
Oltre Eboli c'è un più profondo Sud, sconosciuto e laborioso, qui descritto attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia dell'Aspromonte. È la saga degli umili, vi si racconta il Sud degli ultimi, in cento anni di un cammino verso l'Italia, dall'impresa dei Mille alla devastante alluvione del 1951. Cento anni che attraversano un piccolo angolo di mondo: un paese osserva e interpreta l'eco di vicende lontane dentro cui spesso non si riconosce ma che muteranno il corso della sua vita. Una grande forza morale, la disperazione e il rifiuto dell'emarginazione stanno all'origine del tentativo di percorrere il proprio tempo. Sullo sfondo di un Aspromonte misterioso e impenetrabile, che cova, avvolge e segna i caratteri degli uomini, la storia di una famiglia si dispiega dentro la storia d'Italia, ma senza farne parte davvero appieno, e tinge di unicità quei frustoli di vita quotidiana di cui il tempo non serba il ricordo. Una variopinta folla paesana accompagna, come un coro greco, nella sorprendente esplorazione di un mondo che poteva essere piccolo e che invece giganteggia sotto sapienti pennellate capaci di commuovere nel profondo. Romanzo di grande forza narrativa, diventa metafora, anzi tante metafore che si intrecciano e si alternano senza mai sostituirsi luna all'altra.
Umanesimo come scuola di retorica, culto dei latini e dei greci, nascita della filologia? Cacciari ci fa capire come le cose sono più complesse e meno schematiche, e come la stessa filologia umanistica vada in realtà inserita in un progetto culturale più ampio nel quale l'attenzione al passato è complementare alla riflessione sul futuro, mondano e ultramondano. Dunque una filologia che è intimamente filosofia e teologia. E i nodi filosofici affrontati dagli umanisti (che in quest'ottica non iniziano con Petrarca o con i padovani, ma con lo stesso Dante) sono difficilmente ascrivibili a sistemi armonici o pacificanti, secondo una visione tradizionale del Rinascimento. C'è un nucleo tragico del pensiero umanistico, fortemente "anti-dialettico", in cui le polarità opposte non si armonizzano né vengono sintetizzate... Tra gli autori antologizzati: Petrarca, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Lorenzo Valla, Leon Battista Alberti, Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, Pico della Mirandola, Poliziano, Savonarola, Leonardo da Vinci, Machiavelli.
Il bilancio disincantato di un primo tratto di esistenza, uno studio sui sentimenti e sull'affannosa ricerca di avvenimenti per continuare a vivere. Nel romanzo sono inclusi i temi della contradditorietà dei rapporti umani, la magia onirica e visionaria e gli squilibri della società contemporanea.
Dentro il labirinto della sclerosi multipla che ha cominciato a consumarlo da giovane, l'io narrante ripercorre le stagioni della sua vita. Lo fa mescolando secondo una progressione non lineare gli anni della giovinezza (la famiglia cattolica, gli studi universitari, le ragazze, il vento della protesta), la formazione culturale e politica, il lavoro come giornalista, il presente della malattia. Il ragazzo che voleva essere un poeta come Montale e che conquistava le ragazze senza fatica è ancora desto e per tutto il tempo della sua ricognizione narrativa "dialoga" con Daria, misteriosa interlocutrice, divisa fra provocazione e imperio, scomposta e controcorrente, presente sempre e assente per definizione. Daria è un fantasma che lo aiuta a tener legato il tempo della malattia e quello, ricchissimo, della sua esistenza. Gli anni di Lotta continua, lo strappo ai tempi della morte di Calabresi, il matrimonio, il lavoro nei giornali, il riflusso, le scosse telluriche della società degli anni ottanta, i ricchi salotti milanesi, il rigore dell'informazione, l'astro dell'imprenditore Berlunesque, la fabbrica dell'obbedienza. Con sapida ironia e dolenti aperture contemplative, il narratore si chiede se il tempo della politica non sia stato altro che "un calderone enorme" in cui tuffarsi, si commuove alla morte del padre ("un rapporto che doveva esserci e non c'è stato mai"), sente la bella prossimità di un'insegnante che ha sempre creduto nella sua eccellenza. Daria deve e può continuare ad aspettare...
