane e guerre in Medioriente, volti di ragazzini afgani e palestinesi, sorrisi, scene drammatiche e spassosi siparietti, in un emozionante alternarsi di lacrime e risate, dolori e gioie. Frenetico e variopinto com'è la vita.