Il capitano di un vecchio battello è al suo ultimo viaggio. Sottocoperta un carico di uomini, donne, bambini aspetta di arrivare alle coste italiane. Fra echi biblici e leggende di mare Erri De Luca narra una storia senza tempo calandola nelle vicende di oggi. Un testo scritto per il teatro che ha l'andamento di un racconto.
Romanzo avvincente ambientato nel medioevo.
Narra il viaggio difficoltoso che ha percorso il chierico Reginaldo partendo dall’Abbazia di Novacella (Bressanone) per arrivare in Umbria e conoscere S. Francesco d’Assisi.
Il viaggio intrapreso è anche percorso interiore volto alla ricerca di Dio e del vero cristianesimo. Sulla strada per Assisi, Reginaldo diventa protagonista e testimone di moltissime avventure fino ad incontrare il suo "ultimo nemico", un sicario, che lo consegnerà alla morte. Moribondo, farà comunque in tempo a vedere S. Francesco e a comprendere la vera natura di Dio.
Il volume raccoglie i racconti "dispersi" scritti dall'autore di "Se questo è un uomo" tra il 1977 e il 1987. A testi che rimandano a opere precedenti (dal "Sistema periodico" alle "Storie naturali") se ne intrecciano altri che segnano due direzioni di scrittura nuove, quella "fantastica" e quella umoristico-naturalistica. La raccolta era stata pubblicata per la prima volta nel 2000, nei "Supercoralli".
A Pirocha, come in tutta l'isola di Degnasàr e come nell'intero pianeta, non piove più da molti mesi. I pozzi gorgogliano ultimi lamenti, i fiumi espongono scheletri di sassi bianchi, i mari iniziano ad evaporare. In questo mondo riarso la vita resta sospesa sotto un sole implacabile. Persino Filò, prostituta-intellettuale di Pirocha, che su questo Dio distratto e sordo alle suppliche ha maturato una teoria tutta sua, resta senza lavoro. Poi, un giorno, la pioggia spezza la maledizione. Un'euforia matta prende tutti, restituiti alla vita. Però è un preludio di diluvio: peggio dello scampato deserto. Cinque donne, le prescelte visitate dal colombaccio messaggero, Filò in testa, attraverseranno lo sconquasso, temendo l'ultimo inverno del mondo, per trovare rifugio nel monastero cistercense di Taladdari, abbandonato e solitario sulla montagna, ma già covo di banditi sanguinari. Attenderanno una primavera che fiorisca dal fango, e sarà forse un'altra infanzia del mondo. Con un problema: la procreazione della specie, e chissà se a valle non si trovi una possibilità: un Adamo sopravvissuto al cataclisma.
Date, fatti, parole, e soprattutto nomi. Ogni cosa raccontata in questo libro è realmente accaduta. Il capo della Polizia Antonio Manganelli, Gilberto Caldarozzi e gli altri colleghi di Piernicola Silvis, funzionario della Polizia di Stato, sono i protagonisti autentici di questo "diario dalla trincea" nell'anno cruciale della guerra tra lo Stato e Cosa Nostra, il 1992. I cadaveri di Falcone e Borsellino pesavano ancora freschi sulla coscienza collettiva del paese quando l'autore di questo racconto si trovò catapultato nell'indagine che portò alla cattura del numero due di Cosa Nostra, Francesco "Piddu" Madonia intercettato quasi casualmente durante una sua breve trasferta in Veneto. Così, mentre l'indagine prosegue, la vita privata di chi racconta va a rotoli: c'è da pedinare, stare svegli, sudare freddo e avere paura, fino all'arresto del boss: un obiettivo sospirato che segnò l'inizio di una nuova speranza per il paese.